Esperienza reale Fiducia massima

Mentre spegnevamo la luce, Giulia si avvicinò a me sotto le coperte, avvolgendomi con il suo solito calore. Era sempre naturale e spontanea, e quel suo modo di essere mi faceva impazzire. La scopai eccitato e con foga ed anche lei mi sembrava molto calorosa.
“Devo dirtelo,” disse, appoggiandosi al cuscino. “Oggi sei stato un vero martello. Chissà, forse è perché Luca mi ha vista?”
Rimasi in silenzio per un momento, cercando di capire se stesse scherzando o se davvero avesse colto qualcosa. Alla fine, decisi di ammetterlo. “Forse un po’ sì,” dissi, evitando il suo sguardo. “Non so… L’idea che ti abbia visto, che forse ti abbia desiderata, mi ha fatto pensare. È strano, ma in un certo senso mi ha spinto a volerti ancora di più.”
Lei mi fissò per un attimo, poi rise piano. “Sei incredibile, lo sai? Ma forse è anche per questo che non mi annoio mai con te.”
Dopo un po’ “Ma davvero Luca ha visto qualcosa?” chiese, con un sorrisetto complice, anche se non sembrava particolarmente preoccupata.
“Beh, ha intravisto, diciamo,” risposi. “Niente che tu non voglia far vedere, comunque. Sai che sei splendida, no?”
Lei ridacchiò, scuotendo la testa. “Tu sei proprio un caso perso.”
Mentre eravamo vicini, il pensiero mi attraversò la mente: quanto sarebbe stato divertente provocare ancora un po’ Luca, mantenendo tutto leggero e sotto controllo.

Così, mentre eravamo abbracciati, presi il telefono e scattai qualche foto discreta: niente di troppo esplicito, solo dettagli sensuali. Una mano che accarezzava il suo fianco, l’ombra dei suoi capelli disordinati sulla mia pelle, un’inquadratura artistica delle sue gambe sotto il lenzuolo. Lei mi osservò con curiosità, senza opporsi.
“Che stai facendo?” chiese, con un tono che era metà divertito e metà curioso.
“Nulla,” dissi, mostrandole le foto. “Guarda, sono bellissime.”
Lei osservò gli scatti, mordendosi il labbro. “Non pensare nemmeno di mandarle a qualcuno…”
“Solo a Luca,” scherzai, sapendo che avrebbe alzato gli occhi al cielo.
“Tu sei impossibile,” rispose, ma non mi fermò. “Se gliele mandi, però, voglio vedere la sua reazione e non fargliele salvare”.
 
Decisi di non mandare nulla…
Passarono un paio di giorni, e la routine tornò quella di sempre. Luca non aveva menzionato nulla della serata, ma ogni tanto mi mandava messaggi casuali, come se cercasse di non pensare troppo a quanto accaduto. Ovviamente, questo mi dava ancora più voglia di provocarlo.
Una sera, mentre Giulia si preparava per andare a dormire, mi venne un’altra idea. Stavolta non era solo per gioco, ma per vedere fino a che punto Giulia e poi Luca avrebbero reagito. Lei era seduta davanti allo specchio, indossando una delle sue canottiere di seta e gli shorts che usava come pigiama, intenta a sciogliere i capelli. La luce soffusa della stanza la rendeva ancora più irresistibile.
Presi il telefono e, senza dirle nulla, scattai un paio di foto da dietro: una sua silhouette riflessa nello specchio, le gambe distese sul letto, e un’inquadratura artistica delle sue mani mentre sistemava i capelli. Niente di troppo esplicito, ma abbastanza per far impazzire Luc
“Stai di nuovo combinando qualcosa, vero?” chiese Giulia, girandosi verso di me con uno sguardo divertito.
“Solo un pensierino per il nostro caro amico Luca,” risposi, mostrando le foto.
Lei scrollò le spalle: “Fai pure, tanto fai solo chiacchiere.”

Colpito nel segno mandi le foto a Luca a scomparsa con un messaggio breve
“Ecco la visione della serata. Come va?”

Non ci volle molto prima che arrivasse una risposta. Il telefono vibrò, e lessi:
“Seriamente, tu vuoi farmi impazzire. Non è giusto.”
Mi misi a ridere e girai il telefono verso Giulia stupita che l’avessi fatto veramente che scosse la testa con un sorrisetto.
Ma la vera sorpresa arrivò qualche minuto dopo. Un nuovo messaggio. Stavolta, non era solo testo. C’era una foto.
La aprii, curioso. Luca si era scattato un selfie allo specchio, con un’espressione palesemente esasperata ma con indosso solo i boxer che lasciavano poca interpretazione: “Mi riduci in queste condizioni. Non ce la faccio più.”
“Guarda questo,” dissi a Giulia, ridendo.
“Sh però… vedi Luca… Sei tremendo però,” disse lei ma non riusciva a nascondere il divertimento. “Ma ammetto che mi piace veder impazzire il tuo amichetto.”

Decisi di rincarare la dose e gli risposi con un messaggio scherzoso:
“Stai calmo, amico. Forse la prossima volta potrai vederla di persona. O forse no.”

La reazione di Luca non tardò ad arrivare:
“Tu sei il peggior amico del mondo. Però grazie. Credo.”

Io e Giulia passammo il resto della serata ridendo di quanto fosse facile stuzzicare Luca. Era un gioco, un modo per divertirci, ma sempre con quella leggerezza che ci faceva sentire complici. Anche quella sera scopammo come non mai immaginando la presenza di Luca nella stanza.
 
Avevo pianificato tutto nei minimi dettagli. Sapevo che Luca non avrebbe resistito e che quel pomeriggio sarebbe stata indimenticabile. Dopo averlo invitato a casa per una partita alla play come tante altre: chiacchiere leggere e risate. Ma la tensione cresceva sottile, palpabile.

Giulia era già pronta a giocare la sua parte. Indossava una camicia leggera e corta, con i primi bottoni strategicamente aperti, e sotto nulla. Quando si alzò dal divano, annunciando che sarebbe andata in bagno a prepararsi per uscire con le amiche, il mio sguardo si incrociò con quello di Luca. Potevo vedere la curiosità e il desiderio nei suoi occhi, anche se cercava di nasconderlo.

Attesi qualche istante, poi mi alzai con calma e gli feci un cenno. “seguimi, voglio mostrarti una cosa” gli dissi a bassa voce, lasciando intendere che era qualcosa di speciale.

Lo portai lungo il corridoio, fermandomi davanti alla porta del bagno, che avevo lasciato volutamente socchiusa. Attraverso la fessura, si poteva vedere perfettamente Giulia. Era in piedi davanti allo specchio, la camicia completamente sbottonata, che lasciava scoperte le sue curve perfette. Le sue tette nude erano illuminate dalla luce morbida del bagno, e si muovevano leggermente mentre si sistemava i capelli con gesti lenti e sensuali.

Luca trattenne il fiato. Rimase immobile, incantato dalla scena, incapace di distogliere lo sguardo.
Giulia, si inclinò leggermente in avanti verso lo specchio, facendo scivolare un dito lungo il collo e poi sul petto, fermandosi per un istante sul bordo della camicia. Il movimento era deliberato, studiato per provocare, e Luca disse “che tette, è incredibile” a voce bassa, senza nemmeno guardarmi e toccandosi il pacco.

“Ti piace?” gli chiesi con un sorriso complice.

Lui annuì mentre i suoi occhi seguivano ogni movimento di Giulia. A un certo punto, lei si girò di lato, lasciando che il suo profilo perfetto fosse visibile. La curva dei suoi seni, il modo in cui la luce accarezzava la sua pelle e ogni dettaglio sembrava amplificare l’atmosfera carica di tensione.
Luca era completamente rapito dalla scena davanti a sè. Attraverso la fessura della porta del bagno, osservava Giulia mentre si sistemava i capelli, la camicia completamente aperta che lasciava esposte le sue curve perfette. La luce calda del bagno accentuava ogni dettaglio della sua pelle, e i suoi movimenti, lenti e naturali, erano ipnotici.
Il respiro di Luca si fece più pesante, e potevo vedere il rossore salire sulle sue guance. Non riusciva a staccare gli occhi da lei, e io osservavo la sua reazione con un misto di complicità e soddisfazione.


“Tutto bene Luca?” gli chiesi sottovoce, con un tono quasi provocatorio.

“Sì” rispose frettolosamente, ma il suo corpo tradiva la tensione crescente. Cercava di mantenere la calma, ma era chiaro che il desiderio lo stava travolgendo.


A un certo punto, distolse lo sguardo e fece un passo indietro, passandosi una mano tra i capelli. “Scusadevo andare un attimo in bagno disse, cercando di mascherare l’imbarazzo”.

Io sorrisi appena. “Fai pure” gli risposi, sapendo esattamente cosa stava succedendo.

Luca si avviò verso il bagno degli ospiti, chiudendo la porta dietro di sè. Sentivo il silenzio riempire la casa, interrotto solo dal rumore dell’acqua del rubinetto che aprì per qualche secondo, forse nel tentativo di coprire altri suoni.
 
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