Esperienza reale Verso una cattiva strada

32. Il confidente

I discorsi della sera precedente lasciarono degli strascichi. Durante il viaggio di ritorno, Edoardo e Camilla continuarono a litigare sull’argomento tradimenti. Lei, messa alle strette, ammise di aver tradito più volte anche dopo il liceo, giurando e giurando di essere cambiata, di sentirsi più matura e di non avvertirne più il bisogno. Ma quei discorsi sortirono l’effetto opposto in Edoardo, non facendo che alimentare i suoi sospetti e la sua diffidenza nei confronti di Camilla, nonostante lei fosse stata onesta nell’aver ammesso tutti i suoi tradimenti. La accompagnò a casa, dicendole di avere bisogno di tempo per pensare, e sgasò via.

Camilla salì trattenendo a stento le lacrime. Allo stesso tempo, avrebbe avuto voglia di spaccare qualcosa. Si sentiva arrabbiata con sé stessa, per il suo passato che stava faticosamente cercando di superare ma che continuava a tormentarla. Si sentiva arrabbiata con Edoardo che non si fidava più di lei, nonostante fosse stata sincera nel parlare apertamente dei suoi errori e stesse cercando di dimostrare che era cambiata. Chiamò l’unica persona – anzi, la seconda dopo Azzurra - che poteva farla stare meglio: Giorgio.

Tra lei e l’amico di Edoardo, infatti, dopo Capodanno e quel bacio rubato, ma soprattutto da quando si era fidanzata con Edoardo, si era creato un bel rapporto. Oltretutto, Giorgio nutriva per Edoardo un profondo rispetto e mai si sarebbe azzardato a mettersi tra lui e la ragazza. Era diventato a tutti gli effetti il confidente di Camilla, anche se quel ruolo non gli andava molto a genio, perché spesso si trovava in mezzo ai due e doveva quindi sentire entrambe le campane; ma da un lato tutto ciò era anche positivo, perché a volte riusciva a mediare sapendo cosa pensasse l’una e cosa pensasse l’altro.

Camilla gli chiese di vedersi, dicendogli di essere di aver litigato con Edoardo. Giorgio la invitò da lui per un caffè di consolazione.

“Zucchero?” – chiese lui.
“No, amaro…come la vita.”
Giorgio sorrise. Percepiva qualcosa di intrigante in Camilla - d’altronde chi non lo faceva – ma senza doppi fini. Anzi, il suo spirito da crocerossino la vedeva anche come una ragazza da salvare e da restituire all’amico Edoardo completamente cambiata.
“Non dire così…vedrai che si aggiusta tutto. Edoardo capirà.”
“Non lo so, Gio…mi è sembrato molto duro. Ho avuto l’impressione che una volta conosciuto questo aspetto di me, non mi volesse più. Che mi vedesse con occhi diversi.”
Giorgio la scrutò dalla testa ai piedi. Lei continuò a sfogarsi.
“Eppure, ti giuro, sto cercando di cambiare. È stato un anno difficile per me, lo so, ho fatto molte cazzate, ma credimi se ti dico che ci sto davvero provando…”
“Ti credo…”
“Non mi credi neanche tu.”
“Ti credo, ti credo, davvero. E poi…” – la rassicurò avvicinandosi e accarezzandole una guancia.
Lei lo guardò dal basso all’alto, seduta a gambe incrociate sulla sedia, stretta nel suo maglione a maniche lunghe mentre si scaldava le mani con la sua tazzina di caffè. Quei suoi occhi grandi avrebbero fatto sciogliere qualsiasi ragazzo e in effetti Giorgio si lasciò andare a una frase dal significato ambiguo.
“E poi,” – continuò – “una persona va accettata ed amata così com’è, anche per i suoi difetti. Soprattutto per quelli.”
Lei sorrise e le si arrossarono le gote.
“E comunque, non importa il passato, importa come sei adesso…” – disse ancora lui. Si fermò per qualche secondo prima di proseguire. – “cioè, importa a Edoardo intendo.”

Camilla si schiarì la voce dietro due colpi di tosse, rompendo quel breve silenzio che rischiava di farsi imbarazzante.
“Certo, certo.” – concluse sorseggiando il suo espresso.

Ma quelle parole non la lasciarono del tutto indifferente. In effetti, era la prima volta che una persona le diceva che era in grado di amarla anche e soprattutto con i suoi difetti, specie dal momento che uno di quelli peggiori era di essere una traditrice seriale. Quella sensazione fu solo una piccola scintilla, ma piano piano si tramutò in pensieri che presero una direzione ben precisa.

Ringraziò l’amico per il caffè, per i consigli e per averla ascoltata e se ne tornò a casa. Edoardo sparì per un paio di giorni fino a quando le mandò un semplice messaggio con scritto: “Pace?” al quale lei rispose affermativamente.

Si videro per suggellare il loro chiarimento in un pomeriggio di sesso e coccole. Ma Camilla sentiva che c’era qualcosa di strano, il modo in cui lui la toccava lo sentiva a pelle che era diverso; Edoardo pareva più trattenuto, segno che quella questione l’aveva colpito più di quanto volesse ammettere e che lo stava lentamente logorando.

“Amore, tutto bene?”
“Sì, certo.” - disse lui accarezzandole i capelli. Ma ancora una volta Camilla percepì un velato distacco. E il copione non cambiò per le settimane seguenti. Edoardo diceva che era tutto a posto ed effettivamente litigi non ce ne furono, ma nei modi di comportarsi del ragazzo c’era qualcosa che non andava. Così, Camilla, si rifugiò ancora in Giorgio.

“Che succede, Cami, tutto a posto?” – chiese Giorgio passeggiando per la cucina mentre osservava Camilla pensierosa in un angolo, che non aveva aperto bocca da quando lui era arrivato.
“In effetti no, non mi sembra proprio…” – disse lei con lo sguardo perso nel vuoto – “Edoardo è strano, a te ha detto qualcosa?”

Giorgio si sentì ancora una volta in bilico tra l’essere un amico sincero e rispettoso nei confronti di Edoardo e cercare di rimettere a posto la coppia; e ancora una volta optò per la seconda opzione. Ma una parte profonda di lui cominciava a volere altro.

“Beh, mi ha detto né più né meno quello che mi hai detto tu. E che…” - continuò titubante – “questa cosa l’ha un po’ turbato. Ma questo non lo stai scoprendo certo oggi.”
“No, è chiaro che me ne sono accorta. Ma che cosa posso fare più di questo? Più di dirgli e promettergli che sto cambiando e che non lo tradirò?”
“Ma niente, Cami.” - disse lui chinandosi e abbracciandola in modo pericoloso. La promessa che aveva appena fatto si stava già incrinando.
“Ti ripeto, tu sei fatta così…e se uno ti ama, deve accettarti così come sei adesso, seppur con il tuo bagaglio di esperienze passate, positive e negative. Altrimenti vuol dire che non ti ama.”

E mentre le diceva queste parole, la guardò dritta negli occhi. Lei si avvicinò, rapita da quelle rassicurazioni dolce come il miele, che la facevano sentire amata e apprezzata come non lo era mai stata. Abbassò lo sguardo disegnando nervosamente dei semicerchi sul pavimento con i piedi scalzi.

“Non facciamo che finisce come a Capodanno, eh…” – sussurrò timidamente.
“No, no…” - disse lui continuando ad avvicinarsi fino a quando diventò impossibile fermarli.

Scivolarono l’uno sulla bocca dell’altro in un soffice e romantico bacio che racchiudeva un sentimento sopito da parte di entrambi ma che ormai non si poteva più nascondere. Mentre le passava le dita tra i capelli, il suo shampoo rilasciò una scia di fragranza che lo stordì, mescolando il desiderio al respiro.

Stavolta il bacio durò più di quello di Capodanno. Giorgio si staccò per un momento dalle labbra di Camilla.
“Mi sembra meglio di Capodanno…” – disse sorridendo. Lei sorrise ed il suo sorriso si riflesse nel viso di Giorgio. Ripresero a baciarsi. Fu il ragazzo poi, in un barlume di lucidità, a staccarsi, proprio quando la sua mano, posatasi sulla coscia di Camilla, stava pericolosamente risalendo sopra il ginocchio. Camilla anche tornò in sé, pensò a Edoardo e lo spinse via.

“No, no, no!” – urlò cominciando a girare in tondo per il salone – “No, che cazzo no, no, no!”
Gli occhi le si impregnarono di disperazione.
“Lo vedi come sono fatta? Ti ho detto delle cose qualche minuto fa ma continuo a farlo, io sono fatta così, non posso cambiare e nessuno mi vorrà mai!” – esclamò con le lacrime che le rigavano le guance.

Giorgio si avvicinò, provando a consolarla. Allungò le braccia per abbracciarla.
“Ma che dici, guarda che io…”
Fu interrotto - e forse fu meglio così - prima di dire qualcosa di ulteriormente compromettente.
“No Giorgio, lascia perdere, davvero, grazie. Ma questo evidentemente è il mio destino. Forse non posso stare con nessuno.” – chiosò, prima di andarsene sbattendo la porta.

Giorgio si buttò all’indietro sul divano, perdendosi nei suoi pensieri, combattendo tra ragione e istinto, tra lealtà e passione, tra amore e amicizia. Cominciava a capire di sentire qualcosa di forte per Camilla e tutto quello che le aveva detto riguardo al suo passato era vero; ed era forse vero pure che lui l’amava così com’era, a prescindere dal fatto che fosse (stata) una traditrice. E lo stava dimostrando nuovamente tradendo Edoardo proprio con lui. Ma lui si convinse che la amava, e questo era tutto ciò che sapeva e che gli bastava. D’altro canto, si sentiva terribilmente in colpa per aver baciato la ragazza di Edoardo, con il quale aveva un rapporto sincero e di stima reciproca. Sapeva che non poteva fargli questo ma da un lato sperava che lui fosse così risentito dalla questione tradimenti da non poterla accettare e da non poter riuscire a continuare a stare con Camilla. Era l’unico modo, pensò, per avere campo libero senza mancare di rispetto all’amico.
 
Da un lato l' esacerbante incapacità di lei di vedere alternative, nel senso di come davvero rafforzare le sue convinzioni necessarie a vivere di coppia. Dall'altro l'acerba età dei personaggi. Che confondono gli attimi ormonali con sentimenti etc... Auguri e cervi sani...
 
Da un lato l' esacerbante incapacità di lei di vedere alternative, nel senso di come davvero rafforzare le sue convinzioni necessarie a vivere di coppia. Dall'altro l'acerba età dei personaggi. Che confondono gli attimi ormonali con sentimenti etc... Auguri e cervi sani...
Disamina perfetta.

Comunque auguri e cervi sani mi ha fatto morire.
 
32. Il confidente

I discorsi della sera precedente lasciarono degli strascichi. Durante il viaggio di ritorno, Edoardo e Camilla continuarono a litigare sull’argomento tradimenti. Lei, messa alle strette, ammise di aver tradito più volte anche dopo il liceo, giurando e giurando di essere cambiata, di sentirsi più matura e di non avvertirne più il bisogno. Ma quei discorsi sortirono l’effetto opposto in Edoardo, non facendo che alimentare i suoi sospetti e la sua diffidenza nei confronti di Camilla, nonostante lei fosse stata onesta nell’aver ammesso tutti i suoi tradimenti. La accompagnò a casa, dicendole di avere bisogno di tempo per pensare, e sgasò via.

Camilla salì trattenendo a stento le lacrime. Allo stesso tempo, avrebbe avuto voglia di spaccare qualcosa. Si sentiva arrabbiata con sé stessa, per il suo passato che stava faticosamente cercando di superare ma che continuava a tormentarla. Si sentiva arrabbiata con Edoardo che non si fidava più di lei, nonostante fosse stata sincera nel parlare apertamente dei suoi errori e stesse cercando di dimostrare che era cambiata. Chiamò l’unica persona – anzi, la seconda dopo Azzurra - che poteva farla stare meglio: Giorgio.

Tra lei e l’amico di Edoardo, infatti, dopo Capodanno e quel bacio rubato, ma soprattutto da quando si era fidanzata con Edoardo, si era creato un bel rapporto. Oltretutto, Giorgio nutriva per Edoardo un profondo rispetto e mai si sarebbe azzardato a mettersi tra lui e la ragazza. Era diventato a tutti gli effetti il confidente di Camilla, anche se quel ruolo non gli andava molto a genio, perché spesso si trovava in mezzo ai due e doveva quindi sentire entrambe le campane; ma da un lato tutto ciò era anche positivo, perché a volte riusciva a mediare sapendo cosa pensasse l’una e cosa pensasse l’altro.

Camilla gli chiese di vedersi, dicendogli di essere di aver litigato con Edoardo. Giorgio la invitò da lui per un caffè di consolazione.

“Zucchero?” – chiese lui.
“No, amaro…come la vita.”
Giorgio sorrise. Percepiva qualcosa di intrigante in Camilla - d’altronde chi non lo faceva – ma senza doppi fini. Anzi, il suo spirito da crocerossino la vedeva anche come una ragazza da salvare e da restituire all’amico Edoardo completamente cambiata.
“Non dire così…vedrai che si aggiusta tutto. Edoardo capirà.”
“Non lo so, Gio…mi è sembrato molto duro. Ho avuto l’impressione che una volta conosciuto questo aspetto di me, non mi volesse più. Che mi vedesse con occhi diversi.”
Giorgio la scrutò dalla testa ai piedi. Lei continuò a sfogarsi.
“Eppure, ti giuro, sto cercando di cambiare. È stato un anno difficile per me, lo so, ho fatto molte cazzate, ma credimi se ti dico che ci sto davvero provando…”
“Ti credo…”
“Non mi credi neanche tu.”
“Ti credo, ti credo, davvero. E poi…” – la rassicurò avvicinandosi e accarezzandole una guancia.
Lei lo guardò dal basso all’alto, seduta a gambe incrociate sulla sedia, stretta nel suo maglione a maniche lunghe mentre si scaldava le mani con la sua tazzina di caffè. Quei suoi occhi grandi avrebbero fatto sciogliere qualsiasi ragazzo e in effetti Giorgio si lasciò andare a una frase dal significato ambiguo.
“E poi,” – continuò – “una persona va accettata ed amata così com’è, anche per i suoi difetti. Soprattutto per quelli.”
Lei sorrise e le si arrossarono le gote.
“E comunque, non importa il passato, importa come sei adesso…” – disse ancora lui. Si fermò per qualche secondo prima di proseguire. – “cioè, importa a Edoardo intendo.”

Camilla si schiarì la voce dietro due colpi di tosse, rompendo quel breve silenzio che rischiava di farsi imbarazzante.
“Certo, certo.” – concluse sorseggiando il suo espresso.

Ma quelle parole non la lasciarono del tutto indifferente. In effetti, era la prima volta che una persona le diceva che era in grado di amarla anche e soprattutto con i suoi difetti, specie dal momento che uno di quelli peggiori era di essere una traditrice seriale. Quella sensazione fu solo una piccola scintilla, ma piano piano si tramutò in pensieri che presero una direzione ben precisa.

Ringraziò l’amico per il caffè, per i consigli e per averla ascoltata e se ne tornò a casa. Edoardo sparì per un paio di giorni fino a quando le mandò un semplice messaggio con scritto: “Pace?” al quale lei rispose affermativamente.

Si videro per suggellare il loro chiarimento in un pomeriggio di sesso e coccole. Ma Camilla sentiva che c’era qualcosa di strano, il modo in cui lui la toccava lo sentiva a pelle che era diverso; Edoardo pareva più trattenuto, segno che quella questione l’aveva colpito più di quanto volesse ammettere e che lo stava lentamente logorando.

“Amore, tutto bene?”
“Sì, certo.” - disse lui accarezzandole i capelli. Ma ancora una volta Camilla percepì un velato distacco. E il copione non cambiò per le settimane seguenti. Edoardo diceva che era tutto a posto ed effettivamente litigi non ce ne furono, ma nei modi di comportarsi del ragazzo c’era qualcosa che non andava. Così, Camilla, si rifugiò ancora in Giorgio.

“Che succede, Cami, tutto a posto?” – chiese Giorgio passeggiando per la cucina mentre osservava Camilla pensierosa in un angolo, che non aveva aperto bocca da quando lui era arrivato.
“In effetti no, non mi sembra proprio…” – disse lei con lo sguardo perso nel vuoto – “Edoardo è strano, a te ha detto qualcosa?”

Giorgio si sentì ancora una volta in bilico tra l’essere un amico sincero e rispettoso nei confronti di Edoardo e cercare di rimettere a posto la coppia; e ancora una volta optò per la seconda opzione. Ma una parte profonda di lui cominciava a volere altro.

“Beh, mi ha detto né più né meno quello che mi hai detto tu. E che…” - continuò titubante – “questa cosa l’ha un po’ turbato. Ma questo non lo stai scoprendo certo oggi.”
“No, è chiaro che me ne sono accorta. Ma che cosa posso fare più di questo? Più di dirgli e promettergli che sto cambiando e che non lo tradirò?”
“Ma niente, Cami.” - disse lui chinandosi e abbracciandola in modo pericoloso. La promessa che aveva appena fatto si stava già incrinando.
“Ti ripeto, tu sei fatta così…e se uno ti ama, deve accettarti così come sei adesso, seppur con il tuo bagaglio di esperienze passate, positive e negative. Altrimenti vuol dire che non ti ama.”

E mentre le diceva queste parole, la guardò dritta negli occhi. Lei si avvicinò, rapita da quelle rassicurazioni dolce come il miele, che la facevano sentire amata e apprezzata come non lo era mai stata. Abbassò lo sguardo disegnando nervosamente dei semicerchi sul pavimento con i piedi scalzi.

“Non facciamo che finisce come a Capodanno, eh…” – sussurrò timidamente.
“No, no…” - disse lui continuando ad avvicinarsi fino a quando diventò impossibile fermarli.

Scivolarono l’uno sulla bocca dell’altro in un soffice e romantico bacio che racchiudeva un sentimento sopito da parte di entrambi ma che ormai non si poteva più nascondere. Mentre le passava le dita tra i capelli, il suo shampoo rilasciò una scia di fragranza che lo stordì, mescolando il desiderio al respiro.

Stavolta il bacio durò più di quello di Capodanno. Giorgio si staccò per un momento dalle labbra di Camilla.
“Mi sembra meglio di Capodanno…” – disse sorridendo. Lei sorrise ed il suo sorriso si riflesse nel viso di Giorgio. Ripresero a baciarsi. Fu il ragazzo poi, in un barlume di lucidità, a staccarsi, proprio quando la sua mano, posatasi sulla coscia di Camilla, stava pericolosamente risalendo sopra il ginocchio. Camilla anche tornò in sé, pensò a Edoardo e lo spinse via.

“No, no, no!” – urlò cominciando a girare in tondo per il salone – “No, che cazzo no, no, no!”
Gli occhi le si impregnarono di disperazione.
“Lo vedi come sono fatta? Ti ho detto delle cose qualche minuto fa ma continuo a farlo, io sono fatta così, non posso cambiare e nessuno mi vorrà mai!” – esclamò con le lacrime che le rigavano le guance.

Giorgio si avvicinò, provando a consolarla. Allungò le braccia per abbracciarla.
“Ma che dici, guarda che io…”
Fu interrotto - e forse fu meglio così - prima di dire qualcosa di ulteriormente compromettente.
“No Giorgio, lascia perdere, davvero, grazie. Ma questo evidentemente è il mio destino. Forse non posso stare con nessuno.” – chiosò, prima di andarsene sbattendo la porta.

Giorgio si buttò all’indietro sul divano, perdendosi nei suoi pensieri, combattendo tra ragione e istinto, tra lealtà e passione, tra amore e amicizia. Cominciava a capire di sentire qualcosa di forte per Camilla e tutto quello che le aveva detto riguardo al suo passato era vero; ed era forse vero pure che lui l’amava così com’era, a prescindere dal fatto che fosse (stata) una traditrice. E lo stava dimostrando nuovamente tradendo Edoardo proprio con lui. Ma lui si convinse che la amava, e questo era tutto ciò che sapeva e che gli bastava. D’altro canto, si sentiva terribilmente in colpa per aver baciato la ragazza di Edoardo, con il quale aveva un rapporto sincero e di stima reciproca. Sapeva che non poteva fargli questo ma da un lato sperava che lui fosse così risentito dalla questione tradimenti da non poterla accettare e da non poter riuscire a continuare a stare con Camilla. Era l’unico modo, pensò, per avere campo libero senza mancare di rispetto all’amico.
Racconto ben scritto certo che sta Camilla è un troione imbarazzante
 
33. Ancora, ancora e ancora

Camilla tornò a casa di corsa in preda alla confusione. Da un lato era realmente convinta del suo cambiamento, di essere pronta ad una relazione degna di tale nome senza sotterfugi e senza tradimenti vari. Dall’altro, baciandosi con Giorgio, aveva appena dimostrato l’esatto contrario. Ma forse era perché provava qualcosa per lui, pensò. Era piuttosto confusa e, nonostante Edoardo avesse deciso non farsi influenzare dall’accaduto, il rapporto tra di loro sembrava piuttosto incrinato. Ma il peggio doveva ancora arrivare.

Era la festa di una sua compagna di squadra e, come spesso accadeva, c’erano diversi componenti sia della squadra maschile che di quella femminile, e rispettivi fidanzati. Anche io ero presente quella sera, che si svolgeva in un locale dove si sarebbe fatto apericena prima, e dopo sarebbe iniziata la musica dal vivo seguita da un dj set.

Il locale era piuttosto buio, illuminato solo da luci soffuse che creavano un’atmosfera intima. In una zona si trovavano tavolini con divanetti e un buffet ben fornito. Superato un colonnato ad arco, si apriva la parte dedicata al palco e alla pista da ballo.

Mangiando e chiacchierando, osservavo la situazione tra Edoardo e Camilla, che sapevo bene essere tesa. Inoltre, c’era anche Giorgio e questo complicava ancora di più le cose. Sapevo per filo e per segno ciò che stava accadendo perché Azzurra mi aveva fatto la telecronaca del loro rapporto minuto per minuto.

Edoardo era uno con cui era facile andare d'accordo. Simpatico, alla mano, e sempre pronto a scambiare due battute. Verso le undici si aprì la pista da ballo le ragazze vollero subito andare a ballare ragazze.

“Dai, andiamo!” – provò a trascinarmi Azzurra prendendomi per la manica della camicia. Lo stesso fece Camilla con Edoardo. Ma entrambi volevamo finire di bere la nostra birra in santa pace, perciò declinammo il loro invito.
“Intanto cominciate ad andare, noi vi raggiungiamo.” – dissi loro. Camilla mi guardò con aria di superiorità, alzando il sopracciglio. Non era mai scorso buon sangue tra di noi, e gli ultimi eventi non fecero che accentuare questa cosa.

Solo dopo qualche minuto, però, finendo di bere la mia birra, mi resi conto che non c’era scelta più sbagliata di far andare Camilla a ballare lontana dagli occhi di Edoardo, specie dopo i loro ultimi litigi.

Camilla e Azzurra sì si addentrarono tra la calca mentre Gabry Ponte pompava a tutto volume nelle casse insomma. Si misero a ballare tra di loro una di fronte all’altra incuranti, perlomeno Azzurra, degli sguardi che arrivavano da ogni lato della pista. La differenza era che Azzurra era lì solamente per ballare. E Camilla aveva idee differenti.

“Non ce la faccio più, io voglio essere libera!” – urlò Camilla per farsi sentire da Azzurra, che era a non più di dieci centimetri dal suo viso.
“Cami, per favore, non proprio adesso che stai cercando di cambiare…”

Ma Azzurra non sapeva proprio tutto. Infatti, Camilla aveva evitato di dirgli dell’avvicinamento tra lei e Giorgio, del bacio e del fatto che probabilmente provava qualcosa per lui.

“Non ce la faccio, basta, voglio evadere, non ce la faccio proprio a stare insieme a una persona. Non sono tagliata per stare in coppia.” - disse all’amica, pensando in realtà tutto il contrario. Si sentiva pronta e forse era proprio Giorgio quello giusto, ma non voleva accettarlo non voleva perché provare qualcosa per lui significava in qualche modo tradire Edoardo e non voleva andare fino in fondo e tradire anche questa volta il ragazzo con cui stava.

Azzurra provò a farla ragionare, ma nel frattempo Camilla cercava di allontanare con tutta sé stessa il pensiero del sentimento che provava per Giorgio, e secondo lei farsi guardare da tutti i ragazzi in pista, flirtare con qualcun altro era l’unico modo per farlo. Non si sentiva degna di provare un sentimento che si avvicinasse all’amore, si sentiva degna solo di essere trattata male e di tradire continuamente.

I suoi fianchi erano stati già avvinghiati dal belloccio di turno, sotto gli occhi di Azzurra che si sentiva totalmente impotente, incapace di trascinare via l’amica da quella situazione. Ma Camilla era proprio lì che voleva essere.

Il ragazzo si avvicinò sempre di più di più alle sue spalle, strusciando l’inguine sul suo culo sporgente, avvicinando la bocca dietro i suoi capelli e respirandole sempre più vicino fino ad afferrarle il mento con una mano per girarla verso di sé.

Azzurra continuava a sentirsi inerme, era indecisa sul da farsi: tornare in sala da me e chiamarmi avrebbe insospettito Edoardo e l’avrebbe fatto subito scattare, ma rimanere là prestandosi a guardare l’amica che si faceva fare una gastroscopia dal ragazzo non era certo il massimo.

Decise di mettersi in mezzo tra l’ingresso della pista e la sua amica, controllando con un occhio l’entrata e con un occhio Camilla. Ormai l’amica era sempre più avvinghiata al ragazzo, le mani che frugavano sotto il suo vestito alla ricerca di qualcosa che doveva essere celato, ma che ormai era alla mercé di tutti, uno spicchio di culo che svettava fuori da sotto al vestito, mostrandosi alla vista di mezza discoteca.

Io avevo finito la mia birra, ed i miei dubbi sulla buona condotta di Camilla non accennarono a placarsi.
“Edo, perché non raggiungiamo le ragazze?” – suggerii alzandomi dal divanetto.
Lui trangugiò quel che rimaneva della sua pils e si tirò su, seguendomi verso la pista.

Riconobbi tra la folla lo sguardo sgomento di Azzurra che mi faceva dei cenni con gli occhi. Cercai di temporeggiare, ma Edoardo forse intuì qualcosa.
“Che c’è?” – chiese nervosamente – “Andiamo, su.”

Azzurra scappò via facendosi largo tra la calca per raggiungere Camilla che si dimenava a più non posso facendosi sfiorare i capelli ed ogni centimetro del suo corpo dal ragazzo, ancora avvinghiato a lei come l’edera. Non riuscì però ad arrivare in tempo per evitare il disastro. Anche quella volta Camilla aveva mandato in fumo la sua relazione.

Edoardo vide la scena e si avvicinò un furioso. Ebbe un déjà-vu. Gli sembrava di essere tornato al giorno di Capodanno, con la piccola differenza che ora Camilla era la sua ragazza e la rabbia che lo pervadeva era enormemente maggiore.

“Sei proprio una puttana!” - urlò avvicinandosi, sbracciando tra la gente. Era a circa tre metri da Camilla, me lei non lo sentì, per via della musica assordante e della lingua del ragazzo era aggrovigliata alla sua.

Azzurra ed io eravamo ai lati della coppia formando una sorta di rombo e ci fissammo con occhi sbigottiti, impietriti nel vedere la scena, impotenti, e anche dispiaciuti per Edoardo. Il mio disprezzo per Camilla in quell’occasione raggiunse picchi elevatissimi.

Lei continuò a non sentire gli insulti di Edoardo, sicché lui si dovette avvicinare praticamente fino a trovarsi di fronte alla sua ragazza che stava limonando con un altro.

“Sei proprio una puttana!” - gridò ancora scandendo ogni singola lettera. Camilla sgranò gli occhi, alzando lo sguardo e spingendo via il ragazzo. Lui per tutta risposta si impettì e si mise di fronte a Edoardo, puntandogli l’indice contro. Dovetti in mezzo per evitare di far cominciare una rissa. Azzurra prese sottobraccio Camilla svicolò via. Provai a calmare Edoardo, ma lui si scrollò dalle spalle il braccio che gli avevo poggiato per tirarlo a me. Furioso, corse via cercando di raggiungere Camilla. Sfilammo tutti e quattro davanti agli occhi increduli degli amici presenti in sala, tra i quali c’era Giorgio che, vista tutta la scena, si lasciò sfuggire un sorriso perché finalmente Camilla poteva considerarsi single.

Ci trovammo fuori dal locale in una situazione surreale, dove io e Azzurra, ancora – e forse ancor di più – impotenti, assistemmo ad una furente litigata tra Edoardo e Camilla, cercando – invano – di abbassarne i toni, vista l’ora tarda e le palazzine che si affacciavano sul parcheggio.

“Tu…” - disse Edoardo puntandole l’indice con tono rabbioso – “tu sei una bugiarda! Sei una falsa! Sei una puttana!”
Quasi con la bava alla bocca, riprese velocemente fiato prima di proseguire.
“Sono cambiata, sto cercando di cambiare.” – continuò scimmiottando la voce di Camilla e facendole il verso.

Camilla in verità non si sentiva dispiaciuta. Era ben cosciente di quello che aveva fatto e di come l’avrebbe portata alla rottura con Edoardo. In fondo era proprio quello che voleva. Ma era la prima volta che tradiva non tanto per il gusto di farlo, ma per quello che – almeno secondo lei – era un fine più nobile: farsi lasciare per inseguire il “vero amore”, per inseguire un sentimento che sentiva davvero forte verso Giorgio e del quale non voleva privarsi. Da un lato era anche una mossa per farsi disprezzare da Edoardo ed evitare così di far litigare lui e Giorgio.

Se ne stette in silenzio, guardandosi i piedi che strusciavano sul marciapiede. I tacchi urtavano il fondo bitorzoluto dell’asfalto, facendo un rumore stridulo.

“Insomma? Non dici niente?” – esclamò Edoardo aggredendola ancora verbalmente.
“E che ti devo dire Edoardo…” – rispose scuotendo la testa.
Lui la guardò sbigottito. Non riusciva a crederci.
“Non lo so, che ti dispiace, che eri ubriaca, una qualsiasi scusa. Ma puoi fare almeno finta di essere pentita, almeno fare finta di farmi credere che ti dispiaccia un minimo?”

Ma la realtà era che Camilla non era per niente dispiaciuta. Era proprio quello che voleva e sì, magari in parte poteva dispiacerle per quello che sentiva Edoardo, ma pensava solo al suo tornaconto, ovvero inseguire l’amore per Giorgio.

“Mi dispiace.” – disse con le labbra serrate, bisbigliando.
Quelle scuse a mezza bocca fecero imbestialire ancora di più Edoardo.
“Mi dispiace?” – urlò lui.
“Mi-dis-pia-ce…ok?” - chiosò a quel punto lei scandendo ogni sillaba. Poi riprese con tono sommesso, tornando seria – “Mi dispiace Edo. Sono fatta così e so bene che non può andare avanti.”
“Già, già, sai che novità…Aveva proprio ragione Christian quando diceva che eri solo una puttana.”

Rimase imbalsamata di fronte a Edoardo, quelle parole la trafissero come stalattiti ghiacciate. Sentì sciogliersi delle lacrime ma si trattenne con tutta sé stessa per evitare di scoppiare a piangere davanti a lui. Il ragazzo rientrò quindi furente nel locale.

Si sentì ferita e si lasciò andare ad un pianto liberatorio. Quei discorsi le facevano male più del solito e più del necessario e pensò che fosse davvero giunto il momento di cambiare e che con Giorgio poteva riuscirci. Voleva smettere di sentirsi così, smettere di venire chiamata puttana alla fine di ogni sua fottuta relazione. Voleva amare e venire amata, come facevano tutte le ragazze normali.

Azzurra corse ad abbracciarla. Vista la mia tagliente sincerità, pensai che fosse il caso di lasciare alle ragazze il loro spazio, così rientrai nel locale. Edoardo mi sfilò davanti agli occhi. Aveva preso la sua giacca e a passo svelto si avviava all’uscita del locale, talmente pieno di rabbia che nemmeno mi salutò. Giorgio lo stava inseguendo, chiamandolo e chiedendogli cosa fosse successo, senza ricevere una risposta in cambio. Nelle settimane successive avrebbero avuto di che parlare.
 
33. Ancora, ancora e ancora

Camilla tornò a casa di corsa in preda alla confusione. Da un lato era realmente convinta del suo cambiamento, di essere pronta ad una relazione degna di tale nome senza sotterfugi e senza tradimenti vari. Dall’altro, baciandosi con Giorgio, aveva appena dimostrato l’esatto contrario. Ma forse era perché provava qualcosa per lui, pensò. Era piuttosto confusa e, nonostante Edoardo avesse deciso non farsi influenzare dall’accaduto, il rapporto tra di loro sembrava piuttosto incrinato. Ma il peggio doveva ancora arrivare.

Era la festa di una sua compagna di squadra e, come spesso accadeva, c’erano diversi componenti sia della squadra maschile che di quella femminile, e rispettivi fidanzati. Anche io ero presente quella sera, che si svolgeva in un locale dove si sarebbe fatto apericena prima, e dopo sarebbe iniziata la musica dal vivo seguita da un dj set.

Il locale era piuttosto buio, illuminato solo da luci soffuse che creavano un’atmosfera intima. In una zona si trovavano tavolini con divanetti e un buffet ben fornito. Superato un colonnato ad arco, si apriva la parte dedicata al palco e alla pista da ballo.

Mangiando e chiacchierando, osservavo la situazione tra Edoardo e Camilla, che sapevo bene essere tesa. Inoltre, c’era anche Giorgio e questo complicava ancora di più le cose. Sapevo per filo e per segno ciò che stava accadendo perché Azzurra mi aveva fatto la telecronaca del loro rapporto minuto per minuto.

Edoardo era uno con cui era facile andare d'accordo. Simpatico, alla mano, e sempre pronto a scambiare due battute. Verso le undici si aprì la pista da ballo le ragazze vollero subito andare a ballare ragazze.

“Dai, andiamo!” – provò a trascinarmi Azzurra prendendomi per la manica della camicia. Lo stesso fece Camilla con Edoardo. Ma entrambi volevamo finire di bere la nostra birra in santa pace, perciò declinammo il loro invito.
“Intanto cominciate ad andare, noi vi raggiungiamo.” – dissi loro. Camilla mi guardò con aria di superiorità, alzando il sopracciglio. Non era mai scorso buon sangue tra di noi, e gli ultimi eventi non fecero che accentuare questa cosa.

Solo dopo qualche minuto, però, finendo di bere la mia birra, mi resi conto che non c’era scelta più sbagliata di far andare Camilla a ballare lontana dagli occhi di Edoardo, specie dopo i loro ultimi litigi.

Camilla e Azzurra sì si addentrarono tra la calca mentre Gabry Ponte pompava a tutto volume nelle casse insomma. Si misero a ballare tra di loro una di fronte all’altra incuranti, perlomeno Azzurra, degli sguardi che arrivavano da ogni lato della pista. La differenza era che Azzurra era lì solamente per ballare. E Camilla aveva idee differenti.

“Non ce la faccio più, io voglio essere libera!” – urlò Camilla per farsi sentire da Azzurra, che era a non più di dieci centimetri dal suo viso.
“Cami, per favore, non proprio adesso che stai cercando di cambiare…”

Ma Azzurra non sapeva proprio tutto. Infatti, Camilla aveva evitato di dirgli dell’avvicinamento tra lei e Giorgio, del bacio e del fatto che probabilmente provava qualcosa per lui.

“Non ce la faccio, basta, voglio evadere, non ce la faccio proprio a stare insieme a una persona. Non sono tagliata per stare in coppia.” - disse all’amica, pensando in realtà tutto il contrario. Si sentiva pronta e forse era proprio Giorgio quello giusto, ma non voleva accettarlo non voleva perché provare qualcosa per lui significava in qualche modo tradire Edoardo e non voleva andare fino in fondo e tradire anche questa volta il ragazzo con cui stava.

Azzurra provò a farla ragionare, ma nel frattempo Camilla cercava di allontanare con tutta sé stessa il pensiero del sentimento che provava per Giorgio, e secondo lei farsi guardare da tutti i ragazzi in pista, flirtare con qualcun altro era l’unico modo per farlo. Non si sentiva degna di provare un sentimento che si avvicinasse all’amore, si sentiva degna solo di essere trattata male e di tradire continuamente.

I suoi fianchi erano stati già avvinghiati dal belloccio di turno, sotto gli occhi di Azzurra che si sentiva totalmente impotente, incapace di trascinare via l’amica da quella situazione. Ma Camilla era proprio lì che voleva essere.

Il ragazzo si avvicinò sempre di più di più alle sue spalle, strusciando l’inguine sul suo culo sporgente, avvicinando la bocca dietro i suoi capelli e respirandole sempre più vicino fino ad afferrarle il mento con una mano per girarla verso di sé.

Azzurra continuava a sentirsi inerme, era indecisa sul da farsi: tornare in sala da me e chiamarmi avrebbe insospettito Edoardo e l’avrebbe fatto subito scattare, ma rimanere là prestandosi a guardare l’amica che si faceva fare una gastroscopia dal ragazzo non era certo il massimo.

Decise di mettersi in mezzo tra l’ingresso della pista e la sua amica, controllando con un occhio l’entrata e con un occhio Camilla. Ormai l’amica era sempre più avvinghiata al ragazzo, le mani che frugavano sotto il suo vestito alla ricerca di qualcosa che doveva essere celato, ma che ormai era alla mercé di tutti, uno spicchio di culo che svettava fuori da sotto al vestito, mostrandosi alla vista di mezza discoteca.

Io avevo finito la mia birra, ed i miei dubbi sulla buona condotta di Camilla non accennarono a placarsi.
“Edo, perché non raggiungiamo le ragazze?” – suggerii alzandomi dal divanetto.
Lui trangugiò quel che rimaneva della sua pils e si tirò su, seguendomi verso la pista.

Riconobbi tra la folla lo sguardo sgomento di Azzurra che mi faceva dei cenni con gli occhi. Cercai di temporeggiare, ma Edoardo forse intuì qualcosa.
“Che c’è?” – chiese nervosamente – “Andiamo, su.”

Azzurra scappò via facendosi largo tra la calca per raggiungere Camilla che si dimenava a più non posso facendosi sfiorare i capelli ed ogni centimetro del suo corpo dal ragazzo, ancora avvinghiato a lei come l’edera. Non riuscì però ad arrivare in tempo per evitare il disastro. Anche quella volta Camilla aveva mandato in fumo la sua relazione.

Edoardo vide la scena e si avvicinò un furioso. Ebbe un déjà-vu. Gli sembrava di essere tornato al giorno di Capodanno, con la piccola differenza che ora Camilla era la sua ragazza e la rabbia che lo pervadeva era enormemente maggiore.

“Sei proprio una puttana!” - urlò avvicinandosi, sbracciando tra la gente. Era a circa tre metri da Camilla, me lei non lo sentì, per via della musica assordante e della lingua del ragazzo era aggrovigliata alla sua.

Azzurra ed io eravamo ai lati della coppia formando una sorta di rombo e ci fissammo con occhi sbigottiti, impietriti nel vedere la scena, impotenti, e anche dispiaciuti per Edoardo. Il mio disprezzo per Camilla in quell’occasione raggiunse picchi elevatissimi.

Lei continuò a non sentire gli insulti di Edoardo, sicché lui si dovette avvicinare praticamente fino a trovarsi di fronte alla sua ragazza che stava limonando con un altro.

“Sei proprio una puttana!” - gridò ancora scandendo ogni singola lettera. Camilla sgranò gli occhi, alzando lo sguardo e spingendo via il ragazzo. Lui per tutta risposta si impettì e si mise di fronte a Edoardo, puntandogli l’indice contro. Dovetti in mezzo per evitare di far cominciare una rissa. Azzurra prese sottobraccio Camilla svicolò via. Provai a calmare Edoardo, ma lui si scrollò dalle spalle il braccio che gli avevo poggiato per tirarlo a me. Furioso, corse via cercando di raggiungere Camilla. Sfilammo tutti e quattro davanti agli occhi increduli degli amici presenti in sala, tra i quali c’era Giorgio che, vista tutta la scena, si lasciò sfuggire un sorriso perché finalmente Camilla poteva considerarsi single.

Ci trovammo fuori dal locale in una situazione surreale, dove io e Azzurra, ancora – e forse ancor di più – impotenti, assistemmo ad una furente litigata tra Edoardo e Camilla, cercando – invano – di abbassarne i toni, vista l’ora tarda e le palazzine che si affacciavano sul parcheggio.

“Tu…” - disse Edoardo puntandole l’indice con tono rabbioso – “tu sei una bugiarda! Sei una falsa! Sei una puttana!”
Quasi con la bava alla bocca, riprese velocemente fiato prima di proseguire.
“Sono cambiata, sto cercando di cambiare.” – continuò scimmiottando la voce di Camilla e facendole il verso.

Camilla in verità non si sentiva dispiaciuta. Era ben cosciente di quello che aveva fatto e di come l’avrebbe portata alla rottura con Edoardo. In fondo era proprio quello che voleva. Ma era la prima volta che tradiva non tanto per il gusto di farlo, ma per quello che – almeno secondo lei – era un fine più nobile: farsi lasciare per inseguire il “vero amore”, per inseguire un sentimento che sentiva davvero forte verso Giorgio e del quale non voleva privarsi. Da un lato era anche una mossa per farsi disprezzare da Edoardo ed evitare così di far litigare lui e Giorgio.

Se ne stette in silenzio, guardandosi i piedi che strusciavano sul marciapiede. I tacchi urtavano il fondo bitorzoluto dell’asfalto, facendo un rumore stridulo.

“Insomma? Non dici niente?” – esclamò Edoardo aggredendola ancora verbalmente.
“E che ti devo dire Edoardo…” – rispose scuotendo la testa.
Lui la guardò sbigottito. Non riusciva a crederci.
“Non lo so, che ti dispiace, che eri ubriaca, una qualsiasi scusa. Ma puoi fare almeno finta di essere pentita, almeno fare finta di farmi credere che ti dispiaccia un minimo?”

Ma la realtà era che Camilla non era per niente dispiaciuta. Era proprio quello che voleva e sì, magari in parte poteva dispiacerle per quello che sentiva Edoardo, ma pensava solo al suo tornaconto, ovvero inseguire l’amore per Giorgio.

“Mi dispiace.” – disse con le labbra serrate, bisbigliando.
Quelle scuse a mezza bocca fecero imbestialire ancora di più Edoardo.
“Mi dispiace?” – urlò lui.
“Mi-dis-pia-ce…ok?” - chiosò a quel punto lei scandendo ogni sillaba. Poi riprese con tono sommesso, tornando seria – “Mi dispiace Edo. Sono fatta così e so bene che non può andare avanti.”
“Già, già, sai che novità…Aveva proprio ragione Christian quando diceva che eri solo una puttana.”

Rimase imbalsamata di fronte a Edoardo, quelle parole la trafissero come stalattiti ghiacciate. Sentì sciogliersi delle lacrime ma si trattenne con tutta sé stessa per evitare di scoppiare a piangere davanti a lui. Il ragazzo rientrò quindi furente nel locale.

Si sentì ferita e si lasciò andare ad un pianto liberatorio. Quei discorsi le facevano male più del solito e più del necessario e pensò che fosse davvero giunto il momento di cambiare e che con Giorgio poteva riuscirci. Voleva smettere di sentirsi così, smettere di venire chiamata puttana alla fine di ogni sua fottuta relazione. Voleva amare e venire amata, come facevano tutte le ragazze normali.

Azzurra corse ad abbracciarla. Vista la mia tagliente sincerità, pensai che fosse il caso di lasciare alle ragazze il loro spazio, così rientrai nel locale. Edoardo mi sfilò davanti agli occhi. Aveva preso la sua giacca e a passo svelto si avviava all’uscita del locale, talmente pieno di rabbia che nemmeno mi salutò. Giorgio lo stava inseguendo, chiamandolo e chiedendogli cosa fosse successo, senza ricevere una risposta in cambio. Nelle settimane successive avrebbero avuto di che parlare.
Gia aveva ragione Cristian certo povero Giorgio si capisce che si sta per mettere con un puttanone di serie e pure lui mi pare un bravo ragazzo
 
Se uno è veramente tuo amico a cui vuoi bene come un fratello il sangue non dovrebbe scendere giù.
Diverso sarebbe se si trattasse di una ex e magari passato un po di tempo, ma farlo cornuto no dai
Vero ti ripeto hai ragione ma capisco anche lui che si è ritrovato un pezzo di gnocca e magari aveva fame:D
 
Se uno è veramente tuo amico a cui vuoi bene come un fratello il sangue non dovrebbe scendere giù.
Diverso sarebbe se si trattasse di una ex e magari passato un po di tempo, ma farlo cornuto no dai
Per me hai ragione, ma se vogliamo alla fine Edoardo era il suo vice allenatore, e per quanto legame si possa essere creato, lo conosceva solo da qualche mese. Diverso sarebbe stato, secondo me, se fosse stato un amico storico di Giorgio. Di sicuro Camilla è maestra nel seminare zizzania
 
Per me hai ragione, ma se vogliamo alla fine Edoardo era il suo vice allenatore, e per quanto legame si possa essere creato, lo conosceva solo da qualche mese. Diverso sarebbe stato, secondo me, se fosse stato un amico storico di Giorgio. Di sicuro Camilla è maestra nel seminare zizzania
A Camilla piace creare zizzania ma ha anche un certo potere sugli uomini
 
Vi lascio questo breve capitolo di passaggio nell'attesa dei nuovi che sto finendo.

34. Benestare

Dopo quella serata Camilla per la prima volta nella sua vita non era confusa ma anzi aveva ben in mente cosa provava per Giorgio. E, seppur le modalità erano state discutibili, sentiva che aver chiuso la storia con Edoardo era la cosa giusta. Ma si volle prendere un po’ di tempo prima di fare qualcosa, anche per permettere a Giorgio di parlare con lui, cosa che immaginava sarebbe successa. Però la sua idea era chiara: voleva stare con Giorgio e voleva veramente cercare di cambiare.

Continuò comunque a scriversi con Giorgio in quei giorni, parlando del più e del meno senza entrare nello specifico della rottura tra lei ed Edoardo. Aveva solo voglia di parlare con lui e ed era abbastanza chiaro da parte di tutti e due che, ormai, era solo questione di quando e non di se.

Proprio per quel motivo, Giorgio non voleva pesi sulla coscienza, pertanto cercò di capire come potesse guadagnarsi il benestare di Edoardo. Sapeva che sarebbe stato un discorso impegnativo, ma per correttezza doveva affrontarlo. Lasciò trascorrere qualche settimana per permettere ad Edoardo di smaltire la cosa, pur standogli vicino come amico. Ovviamente, però, non gli avrebbe mai rivelato né del bacio a Capodanno né tantomeno di quello di qualche settimana prima.

Alla fine di un allenamento, rimasero soli. Edoardo stava allenando Giorgio sul bagher, approfittandone per sfogare ancora un po’ di frustrazione con qualche schiacciata potente che lui riceveva a fatica.

“Quella troia!” – esclamò schiaffeggiando il pallone con rabbia.
Giorgio cercò di prendere la cosa alla larga.
“Edo, basta, è inutile che ti ci intoppi…lei è fatta così.”
“Lo so… è fatta male.”
“Adesso, male… è fatta così, punto. Poi può piacere e può non piacere, puoi accettarla o non accettarla. È evidente che tu così non la accetti.”
“Perché tu come la chiami una che ammette candidamente di averti tradito e di non sentirsi in colpa, una che ti promette di voler cambiare e poi continua a mettere le corna?”

Giorgio rifletté su quelle parole. Per un attimo fu assalito dai dubbi sulla bontà della sua scelta. Ma quello che prova per Camilla era troppo più forte delle parole di odio di Edoardo e sentiva che lui poteva aiutare a cambiarla e farla davvero diventare una ragazza migliore.

“Senti Edo…”
Edoardo smise di schiacciare e lasciò rimbalzare il pallone finché questo non si fermò rotolando sul parquet della palestra.
“Lo so che tu la detesti, che con te si è comportata di merda e che è stata falsa ma…”
Edoardo si fece serio. Si avvicinò a Giorgio e lo guardò con le pupille che parevano infuocate.
“Gio, che mi stai cercando di dire?”
“Dico solo che c’è chi riesce ad accettarla e chi no…”

Edoardo capì dove l’amico voleva andare a parare. Inizialmente si sentì infastidito, ma poi il risentimento per Camilla fu tale da non fargli voler avere più niente a che fare con lei. E poi, constatò che lui non la accettava e che non poteva stare con una tipa come lei. La rabbia si allentò lentamente, i pugni che aveva stretto si sciolsero.

“E tu, puoi accettarla?” – chiese a Giorgio.
L’amico chinò lo sguardo, e quasi arrossì. In quel momento si sentì davvero in colpa: stava praticamente chiedendo al suo amico il permesso di uscire con l’ex ragazza che l’aveva tradito e lasciato non più di qualche settimana prima.
“Io ci vorrei provare…”
Edoardo non emise una parola. Sbuffò, prese un pallone, lo lanciò in aria e schiacciò forte verso il muro della palestra. Sospirò, sentendosi in dovere di mettere in guardia Giorgio.
“Gio, tu forse non sai a cosa stai andando incontro…”
“È vero, non lo so. Però, mai dire mai. Magari non è come sembra.”
L’odio di Edoardo tornò fuori tutto insieme.
“È proprio come sembra, invece. L’ha visto anche tu con i tuoi occhi. O meglio, tu no, ma io l’ho vista e sembrava proprio che stesse limonando un altro davanti a me.”
Giorgio, ancora una volta, fu terrorizzato da quelle parole e da quello di cui Camilla era capace. Il discorso di Edoardo lo fece titubare, ma di nuovo quel sentimento così forte gli fece passare ogni dubbio.
“Vorrà dire che saranno problemi miei. Ci starò male, magari sarà così, ma se non ci provo non lo saprò mai. Tutto quello che volevo era essere onesto con te ed avere il tuo…”
“permesso.” – terminò la frase Edoardo, stemperando la tensione – “Vai, hai il mio permesso di metterti in una fottuta strada senza uscita.”

Giorgio scoppiò a ridere, afferrò un pallone e lo tirò addosso a Edoardo.
“Coglione!”
Edoardo rincarò la dose.
“Mo’ so cazzi tua…”

Si riappacificarono definitivamente e tornarono negli spogliatoi per farsi la doccia. Ormai tutto era apparecchiato per l’inizio di una storia tra Camilla e Giorgio. Mancava solo la scintilla finale.
 
35. Verso una buona strada

Camilla e Giorgio continuarono per settimane a parlare su WhatsApp. Ormai era chiaro che prima o poi sarebbe successo qualcosa tra di loro.

“Pensavo si capisse che volevo vederti…” - scrisse lei a un certo punto, esponendosi.
A quel punto Giorgio capì che era cosa fatta, e decise di invitarla a cena da lui. Era molto bravo a cucinare.
“Che ne dici se una sera di queste vieni a cena da me?”
“Che idea carina!” - disse lei, riempiendosi di gioia.

L’occasione ci fu il weekend successivo, quando i genitori di Giorgio sarebbero stati fuori.
“Casa libera questo weekend… che ne dici di venerdì?”
“Andata.”

Camilla era emozionata come non lo era da parecchio. Era una tiepida serata di aprile. Lei si era allenata nel primo pomeriggio, perciò aveva avuto tutto il tempo per tornare a casa e prepararsi.

Indossò un vestito leggero, floreale, verde e giallo. Le cosce erano lasciate scoperte alla brezza della sera. Aveva un trucco molto leggero, in tinta con il vestito: un ombretto giallo e le ciglia valorizzate dal rimmel. I suoi occhi verdi risaltavano, brillavano, luccicavano.

Giorgio la accolse dentro casa. Camilla iniziò a vederlo più bello di quanto non fosse. Potere dei sentimenti. Anche il suo naso aquilino, piuttosto pronunciato, sembrava ora quasi gradevole, inserito armonicamente nel suo viso, anche se spuntava come una vetta aguzza delle Dolomiti.

Il primo saluto tra di loro fu impacciato. Ci fu un bacio che non era né carne né pesce: né sulle labbra, da fidanzati quali probabilmente sarebbero diventati a breve, né sulla guancia, da amici — cosa che non erano più da un bel pezzo. Sorrisero entrambi, imbarazzati. Poi Giorgio le chiese di lasciargli la giacca di jeans, che Camilla si sfilò, liberando le braccia nude, coperte solo dal vestitino che aveva delle maniche che le arrivavano a metà avambraccio. Ammirò la sua pelle liscia, fantasticando già su come avrebbe potuto accarezzarla al termine della serata.

Giorgio aveva già un piano per la serata: dapprima le avrebbe cucinato, anche se sentiva un po’ la pressione di cucinare davanti a lei. Poi ci sarebbe stata la cena: aveva già apparecchiato con una tovaglia elegante, il servizio buono ed una candela al centro. Quindi, l’avrebbe portata in sala hobby, dove c’era il pianoforte del padre, che anche lui ogni tanto suonava. Per l’occasione aveva imparato un pezzo. L’idea era di dedicarlo a Camilla e poi insegnarle a suonarlo, facendola accomodare sulle sue ginocchia. Da lì, tutto sarebbe andato secondo i piani. O, in alternativa, la serata si sarebbe dovuta spostare sul divano. Avrebbero visto un paio di puntate di Friends, la serie preferita di entrambi. E lì, tra cuscini e luci soffuse, nulla avrebbe potuto fermare il bacio.

La cena andò alla grande, il feeling era a livelli altissimi. Ma per tutto il tempo, sembrava esserci un velo di imbarazzo e incertezza. Camilla si chiedeva se stesse facendo la cosa giusta. Se tutte le sofferenze che aveva causato, a sé stessa e ad altri, avessero un senso in quel momento. Ma si sentiva pronta. Poteva finalmente esporsi al sentimento che la stava travolgendo.

Ma poi… cosa fare? Andare a letto con lui la prima sera? Confermare di essere una "facile", rischiando di scadere ai suoi occhi? Oppure tirarsi indietro, interrompendo però la magia del momento?

I pensieri di Giorgio, invece, erano tutti concentrati su sé stesso: "Sarò abbastanza bravo? A Camilla piacerà quello che ho cucinato? Sbaglierò mentre suono? Sarà il momento giusto per baciarla?" Entrambi avevano dubbi… ma su loro stessi, non sul sentimento che provavano l’uno per l’altra.

Camilla, assaporando i piatti, continuava a scoprire lati di Giorgio che le piacevano, che alimentavano quel sentimento. Lo guardava ammirata mentre era ai fornelli: mentre sfumava il filetto con il vermouth o tagliava gli agrumi con precisione e velocità.

In quel mix di sapori — alimentati anche dal vino bianco che accompagnava il loro pasto — i loro sguardi si intersecavano, poi sfuggivano, si allontanavano… e poi tornavano a fissarsi, con prepotenza. Quasi volessero entrare l’uno dentro l’altra. A più riprese si avvicinarono pericolosamente, accostando le loro labbra. Ma il bacio stentava a decollare.

Come da programma, quindi, la serata si spostò davanti al pianoforte. Giorgio suonò Someone Like You di Adele, facile ma d’effetto, mentre Camilla, seduta dapprima sul divano dietro di lui e poi su una poltrona accanto, si perdeva tra quelle note. Poi lui fece la sua mossa.

“Vieni qua che ti insegno a suonare.”
Lei, quasi imbarazzata – e non era da lei – si avvicinò. Ed effettivamente era così che si sentiva. Era sempre stata spigliata, molto spigliata, a volte anche troppo. Era una che si faceva mettere le mani addosso e le metteva alla prima occasione, come se nulla fosse.

Ma in quel contesto così romantico, così intimo e anche inusuale per lei, si sentiva quasi a disagio. Non le veniva proprio da essere più esplicita. Forse stava scoprendo un lato di sé che non pensava di avere, e che credeva non potesse più emergere. Le piaceva, ma la spaventava anche, perché la rendeva – secondo lei – vulnerabile.

Si avvicinò titubante e lui le fece segno battendo con la mano sulla sua coscia, invitandola ad accomodarsi sulle sue ginocchia. Lei sorrise vedendo quel gesto, vagamente da playboy, che non era minimamente da Giorgio.

Lui la abbracciò, prendendole una mano e posandola delicatamente sul pianoforte.
“Guarda, segui quello che fanno le mie dita.”
E le loro dita si sfiorarono, senza fretta, senza doppi fini.

Giorgio accompagnava la mano di Camilla, che però era goffa – non avendo mai toccato uno strumento – e si accasciava sui tasti neri, premendone due per volta e producendo suoni tutt’altro che piacevoli.

Lui cominciava a essere teso. Non trovava mai l’attimo buono per far buttarsi, e questo lo preoccupava. Voleva che fosse perfetto. Quindi, si spostarono sul divano.

Risero tra una battuta e l’altra di Friends, ma Giorgio era sempre più teso. Eppure, era una cosa semplice, che aveva già fatto più di una volta. Ma che stavolta stava caricando, forse eccessivamente, di una serie di aspettative. Sul significato, sull’importanza.

Provò alcuni timidi approcci fisici: mise il braccio intorno al collo di lei, abbracciandola e tirandola leggermente a sé; poi le sfiorò i capelli, una coscia.

Poi successe tutto molto naturalmente. Una scena della serie, in cui Giorgio riconobbe un particolare che gli ricordava Camilla, lo spinse a indicarla.
“Quella sei proprio tu!”
La frase fece scoppiare una risata tra loro. Lei lo insultò amorevolmente.
“Scemo.”
Poi prese un cuscino, e cominciarono a farsi la guerra. Camilla si ritrovò sopra a Giorgio, con il cuscino che gli copriva il viso.
“Guarda che ti soffoco!” - disse scherzando.

A quel punto erano davvero vicini. Giorgio le sfilò il cuscino dalle mani, ormai era l’ultima barriera che separava le loro labbra. E finalmente, il bacio tanto desiderato suggellò tutto quello che provavano – e dal quale cercavano di fuggire – da ormai diverse settimane.

Fu tutto imperfetto, ma allo stesso tempo perfetto. Nessuna scena da film, niente sedute sulle ginocchia, sfioramenti calcolati, baci rapiti sulle note del piano. Solo una banale lotta con i cuscini. Due ragazzi innamorati che, tra una risata e l’altra, tra piume svolazzanti, stavano esprimendo tutto il loro amore.

In una posizione tutt’altro che comoda: buttati sul divano, con un braccio penzoloni lui, con una gamba sul divano e l’altra che poggiava a terra lei. Ed erano felici, nella loro perfetta imperfezione.

Non avevano fretta di andare oltre. Rimasero lì, semplicemente a baciarsi e a sfiorarsi. A staccarsi e guardarsi negli occhi. A ricominciare, a sistemarsi sul divano in una posizione più comoda per poi ritrovarsi, dopo due minuti, in una ancora più scomoda, presi com’erano dalla foga di assaggiarsi.

Non seppero neanche loro quanto tempo passarono semplicemente a baciarsi e coccolarsi. Forse cinque minuti. Forse dieci. Forse mezz’ora o un’ora. Ma a quel punto il tempo non importava più.

Giorgio la prese in braccio e la portò in camera da letto non staccandosi mai dalle sue labbra. La posò delicatamente sul letto. Si tolse i vestiti, e lei fece lo stesso. Si baciarono di nuovo, riprendendo da dove avevano lasciato. Ma, finalmente, lui era sopra di lei, nudi entrambi. La guardò negli occhi.

“Non mi sembra vero…” – fece lui.
Lei sorrise, lo tirò forte a sé, gli diede un bacio. E lui, piano piano, entrò.

Era la prima volta che Camilla sperimentava un sesso così delicato. E capì che si era persa molto. Che l’amore era una cosa che poteva provare anche lei. Che rendeva il sesso – forse – anche migliore.

Non cambiarono posizione, ma rimasero in quella del missionario in cui lui, sopra di lei, la guardava con occhi innamorati. E quello sguardo le faceva sentire tutto ancora di più.

Giorgio sfiorava la sua pelle nuda, liscia, che aveva avuto sotto gli occhi per tutta la sera. Le cosce, i fianchi, il seno. Accarezzava ogni parte del suo corpo con la delicatezza di una foglia. Lei gli prese le mani e le strinse forte.

"Dai che vengo… continua…" - sussurrò.
Ma senza fretta, senza gridare. Godendo come non le era mai successo. In maniera diversa.

Saltarono anche i preliminari. Ci fu solo quello. Loro due. Il loro amore. I loro corpi intrecciati come rami antichi. Dopo una decina di minuti, anche Giorgio arrivò al piacere, finendo dentro di lei.

Rimasero accoccolati, scambiandosi occhiate dolci. Poi ricominciarono. E passarono tutta la notte, ancora e ancora, a fare l’amore.

Forse, finalmente, Camilla era cambiata. E aveva lasciato una volta per tutte la cattiva strada.
 
35. Verso una buona strada

Camilla e Giorgio continuarono per settimane a parlare su WhatsApp. Ormai era chiaro che prima o poi sarebbe successo qualcosa tra di loro.

“Pensavo si capisse che volevo vederti…” - scrisse lei a un certo punto, esponendosi.
A quel punto Giorgio capì che era cosa fatta, e decise di invitarla a cena da lui. Era molto bravo a cucinare.
“Che ne dici se una sera di queste vieni a cena da me?”
“Che idea carina!” - disse lei, riempiendosi di gioia.

L’occasione ci fu il weekend successivo, quando i genitori di Giorgio sarebbero stati fuori.
“Casa libera questo weekend… che ne dici di venerdì?”
“Andata.”

Camilla era emozionata come non lo era da parecchio. Era una tiepida serata di aprile. Lei si era allenata nel primo pomeriggio, perciò aveva avuto tutto il tempo per tornare a casa e prepararsi.

Indossò un vestito leggero, floreale, verde e giallo. Le cosce erano lasciate scoperte alla brezza della sera. Aveva un trucco molto leggero, in tinta con il vestito: un ombretto giallo e le ciglia valorizzate dal rimmel. I suoi occhi verdi risaltavano, brillavano, luccicavano.

Giorgio la accolse dentro casa. Camilla iniziò a vederlo più bello di quanto non fosse. Potere dei sentimenti. Anche il suo naso aquilino, piuttosto pronunciato, sembrava ora quasi gradevole, inserito armonicamente nel suo viso, anche se spuntava come una vetta aguzza delle Dolomiti.

Il primo saluto tra di loro fu impacciato. Ci fu un bacio che non era né carne né pesce: né sulle labbra, da fidanzati quali probabilmente sarebbero diventati a breve, né sulla guancia, da amici — cosa che non erano più da un bel pezzo. Sorrisero entrambi, imbarazzati. Poi Giorgio le chiese di lasciargli la giacca di jeans, che Camilla si sfilò, liberando le braccia nude, coperte solo dal vestitino che aveva delle maniche che le arrivavano a metà avambraccio. Ammirò la sua pelle liscia, fantasticando già su come avrebbe potuto accarezzarla al termine della serata.

Giorgio aveva già un piano per la serata: dapprima le avrebbe cucinato, anche se sentiva un po’ la pressione di cucinare davanti a lei. Poi ci sarebbe stata la cena: aveva già apparecchiato con una tovaglia elegante, il servizio buono ed una candela al centro. Quindi, l’avrebbe portata in sala hobby, dove c’era il pianoforte del padre, che anche lui ogni tanto suonava. Per l’occasione aveva imparato un pezzo. L’idea era di dedicarlo a Camilla e poi insegnarle a suonarlo, facendola accomodare sulle sue ginocchia. Da lì, tutto sarebbe andato secondo i piani. O, in alternativa, la serata si sarebbe dovuta spostare sul divano. Avrebbero visto un paio di puntate di Friends, la serie preferita di entrambi. E lì, tra cuscini e luci soffuse, nulla avrebbe potuto fermare il bacio.

La cena andò alla grande, il feeling era a livelli altissimi. Ma per tutto il tempo, sembrava esserci un velo di imbarazzo e incertezza. Camilla si chiedeva se stesse facendo la cosa giusta. Se tutte le sofferenze che aveva causato, a sé stessa e ad altri, avessero un senso in quel momento. Ma si sentiva pronta. Poteva finalmente esporsi al sentimento che la stava travolgendo.

Ma poi… cosa fare? Andare a letto con lui la prima sera? Confermare di essere una "facile", rischiando di scadere ai suoi occhi? Oppure tirarsi indietro, interrompendo però la magia del momento?

I pensieri di Giorgio, invece, erano tutti concentrati su sé stesso: "Sarò abbastanza bravo? A Camilla piacerà quello che ho cucinato? Sbaglierò mentre suono? Sarà il momento giusto per baciarla?" Entrambi avevano dubbi… ma su loro stessi, non sul sentimento che provavano l’uno per l’altra.

Camilla, assaporando i piatti, continuava a scoprire lati di Giorgio che le piacevano, che alimentavano quel sentimento. Lo guardava ammirata mentre era ai fornelli: mentre sfumava il filetto con il vermouth o tagliava gli agrumi con precisione e velocità.

In quel mix di sapori — alimentati anche dal vino bianco che accompagnava il loro pasto — i loro sguardi si intersecavano, poi sfuggivano, si allontanavano… e poi tornavano a fissarsi, con prepotenza. Quasi volessero entrare l’uno dentro l’altra. A più riprese si avvicinarono pericolosamente, accostando le loro labbra. Ma il bacio stentava a decollare.

Come da programma, quindi, la serata si spostò davanti al pianoforte. Giorgio suonò Someone Like You di Adele, facile ma d’effetto, mentre Camilla, seduta dapprima sul divano dietro di lui e poi su una poltrona accanto, si perdeva tra quelle note. Poi lui fece la sua mossa.

“Vieni qua che ti insegno a suonare.”
Lei, quasi imbarazzata – e non era da lei – si avvicinò. Ed effettivamente era così che si sentiva. Era sempre stata spigliata, molto spigliata, a volte anche troppo. Era una che si faceva mettere le mani addosso e le metteva alla prima occasione, come se nulla fosse.

Ma in quel contesto così romantico, così intimo e anche inusuale per lei, si sentiva quasi a disagio. Non le veniva proprio da essere più esplicita. Forse stava scoprendo un lato di sé che non pensava di avere, e che credeva non potesse più emergere. Le piaceva, ma la spaventava anche, perché la rendeva – secondo lei – vulnerabile.

Si avvicinò titubante e lui le fece segno battendo con la mano sulla sua coscia, invitandola ad accomodarsi sulle sue ginocchia. Lei sorrise vedendo quel gesto, vagamente da playboy, che non era minimamente da Giorgio.

Lui la abbracciò, prendendole una mano e posandola delicatamente sul pianoforte.
“Guarda, segui quello che fanno le mie dita.”
E le loro dita si sfiorarono, senza fretta, senza doppi fini.

Giorgio accompagnava la mano di Camilla, che però era goffa – non avendo mai toccato uno strumento – e si accasciava sui tasti neri, premendone due per volta e producendo suoni tutt’altro che piacevoli.

Lui cominciava a essere teso. Non trovava mai l’attimo buono per far buttarsi, e questo lo preoccupava. Voleva che fosse perfetto. Quindi, si spostarono sul divano.

Risero tra una battuta e l’altra di Friends, ma Giorgio era sempre più teso. Eppure, era una cosa semplice, che aveva già fatto più di una volta. Ma che stavolta stava caricando, forse eccessivamente, di una serie di aspettative. Sul significato, sull’importanza.

Provò alcuni timidi approcci fisici: mise il braccio intorno al collo di lei, abbracciandola e tirandola leggermente a sé; poi le sfiorò i capelli, una coscia.

Poi successe tutto molto naturalmente. Una scena della serie, in cui Giorgio riconobbe un particolare che gli ricordava Camilla, lo spinse a indicarla.
“Quella sei proprio tu!”
La frase fece scoppiare una risata tra loro. Lei lo insultò amorevolmente.
“Scemo.”
Poi prese un cuscino, e cominciarono a farsi la guerra. Camilla si ritrovò sopra a Giorgio, con il cuscino che gli copriva il viso.
“Guarda che ti soffoco!” - disse scherzando.

A quel punto erano davvero vicini. Giorgio le sfilò il cuscino dalle mani, ormai era l’ultima barriera che separava le loro labbra. E finalmente, il bacio tanto desiderato suggellò tutto quello che provavano – e dal quale cercavano di fuggire – da ormai diverse settimane.

Fu tutto imperfetto, ma allo stesso tempo perfetto. Nessuna scena da film, niente sedute sulle ginocchia, sfioramenti calcolati, baci rapiti sulle note del piano. Solo una banale lotta con i cuscini. Due ragazzi innamorati che, tra una risata e l’altra, tra piume svolazzanti, stavano esprimendo tutto il loro amore.

In una posizione tutt’altro che comoda: buttati sul divano, con un braccio penzoloni lui, con una gamba sul divano e l’altra che poggiava a terra lei. Ed erano felici, nella loro perfetta imperfezione.

Non avevano fretta di andare oltre. Rimasero lì, semplicemente a baciarsi e a sfiorarsi. A staccarsi e guardarsi negli occhi. A ricominciare, a sistemarsi sul divano in una posizione più comoda per poi ritrovarsi, dopo due minuti, in una ancora più scomoda, presi com’erano dalla foga di assaggiarsi.

Non seppero neanche loro quanto tempo passarono semplicemente a baciarsi e coccolarsi. Forse cinque minuti. Forse dieci. Forse mezz’ora o un’ora. Ma a quel punto il tempo non importava più.

Giorgio la prese in braccio e la portò in camera da letto non staccandosi mai dalle sue labbra. La posò delicatamente sul letto. Si tolse i vestiti, e lei fece lo stesso. Si baciarono di nuovo, riprendendo da dove avevano lasciato. Ma, finalmente, lui era sopra di lei, nudi entrambi. La guardò negli occhi.

“Non mi sembra vero…” – fece lui.
Lei sorrise, lo tirò forte a sé, gli diede un bacio. E lui, piano piano, entrò.

Era la prima volta che Camilla sperimentava un sesso così delicato. E capì che si era persa molto. Che l’amore era una cosa che poteva provare anche lei. Che rendeva il sesso – forse – anche migliore.

Non cambiarono posizione, ma rimasero in quella del missionario in cui lui, sopra di lei, la guardava con occhi innamorati. E quello sguardo le faceva sentire tutto ancora di più.

Giorgio sfiorava la sua pelle nuda, liscia, che aveva avuto sotto gli occhi per tutta la sera. Le cosce, i fianchi, il seno. Accarezzava ogni parte del suo corpo con la delicatezza di una foglia. Lei gli prese le mani e le strinse forte.

"Dai che vengo… continua…" - sussurrò.
Ma senza fretta, senza gridare. Godendo come non le era mai successo. In maniera diversa.

Saltarono anche i preliminari. Ci fu solo quello. Loro due. Il loro amore. I loro corpi intrecciati come rami antichi. Dopo una decina di minuti, anche Giorgio arrivò al piacere, finendo dentro di lei.

Rimasero accoccolati, scambiandosi occhiate dolci. Poi ricominciarono. E passarono tutta la notte, ancora e ancora, a fare l’amore.

Forse, finalmente, Camilla era cambiata. E aveva lasciato una volta per tutte la cattiva strada.
Ho letto sia il capitolo 34 che 35 insieme entrambi davvero ben scritti non posso che farti i complimenti. Sinceramente riservo qualche dubbio rispetto alla non troiagine di Camilla
 
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