1. Prologo.
Era ormai passato parecchio tempo dalla notte del festino in cui Anita e Pietro avevano dato sfogo alle loro più sfrenate pulsioni erotiche nella villa del suo fidanzato, a bordo piscina, coinvolgendo lo stesso Luciano e la sua sorellina appena maggiorenne, Adele.
Ed eccoci qua, dunque, con i "nostri" tre protagonisti principali...
Come già detto nelle storie precedenti, Anita è una giovane di 22 anni, alta 1 metro e 73 per 58 kg, molto magra, pettinata con capelli neri lisci e occhi castani. Fisicamente, ha un culo incredibilmente grosso, che non perde occasione di ostentare sfacciatamente, sia quando indossa vestiti innocenti ma aderenti che quando è “coperto” semplicemente da un perizoma da troia…
Inoltre, ha due piccole tette, una seconda misura sodissima che fa impazzire i suoi coetanei e non solo, e una vagina rasata che cura con grande impegno.
Di solito, mette dei pantaloncini che stentano a contenere il suo “lato b”, e sopra dei top da cui non è difficile immaginare ciò che ci sta sotto.
Anita è fidanzata ufficialmente con Luciano, studente di 24 anni, alto 1 metro e 78 per 65 kg, fisico palestrato, moro, magro, capelli e occhi scuri, e poco peloso.
Il suo punto debole è la virilità: è davvero poco dotato, ha un pene di 16-17 cm che tra l’altro usa malissimo… Infatti, con lui Anita non riesce mai a venire, non riesce a soddisfarla, anche se si amano moltissimo. Inoltre, è molto monotono, e pratica solo la posizione del missionario, non la scopa a pecora, non si fa fare pompini e soprattutto non le lecca la fica…
Infine, Pietro. E’ l’unico lavoratore del gruppo, ha 24 anni, è alto 1 metro e 77 per 80 kg, ed è uno sportivo di professione. Non ha un fisico scolpito, ma è robusto, non troppo peloso, con barba, capelli e occhi castani. Sotto, ha un membro eccezionale, di 25 cm, largo e con due belle palle grosse, e a letto dura moltissimo…
Anita e Pietro, intanto, proseguirono nei loro accoppiamenti selvaggi e clandestini, nonostante lei fosse ancora legata a quel cornuto conclamato e minidotato di Luciano.
Improvvisamente, però, le cose cambiarono, poiché la ragazza dovette trasferirsi per proseguire gli studi all'università...
Per lei, fu un duro colpo, tanto che non riuscì sulle prime a trovare il modo per dirlo al focoso amante, fin tanto che – alla vigilia della partenza – Pietro si accorse, durante uno dei loro innumerevoli amplessi, che qualcosa non andava:
- "Nini... Che succede?", gli disse preoccupato, "è da un pò che non sei più la stessa... Scopi come se fosse un dovere... Dove è andata a finire la bellissima troia che avevi dentro?".
La giovane cercò di dissimulare, ma con la testa proprio non ci stava... Non c'era nulla da fare... Così, contrariamente al suo carattere forte, con il cazzo di Pietro piantato ancora nelle viscere e le mani sulle spalle forti di lui, scoppiò in lacrime:
- "Domani parto per Milano, e difficilmente tornerò prima della prossima estate, o forse tra anni... O forse mai… Ecco, tutto finisce qui, non immagini neanche come mi sento... Sto morendo dentro... Per Luciano, per me sarà come una liberazione, ma con te... Io, ho bisogno di te, sapere che ci sei ogni volta che mi bagno dalla voglia di scopare, scopare davvero, capisci? Sto quasi pensando di rinunciare a studiare...".
Cercò di recuperare una certa dignità e si asciugò gli occhi, quando lui – accarezzandole dolcemente le piccole tette – le disse:
- "Piccola... Non dire cosi, a tutto c'è una soluzione! Forse ci vorrà un periodo di assestamento, ma poi vedrai che tutto tornerà come prima... E poi... Milano non è in capo al mondo... Verrò su ogni weekend e ci faremo delle cavalcate incredibili...".
Ma Anita era donna, e come tutte le donne vedeva lontano, e con una drammatica lucidità non volle sentir ragioni:
-" No, Pietro... Tutto finisce qui... È stato bello, meraviglioso... Mi stavo quasi innamorando di te, ma dobbiamo essere realisti...".
Si divincolò da quel palo che la trafiggeva, si alzò dal letto, e dopo essersi rivestita lo baciò con passione. Poi, apri la porta e scomparve.
Il ragazzo restò lì impietrito, forse incredulo... Dentro la sua corazza di uomo duro, c'era una insospettabile persona sensibile... e Anita, in quei mesi, non gli aveva dato solamente il suo corpo ma molto, molto di più...
Ci restò male, ovviamente, ma alla fine non poté fare altro che farsene una ragione...
Ma, non appena Anita fu partita per il nord, quasi "casualmente" la sorellina piccola di Luciano riapparve nella vita dell'inconsolabile amante.
Pietro, benché sorpreso, prese la cosa con grande soddisfazione, come fosse un "risarcimento" del torto subito, ignaro però di ciò che quell'apparizione significava...
2. Il "patto del pisello".
Infatti, prima che Anita partisse, le due "cognate" avevano firmato una sorta di "patto per il pisello"...
Si incontrarono nottetempo, e la più "anziana" delle due stabilì le regole:
- "Adele, ascoltami bene... Pietro è mio, e tu non lo devi toccare", disse seccamente alla ragazzina, Anita.
Colta in contropiede, l'altra proprio non si aspettava quell'esordio, e siccome non era abituata a farsi mettere i piedi sulla testa, replicò con altrettanta fermezza:
- "Guarda che io non sono la vostra puttanella da strapazzo... Ogni volta che Pietro mi ha scopata c'eri sempre tu presente e consenziente... E se stava bene a lui, stava bene a tutti. Ma poi, scusa, perché mi dici queste cose?".
Allora, Anita si fece più conciliante e le rispose:
- "Scusa tu... Non volevo essere cosi dura... È che io tengo davvero a Pietro... Facciamo un patto: visto che tu hai quelle tette da sballo che io non ho, hai via libera per fargli tutte le spagnole che vuole... Goditelo anche di bocca, che sei brava, ma quel cazzo non deve entrare per nessuna ragione né nella tua fica, né nel tuo culo... Mi hai capito bene? Anche se mi piace, è sempre un uomo, e come tutti i maschi è un porco... Se te lo chiede, fai come ti pare ma non lo devi far entrare!".
Adele, benché delusa da quella prospettiva, si sentì orgogliosa del riconoscimento tributato alle sue tettone, e accettò la proposta:
- "Va bene!, prometto di non affaticarlo troppo... Al tuo ritorno te lo restituirò bello pimpante...", ridacchiò come una bambina capricciosa.
Ma Anita non si fece abbindolare dalle smancerie della sorellina del suo ragazzo, e concluse:
- "Se vengo a sapere che non sei stata ai patti, ti sbudello...".
E partì con il morale sotto ai piedi, ma certa che Adele non avrebbe mancato alla parola data...
Pietro e Adele, allora, si misero all’opera, pronti a stringersi (nel vero senso della parola) in un "abbraccio" sempre più forte...
La ragazza – 19 anni, alta un metro e 62 centimetri e sfortunatamente innamorata di un minidotato – aveva due occhi scuri e capelli neri "a caschetto" con frangetta davanti, era magrissima, ma dotata di una soda quarta misura, fianchi stretti e un culetto piccolo e compatto.
Cominciò subito a darsi da fare: Anita l'aveva sfidata; ebbene, lei era pronta a farsi valere, sorprendendo persino quel maschio…
Difatti, per prima cosa, in una serata davvero "calda", non fece ciò che lui si aspettava, e cioè sfoderare quel gran bel paio di boccioni, ma – dopo essersi tolta la minigonna rosso fuoco (era già quella una "dichiarazione di guerra"?) – gli voltò le spalle e si sfilò sensualmente il perizoma...
Pietro era già in alzabandiera, disteso e con il traliccio di carne a 90 gradi con il corpo, quando Adele si spalancò le natiche e retrocedendo verso di lui andò ad abbrancarle il cazzo, rinchiudendolo poi tra quelle sode metà come se fossero due enormi mammelle.
Il ragazzo rimase assolutamente spiazzato, ma non ebbe nemmeno il tempo di realizzare bene cosa gli stava accadendo che lei – con un perfetto gioco di ginocchia – prese a fare su e giù pompandolo dalla punta della cappella fino alle palle.
Sarà stato uno stimolo di testa, o invece lo sfregamento cazzo-culo, o entrambe le cose, fatto sta che quel toro venne dopo solo una decina di minuti... Una sborrata tanto eccezionale quanto era stata eccezionale la sorpresa per quella pratica davvero inusuale.
Adele, era eccitatissima, e quando si voltò per ammirare quel suo capolavoro, Pietro poté scorgere tra le sue gambe un sottile rivolo luccicante che le scendeva lentissimamente.
Pensando che quello fosse il momento giusto per "concludere", cercò di attirarla a sé, ma lei fece resistenza e si allontanò in tutta fretta.
Corse in bagno a pulirsi e ad asciugarsi, ma soprattutto a dare – finalmente – libero sfogo alla sua rabbia repressa fino a quel momento. Pianse intense e silenziose lacrime, si guardò allo specchio e si disse, stringendo i pugni e ripensando a quell'occasione mancata:
- "Sono una stupida, proprio una stupida...".
Ad ogni modo, non poteva accettare che la parola data ad Anita sminuisse il suo essere femmina; voleva dimostrare a quel maschio ben altro, e così tornò da lui, si fermò ai piedi del letto e si mise le mani sui fianchi.
Gli disse:
- “Adesso, vedrai cosa sono capace di farti!”.
A distanza di un paio di metri, fece con le labbra come se volesse dargli un bacio, e mentre lui fissava come ipnotizzato la sua fica lei si slacciò il grosso reggiseno…
Montò sul letto, e Pietro l’abbracciò cingendola con le braccia e le mani la vita… Salì su, a palparle il seno con una mano, mentre con l’altra le fece un ditalino assai profondo.
Le fece raggiungere l’orgasmo e lei, per ricambiare, si distese poggiando le tette una per ciascuna delle cosce di lui, e – scivolando in avanti – si infilò il suo cazzo in mezzo al solco delle mammelle.
Era chiaro qual’era il suo intento, e Pietro le sussurrò:
- “Ti adoro, perché così giovane hai già una fantasia che Anita non avrà mai, sei una vera macchina da sesso…”.
Glielo disse, per vedere dove la ragazza - incitata - si sarebbe spinta.
Erano entrambi completamente nudi, e l'uomo, in men che non si dica, si ritrovò nuovamente con l’uccello in tiro.
Adele, allora, si strinse la sua quarta misura abbondante con le mani, per avvolgerlo bene, anche se non c’era bisogno che si aiutasse vista la mole del suo seno.
Gli fece quella spagnola, facendosi letteralmente scopare le tette, e accompagnando il movimento a dei bei colpi di lingua sulla cappella, mentre i suoi capezzoloni andavano a trafiggere l'inguine...
Alla fine, Pietro le venne in faccia e sulle boccione tanto di quello sperma da renderla piacevolmente irriconoscibile.
Finita quell'eruzione, Adele prese a leccarsi via con gusto quella cremina da tutta la sconfinata superficie delle tette, finché - sazia - non tornarono perfettamente pulite...
In seguito, Pietro tornò a chiederle – ed ottenne – più volte quel "lavoretto", finendo per preferirlo alle classiche pompe...
3. Miss "BumBum".
Preso com'era dalla ragazzina, Pietro si era quasi dimenticato della sua “perfida amante”... Quasi, perché un giorno Anita si rifece viva: era troppo importante, “necessario”, per lei, quell'uomo.
La cosa, ricominciò – fin da subito – con una videochiamata a luci rosse…
La ragazza si disse: “O la va o la spacca”, e compose il numero di lui… Attese con il cuore in gola e l’ansia di un possibile rifiuto, ma invece Pietro – preso il suo cellulare in mano e riconosciuto chi lo chiamava – rispose immediatamente:
- “Nini, sei tu? Ma che bella sorpresa… Come ti và? Sapessi che voglia che ho di te… e di mettertelo nel culo...”.
E lei, “recitando” quella parte di finta scandalizzata che era nelle dinamiche del loro rapporto, gli disse:
- "Ma sei un maiale... Dopo tanto tempo che non ci sentiamo, tu mi dici queste cose? Però, sai, la cosa mi eccita sempre parecchio…".
- “Ah si? E cosa stai facendo?”, replicò l’uomo.
Quella videochiamata cominciava a “scottare”, e Anita si stava lasciando andare… Era inquadrato solo il viso, ma dalla sua espressione si intuiva che era occupata languidamente a “giocare” con la sua intimità. Poi, dopo un lungo silenzio, riprese:
- “Mi sto masturbando con le dita… Ho tutte e due le mani nella fica... Sono bagnatissima, e sto colando proprio come piace a te... Tu, invece, dove sei?”.
E Pietro:
- “Sono al lavoro, in palestra... Ti proibisco di venire… Aspettami, vado in bagno e ti richiamo...”.
Anita si stava toccando sempre più infoiata, era sconvolta dal piacere, e quando Pietro richiamò, lei puntò l’occhio del suo smartphone a riprendere un bel primo piano della sua fica aperta e lucida di umori, e schiacciò il tasto per accettare la chiamata… Poi, rispose:
- “Eccomi…”.
A momenti, a lui non prese un colpo… Non ebbe la forza di dire niente… E quando si riprese, mormorò:
- “Nini, sei proprio come ti ho lasciata… bellissima…”.
Anita, allora, decise di calcare la mano:
- “Mmhhh… Vediamo se anche tu sei rimasto lo stesso… Dai, abbassa la web…”.
Pietro la voleva ancora più calda, e rilanciò:
- “Non so se riuscirò ad inquadrare tutto quello che tu ti aspetti…”.
E lei, di rimando:
- “Non importa, basta l’essenziale…”.
Il ragazzo, allora, vedendo che gli orgasmi di lei si stavano susseguendo uno dopo l’altro, acconsentì alla richiesta della giovane… Cominciò a scendere lentamente… Pian piano si scoprì il torace, con i capezzoli rigidi dalla visione che lei gli aveva proposto, poi il ventre con l’ombelico, che sussultava dalla libidine sempre più crescente, e infine apparve quel cannone la cui consistenza Anita conosceva bene… Era ancora coperto, ma in un biz l’uomo lo scappucciò offrendole uno spettacolo incredibile: la cappella violacea si faceva sempre più grossa, pulsava spasmodicamente, e alla fine l’obiettivo della cam si offuscò improvvisamente…
Anita, allora, ruppe quel silenzio:
- “Ehi, ma che pure laggiù c’è la nebbia?”. E ridacchiò.
Piano piano, sullo schermo del telefonino della ragazza tornò il sereno, e Pietro rispose:
- “Tesoro, ho dato il meglio solo per te, non ti pare?”.
Lei, pronta, ribattè:
- “Se la mia passerina ti fa questo effetto, posso stare tranquilla… Comunque, ho registrato tutto, così quando ne ho voglia…”.
E lasciò cadere la frase nel vuoto…
Pietro la rassicurò:
- “Puoi stare tranquilla sì… Ma quando ti prendo, penso che un altro buchino diventerà largo almeno come questo…”.
A quel punto, le parole di lui risvegliarono in Anita quella “promessa” che aveva fatto fare alla cognata… Così, distolse l’inquadratura dai suoi genitali, tornò con un primo piano sul suo volto e – seria – domandò a bruciapelo all’uomo:
- “L’hai scopata? L’hai inculata??”.
Pietro capì perfettamente a chi si riferiva la sua amante, e dichiarò:
- “Se devo essere onesto, ci ho provato più volte, ma lei è stata sempre molto sfuggente…”.
Anita fece come una smorfia di soddisfazione, tale che lui ne rimase sconcertato:
- “Sembra quasi che tu sia contenta che mi ha mandato in bianco… Ne sai qualcosa?”, domandò diretto Pietro.
Anita, però, aveva deciso che lo avrebbe tenuto sulle spine ancora per un bel po’, e – con un'espressione da porca – gli disse, con tono sibillino:
- “E chi lo sa… Ma stai attento a quello che fai…”.
E chiuse la chiamata.
Dopo pochi minuti, Pietro ricevette un sms:
“PENSA A QUELLO CHE POTREMMO FARE NOI DUE VICINI…”
Da quel momento, i due tornarono ad essere inseparabili, e presero a sentirsi quasi quotidianamente, e anche a distanza di più di 600 chilometri ri-cominciarono a "stuzzicarsi", ma in maniera nuova, promettendosi scopate da mille e una notte alla prima occasione dal vivo...
Anita, poi, gli disse di essersi ambienta alla perfezione, e gli raccontò un aneddoto che fece ingelosire Pietro: durante una festa, la studentessa era stata eletta "Miss Università BumBum".
A quel concorso, le ragazze non erano state giudicate per il loro fisico nel complesso, ma unicamente per l’avvenenza del loro "lato b" .
E Anita, ovviamente, in quella circostanza, aveva sfoggiato un culo fantastico, un sedere meraviglioso, perfetto, con una pelle liscia, una forma tonda... Insomma, un'autentica opera d’arte che non ebbe difficoltà a sbaragliare la concorrenza...
Il giovane, cominciò allora a sentire la necessità di "marcare il territorio". Le disse:
- "Che bisogno avevi di fare la puttana con i milanesi? Io devo mendicare la tua fica e non solo, e con loro ti sei data a culo nudo? E magari, non solo quello... Eh già, ormai la signorina guarda in alto... Chissà che ti hanno promesso...".
La verità, era che Anita ormai non gradiva più sentirsi braccata, con il fiato sul collo da parte di Pietro... Si era conquistata la sua libertà, e non voleva rinunciarvi... Nemmeno per il cazzo più bello da cui era stata scopata.
E lui la mise di fronte a una scelta obbligata: o rientrava alla base, o lui si sarebbe prese tutte le libertà con Adele, che nel frattempo gli aveva mostrato le sue splendide "abilità"...
Andò a finire che per un bel pò di tempo i due non si cercarono più, Pietro ottenne dalla spregiudicata diciannovenne ciò che voleva, e lei si fece le sue "esperienze" nella capitale del nord.
Ma, alla lunga, Anita cominciò a sentire che il detto "moglie e buoi dei paesi tuoi" era – come tutti i proverbi – assai veritiero.
A letto, quei baldi giovani con cui si accompagnava, la trattavano da troia, una botta e via, senza metterci nemmeno un minimo di fantasia...
Pietro, invece... Lui si che – nonostante che ogni volta che la inculava le sfondava letteralmente l'intestino – la faceva sentire una regina, le faceva sentire di essere unica!
Perciò, prese la decisione più logica: fece i bagagli e rientrò ad Ariccia. Prima di partire, però, mandò un altro sms al ragazzo che ancora una volta era stato capace di scuoterla:
"HAI VINTO TU. SONO STATA UNA STUPIDA. TORNO A CASA".
4. Il ritorno.
Adele, ormai aveva deciso: avrebbe rinunciato agli studi per stare vicino al "suo" Pietro, e d'altronde il titolo di "Miss Università BumBum" le spalancava le porte per una carriera nel mondo del cinema "hard".
Così non attese nemmeno la fine dell'anno accademico, ma prese il primo treno e in breve si ritrovò alla stazione ferroviaria di "Roma Termini", da dove un pullman di linea la condusse nella sua amata Ariccia...
E mentre davanti ai suoi occhi scorrevano tanti posti cari alla sua infanzia, Anita cominciò a pianificare il suo piano d'azione. La voglia di farsi rompere da quel ragazzo era così tanta, che niente poteva fermarla.
Giusto il tempo di sistemarsi, di riorganizzare la sua vita e con essa la sua camera, ed ecco che sul suo telefonino tornò prepotente ad affacciarsi il contatto di Pietro... La stava cercando dopo un lungo periodo di silenzio, da quando cioè lei era capitolata ed aveva accettato il suo "out-out"...
La ragazza fece un profondo respiro per scacciare la tensione accumulata in pochi istanti, poi rispose:
- "Eccomi, mio bel cazzone... Novità?".
Lui, non amava essere messo alle strette, e anche stavolta preferì che fosse lei a prendere l'iniziativa... Perciò, ribattè:
- "Assolutamente nessuna... A meno che tu non abbia qualcosa da dirmi... Già che sei di nuovo qui è un buon inizio, ma adesso devi farmi capire cosa vuoi veramente...".
Anita aveva le idee molto chiare in tal senso, per lei il sesso era qualcosa di imprescindibile, e così non perse tempo a svelare le sue carte:
- "Fammi tua, voglio essere la tua puttana... Spaccami, rompimi tutta, ma ti prego scopami... La fica, il culo, tutto... Non ce la faccio più...".
Pietro capì, allora, che ce l'aveva di nuovo in pugno, e che – nonostante la parentesi meneghina – sarebbero tornati a divertirsi come prima, anzi meglio di prima, con tutti gli “arretrati”...
Continuando a giocare al gatto con il topo (o la topa?), le chiese:
- "Che programmi hai?".
E lei, diretta:
- "Ti aspetto a casa, stanotte... Facciamo verso le due... Ti lascio la finestra della mia stanza aperta, quella sul giardino... Non vedo l'ora di assaggiarlo di nuovo quel sapore che tanto amo...".
Pietro sapeva che Anita viveva ancora con i genitori, e che fino ad allora le loro cavalcate si erano tenute lontano da casa sua per ovvie ragioni... Rimase un attimo dubbioso e perplesso, poi si informò:
- "Ma i tuoi? Dove li hai spediti?".
Adele non battè ciglio, ma anzi rispose, tranquilla, come fosse la cosa più naturale:
- "Non li ho spediti da nessuna parte... Sono a casa... Dormono come angioletti… Vedrai, non ci disturberanno... Se faremo tutto con attenzione, poi non si accorgeranno neanche di quello che sarà successo...".
Il ragazzo non fu molto d'accordo, ma visto che lei era così sicura accettò la sfida.
D'altra parte, Ennio e Germana – così si chiamavano i genitori di Anita – erano persone alla mano, che non avevano mai creato problemi con le “relazioni pericolose“ della figlia, benché fossero un pò particolari come coppia, tanto che molti dei conoscenti non riuscivano a capacitarsi di come ancora stavano insieme...
Infatti, Germana, era una donna di 38 anni, famosa in città per la sua troiaggine – tutti la desideravano, dai giovani che quando la vedevano correvano a nascondersi per masturbarsi, ai mariti che mentre scopavano con le mogli pensavano a lei – che si era manifestata con molteplici tradimenti nei confronti del povero marito.
Era, inoltre, alta 1 metro e 67 per 53 kg, ed aveva avuto Anita da giovanissima, tanto che madre e figlia si assomigliavano in un modo incredibile: le uniche differenze, si notavano nelle tette – inizialmente, Germana le aveva piccole come la figlia, ma poi se le era fatte rifare e adesso aveva una terza piena, ma incongrua rispetto al suo fisico minuto – e nel culo – quello di Anita era grosso, sodo e perfetto, mentre quello della mamma, pur essendo altrettanto sodo era più piccolo.
Esteticamente, Germana si truccava da vera troia, e indossava vestiti da escort pura: tacchi alti, gonne e abiti aderenti, o top minimalisti che le permettevano di mostrare le tettone nuove di zecca.
Il marito era al corrente delle corna che quasi quotidianamente lei gli metteva, ma invece di lasciarla decise di diventare un “cuck” dichiarato: poiché i due facevano scambio di coppia, molto spesso finiva che un bull si scopava Germana mentre lui di masturbava fino al limite dell’infarto...
Ovviamente, anche quello sfigato del “genero” Luciano la “onorava” con tante seghe, e stava sempre a cazzo duro (per quello che poteva, con i suoi modesti 10 centimetri) durante le cene di famiglia.
Ennio, invece, il padre di Anita, era un uomo sui 40 anni. Alto 1.85 per 85 kg, da giovane usciva con Germana solo perché era benestante e non certo per la sua dotazione "virile" – 13 centimetri – con la quale non si sa come riuscì a metterla incinta.
Germana, poi, rimase con lui per crescere la figlia, ma ovviamente aveva bisogno di ben altre “emozioni”.
Ennio, fece di tutto per la moglie, arrivando persino a farsi inculare da un “bull” e a prendere un cazzo finto nel buco del culo da lei, ed era molto geloso e possessivo nei confronti della figlia...
Insomma, tornando alla ragazza, Anita avrebbe fatto di tutto per tornare a godere con quel palo di 25 centimetri conficcato dentro di sé, dato che in famiglia non poteva certo sperare tanto.
Era così in agitazione che, a un certo punto, stressata dall'attesa, si addormentò…
Quando fu l'ora concordata, Pietro, puntualissimo, era davanti al muro di recinzione della villetta isolata della famiglia della giovane...
Iniziò, con grandissima cautela, ad arrampicarsi, e non appena fu dentro si diresse verso la finestra che gli era stata indicata...
La trovò esattamente come Anita gli aveva detto, e gli bastò forzare leggermente per aprirsi un varco sufficiente ad entrare.
Con un balzo, fu dentro, e trovò lei appisolata nel suo letto... Le si avvicinò, e scuotendola delicatamente per una spalla, le disse sottovoce:
- "Nini, sono io...".
La giovane, svegliandosi di soprassalto e trovandosi di fronte il suo amante, ammutolì dalla felicità, poi gli gettò le braccia al collo e lo baciò:
- "Finalmente... Quanto ho desiderato e sognato il tuo bestione...".
5. Un urlo nella notte.
Anita, quella sera, prima di coricarsi, aveva indossato solamente una leggera camicia da notte, praticamente trasparente, senza nulla sotto, né reggiseno né uno straccio di perizoma. Sapeva, infatti, che una volta che fosse stata tra le mani di lui, tutto sarebbe stato superfluo, e sarebbe saltato via in pochi minuti.
E così fu, Pietro con un solo gesto fece in modo che il suo corpo, sensuale anche se in un certo senso "sgraziato", venisse completamente svelato... Lo percorse con le dita lungo tutte le sue curve, dalle piccole tette giù fino al culo, che strinse energicamente come a sincerarsi che fosse ancora tutto lì, intatto e tale e quale lo ricordava lui...
Nel frattempo, la ragazza si era avventata sulla camicia bianca e perfettamente stirata di lui... La agguantò con forza, e non badando ad altro fece saltare tutti i bottoni, lacerandone il tessuto, strappandogliela di dosso fino a raggiungere il suo torace villoso e scolpito con una perfetta tartaruga, frutto di anni e anni di esercizio fisico.
Si avvicinò con la bocca ai suoi capezzoli, che prese a umettare con la lingua, per poi stringere con passione tra i suoi dentini aguzzi.
Scese giù come fosse un'indemoniata, e sbottonò la cintura, e lo stesso trattamento riservato alla camicia toccò anche ai pantaloni.
E quando glieli sfilò del tutto dai piedi, restò affascinata dinanzi allo spettacolo – imprevisto e imprevedibile – che le si presentò sotto gli occhi: anche Pietro, infatti, sapendo che sarebbe andato da lei per “quel” motivo ben preciso, aveva deciso di non indossare né boxer né altro, e quel serpentone tutto carne e nervi guizzò fuori più vivo che mai...
Intanto l'uomo aveva posato le sue mani sulle piccole tette di Anita, sode, con delle areole mini e due capezzoli grandi...
Nonostante le misure, le tette di quella ragazza erano assolutamente fantastiche, leggermente a punta, le più belle che Pietro aveva mai visto fino a quel momento.
Ne prese una in mano, e con la lingua cominciò a disegnare tutte le sue curve, lasciandoci sopra un leggero strato di saliva e "sgrillettando" velocemente, all’impazzata, la tettarella.
La stessa cosa fece anche con l'altro seno, e in breve quelle due magnifiche "gemelle" divennero dure come i sassi, e cominciarono a farle male...
Così il ragazzo mollò quella dolce presa, anche perché nel frattempo Anita si stava dedicando al "mostro" che lui aveva tra le gambe: lo leccava, e gli succhiava la cappella, portandogli il prepuzio giù fino a quasi metà asta, visto com'era elastico il suo filetto.
Poi pennellò tutto il tronco con slinguazzate lente ma intense, fino a risalire fin sulla punta di quel grosso corpo cavernoso.
E non trascurò nemmeno lo scroto con i testicoli, che sembravano due palle da tennis tanto li sentiva ingrossarsi nella sua bocca capiente.
Quando sentì tutti i muscoli del cazzo tirare al massimo, Pietro – con una manata decisa sul suo petto – la sdraiò supina e le allargò le cosce, fino a che anche le grandi labbra non si schiusero.
Anita pensò che era arrivato il momento del suo "sacrificio", ma lui volle prima divertirsi e farla divertire in altro modo...
Sarà stato che erano settimane che nessuno gliela leccava, ma quando lui le infilò la testa tra le gambe la ragazza provò un brivido, quasi una gradevole coltellata che le attraversò tutta la spina dorsale.
Poi Pietro andò con le sue labbra appena appena aperte sulla fica, bagnandola appena, e le infilò la lingua dentro, tenendo la mano sul suo monte di venere a fare una lieve pressione.
Anita era in estasi... Quella lingua calda e grossa si stava intrufolando lentamente nelle sue viscere, mentre la grossa mano del maschio la teneva bloccata sul letto, per non farla muovere e farla godere di più.
Ansimava da impazzire, e stava quasi per venire, ma non veniva mai...
Così, prese la sua decisione: si divincolò, e si girò pancia sotto, a quattro zampe, e mise il suo culo sodo e enorme quasi in faccia a Pietro, il quale non aspettava altro, con il suo pisellone in assoluta erezione apposta per lei.
I due erano in perfetta sintonia, e lui capì al volo cosa quel diavolo di femmina desiderava...
Appoggiò il suo glande turgido tra le gambe di lei, sulla passerina bella aperta.
Adele gemette, e lui farfugliò qualcosa di incomprensibile, e diede un colpo secco che quasi la fece svenire...
Provò e riprovò, ma non riuscì ad entrare dentro, forse perché era troppo tempo che i due non si "frequentavano" in quei pertugi e lei non era più abituata a quelle dimensioni spropositate...
Con quella “presenza” ingombrante e pulsante addosso, e restando pressappoco in quella posizione, Anita provò a suggerirgli:
- "Dai, proviamo nel culo... Inculami per bene, come solo tu sai fare... Sfasciamelo, fammi sentire ancora quanto è bello prenderlo lì!!”.
Con quel culo ineguagliabile davanti agli occhi, l'uomo iniziò strusciandole la cappella attorno al buchino, provò, ma fu lo stesso complicato.
Stanco e deluso, decise di spingere con tutte le sue forze, mentre lei – stringendo tra i pugni le lenzuola, e presa da un dolore incredibile – urlò, con tutto il fiato che aveva in gola, proprio come Pietro temeva:
- "Dio che maleeeeee!!".
Un urlo nella notte, l'urlo di Anita, ruppe il silenzio ovattato della campagna romana... Un urlo che Ennio non udì minimamente, abbandonato nel suo sonno, ma che non sfuggì all'orecchio acuto di Germana...
La quale, stette qualche istante in ascolto del silenzio a cui erano abituati...
Cercò di capire da dove proveniva quella voce colma di sofferenza, e udì un sordo bisbiglio, un ansimare affannoso di un uomo e di una donna non lontano da lei...
Attese qualche altro istante, quell’urlo si replicò, e alla fine riconobbe la voce della figlia... Si turbò, e pensò tra se e se:
- "Ma che sta succedendo? Anita ha bisogno di aiuto!.
Si alzò di scatto... Era solita dormire completamente nuda, e non pensò di mettersi addosso qualcosa, tanto in quella casa erano abituati a vedersi così... in costume adamitico… Uscì dalla sua camera senza farsi sentire dal marito, e restò in mezzo al corridoio, immobile...
Quelle voci ripresero vigore, e provenivano dalla camera della figlia... Si avvicinò, socchiuse la porta quel tanto che bastava per vedere qualcosa, e si mise ad origliare...
Cacciò dentro uno sguardo furtivo, e non volle credere ai suoi occhi: la ragazza, completamente nuda e con il culo all'insù, lo sfintere oscenamente dilatato e che eruttava sborra in continuazione, aveva dietro di se un uomo che non conosceva, ma che le stava puntando nell'ano un cazzo tanto grosso che nemmeno lei – che ne aveva "collezionati" davvero tanti – aveva mai visto...
Anita, quasi lo supplicò di entrare ancora una volta dentro il suo intestino:
- "Sodomizzami, vedi… ora entra bene!".
E lui fece scorrere quel cannone, senza fermarsi, fino a che le palle non andarono a cozzare contro le sue grosse natiche...
Già solo a quella vista Germana stava godendo, tanto che dovette tapparsi la bocca con una mano per non far sentire la sua presenza ai ragazzi.
Ma la sua libidine era così forte che per sfogarsi prese a torturarsi le grosse tettone con una mano, mentre con l'altra andò a frugare in mezzo al suo fitto e riccioluto boschetto nero, che via via si andava inzuppando di piacere...
Senza nemmeno accorgersene, sussurrò sommessamente:
- "Tale madre, tale figlia... Però... Anita se li sa scegliere belli prestanti...".
E riprese a masturbarsi così energicamente, che si stava strappando il pelo dalla fica fradicia.
Intanto, Pietro stava stantuffando il retto della giovane, che ormai non offriva più alcuna resistenza... Al che lei, si voltò e gli fece notare:
- "Lo vedi? Bastava solo riprendere l'allenamento...".
Germana si sentì all'improvviso come attratta da quel maschio così virile, tanto da giurare a se stessa:
- "Costi quel che costi, sarà mio, anche se dovessi mettermi contro Anita!! Quel cazzo è degno di una vera femmina...".
Un liquido viscido le stava colando dalla fica giù fino alle caviglie... Era venuta!
In fretta, su andò a ripulire, e quindi tornò a coricarsi accanto al marito. Lo guardò addormentato, e con disprezzo, come rivolta a lui, disse:
-" Eh, se ce l'avessi avuto tu quel palo di carne...".
Poi, con il pensiero, riandò a quanto aveva visto, e soddisfatta riflettè in cuor suo:
- "Certo, che ho proprio una figlia troia... Almeno quanto me... Visto che quel traliccio non è certo di Lucianino... Poveretto, un altro cornuto in casa, che andrà a tener compagnia a Ennio...".
06. Festeggiamenti… a sorpresa.
Germana era ormai infatuata da quel cazzo che aveva solo potuto scorgere di sfuggita mentre faceva godere quella troia della figlia… Lo idolatrava, e non riusciva più a toglierselo dalla testa… Quel grosso palo l’aveva eccitata e non poco, e aveva risvegliato la vacca in calore che era assopita in lei.
Perciò, da allora, cercò con tutti i mezzi di farlo cadere nella sua “trappola”, come una mosca nella tela di un ragno…
Iniziò a spiare ogni volta che i due si congiungevano (ormai, non usavano più l’accortezza di farlo lontano da quella casa…), e alla fine la sua tenacia fu premiata: la donna, infatti, trovò il modo certo per arrivare finalmente a concretizzare…
Con la scusa di festeggiare il ritorno a casa di Anita, Germana decise di organizzare – nella villetta di montagna a Vallepietra – una cenetta intima, in famiglia, a cui avrebbero partecipato solamente lei, Ennio (suo marito), e Luciano (il fidanzato della ragazza).
Pensò a tutto lei, ma quando venne il momento dei preparativi più “spiccioli”, si rese conto che aveva bisogno di una mano.
Allora, chiamò la figlia e le disse:
- “Ecco, è tutto pronto… o quasi… C’è rimasto solo da sistemare tavoli, sedie e le luci del giardino… Da sole non ce la faremo mai, e in questa casa non abbiamo uomini…”.
Ingenuamente, o piuttosto sopra pensiero, Anita le rispose:
- “Ma se ci sono papà e Luciano!”.
Germana, scoppiò a ridere come una matta, e poi non riuscì a trattenersi:
- “Tuo padre e Luciano uomini? Sono praticamente inutili, cara la mia bambina, Non sono buoni a scopare, figurarsi nei lavori pesanti…”.
Così, calò il carico, e chiese ad Anita se “per caso” non avesse un amico che le poteva aiutare. Dai suoi “appostamenti”, aveva capito benissimo, infatti, che lei e il suo “toro da monta” erano affiatatissimi, e quale sarebbe stata la risposta della giovane.
Risposta che ben presto divenne realtà:
- “Ma certo!, c’è Pietro… Figurati se non ci aiuta!”.
La donna, continuando a “giocare” la sua parte, stette un attimo in silenzio, e poi – subdolamente – le chiese:
- “Pietro? Chi è? Lo conosco?”.
Anita, credendo che la madre fosse all’oscuro di tutto, cercò di liquidare la questione:
- “No, non l’hai mai visto… Lavora in una palestra, e quindi è bello forte… Ma se non vuoi…”.
Germana sentì che la situazione rischiava di sfuggirle di mano, e quindi si affrettò a tacitare la ragazza:
- “Figurati, per me va benissimo… Basta che risolviamo il problema…”.
Allora Anita corse a chiamare il suo “splendido amante”:
- “Ehi, sapessi che è successo… Mia madre ha bisogno di un aiuto di un uomo forte… Mi ha chiesto se conoscevo qualcuno, e io ho pensato a te… Ti va di aiutarmi? Sai che io so essere riconoscente…”. E rise…
Pietro, preso così alla sprovvista ma felice di quell’occasione che gli avrebbe permesso di assicurarsi una scopata con lei, accettò con entusiasmo:
- “Ma certo, gioia! Io ci sono sempre per te…”.
Passò nemmeno un’ora che il ragazzo si presentò alla villa… Il caso volle che ad aprirgli andò proprio Germana, lui si presentò, e mentre le parlava lei non gli staccò nemmeno per un istante gli occhi di dosso… Si disse:
- “Oltre che un gran cazzo, ha un profumo di maschio incredibile!”.
Si misero subito al lavoro, e dopo due ore, tutti sudati, ebbero terminato… Allora Germana, fece la finta imbarazzata…
- “Aahhh… E con questo abbiamo finito… Veramente, non saprei come ringraziarti, se non era per te chissà quanto tempo ci avremmo messo..”.
Lui si schermì, e disse che era stata cosa da niente… Ma la donna, replicò:
- “Siii… una cosa ci sarebbe… Ti andrebbe di restare con noi a festeggiare il ritorno di Anita?”.
Il giovane, ovviamente, accettò subito, e Anita era al settimo cielo, anche perché non sapeva che dietro a tutto ciò c’era la macchinazione di sua madre, che stava tramando come un vera “mantide religiosa”…
E finalmente, giunse il momento della cena… Germana aveva assegnato i posti a tavola – un tavolo lungo e stretto – in modo tale che il ragazzo fosse a fianco di Anita, ma soprattutto di fronte a lei…
Ebbene, erano tutti a seduti ai loro posti, a bordo piscina, e mancava solo lei… Quando, infine, uscì di casa per raggiungere gli altri commensali, tutti quanti rimasero senza parole: aveva addosso un vestito che dire “da troia” era estremamente riduttivo… Sotto, aveva messo una minigonna cortissima a tubino rossa e un bel paio di autoreggenti, mentre sopra vestiva una camicetta bianca trasparente e ampiamente sbottonata sulle tettone, spinte oscenamente in su da un reggiseno di una misura in meno del necessario, tanto che quelle mammelle parevano sul punto di esplodere. Ai piedi, poi, calzava delle scarpe bianche con "tacco 15", e con gli occhi pesantemente truccati sembrava proprio una prostituta…
Quella, fu una cena con i fiocchi, e quando Germana si accorse che Pietro era distratto parlando del più e del meno con gli altri ospiti, improvvisamente gli sfiorò una gamba.
Lui, inizialmente, non diede importanza alla cosa, ma poco dopo percepì una nuova lieve carezza alla caviglia.
Stava parlando con Luciano, ma d'istinto spostò lo sguardo verso Germana che era proprio di fronte a lui, e vide che lo stava fissando calorosamente, mentre la sua caviglia si sfregava con il polpaccio dell’uomo; e si mordicchiava le labbra senza farsi notare dalla figlia…
Pietro sentì il tacco alto della sua scarpa che gli saliva lungo la gamba, valicava il ginocchio, e si perdeva tra le sue cosce con il tacco puntato nei genitali mentre la suola aderì al pene, e muovendo ogni tanto le dita dei piedi gli causava un piacere infinito.
Poi, Germana si staccò un momento dalla sua "preda", giusto il tempo di sfilarsi una scarpa lasciandola cadere a terra... Poggiò di nuovo la punta del piccolo piede nudo - portava una taglia 37 scarsa - tra le cosce di lui – che le aprì sempre di più – e riprese a “manovrarlo” sensualmente...
Pietro resistette ancora un po’ a queste stupende sollecitazioni, ma infine venne abbondantemente nei pantaloni...
La donna se ne accorse all'istante, poiché il dorso del suo piede fu inondato da quella calda “crema”… Gli sorrise, e poi – liberandosi anche l'altro piede dalla scarpa – con le dita di entrambe le sue estremità gli aprì la cerniera dei pantaloni liberando dalla sua prigione il cazzo ancora sporco di sperma...
Il ragazzo si irrigidì sulla sua sedia, e la sua partecipazione alla conversazione si fece sempre meno brillante: stava andando fuori di testa, altro che Anita!
A questo punto, la troia cominciò a scappellarlo, tenendolo fermo con la palma di un piede mentre con l'altro gli scendeva lentamente la pelle.
All'inizio Pietro provò un certo senso di bruciore sul glande, perché i piedi di lei non erano lubrificati, ma pian piano Germana prese a massaggiargli la cappella con l'alluce, scendendo a strofinargli il filetto con grande perizia.
Pietro non ce la fece più, e sborrò una seconda volta, e questa volta la donna usò i caldi fiotti che finirono sui suoi piedi – strofinandoseli l'uno contro l'altro –come fosse della crema idratante...
La cena stava volgendo al termine, e sotto a quel tavolo c'era di tutto e di piu... I due si guardarono, si intesero a meraviglia, e Pietro parve domandarle:
- "E ora, che facciamo?".
Ma la donna aveva già un piano e, sempre "parlando" con gli occhi, gli fece intendere:
- "Tranquillo, ci penso io!".
Infatti, con un gesto rapido e apparentemente maldestro, rovesciò la brocca d'acqua addosso al suo bel maschione...
Tutti si voltarono verso il luogo del “incidente”, e Germana esclamò:
- "Dio che sbadata... Scusami, Pietro... Vieni dentro, che vedrò di rimediare...".
Anita, colta alla sprovvista, si alzò in piedi e tentò di intromettersi tra i due:
- "Mamma, lascia stare... Vado io ad aiutarlo... Tu, resta qua...".
Ma la donna, guardando la figlia con fare da troia, come ad impedirle di mettere le mani su quel cazzo che finora si era “lavorato” a puntino, le si avvicinò e sottovoce le sibilò:
- "Resta seduta... Ci penso io!".
Ma la ragazza non si diede per vinta e rispose:
- “Guarda che ho capito il tuo giochetto… Ma il cazzo di Pietro è solo mio!”.
Per tutta risposta, Germana, ribattè, sbuffando dalle narici come una gatta in calore:
- “Adesso è mio… Discorso chiuso!”.
Anita e Germana sembrarono sul punto di azzuffarsi, ma poi la ragazza tornò a sedersi, lanciando alla genitrice uno sguardo carico d'odio.
Finalmente, Pietro e Germana poterono allontanarsi, e non appena furono fuori dalla portata degli ospiti seduti ancora a tavola, lei lo prese per mano e lo tirò su per le scale nella camera di Anita. Chiuse la porta a chiave, vi si appoggiò di schiena e gli disse:
- "Ora sei mio... Ti farò vedere io come si scopa, altro che quella fichetta frigida di mia figlia! L'altra sera, mentre cercavi di incularla senza riuscirci, ho pensato che sei sprecato per lei...".
Il maschio aveva il cuore in gola... In un attimo, realizzò che – contrariamente a quanto gli aveva assicurato quella incosciente di Anita – la donna li aveva smascherati, e cercò di giustificarsi:
-" Signora Germana, sono mortificato, ma sua figlia ha tanto insistito...".
E lei:
- "Non ti preoccupare, che adesso le daremo la lezione che si merita...".
Lo spinse sul letto e cominciò a spogliarlo, non lasciandogli addosso se non il suo pelo naturale... Poi, si rialzò, e allontanandosi di qualche passo per permettergli di guardarla bene, si spogliò anch'essa.
Allargò le braccia in croce, e dichiarò:
- "Bene... Ora vediamo come te la cavi!".
Pietro, supino, era già in completa erezione dall'eccitazione, e tutti i suoi 25 centimetri svettavano verso l'alto, come una bellissima stele egizia...
Germana rimase a bocca aperta, e quando si riprese dallo smarrimento esclamò:
- “Ma è spaventoso! Mio dio… Nei miei buchi non entrerà mai! Ecco perché, l’altra notte, mia figlia ha gridato come se la stessi scannando… Ci vuole il porto d’armi per andare in giro con questo coso…”.
Pietro, con un sorrisino beffardo, pensò tra se e se:
- “Hai giocato con il fuoco, cara la mia porcellona… Ora gioco io!”.
E rispose alla donna:
- “Tranquilla… Con un pò di fatica e molto dolore, te lo farò entrare tutto dentro, fino allo stomaco…”.
Germana, intanto – dopo aver provato inutilmente a lavorarlo di bocca – iniziò a fargli un pompino di mano…
Era davvero brava, e il traliccio di carne divenne ancora più duro…
Però, era assurdo non provare a fare qualcosa di orale, e così Pietro – prendendola da dietro la nuca – fece avvicinare le sue labbra alla cappella violacea e gli fece vedere come avrebbe potuto riceverlo, tanto che alla fine lui le sborrò in gola.
Si sdraiarono l’uno accanto all’altra, e mentre lei finiva di ingoiare tutto il frutto del piacere di lui, il ragazzo le disse:
- “Hai visto che ci sei riuscita? Sai che ti dico… Sei stata anche più brava di tua figlia, non hai lasciato cadere neanche una goccia… Hai ingoiato tutto… E’ proprio quello che un uomo vuole da una troia…”.
Poi, riprese:
- “Adesso, però, lo devi assaggiare nella tua passera… Con tuo marito ti sei divertita poco, ma vedrai che con me non potrai certo dire di non sentirlo… Su, da brava, fammi un'altra sega, che ti riesce proprio bene…”.
Germana, allora, obbedì, e gli fece un giochino di mano eccezionale, mentre lui – steso su un fianco – le leccava le tette e le toccava quel pancino così sexy.
Pietro sentì che si stava bagnando, e cercò di favorire quello stato succhiandole un capezzolo, per poi passare alternativamente con la lingua da un capezzolo all’altro, e mordendoli quasi con “cattiveria”.
Lei era ormai fradicia, e il suo organo di piacere nuovamente in tiro…
Le si abbattè addosso, le sollevò le gambe sulle sue spalle, e prese a leccargli la fica: le labbra, il clitoride, per poi affondare dentro quella cavità tanto gustosa.
A quel punto, Germana iniziò a gemere, e senza rendersene conto emise dei suoni al limite dell’osceno:
– “Aaahhh...”.
Ma, improvvisamente, smise con quei “vocalizzi”, e prendendogli la testa tra le mani disse al ragazzo:
– “Non ce la faccio più, lo voglio dentro, adesso!”.
Era il “via libera” che Pietro attendeva da quella troia in calore… Puntò la cappella, e in un attimo fu nelle sue viscere…
Il suo membro l’aveva penetrata, ma era riuscito ad entrare solo per metà della sua immensa lunghezza.
Più lui spingeva e più Germana urlava forte, proprio come la figlia...
Pian piano, il suo pene scavava in profondità… Lui spingeva, spingeva forte, e le sussurrò, con il respiro affannoso che le alitava in faccia:
– “Ti piace come ti scopo? Che fica calda che hai!”
Ma Germana non riuscì a parlare, non riusciva quasi a respirare, ansimava, e fu allora che lui lo fece entrare tutto in un colpo…
Le disse, con tono di scherno:
– “Lo vuoi ancora più dentro? Vuoi pure le palle??”.
La donna, per la prima volta, sentì che la sua patata era veramente stretta, e stava avendo un orgasmo infinito, interminabile...
Strinse le gambe a tenaglia dietro ai lombi di Pietro, poiché non voleva farlo uscire, e le sue urla di godimento giunsero fino all’esterno della villetta, chiare e distinte…
Allora, Anita si paralizzò dalla rabbia e dalla gelosia, e - a denti stretti - ringhiò:
- "Stronzi!!!".
Ma non poteva muoversi, altrimenti avrebbe rischiato di portarsi dietro quel "cazzetto ambulante" di Luciano...
Intanto, dentro, l'amplesso andava avanti, e l’uomo stava ricevendo da Germana quella “riconoscenza” che gli era stata promessa... Adesso, quella femmina in calore, si era preparata a prenderlo nel culo, da dietro, e l’uomo – alla vista di quel “lato b” molto somigliante a quello di Anita – non potè trattenersi dall’esclamare:
- “Sei così tremendamente sexy in questa posizione…”.
Poi, la afferrò per i fianchi tirando il suo corpo a sé, e si arrestò proprio quanto la cappella cominciò a premere sulle sue chiappe.
Stava per lubrificarle l’ano quando con un ghigno le disse:
- “Vedrai che divertimento, così a secco! A quel frocio di tuo marito ti riporto divisa a metà!”.
Pur non essendo vergine di dietro, anzi, tutt’altro, Pietro fece molta fatica per entrare… Strinse ancora di più le mani sui fianchi, e diede una prima botta decisa…
Germana, percepì che qualcosa di molto grosso si stava insinuando nel suo intestino, provocandole un forte bruciore. E siccome storse la bocca in una smorfia di dolore, Pietro la incalzò:
- “Hai voglia tu, a soffrire… Tutto deve entrare, troia!”.
Nel frattempo, continuò a spingere con colpi precisi e decisi, e tali che dopo pochi minuti lei sentì tutti i suoi 25 centimetri trapanarle il culo…
Non seppe dire se più dal rancore o dalle fitte, ma Germana riprese a urlare e cominciò a piangere…
Le uscì anche del sangue, ma Pietro non mollò la presa, e per circa una buona mezzora continuò a dilatarle le budella.
Quando sentì che il suo cazzo cominciava a sciacquarci dentro – segno evidente che le aveva spanato per bene il culo – si lasciò andare, e in pochi istanti le colmò l’intestino di caldissimo sperma…
Per reazione, la donna fu colta dall’ennesimo orgasmo, e squirtò come una pazza:
- “Vengoooooo…”.
7. Gelosia di una figlia.
Dopo quell'urlo “disumano”, fuori ci fu l’ennesimo silenzio imbarazzato, rotto da Luciano che – teso l’orecchio, e inopportuno come al solito – domandò:
- “Forse, qualcuno si sente male…”.
Quella frase, fece scattare su tutte le furie Anita: lei, aveva capito tutto… E mentre lei stava lì con quegli esseri insulsi, dentro Pietro e sua madre se la stavano spassando alla grande…
Si alzò, e come una belva ferita si precipitò all’interno… Seguendo le grida di quella troia della madre, giunse davanti alla porta della sua camera… Non voleva credere che Germana era arrivata a tanto, e con il cuore che le batteva forte socchiuse la porta… Vide che i due “amanti per una notte” – nella foga del darsi e ricevere piacere – non si erano nemmeno accorti che lei li stava osservando… Andarono avanti ancora per un pò di tempo che alla giovane parve un’eternità…
Ma a un certo punto, vinta dalla voglia di mettere fine a quel "tradimento", Anita fece irruzione: la porta della stanza si spalancò, e la ragazza comparve agli sguardi attoniti dei due, ancora ansimanti e nudi…
- "Siete due porci, depravati, traditori... E io che ero tornata per stare con te, Pietro... Non ti bastavo io, ti sei dovuto montare pure questa troia... E tu, mamma, capisco che con uno come papà, la fica ti ribolliva, ma potevi trovatene un altro? E per di più, in camera mia… Che schifo…".
Poi, con un sorrisino di nervosismo, indicando la bocca lorda di Germana, le disse, ancora:
- "Ma guardati, almeno pulisciti le labbra... Hai ancora la sua sborra che ti cola... Sei proprio una ninfomane…".
E siccome la miglior difesa è l'attacco, la donna – con fiera sfrontatezza – si tolse con un dito i grumi ormai rappresi e (tirando fuori sensualmente la lingua) se li ingurgitò senza alcun problema...
Poi, con la stessa animosità che aveva pervaso la ragazza, replicò a tono:
- "Ma che vuoi? Questo, non è né il cazzo del tuo ragazzo... Che vuoi da me se Luciano è tale e quale a tuo padre? E poi, se io sono troia, tu cosa sei? Anche tu ti sei fatta spaccare il culo da lui...".
In tutto questo sputarsi veleno addosso tra madre e figlia, Pietro era rimasto sgomento dalla vergogna: lui che se l'era scopate tutte e due, e per di più a casa loro, sotto il naso dei rispettivi “maschi”... Cercò di far da paciere:
- "Su, adesso calmatevi... In fondo ci siamo divertiti tutti... Che male c'è, Anita? Lo sai che per me sei speciale, dunque meglio con tua madre che con un'estranea, non ti pare? Ve lo sete goduto tutte e due, e allora?".
Questa inaspettata “eloquenza” del ragazzo parve calmare gli animi, ma poco dopo Anita riattaccò:
- "Bene... Visto che lui sembra così disponibile a dividersi tra noi due, ti propongo una sfida...", disse alla madre, "chi fa il miglior pompino lo avrà tutto per sé, e l'altra lascerà campo libero per sempre...".
Germana restò un attimo pensierosa, poi accettò:
- "E sia... Sappi che non ti temo, io faccio pompini da prima che tu nascessi...".
Nel frattempo, la scenata tra Anita e sua madre attirò l’attenzione di Luciano e di Ennio.
I due maschi, rimasti fuori dalla contesa, accorsero prontamente non appena udirono – di nuovo – le urla delle due donne, e si trovarono di fronte ad una scena a dir poco incredibile, nel bel mezzo di quella sfida epocale...
8. Non disturbare!
Entrati in quella stanza, trovarono umori femminili e sborra ovunque; Anita era ferma in un angolo, completamente nuda, e così pure Germana, che però stava inginocchiata, al cospetto di un cazzo mostruoso, che teneva in mano...
Pietro, nel vedere Ennio, si intimorì, ma quel “cuck dichiarato” sorprese tutti...
Con estrema calma, lentamente, cominciò a denudarsi: via la camicia bianca di seta, che ripiegò con cura e depose sulla scrivania… Via la canottiera, le scarpe, i pantaloni e i calzettoni lunghi alle caviglie… E via, infine, i boxer…
Tutto finì ben piegato, con la camicia, e – tra lo stupore generale – l’uomo rimase completamente nudo… Gli occhi dei presenti si concentrarono fra le sue gambe, dove un piccolo cazzetto rattrappito – più piccolo di quello di un bimbo – faceva mostra di sé: dentro uno scroto minuscolo, aveva due testicoli che sembrarono essere stati svuotati; poi, un’asta millimetrica che – soprattutto da moscio – faticava ad essere riconosciuta, ed una ridottissima cappella con un abbondante prepuzio che si stringeva in una forma avanzata di fimosi…
Insomma, quel corpo così poco “attrezzato” per soddisfare una femmina, stava lì a mostrarsi noncurante della derisione che poteva suscitare in (quasi) tutti…
E dopo aver offerto quello “spettacolo”, Ennio prese una sedia, ci si sistemò comodamente sopra, e prendendo quel grottesco mucchio di carne in mano iniziò una buffa masturbazione…
Per finire, aprì bocca, ma solo per dire – da vero schiavo – alla moglie:
- “Scusami l’interruzione, Germana… Fate come se io non ci fossi... ".
Si immaginò la scena, ipnotizzato da quel cazzo enorme che la bocca della moglie avrebbe di lì a poco accolto…
Luciano, invece, con quel residuo di dignità che non contraddistingueva più il “suocero”, ebbe a protestare:
- “Anita, ma sei impazzita? Rivestiti e andiamocene… Abbi un po’ di rispetto per me, almeno in mia presenza!”.
Ma stava ancora parlando, quando Ennio lo colpì con un sonoro schiaffone e gli intimò:
- “Stai zitto, stupido… Capisci qual è il nostro ruolo e fai il bravo cornuto… Spogliati, come ho fatto io, e goditi lo spettacolo… Ma soprattutto, non disturbare!”.
Vista la situazione, Luciano non rispose nulla, e senza fretta, si spogliò. Rimase con solo gli slip, quando Anita gli ululò nelle orecchie:
- “Frocetto, non hai capito che ti vogliamo nudo? O ti vergogni di quella nullità che hai tra le cosce?”.
Tutto vergognoso, il ragazzo si scusò, e disciplinato andò a sedersi accanto a Ennio…
9. Senza vincitori ne vinti.
Era tutto pronto, e finalmente la disfida potè iniziare…
Germana, d’altronde, superato il primo momento di confusione, non aspettava altro, e quando Anita gli diede il via libera, riprese il suo maestoso pompino, portò alle labbra quel cannolo – che nel frattempo si era ammosciato – e cominciò a darsi da fare.
Iniziò a succhiarlo con immenso trasporto, si schiacciò tra le labbra la cappella, e poi prese a leccarla fino a scendere sulle palle, per poi ripercorrere il tragitto in senso inverso e tornare a “colpire” con forza il glande che – sotto quelle sapienti sollecitazioni – si stava gonfiando.
Dopo qualche ciclo di trattamento, la donna unì a quel esercizio di labbra e lingua un saliscendi di mano, masturbandolo…
Pietro, con la cappella imprigionata dentro di lei, cominciò a gemere di piacere e ad insultarla:
- “Che troia che sei… Sei bravissima, nessuna finora è mai riuscita a farmi godere così tanto.
E guardò Anita, la quale masticando amaro, già assaporava la sua “vendetta”…
Germana, intanto, proseguì nella sua occupazione, ma a questo punto volle aggiungere qualcosa di decisivo: spalancò le sue fauci e provò ad ingoiare tutto fino quasi a soffocare…
Inizialmente, fece un pò fatica a gestire quel cazzo fuori misura, e anche con tutta l'esperienza pregressa non fu in grado di ingoiare tutti e 25 i centimetri.
Allora, se lo sfilò di bocca e chiamò suo marito:
- “Ehi, frocio… Fai vedere di essere utile a qualcosa… Vieni un po’ qui ad aiutarmi…”.
Ennio accorse, e – mettendo a dura prova le articolazioni della mascella – usando entrambe le mani le spalancò la bocca, riuscendo finalmente a far sì che lei potesse ricevere quel bestione senza vomitare.
Dopo una decina di minuti in cui lui la stava scopando oralmente, Germana capì che Pietro era prossimo all’orgasmo... Aumentò il ritmo, ma proprio in quell’istante il ragazzo – preso da un incredibile attacco di libidine – le afferrò la nuca con le due mani e la tirò a sé, facendole arrivare il membro fino in fondo, a sbattere contro l’ugola.
Ancora pochi secondi, e la cavità orale di Germana venne riempita dalla sborra, che di lì a poco iniziò a colare fuori dalle labbra. Pronta, Germana, con un rapido movimento della lingua, recuperò tutto e deglutì tutta quella prelibatezza…
Pietro, intanto, era svuotato nel vero senso della parola… Guardò la donna e le disse:
- “Un’ottima prova… Complimenti!”.
Ma Anita – colta dalla gelosia e motivata a vincere la sfida – non aveva nessuna intenzione di lasciar fare quella troia della madre… Si inginocchiò accanto a lei, e con una gran spallata – complice anche la spossatezza della donna – la spinse da una parte e si sostituì a lei dicendo:
- “Togliti dai piedi, abbiamo capito che ci sai fare… Chissà se sono davvero figlia di tuo marito…”.
E così dicendo, alla presenza (per la prima volta) di padre e madre, si ritrovò finalmente alle prese con il suo cazzone preferito…
Esitò un poco, per via della posta in gioco e perché voleva gustarsi ogni momento, ogni emozione che solo il “suo” maschio era capace di trasmetterle…
Poi, lo prese emozionata tra le mani, e lo masturbò un pò fissandolo negli occhi…
Pietro, invece, da uomo deciso, le disse:
- “Animo, ragazza, prendilo in bocca e fammi sentire come sei brava a succhiarlo…”.
Anita, allora, se lo imboccò con decisione, fino a spingerselo in gola, e facendo scorrere il capo avanti e indietro lungo l’asta, dalla cappella alle palle.
Stranamente, la giovane pareva essere una pivellina ai primi ciucciotti, e l’uomo, paziente, le suggerì:
- “Adesso, la lingua… Voglio sentire la lingua sulla capocchia…”.
La ormai ex studentessa alzò gli occhi, lo guardò come un’innamorata, e poi inghiottì la cappella e si mise a succhiarla.
Ora Anita non aveva più bisogno di incoraggiamenti, usava mani e lingua alla perfezione, e il ritmo era un crescendo di emozioni..
Ogni tanto lasciava la presa, e una volta – come sua madre – volle introdurre una variante che a Pietro non aveva mai fatto provare: gli diede dei baci sulla punta del glande, poi scese subito giù a stimolargli le palle, e ancora su a succhiare e pompare di nuovo…
Questa volta, l’attesa per l’orgasmo fu più breve, e il ragazzo le annunciò
- “Brava… Ma attenta, sto per venire…”.
E infatti, dopo una manciata di secondi, la bocca di Anita fu piena dello sperma del suo inseparabile amico, caldo e copioso…
La giovane ingoiò tutto fino all’ultima goccia… Poi, d’istinto, si alzò e le loro bocche si unirono in un lungo e appassionato bacio.
Gli domandò:
- “Ti è piaciuto?”.
E lui:
- “Sei stata stupenda, come sempre!”.
Germana, che assistette all’esibizione della “carne della sua carne”, non seppe trattenere un moto di stizza… Si vedeva lontano un miglio come i due fossero uniti, molto più che con quel pupazzo di Luciano… E lei temette che ciò avrebbe influito sul giudizio finale del ragazzo.
Il quale, però, sorprendendo tutti, sentenziò:
- “Dopo questa prova pratica, direi di dare un assoluto ex-equo… D’altronde siete madre e figlia, e buon sangue non mente! Perciò, direi di dichiaravi entrambe Pompinare Ufficiali della Casa”.
10. Umiliazione di due inutili maschi.
Mentre le due donne si stavano gustando la sborra di Pietro, Ennio e Luciano scaricavano la loro insignificante dose di sperma sul pavimento...
A guardarli, sembrava che amoreggiavano in perfetta sintonia, e Anita e Germana – da femmine al 100% – ne furono schifate.
Anita cominciò ad insultare il suo fidanzato (ufficiale): - "Ma guarda tu 'sta checca... Ma non ti vergogni che per farmi una scopata decente debba ricorrere a un cazzo che non è il tuo?".
E Germana, rivolta al marito:
- "Se aspettavo te, a quest'ora c'avevo le ragnatele... Ma d'altra parte, figlia mia, quegli stecchini che hanno tra le gambe noi manco li sentiamo...".
Pietro, intanto, si compiaceva per come le due umiliavano i loro uomini, e – preso dall'eccitazione – decise di intervenire in quella tragicomica condizione familiare.
Li guardò con disprezzo, dall’alto dei suoi 25 centimetri, e con il suo biscione moscio e penzoloni tra le gambe, gli disse:
- "Siete due smidollati, senza spina dorsale... Ma lo vedete che ridicoli pisellini che avete? Mi meraviglio di te, Germana, che ti sei fatta ingravidare da quel coso indefinibile, che per vederlo ci vuole la lente d'ingrandimento... E tu Anita!, con la disavventura di tua madre come esempio, ci sei cascata di nuovo!! Per tua fortuna, che ci sono io… Almeno, sapeste usarli come si deve... Vabbeh, le scopo io... Voi, però, state a guardare e imparate, e se il caso aiutatele a godere...". E detto ciò, prese Germana per la mano e la fece stendere di nuovo su quel "letto di piacere" adagiandovela con garbo e gentilezza come fosse proprio sua moglie.
Germana si passò la lingua sulle labbra, e assunse uno sguardo estasiato, come di chi è in attesa di qualcosa di importante, mentre più giù dispose quelle meravigliose cosce lievemente aperte, lasciando intravedere il gonfiore delle grandi labbra e la fessura della fica a riposo.
Poi, guardò Ennio, e – accompagnando le parole con un cenno del capo – con un cenno del capo gli disse:
- “Valle dietro e tienile le gambe ben aperte, così le affonderò meglio dentro per tutta la mia lunghezza…”.
Intanto, Pietro le si inginocchiò tra le cosce e cominciò a leccarle avidamente la fica.
Il marito, nel frattempo, introdusse la sua lingua nella bocca della moglie e la baciò, e corse giù sul suo collo fino a raggiungere le tette. Lì, con la bocca a tenaglia sulle areole, prese ad aspirare, fino a sentirli gonfiare, i grossi capezzoli, e premette leggermente sulle mammelle per far sì che quei chiodoni divenissero sempre più turgidi.
Poi, raggiunto lo scopo, li strizzò e li “torturò” con piccoli morsi. Germana cominciò ad agitarsi, ad ansimare e a gemere, e la sua passerina era ormai dischiusa e umida come una vongola dall’eccitazione.
Anche il cazzo di Pietro era ormai durissimo, e – per evitare il rischio di una precoce eiaculazione – il nuovo “padrone” del corpo di quella femmina affamata, urlò ad Ennio:
- “Vieni qui tra le cosce di questa troia, aprile la fica e sputaci dentro… Poi, leccarla bene fino a che non sarà bella scivolosa...”.
Il ragazzo, dal canto suo, si era allontanato della vulva di Germana, e si era portato su per baciarla in bocca in maniera assolutamente sensuale…
A quel punto, con una manata sulla spalla di quell’inutile maschio, tornò ad inginocchiarsi con il pisello rivolto minacciosamente verso il centro del piacere fradicio della donna.
Le grandi e le piccole labbra si erano disposte come delle fantastiche alette, e fu allora che Pietro – dopo essersi inumidita ancora una volta la sua cappella fremente, ed essersela massaggiata con una mano – vi si appoggiò sopra iniziando la trivellazione.
Dopo aver superato la prima barriera, ora la cappella si stava facendo strada lungo il sentiero che conduceva al centro della vita e della beatitudine sessuale.
Il giovane, tutto sudato dallo sforzo e tenendo Germana per i fianchi, spingeva nel profondo delle sue viscere con logorante lentezza.
Poi, all’improvviso, una scossa, e un grido… con copiose lacrime che rigarono le guance della donna…
E subito dopo, trascurando la lagnosa presenza del marito, lo guardò in volto e gli disse:
“E’ dentro... Vai, Pietro, vai… Fammi tuaaaaaa…”.
Lui, rimanendo piantato dentro di lei, non accennava a muoversi; anzi, si chinò verso di lei e le sussurrò:
- “Perché quelle lacrime?”.
E lei:
- “Sono lacrime di gioia… Gioia di sentirmi ancora femmina…”.
Allora l'uomo cominciò a muoversi dentro di lei affondando piano fino a giungere a contatto con l'utero.
Erano poi seguite tutta una serie di stantuffate, e l’accoppiamento si era trasformato in una epica cavalcata, che aveva generato un devastante orgasmo.
Infine, Pietro – ansimando come un bufalo – le disse:
- “Germana, sto per venire... che faccio?”.
La donna, sopraffatta da una intensa libidine, si dimenticò di non essere protetta, e gli latrò in faccia:
- “Godi... godimi dentro... scaldami il ventre con il tuo buon seme...”.
L’uomo, non si trattenne più, e liberando dai suoi polmoni un verso bestiale esplose una scarica di getti di sperma che le infiammarono tutta la cavità uterina.
Alla fine di quella tempesta ormonale, i due “copulanti” si lasciarono andare a un interminabile e memorabile abbraccio.
Dopo di che, Pietro, fissò negli occhi Ennio, e quindi disse a Germana:
- “Sei stata eccezionale... Sappi che questa è stata la più bella scopata della mia vita, e non potrò mai dimenticarla... Venire dentro, senza protezioni, a una donna fertile, è una cosa meravigliosa… Grazie!”.
Intanto Ennio, che aveva assistito passivamente alla monta della moglie, si era eccitato come non mai, e quando Pietro si girò verso di lui lo trovò con il suo mini cazzetto in mano e duro...
Si mise a ridere insieme a Germana, poi gli chiese:
- "Ti è piaciuto?".
Il povero cuckold rimase muto, e allora il giovane proseguì:
- "Beh, quand'è così, dopo che mi sono scopato tua moglie, che ne diresti di darmi una mano a godermi pure tua figlia? È una brava ciucciacazzi sai, se non mi darai noia poi potrei anche farti fare un succhiotto veloce...".
Ennio ebbe un sussulto, da sempre era gelosissimo di quell'unica figlia, e sentir quell'uomo che ne parlava come di una volgare puttana gli provocò un moto di rabbia... Tuttavia, l'idea che poi avrebbe potuto godere anche lui lo fece desistere da qualsiasi vera reazione.
Al che, Pietro – dopo aver aiutato Germana a rialzarsi – si voltò verso la Anita e la invitò ad avvicinarsi... Poi, chiese a suo padre:
- "Che ne dici se gli facciamo una bella inculata? Sappi che il suo secondo canale è molto ambito, e io l'ho aperto per primo... Quindi, non le farà troppo male... Certo, con il mio cannone, non è mai una passeggiata...".
Rise, e guardò Anita, che nel frattempo era tornata ad avere occhi solo per lui, e sembrava implorarlo di sventrarle di nuovo l'intestino...
Ancora una volta, il padre non disse nulla, anzi parve insinuarsi dentro di sé una voglia irresistibile di vedere sua figlia all'opera, proprio come Pietro gli aveva descritto poco prima.
Perciò, senza che nessuno lo avesse interpellato, le come se parlasse soprattutto a se stesso, disse sottovoce:
- "Vediamo... Mi sono messo in casa due troie...".
Ma il ragazzo, che aveva sentito tutto, gli si avvicinò e lo derise:
- "Eh gia... Hai proprio ragione... E visto che sei così generoso a offrirmele, sai che ti dico? Mi aiuterai, o meglio, aiuterai la tua maiala a farsi fare il culo...".
Lo lasciò ai suoi pensieri e tornò da Anita, gli mostrò l'uccello flaccido, e lei capì cosa doveva fare.
Per stare più comodi, lei salì sul letto e si mise in ginocchio, mentre lui le si accostò con quella salsiccia gigante a pochi centimetri dalla bocca...
L’odore del cazzo era forte, molto meglio di un potente afrodisiaco, e Anita non resistette oltre: cominciò a leccarlo verso l’inguine, proseguendo poi fino a che la cappella non fu di nuovo grossa e turgida… gli accarezzò le palle, e lui iniziò a spingere il bacino verso l’alto. Poi, prese tra lei mani quei 25 centimetri dell’asta, e schiudendo appena le labbra lo fece guizzare dentro la bocca.
Pietro, allora, appoggiò entrambe le sue mani aperte sul capo di lei e si insinuò ancora più a fondo, in gola, arrivando a farsi sfiorare la base del cazzo. Con una mano, la ragazza gli andò a frizionare il buchetto dell’ano, e percepì nettamente che Pietro stava perdendo il controllo di sé, il respiro si faceva sempre più ansimante, e stava per raggiungere l’orgasmo…
Ma il giovane aveva altri progetti per lei, e quindi – raggiunto lo scopo – glielo tolse di bocca, quasi con brutalità.
Le disse:
- “Adesso basta… E’ pronto per fare ciò che tu aspetti da tanto…”.
Poi, si ricordò la “promessa” fatta ad Ennio… Si girò verso di lui e gli disse:
- “Forza, cosa aspetti? Vieni avanti… Sarai tu a inculare tua figlia sul mio cazzo…”.
Chiamò la giovane, la fece mettere a pecorina, e… Aveva troppa voglia!
Iniziò a lubrificare il suo “lato b” penetrandolo con due dita per prepararlo a ricevere quel poderoso “strumento”…
Inizialmente, era stretto, l’allenamento quotidiano di prima era scemato, ma lui sapeva come trattarlo…
Dopo un po’ si sdraiò supino… Quel bestione che aveva in mezzo alle gambe svettava dritto, duro e minaccioso… Allora domandò:
- “Sei pronta?”.
E lei, guardando il padre:
- “Eccomi… fammi tua, rompimi il culo… riprenditelo…”.
L’uomo, rimase esterrefatto, ma non osò dire nulla… Anita, nel frattempo, salì sopra il bacino di Pietro, il quale appoggiò il cazzo al suo sfintere e istruì Ennio sul da farsi:
- “Adesso, io spingerò verso l’alto… Tu, invece, metti le tue mani sulle spalle di tua figlia e schiacciala verso il basso, verso di me…”.
Pietro colpì duro sullo sfintere, e dopo un pò la cappella fu fagocitata dall’ano della ragazza…
Le fece un pò male, dato che gli disse:
- “Fai piano… non ci sono più abituata…”.
Pietro cercò di assecondarla, ma quando il suo membro fu dentro per quasi metà, non fu capace di trattenersi: diede un colpo deciso – contrastato, in senso inverso dalla risolutezza delle mosse del padre – e la impalò con forza fino ai testicoli, facendola urlare:
- “Ahiiiiiii… Stronzo!... Ti avevo detto di andarci piano!”.
Ennio rimase impietrito dalla paura, appoggiato alla figlia, mentre il giovane – esaltato dal calduccio che sentiva provenire dal culo di Anita e la stupenda visione delle sue chiappe sode – fu preso da un’eccitazione straordinaria e cominciò a fotterla nelle viscere lentamente, per poi aumentare il ritmo e “sfondare” quel budello, sempre con l’ausilio di Ennio, incitato a “collaborare attivamente” sia da Pietro che da Anita.
Dopo parecchie pistonate, Pietro – senza dir nulla alla ragazza – le venne dentro con il suo lubrificante naturale…
Fu una sborrata epica… Al termine della quale Ennio aiutò la figlia a sfilarsi quel cazzo asinino e lei si sdraiò sul letto – felice – con il cuore che ancora le batteva a mille.
Incrociò il suo sguardo con quello di Pietro, e gli disse:
- “Stavolta, mi hai fatto veramente male… Però, cazzo, le tue inculate sono sempre da provare…”.
Ripresosi dal piacevole sforzo, il ragazzo vide – tranquillo e con il cazzetto in mano – in disparte Luciano, il fidanzato di Anita. Lo fissò con una certa commiserazione, e ridacchiando gli disse:
- “Ehi, tu… Lo vedi come un vero maschio si scopa una femmina? Adesso, con quello stecchino che ti ritrovi, dopo che ci sono passato io… Ma comunque, voglia farti toccare con mano… ehm, voglio dire col cazzo… qual è la situazione…”.
Fece un cenno ad Anita, la quale capì che doveva mettersi a pecorina… Pietro gli aprì per bene le chiappe e spronò Luciano:
- “Dai, inculala tu!”.
Il ragazzo non aveva mai fatto sesso anale, ma imbarazzato di fronte a quel maschio così virile si approssimò alla sua fidanzata con il piccolo pene in erezione (per le sue misure…).Lo appoggiò trepidante allo sfintere di lei e – senza alcun problema – entrò…
A quel punto, non seppe che fare, e Pietro scoppiò a ridere:
- “Ma possibile che non capisci che non potrai mai possedere u8na donna così?”.
Preso dalla rabbia e dalla insensata voglia di dimostrare il contrario, Luciano cominciò a muoversi dentro il retto di Anita, ma fin da subito si accorse che il suo cazzetto non riusciva ad essere avvolto dalle carni di lei, tanto quei buchi erano irrimediabilmente dilatati… Per di più, senza volere, la giovane gli disse:
- “Smettila… Mi fai il solletico!”.
11. Epilogo.
Quella "serata" finì a notte fonda, con le due donne doloranti per i terribili colpi che le erano stati inferti da Pietro, Ennio che aveva preso consapevolezza che il suo ruolo da cuckold era perfetto per lui, e infine Luciano che ancora non si voleva rassegnare a che Anita fosse troia nel sangue.
Dopo qualche giorno, però, la ragazza decise inaspettatamente di ripartire per Milano.
Pietro, da parte sua, non se ne diede però pena per di tanto: ormai aveva scoperto che Germana era più troia della figlia, e - con un marito "inutile" - cominciò a spassarsela con lei, affamata com'era di "grossi calibri".
La portò in ogni sorta di locali dove alla fine la scopò come una sgualdrina: cinema porno, cimiteri, chiese sconsacrate, club privè, e fu proprio in uno di quest'ultimi che furono notati dai proprietari... Era diventata un'attrazione, e poté cominciare a dare sfogo ad anni ed anni di sesso represso!
FINE.
Era ormai passato parecchio tempo dalla notte del festino in cui Anita e Pietro avevano dato sfogo alle loro più sfrenate pulsioni erotiche nella villa del suo fidanzato, a bordo piscina, coinvolgendo lo stesso Luciano e la sua sorellina appena maggiorenne, Adele.
Ed eccoci qua, dunque, con i "nostri" tre protagonisti principali...
Come già detto nelle storie precedenti, Anita è una giovane di 22 anni, alta 1 metro e 73 per 58 kg, molto magra, pettinata con capelli neri lisci e occhi castani. Fisicamente, ha un culo incredibilmente grosso, che non perde occasione di ostentare sfacciatamente, sia quando indossa vestiti innocenti ma aderenti che quando è “coperto” semplicemente da un perizoma da troia…
Inoltre, ha due piccole tette, una seconda misura sodissima che fa impazzire i suoi coetanei e non solo, e una vagina rasata che cura con grande impegno.
Di solito, mette dei pantaloncini che stentano a contenere il suo “lato b”, e sopra dei top da cui non è difficile immaginare ciò che ci sta sotto.
Anita è fidanzata ufficialmente con Luciano, studente di 24 anni, alto 1 metro e 78 per 65 kg, fisico palestrato, moro, magro, capelli e occhi scuri, e poco peloso.
Il suo punto debole è la virilità: è davvero poco dotato, ha un pene di 16-17 cm che tra l’altro usa malissimo… Infatti, con lui Anita non riesce mai a venire, non riesce a soddisfarla, anche se si amano moltissimo. Inoltre, è molto monotono, e pratica solo la posizione del missionario, non la scopa a pecora, non si fa fare pompini e soprattutto non le lecca la fica…
Infine, Pietro. E’ l’unico lavoratore del gruppo, ha 24 anni, è alto 1 metro e 77 per 80 kg, ed è uno sportivo di professione. Non ha un fisico scolpito, ma è robusto, non troppo peloso, con barba, capelli e occhi castani. Sotto, ha un membro eccezionale, di 25 cm, largo e con due belle palle grosse, e a letto dura moltissimo…
Anita e Pietro, intanto, proseguirono nei loro accoppiamenti selvaggi e clandestini, nonostante lei fosse ancora legata a quel cornuto conclamato e minidotato di Luciano.
Improvvisamente, però, le cose cambiarono, poiché la ragazza dovette trasferirsi per proseguire gli studi all'università...
Per lei, fu un duro colpo, tanto che non riuscì sulle prime a trovare il modo per dirlo al focoso amante, fin tanto che – alla vigilia della partenza – Pietro si accorse, durante uno dei loro innumerevoli amplessi, che qualcosa non andava:
- "Nini... Che succede?", gli disse preoccupato, "è da un pò che non sei più la stessa... Scopi come se fosse un dovere... Dove è andata a finire la bellissima troia che avevi dentro?".
La giovane cercò di dissimulare, ma con la testa proprio non ci stava... Non c'era nulla da fare... Così, contrariamente al suo carattere forte, con il cazzo di Pietro piantato ancora nelle viscere e le mani sulle spalle forti di lui, scoppiò in lacrime:
- "Domani parto per Milano, e difficilmente tornerò prima della prossima estate, o forse tra anni... O forse mai… Ecco, tutto finisce qui, non immagini neanche come mi sento... Sto morendo dentro... Per Luciano, per me sarà come una liberazione, ma con te... Io, ho bisogno di te, sapere che ci sei ogni volta che mi bagno dalla voglia di scopare, scopare davvero, capisci? Sto quasi pensando di rinunciare a studiare...".
Cercò di recuperare una certa dignità e si asciugò gli occhi, quando lui – accarezzandole dolcemente le piccole tette – le disse:
- "Piccola... Non dire cosi, a tutto c'è una soluzione! Forse ci vorrà un periodo di assestamento, ma poi vedrai che tutto tornerà come prima... E poi... Milano non è in capo al mondo... Verrò su ogni weekend e ci faremo delle cavalcate incredibili...".
Ma Anita era donna, e come tutte le donne vedeva lontano, e con una drammatica lucidità non volle sentir ragioni:
-" No, Pietro... Tutto finisce qui... È stato bello, meraviglioso... Mi stavo quasi innamorando di te, ma dobbiamo essere realisti...".
Si divincolò da quel palo che la trafiggeva, si alzò dal letto, e dopo essersi rivestita lo baciò con passione. Poi, apri la porta e scomparve.
Il ragazzo restò lì impietrito, forse incredulo... Dentro la sua corazza di uomo duro, c'era una insospettabile persona sensibile... e Anita, in quei mesi, non gli aveva dato solamente il suo corpo ma molto, molto di più...
Ci restò male, ovviamente, ma alla fine non poté fare altro che farsene una ragione...
Ma, non appena Anita fu partita per il nord, quasi "casualmente" la sorellina piccola di Luciano riapparve nella vita dell'inconsolabile amante.
Pietro, benché sorpreso, prese la cosa con grande soddisfazione, come fosse un "risarcimento" del torto subito, ignaro però di ciò che quell'apparizione significava...
2. Il "patto del pisello".
Infatti, prima che Anita partisse, le due "cognate" avevano firmato una sorta di "patto per il pisello"...
Si incontrarono nottetempo, e la più "anziana" delle due stabilì le regole:
- "Adele, ascoltami bene... Pietro è mio, e tu non lo devi toccare", disse seccamente alla ragazzina, Anita.
Colta in contropiede, l'altra proprio non si aspettava quell'esordio, e siccome non era abituata a farsi mettere i piedi sulla testa, replicò con altrettanta fermezza:
- "Guarda che io non sono la vostra puttanella da strapazzo... Ogni volta che Pietro mi ha scopata c'eri sempre tu presente e consenziente... E se stava bene a lui, stava bene a tutti. Ma poi, scusa, perché mi dici queste cose?".
Allora, Anita si fece più conciliante e le rispose:
- "Scusa tu... Non volevo essere cosi dura... È che io tengo davvero a Pietro... Facciamo un patto: visto che tu hai quelle tette da sballo che io non ho, hai via libera per fargli tutte le spagnole che vuole... Goditelo anche di bocca, che sei brava, ma quel cazzo non deve entrare per nessuna ragione né nella tua fica, né nel tuo culo... Mi hai capito bene? Anche se mi piace, è sempre un uomo, e come tutti i maschi è un porco... Se te lo chiede, fai come ti pare ma non lo devi far entrare!".
Adele, benché delusa da quella prospettiva, si sentì orgogliosa del riconoscimento tributato alle sue tettone, e accettò la proposta:
- "Va bene!, prometto di non affaticarlo troppo... Al tuo ritorno te lo restituirò bello pimpante...", ridacchiò come una bambina capricciosa.
Ma Anita non si fece abbindolare dalle smancerie della sorellina del suo ragazzo, e concluse:
- "Se vengo a sapere che non sei stata ai patti, ti sbudello...".
E partì con il morale sotto ai piedi, ma certa che Adele non avrebbe mancato alla parola data...
Pietro e Adele, allora, si misero all’opera, pronti a stringersi (nel vero senso della parola) in un "abbraccio" sempre più forte...
La ragazza – 19 anni, alta un metro e 62 centimetri e sfortunatamente innamorata di un minidotato – aveva due occhi scuri e capelli neri "a caschetto" con frangetta davanti, era magrissima, ma dotata di una soda quarta misura, fianchi stretti e un culetto piccolo e compatto.
Cominciò subito a darsi da fare: Anita l'aveva sfidata; ebbene, lei era pronta a farsi valere, sorprendendo persino quel maschio…
Difatti, per prima cosa, in una serata davvero "calda", non fece ciò che lui si aspettava, e cioè sfoderare quel gran bel paio di boccioni, ma – dopo essersi tolta la minigonna rosso fuoco (era già quella una "dichiarazione di guerra"?) – gli voltò le spalle e si sfilò sensualmente il perizoma...
Pietro era già in alzabandiera, disteso e con il traliccio di carne a 90 gradi con il corpo, quando Adele si spalancò le natiche e retrocedendo verso di lui andò ad abbrancarle il cazzo, rinchiudendolo poi tra quelle sode metà come se fossero due enormi mammelle.
Il ragazzo rimase assolutamente spiazzato, ma non ebbe nemmeno il tempo di realizzare bene cosa gli stava accadendo che lei – con un perfetto gioco di ginocchia – prese a fare su e giù pompandolo dalla punta della cappella fino alle palle.
Sarà stato uno stimolo di testa, o invece lo sfregamento cazzo-culo, o entrambe le cose, fatto sta che quel toro venne dopo solo una decina di minuti... Una sborrata tanto eccezionale quanto era stata eccezionale la sorpresa per quella pratica davvero inusuale.
Adele, era eccitatissima, e quando si voltò per ammirare quel suo capolavoro, Pietro poté scorgere tra le sue gambe un sottile rivolo luccicante che le scendeva lentissimamente.
Pensando che quello fosse il momento giusto per "concludere", cercò di attirarla a sé, ma lei fece resistenza e si allontanò in tutta fretta.
Corse in bagno a pulirsi e ad asciugarsi, ma soprattutto a dare – finalmente – libero sfogo alla sua rabbia repressa fino a quel momento. Pianse intense e silenziose lacrime, si guardò allo specchio e si disse, stringendo i pugni e ripensando a quell'occasione mancata:
- "Sono una stupida, proprio una stupida...".
Ad ogni modo, non poteva accettare che la parola data ad Anita sminuisse il suo essere femmina; voleva dimostrare a quel maschio ben altro, e così tornò da lui, si fermò ai piedi del letto e si mise le mani sui fianchi.
Gli disse:
- “Adesso, vedrai cosa sono capace di farti!”.
A distanza di un paio di metri, fece con le labbra come se volesse dargli un bacio, e mentre lui fissava come ipnotizzato la sua fica lei si slacciò il grosso reggiseno…
Montò sul letto, e Pietro l’abbracciò cingendola con le braccia e le mani la vita… Salì su, a palparle il seno con una mano, mentre con l’altra le fece un ditalino assai profondo.
Le fece raggiungere l’orgasmo e lei, per ricambiare, si distese poggiando le tette una per ciascuna delle cosce di lui, e – scivolando in avanti – si infilò il suo cazzo in mezzo al solco delle mammelle.
Era chiaro qual’era il suo intento, e Pietro le sussurrò:
- “Ti adoro, perché così giovane hai già una fantasia che Anita non avrà mai, sei una vera macchina da sesso…”.
Glielo disse, per vedere dove la ragazza - incitata - si sarebbe spinta.
Erano entrambi completamente nudi, e l'uomo, in men che non si dica, si ritrovò nuovamente con l’uccello in tiro.
Adele, allora, si strinse la sua quarta misura abbondante con le mani, per avvolgerlo bene, anche se non c’era bisogno che si aiutasse vista la mole del suo seno.
Gli fece quella spagnola, facendosi letteralmente scopare le tette, e accompagnando il movimento a dei bei colpi di lingua sulla cappella, mentre i suoi capezzoloni andavano a trafiggere l'inguine...
Alla fine, Pietro le venne in faccia e sulle boccione tanto di quello sperma da renderla piacevolmente irriconoscibile.
Finita quell'eruzione, Adele prese a leccarsi via con gusto quella cremina da tutta la sconfinata superficie delle tette, finché - sazia - non tornarono perfettamente pulite...
In seguito, Pietro tornò a chiederle – ed ottenne – più volte quel "lavoretto", finendo per preferirlo alle classiche pompe...
3. Miss "BumBum".
Preso com'era dalla ragazzina, Pietro si era quasi dimenticato della sua “perfida amante”... Quasi, perché un giorno Anita si rifece viva: era troppo importante, “necessario”, per lei, quell'uomo.
La cosa, ricominciò – fin da subito – con una videochiamata a luci rosse…
La ragazza si disse: “O la va o la spacca”, e compose il numero di lui… Attese con il cuore in gola e l’ansia di un possibile rifiuto, ma invece Pietro – preso il suo cellulare in mano e riconosciuto chi lo chiamava – rispose immediatamente:
- “Nini, sei tu? Ma che bella sorpresa… Come ti và? Sapessi che voglia che ho di te… e di mettertelo nel culo...”.
E lei, “recitando” quella parte di finta scandalizzata che era nelle dinamiche del loro rapporto, gli disse:
- "Ma sei un maiale... Dopo tanto tempo che non ci sentiamo, tu mi dici queste cose? Però, sai, la cosa mi eccita sempre parecchio…".
- “Ah si? E cosa stai facendo?”, replicò l’uomo.
Quella videochiamata cominciava a “scottare”, e Anita si stava lasciando andare… Era inquadrato solo il viso, ma dalla sua espressione si intuiva che era occupata languidamente a “giocare” con la sua intimità. Poi, dopo un lungo silenzio, riprese:
- “Mi sto masturbando con le dita… Ho tutte e due le mani nella fica... Sono bagnatissima, e sto colando proprio come piace a te... Tu, invece, dove sei?”.
E Pietro:
- “Sono al lavoro, in palestra... Ti proibisco di venire… Aspettami, vado in bagno e ti richiamo...”.
Anita si stava toccando sempre più infoiata, era sconvolta dal piacere, e quando Pietro richiamò, lei puntò l’occhio del suo smartphone a riprendere un bel primo piano della sua fica aperta e lucida di umori, e schiacciò il tasto per accettare la chiamata… Poi, rispose:
- “Eccomi…”.
A momenti, a lui non prese un colpo… Non ebbe la forza di dire niente… E quando si riprese, mormorò:
- “Nini, sei proprio come ti ho lasciata… bellissima…”.
Anita, allora, decise di calcare la mano:
- “Mmhhh… Vediamo se anche tu sei rimasto lo stesso… Dai, abbassa la web…”.
Pietro la voleva ancora più calda, e rilanciò:
- “Non so se riuscirò ad inquadrare tutto quello che tu ti aspetti…”.
E lei, di rimando:
- “Non importa, basta l’essenziale…”.
Il ragazzo, allora, vedendo che gli orgasmi di lei si stavano susseguendo uno dopo l’altro, acconsentì alla richiesta della giovane… Cominciò a scendere lentamente… Pian piano si scoprì il torace, con i capezzoli rigidi dalla visione che lei gli aveva proposto, poi il ventre con l’ombelico, che sussultava dalla libidine sempre più crescente, e infine apparve quel cannone la cui consistenza Anita conosceva bene… Era ancora coperto, ma in un biz l’uomo lo scappucciò offrendole uno spettacolo incredibile: la cappella violacea si faceva sempre più grossa, pulsava spasmodicamente, e alla fine l’obiettivo della cam si offuscò improvvisamente…
Anita, allora, ruppe quel silenzio:
- “Ehi, ma che pure laggiù c’è la nebbia?”. E ridacchiò.
Piano piano, sullo schermo del telefonino della ragazza tornò il sereno, e Pietro rispose:
- “Tesoro, ho dato il meglio solo per te, non ti pare?”.
Lei, pronta, ribattè:
- “Se la mia passerina ti fa questo effetto, posso stare tranquilla… Comunque, ho registrato tutto, così quando ne ho voglia…”.
E lasciò cadere la frase nel vuoto…
Pietro la rassicurò:
- “Puoi stare tranquilla sì… Ma quando ti prendo, penso che un altro buchino diventerà largo almeno come questo…”.
A quel punto, le parole di lui risvegliarono in Anita quella “promessa” che aveva fatto fare alla cognata… Così, distolse l’inquadratura dai suoi genitali, tornò con un primo piano sul suo volto e – seria – domandò a bruciapelo all’uomo:
- “L’hai scopata? L’hai inculata??”.
Pietro capì perfettamente a chi si riferiva la sua amante, e dichiarò:
- “Se devo essere onesto, ci ho provato più volte, ma lei è stata sempre molto sfuggente…”.
Anita fece come una smorfia di soddisfazione, tale che lui ne rimase sconcertato:
- “Sembra quasi che tu sia contenta che mi ha mandato in bianco… Ne sai qualcosa?”, domandò diretto Pietro.
Anita, però, aveva deciso che lo avrebbe tenuto sulle spine ancora per un bel po’, e – con un'espressione da porca – gli disse, con tono sibillino:
- “E chi lo sa… Ma stai attento a quello che fai…”.
E chiuse la chiamata.
Dopo pochi minuti, Pietro ricevette un sms:
“PENSA A QUELLO CHE POTREMMO FARE NOI DUE VICINI…”
Da quel momento, i due tornarono ad essere inseparabili, e presero a sentirsi quasi quotidianamente, e anche a distanza di più di 600 chilometri ri-cominciarono a "stuzzicarsi", ma in maniera nuova, promettendosi scopate da mille e una notte alla prima occasione dal vivo...
Anita, poi, gli disse di essersi ambienta alla perfezione, e gli raccontò un aneddoto che fece ingelosire Pietro: durante una festa, la studentessa era stata eletta "Miss Università BumBum".
A quel concorso, le ragazze non erano state giudicate per il loro fisico nel complesso, ma unicamente per l’avvenenza del loro "lato b" .
E Anita, ovviamente, in quella circostanza, aveva sfoggiato un culo fantastico, un sedere meraviglioso, perfetto, con una pelle liscia, una forma tonda... Insomma, un'autentica opera d’arte che non ebbe difficoltà a sbaragliare la concorrenza...
Il giovane, cominciò allora a sentire la necessità di "marcare il territorio". Le disse:
- "Che bisogno avevi di fare la puttana con i milanesi? Io devo mendicare la tua fica e non solo, e con loro ti sei data a culo nudo? E magari, non solo quello... Eh già, ormai la signorina guarda in alto... Chissà che ti hanno promesso...".
La verità, era che Anita ormai non gradiva più sentirsi braccata, con il fiato sul collo da parte di Pietro... Si era conquistata la sua libertà, e non voleva rinunciarvi... Nemmeno per il cazzo più bello da cui era stata scopata.
E lui la mise di fronte a una scelta obbligata: o rientrava alla base, o lui si sarebbe prese tutte le libertà con Adele, che nel frattempo gli aveva mostrato le sue splendide "abilità"...
Andò a finire che per un bel pò di tempo i due non si cercarono più, Pietro ottenne dalla spregiudicata diciannovenne ciò che voleva, e lei si fece le sue "esperienze" nella capitale del nord.
Ma, alla lunga, Anita cominciò a sentire che il detto "moglie e buoi dei paesi tuoi" era – come tutti i proverbi – assai veritiero.
A letto, quei baldi giovani con cui si accompagnava, la trattavano da troia, una botta e via, senza metterci nemmeno un minimo di fantasia...
Pietro, invece... Lui si che – nonostante che ogni volta che la inculava le sfondava letteralmente l'intestino – la faceva sentire una regina, le faceva sentire di essere unica!
Perciò, prese la decisione più logica: fece i bagagli e rientrò ad Ariccia. Prima di partire, però, mandò un altro sms al ragazzo che ancora una volta era stato capace di scuoterla:
"HAI VINTO TU. SONO STATA UNA STUPIDA. TORNO A CASA".
4. Il ritorno.
Adele, ormai aveva deciso: avrebbe rinunciato agli studi per stare vicino al "suo" Pietro, e d'altronde il titolo di "Miss Università BumBum" le spalancava le porte per una carriera nel mondo del cinema "hard".
Così non attese nemmeno la fine dell'anno accademico, ma prese il primo treno e in breve si ritrovò alla stazione ferroviaria di "Roma Termini", da dove un pullman di linea la condusse nella sua amata Ariccia...
E mentre davanti ai suoi occhi scorrevano tanti posti cari alla sua infanzia, Anita cominciò a pianificare il suo piano d'azione. La voglia di farsi rompere da quel ragazzo era così tanta, che niente poteva fermarla.
Giusto il tempo di sistemarsi, di riorganizzare la sua vita e con essa la sua camera, ed ecco che sul suo telefonino tornò prepotente ad affacciarsi il contatto di Pietro... La stava cercando dopo un lungo periodo di silenzio, da quando cioè lei era capitolata ed aveva accettato il suo "out-out"...
La ragazza fece un profondo respiro per scacciare la tensione accumulata in pochi istanti, poi rispose:
- "Eccomi, mio bel cazzone... Novità?".
Lui, non amava essere messo alle strette, e anche stavolta preferì che fosse lei a prendere l'iniziativa... Perciò, ribattè:
- "Assolutamente nessuna... A meno che tu non abbia qualcosa da dirmi... Già che sei di nuovo qui è un buon inizio, ma adesso devi farmi capire cosa vuoi veramente...".
Anita aveva le idee molto chiare in tal senso, per lei il sesso era qualcosa di imprescindibile, e così non perse tempo a svelare le sue carte:
- "Fammi tua, voglio essere la tua puttana... Spaccami, rompimi tutta, ma ti prego scopami... La fica, il culo, tutto... Non ce la faccio più...".
Pietro capì, allora, che ce l'aveva di nuovo in pugno, e che – nonostante la parentesi meneghina – sarebbero tornati a divertirsi come prima, anzi meglio di prima, con tutti gli “arretrati”...
Continuando a giocare al gatto con il topo (o la topa?), le chiese:
- "Che programmi hai?".
E lei, diretta:
- "Ti aspetto a casa, stanotte... Facciamo verso le due... Ti lascio la finestra della mia stanza aperta, quella sul giardino... Non vedo l'ora di assaggiarlo di nuovo quel sapore che tanto amo...".
Pietro sapeva che Anita viveva ancora con i genitori, e che fino ad allora le loro cavalcate si erano tenute lontano da casa sua per ovvie ragioni... Rimase un attimo dubbioso e perplesso, poi si informò:
- "Ma i tuoi? Dove li hai spediti?".
Adele non battè ciglio, ma anzi rispose, tranquilla, come fosse la cosa più naturale:
- "Non li ho spediti da nessuna parte... Sono a casa... Dormono come angioletti… Vedrai, non ci disturberanno... Se faremo tutto con attenzione, poi non si accorgeranno neanche di quello che sarà successo...".
Il ragazzo non fu molto d'accordo, ma visto che lei era così sicura accettò la sfida.
D'altra parte, Ennio e Germana – così si chiamavano i genitori di Anita – erano persone alla mano, che non avevano mai creato problemi con le “relazioni pericolose“ della figlia, benché fossero un pò particolari come coppia, tanto che molti dei conoscenti non riuscivano a capacitarsi di come ancora stavano insieme...
Infatti, Germana, era una donna di 38 anni, famosa in città per la sua troiaggine – tutti la desideravano, dai giovani che quando la vedevano correvano a nascondersi per masturbarsi, ai mariti che mentre scopavano con le mogli pensavano a lei – che si era manifestata con molteplici tradimenti nei confronti del povero marito.
Era, inoltre, alta 1 metro e 67 per 53 kg, ed aveva avuto Anita da giovanissima, tanto che madre e figlia si assomigliavano in un modo incredibile: le uniche differenze, si notavano nelle tette – inizialmente, Germana le aveva piccole come la figlia, ma poi se le era fatte rifare e adesso aveva una terza piena, ma incongrua rispetto al suo fisico minuto – e nel culo – quello di Anita era grosso, sodo e perfetto, mentre quello della mamma, pur essendo altrettanto sodo era più piccolo.
Esteticamente, Germana si truccava da vera troia, e indossava vestiti da escort pura: tacchi alti, gonne e abiti aderenti, o top minimalisti che le permettevano di mostrare le tettone nuove di zecca.
Il marito era al corrente delle corna che quasi quotidianamente lei gli metteva, ma invece di lasciarla decise di diventare un “cuck” dichiarato: poiché i due facevano scambio di coppia, molto spesso finiva che un bull si scopava Germana mentre lui di masturbava fino al limite dell’infarto...
Ovviamente, anche quello sfigato del “genero” Luciano la “onorava” con tante seghe, e stava sempre a cazzo duro (per quello che poteva, con i suoi modesti 10 centimetri) durante le cene di famiglia.
Ennio, invece, il padre di Anita, era un uomo sui 40 anni. Alto 1.85 per 85 kg, da giovane usciva con Germana solo perché era benestante e non certo per la sua dotazione "virile" – 13 centimetri – con la quale non si sa come riuscì a metterla incinta.
Germana, poi, rimase con lui per crescere la figlia, ma ovviamente aveva bisogno di ben altre “emozioni”.
Ennio, fece di tutto per la moglie, arrivando persino a farsi inculare da un “bull” e a prendere un cazzo finto nel buco del culo da lei, ed era molto geloso e possessivo nei confronti della figlia...
Insomma, tornando alla ragazza, Anita avrebbe fatto di tutto per tornare a godere con quel palo di 25 centimetri conficcato dentro di sé, dato che in famiglia non poteva certo sperare tanto.
Era così in agitazione che, a un certo punto, stressata dall'attesa, si addormentò…
Quando fu l'ora concordata, Pietro, puntualissimo, era davanti al muro di recinzione della villetta isolata della famiglia della giovane...
Iniziò, con grandissima cautela, ad arrampicarsi, e non appena fu dentro si diresse verso la finestra che gli era stata indicata...
La trovò esattamente come Anita gli aveva detto, e gli bastò forzare leggermente per aprirsi un varco sufficiente ad entrare.
Con un balzo, fu dentro, e trovò lei appisolata nel suo letto... Le si avvicinò, e scuotendola delicatamente per una spalla, le disse sottovoce:
- "Nini, sono io...".
La giovane, svegliandosi di soprassalto e trovandosi di fronte il suo amante, ammutolì dalla felicità, poi gli gettò le braccia al collo e lo baciò:
- "Finalmente... Quanto ho desiderato e sognato il tuo bestione...".
5. Un urlo nella notte.
Anita, quella sera, prima di coricarsi, aveva indossato solamente una leggera camicia da notte, praticamente trasparente, senza nulla sotto, né reggiseno né uno straccio di perizoma. Sapeva, infatti, che una volta che fosse stata tra le mani di lui, tutto sarebbe stato superfluo, e sarebbe saltato via in pochi minuti.
E così fu, Pietro con un solo gesto fece in modo che il suo corpo, sensuale anche se in un certo senso "sgraziato", venisse completamente svelato... Lo percorse con le dita lungo tutte le sue curve, dalle piccole tette giù fino al culo, che strinse energicamente come a sincerarsi che fosse ancora tutto lì, intatto e tale e quale lo ricordava lui...
Nel frattempo, la ragazza si era avventata sulla camicia bianca e perfettamente stirata di lui... La agguantò con forza, e non badando ad altro fece saltare tutti i bottoni, lacerandone il tessuto, strappandogliela di dosso fino a raggiungere il suo torace villoso e scolpito con una perfetta tartaruga, frutto di anni e anni di esercizio fisico.
Si avvicinò con la bocca ai suoi capezzoli, che prese a umettare con la lingua, per poi stringere con passione tra i suoi dentini aguzzi.
Scese giù come fosse un'indemoniata, e sbottonò la cintura, e lo stesso trattamento riservato alla camicia toccò anche ai pantaloni.
E quando glieli sfilò del tutto dai piedi, restò affascinata dinanzi allo spettacolo – imprevisto e imprevedibile – che le si presentò sotto gli occhi: anche Pietro, infatti, sapendo che sarebbe andato da lei per “quel” motivo ben preciso, aveva deciso di non indossare né boxer né altro, e quel serpentone tutto carne e nervi guizzò fuori più vivo che mai...
Intanto l'uomo aveva posato le sue mani sulle piccole tette di Anita, sode, con delle areole mini e due capezzoli grandi...
Nonostante le misure, le tette di quella ragazza erano assolutamente fantastiche, leggermente a punta, le più belle che Pietro aveva mai visto fino a quel momento.
Ne prese una in mano, e con la lingua cominciò a disegnare tutte le sue curve, lasciandoci sopra un leggero strato di saliva e "sgrillettando" velocemente, all’impazzata, la tettarella.
La stessa cosa fece anche con l'altro seno, e in breve quelle due magnifiche "gemelle" divennero dure come i sassi, e cominciarono a farle male...
Così il ragazzo mollò quella dolce presa, anche perché nel frattempo Anita si stava dedicando al "mostro" che lui aveva tra le gambe: lo leccava, e gli succhiava la cappella, portandogli il prepuzio giù fino a quasi metà asta, visto com'era elastico il suo filetto.
Poi pennellò tutto il tronco con slinguazzate lente ma intense, fino a risalire fin sulla punta di quel grosso corpo cavernoso.
E non trascurò nemmeno lo scroto con i testicoli, che sembravano due palle da tennis tanto li sentiva ingrossarsi nella sua bocca capiente.
Quando sentì tutti i muscoli del cazzo tirare al massimo, Pietro – con una manata decisa sul suo petto – la sdraiò supina e le allargò le cosce, fino a che anche le grandi labbra non si schiusero.
Anita pensò che era arrivato il momento del suo "sacrificio", ma lui volle prima divertirsi e farla divertire in altro modo...
Sarà stato che erano settimane che nessuno gliela leccava, ma quando lui le infilò la testa tra le gambe la ragazza provò un brivido, quasi una gradevole coltellata che le attraversò tutta la spina dorsale.
Poi Pietro andò con le sue labbra appena appena aperte sulla fica, bagnandola appena, e le infilò la lingua dentro, tenendo la mano sul suo monte di venere a fare una lieve pressione.
Anita era in estasi... Quella lingua calda e grossa si stava intrufolando lentamente nelle sue viscere, mentre la grossa mano del maschio la teneva bloccata sul letto, per non farla muovere e farla godere di più.
Ansimava da impazzire, e stava quasi per venire, ma non veniva mai...
Così, prese la sua decisione: si divincolò, e si girò pancia sotto, a quattro zampe, e mise il suo culo sodo e enorme quasi in faccia a Pietro, il quale non aspettava altro, con il suo pisellone in assoluta erezione apposta per lei.
I due erano in perfetta sintonia, e lui capì al volo cosa quel diavolo di femmina desiderava...
Appoggiò il suo glande turgido tra le gambe di lei, sulla passerina bella aperta.
Adele gemette, e lui farfugliò qualcosa di incomprensibile, e diede un colpo secco che quasi la fece svenire...
Provò e riprovò, ma non riuscì ad entrare dentro, forse perché era troppo tempo che i due non si "frequentavano" in quei pertugi e lei non era più abituata a quelle dimensioni spropositate...
Con quella “presenza” ingombrante e pulsante addosso, e restando pressappoco in quella posizione, Anita provò a suggerirgli:
- "Dai, proviamo nel culo... Inculami per bene, come solo tu sai fare... Sfasciamelo, fammi sentire ancora quanto è bello prenderlo lì!!”.
Con quel culo ineguagliabile davanti agli occhi, l'uomo iniziò strusciandole la cappella attorno al buchino, provò, ma fu lo stesso complicato.
Stanco e deluso, decise di spingere con tutte le sue forze, mentre lei – stringendo tra i pugni le lenzuola, e presa da un dolore incredibile – urlò, con tutto il fiato che aveva in gola, proprio come Pietro temeva:
- "Dio che maleeeeee!!".
Un urlo nella notte, l'urlo di Anita, ruppe il silenzio ovattato della campagna romana... Un urlo che Ennio non udì minimamente, abbandonato nel suo sonno, ma che non sfuggì all'orecchio acuto di Germana...
La quale, stette qualche istante in ascolto del silenzio a cui erano abituati...
Cercò di capire da dove proveniva quella voce colma di sofferenza, e udì un sordo bisbiglio, un ansimare affannoso di un uomo e di una donna non lontano da lei...
Attese qualche altro istante, quell’urlo si replicò, e alla fine riconobbe la voce della figlia... Si turbò, e pensò tra se e se:
- "Ma che sta succedendo? Anita ha bisogno di aiuto!.
Si alzò di scatto... Era solita dormire completamente nuda, e non pensò di mettersi addosso qualcosa, tanto in quella casa erano abituati a vedersi così... in costume adamitico… Uscì dalla sua camera senza farsi sentire dal marito, e restò in mezzo al corridoio, immobile...
Quelle voci ripresero vigore, e provenivano dalla camera della figlia... Si avvicinò, socchiuse la porta quel tanto che bastava per vedere qualcosa, e si mise ad origliare...
Cacciò dentro uno sguardo furtivo, e non volle credere ai suoi occhi: la ragazza, completamente nuda e con il culo all'insù, lo sfintere oscenamente dilatato e che eruttava sborra in continuazione, aveva dietro di se un uomo che non conosceva, ma che le stava puntando nell'ano un cazzo tanto grosso che nemmeno lei – che ne aveva "collezionati" davvero tanti – aveva mai visto...
Anita, quasi lo supplicò di entrare ancora una volta dentro il suo intestino:
- "Sodomizzami, vedi… ora entra bene!".
E lui fece scorrere quel cannone, senza fermarsi, fino a che le palle non andarono a cozzare contro le sue grosse natiche...
Già solo a quella vista Germana stava godendo, tanto che dovette tapparsi la bocca con una mano per non far sentire la sua presenza ai ragazzi.
Ma la sua libidine era così forte che per sfogarsi prese a torturarsi le grosse tettone con una mano, mentre con l'altra andò a frugare in mezzo al suo fitto e riccioluto boschetto nero, che via via si andava inzuppando di piacere...
Senza nemmeno accorgersene, sussurrò sommessamente:
- "Tale madre, tale figlia... Però... Anita se li sa scegliere belli prestanti...".
E riprese a masturbarsi così energicamente, che si stava strappando il pelo dalla fica fradicia.
Intanto, Pietro stava stantuffando il retto della giovane, che ormai non offriva più alcuna resistenza... Al che lei, si voltò e gli fece notare:
- "Lo vedi? Bastava solo riprendere l'allenamento...".
Germana si sentì all'improvviso come attratta da quel maschio così virile, tanto da giurare a se stessa:
- "Costi quel che costi, sarà mio, anche se dovessi mettermi contro Anita!! Quel cazzo è degno di una vera femmina...".
Un liquido viscido le stava colando dalla fica giù fino alle caviglie... Era venuta!
In fretta, su andò a ripulire, e quindi tornò a coricarsi accanto al marito. Lo guardò addormentato, e con disprezzo, come rivolta a lui, disse:
-" Eh, se ce l'avessi avuto tu quel palo di carne...".
Poi, con il pensiero, riandò a quanto aveva visto, e soddisfatta riflettè in cuor suo:
- "Certo, che ho proprio una figlia troia... Almeno quanto me... Visto che quel traliccio non è certo di Lucianino... Poveretto, un altro cornuto in casa, che andrà a tener compagnia a Ennio...".
06. Festeggiamenti… a sorpresa.
Germana era ormai infatuata da quel cazzo che aveva solo potuto scorgere di sfuggita mentre faceva godere quella troia della figlia… Lo idolatrava, e non riusciva più a toglierselo dalla testa… Quel grosso palo l’aveva eccitata e non poco, e aveva risvegliato la vacca in calore che era assopita in lei.
Perciò, da allora, cercò con tutti i mezzi di farlo cadere nella sua “trappola”, come una mosca nella tela di un ragno…
Iniziò a spiare ogni volta che i due si congiungevano (ormai, non usavano più l’accortezza di farlo lontano da quella casa…), e alla fine la sua tenacia fu premiata: la donna, infatti, trovò il modo certo per arrivare finalmente a concretizzare…
Con la scusa di festeggiare il ritorno a casa di Anita, Germana decise di organizzare – nella villetta di montagna a Vallepietra – una cenetta intima, in famiglia, a cui avrebbero partecipato solamente lei, Ennio (suo marito), e Luciano (il fidanzato della ragazza).
Pensò a tutto lei, ma quando venne il momento dei preparativi più “spiccioli”, si rese conto che aveva bisogno di una mano.
Allora, chiamò la figlia e le disse:
- “Ecco, è tutto pronto… o quasi… C’è rimasto solo da sistemare tavoli, sedie e le luci del giardino… Da sole non ce la faremo mai, e in questa casa non abbiamo uomini…”.
Ingenuamente, o piuttosto sopra pensiero, Anita le rispose:
- “Ma se ci sono papà e Luciano!”.
Germana, scoppiò a ridere come una matta, e poi non riuscì a trattenersi:
- “Tuo padre e Luciano uomini? Sono praticamente inutili, cara la mia bambina, Non sono buoni a scopare, figurarsi nei lavori pesanti…”.
Così, calò il carico, e chiese ad Anita se “per caso” non avesse un amico che le poteva aiutare. Dai suoi “appostamenti”, aveva capito benissimo, infatti, che lei e il suo “toro da monta” erano affiatatissimi, e quale sarebbe stata la risposta della giovane.
Risposta che ben presto divenne realtà:
- “Ma certo!, c’è Pietro… Figurati se non ci aiuta!”.
La donna, continuando a “giocare” la sua parte, stette un attimo in silenzio, e poi – subdolamente – le chiese:
- “Pietro? Chi è? Lo conosco?”.
Anita, credendo che la madre fosse all’oscuro di tutto, cercò di liquidare la questione:
- “No, non l’hai mai visto… Lavora in una palestra, e quindi è bello forte… Ma se non vuoi…”.
Germana sentì che la situazione rischiava di sfuggirle di mano, e quindi si affrettò a tacitare la ragazza:
- “Figurati, per me va benissimo… Basta che risolviamo il problema…”.
Allora Anita corse a chiamare il suo “splendido amante”:
- “Ehi, sapessi che è successo… Mia madre ha bisogno di un aiuto di un uomo forte… Mi ha chiesto se conoscevo qualcuno, e io ho pensato a te… Ti va di aiutarmi? Sai che io so essere riconoscente…”. E rise…
Pietro, preso così alla sprovvista ma felice di quell’occasione che gli avrebbe permesso di assicurarsi una scopata con lei, accettò con entusiasmo:
- “Ma certo, gioia! Io ci sono sempre per te…”.
Passò nemmeno un’ora che il ragazzo si presentò alla villa… Il caso volle che ad aprirgli andò proprio Germana, lui si presentò, e mentre le parlava lei non gli staccò nemmeno per un istante gli occhi di dosso… Si disse:
- “Oltre che un gran cazzo, ha un profumo di maschio incredibile!”.
Si misero subito al lavoro, e dopo due ore, tutti sudati, ebbero terminato… Allora Germana, fece la finta imbarazzata…
- “Aahhh… E con questo abbiamo finito… Veramente, non saprei come ringraziarti, se non era per te chissà quanto tempo ci avremmo messo..”.
Lui si schermì, e disse che era stata cosa da niente… Ma la donna, replicò:
- “Siii… una cosa ci sarebbe… Ti andrebbe di restare con noi a festeggiare il ritorno di Anita?”.
Il giovane, ovviamente, accettò subito, e Anita era al settimo cielo, anche perché non sapeva che dietro a tutto ciò c’era la macchinazione di sua madre, che stava tramando come un vera “mantide religiosa”…
E finalmente, giunse il momento della cena… Germana aveva assegnato i posti a tavola – un tavolo lungo e stretto – in modo tale che il ragazzo fosse a fianco di Anita, ma soprattutto di fronte a lei…
Ebbene, erano tutti a seduti ai loro posti, a bordo piscina, e mancava solo lei… Quando, infine, uscì di casa per raggiungere gli altri commensali, tutti quanti rimasero senza parole: aveva addosso un vestito che dire “da troia” era estremamente riduttivo… Sotto, aveva messo una minigonna cortissima a tubino rossa e un bel paio di autoreggenti, mentre sopra vestiva una camicetta bianca trasparente e ampiamente sbottonata sulle tettone, spinte oscenamente in su da un reggiseno di una misura in meno del necessario, tanto che quelle mammelle parevano sul punto di esplodere. Ai piedi, poi, calzava delle scarpe bianche con "tacco 15", e con gli occhi pesantemente truccati sembrava proprio una prostituta…
Quella, fu una cena con i fiocchi, e quando Germana si accorse che Pietro era distratto parlando del più e del meno con gli altri ospiti, improvvisamente gli sfiorò una gamba.
Lui, inizialmente, non diede importanza alla cosa, ma poco dopo percepì una nuova lieve carezza alla caviglia.
Stava parlando con Luciano, ma d'istinto spostò lo sguardo verso Germana che era proprio di fronte a lui, e vide che lo stava fissando calorosamente, mentre la sua caviglia si sfregava con il polpaccio dell’uomo; e si mordicchiava le labbra senza farsi notare dalla figlia…
Pietro sentì il tacco alto della sua scarpa che gli saliva lungo la gamba, valicava il ginocchio, e si perdeva tra le sue cosce con il tacco puntato nei genitali mentre la suola aderì al pene, e muovendo ogni tanto le dita dei piedi gli causava un piacere infinito.
Poi, Germana si staccò un momento dalla sua "preda", giusto il tempo di sfilarsi una scarpa lasciandola cadere a terra... Poggiò di nuovo la punta del piccolo piede nudo - portava una taglia 37 scarsa - tra le cosce di lui – che le aprì sempre di più – e riprese a “manovrarlo” sensualmente...
Pietro resistette ancora un po’ a queste stupende sollecitazioni, ma infine venne abbondantemente nei pantaloni...
La donna se ne accorse all'istante, poiché il dorso del suo piede fu inondato da quella calda “crema”… Gli sorrise, e poi – liberandosi anche l'altro piede dalla scarpa – con le dita di entrambe le sue estremità gli aprì la cerniera dei pantaloni liberando dalla sua prigione il cazzo ancora sporco di sperma...
Il ragazzo si irrigidì sulla sua sedia, e la sua partecipazione alla conversazione si fece sempre meno brillante: stava andando fuori di testa, altro che Anita!
A questo punto, la troia cominciò a scappellarlo, tenendolo fermo con la palma di un piede mentre con l'altro gli scendeva lentamente la pelle.
All'inizio Pietro provò un certo senso di bruciore sul glande, perché i piedi di lei non erano lubrificati, ma pian piano Germana prese a massaggiargli la cappella con l'alluce, scendendo a strofinargli il filetto con grande perizia.
Pietro non ce la fece più, e sborrò una seconda volta, e questa volta la donna usò i caldi fiotti che finirono sui suoi piedi – strofinandoseli l'uno contro l'altro –come fosse della crema idratante...
La cena stava volgendo al termine, e sotto a quel tavolo c'era di tutto e di piu... I due si guardarono, si intesero a meraviglia, e Pietro parve domandarle:
- "E ora, che facciamo?".
Ma la donna aveva già un piano e, sempre "parlando" con gli occhi, gli fece intendere:
- "Tranquillo, ci penso io!".
Infatti, con un gesto rapido e apparentemente maldestro, rovesciò la brocca d'acqua addosso al suo bel maschione...
Tutti si voltarono verso il luogo del “incidente”, e Germana esclamò:
- "Dio che sbadata... Scusami, Pietro... Vieni dentro, che vedrò di rimediare...".
Anita, colta alla sprovvista, si alzò in piedi e tentò di intromettersi tra i due:
- "Mamma, lascia stare... Vado io ad aiutarlo... Tu, resta qua...".
Ma la donna, guardando la figlia con fare da troia, come ad impedirle di mettere le mani su quel cazzo che finora si era “lavorato” a puntino, le si avvicinò e sottovoce le sibilò:
- "Resta seduta... Ci penso io!".
Ma la ragazza non si diede per vinta e rispose:
- “Guarda che ho capito il tuo giochetto… Ma il cazzo di Pietro è solo mio!”.
Per tutta risposta, Germana, ribattè, sbuffando dalle narici come una gatta in calore:
- “Adesso è mio… Discorso chiuso!”.
Anita e Germana sembrarono sul punto di azzuffarsi, ma poi la ragazza tornò a sedersi, lanciando alla genitrice uno sguardo carico d'odio.
Finalmente, Pietro e Germana poterono allontanarsi, e non appena furono fuori dalla portata degli ospiti seduti ancora a tavola, lei lo prese per mano e lo tirò su per le scale nella camera di Anita. Chiuse la porta a chiave, vi si appoggiò di schiena e gli disse:
- "Ora sei mio... Ti farò vedere io come si scopa, altro che quella fichetta frigida di mia figlia! L'altra sera, mentre cercavi di incularla senza riuscirci, ho pensato che sei sprecato per lei...".
Il maschio aveva il cuore in gola... In un attimo, realizzò che – contrariamente a quanto gli aveva assicurato quella incosciente di Anita – la donna li aveva smascherati, e cercò di giustificarsi:
-" Signora Germana, sono mortificato, ma sua figlia ha tanto insistito...".
E lei:
- "Non ti preoccupare, che adesso le daremo la lezione che si merita...".
Lo spinse sul letto e cominciò a spogliarlo, non lasciandogli addosso se non il suo pelo naturale... Poi, si rialzò, e allontanandosi di qualche passo per permettergli di guardarla bene, si spogliò anch'essa.
Allargò le braccia in croce, e dichiarò:
- "Bene... Ora vediamo come te la cavi!".
Pietro, supino, era già in completa erezione dall'eccitazione, e tutti i suoi 25 centimetri svettavano verso l'alto, come una bellissima stele egizia...
Germana rimase a bocca aperta, e quando si riprese dallo smarrimento esclamò:
- “Ma è spaventoso! Mio dio… Nei miei buchi non entrerà mai! Ecco perché, l’altra notte, mia figlia ha gridato come se la stessi scannando… Ci vuole il porto d’armi per andare in giro con questo coso…”.
Pietro, con un sorrisino beffardo, pensò tra se e se:
- “Hai giocato con il fuoco, cara la mia porcellona… Ora gioco io!”.
E rispose alla donna:
- “Tranquilla… Con un pò di fatica e molto dolore, te lo farò entrare tutto dentro, fino allo stomaco…”.
Germana, intanto – dopo aver provato inutilmente a lavorarlo di bocca – iniziò a fargli un pompino di mano…
Era davvero brava, e il traliccio di carne divenne ancora più duro…
Però, era assurdo non provare a fare qualcosa di orale, e così Pietro – prendendola da dietro la nuca – fece avvicinare le sue labbra alla cappella violacea e gli fece vedere come avrebbe potuto riceverlo, tanto che alla fine lui le sborrò in gola.
Si sdraiarono l’uno accanto all’altra, e mentre lei finiva di ingoiare tutto il frutto del piacere di lui, il ragazzo le disse:
- “Hai visto che ci sei riuscita? Sai che ti dico… Sei stata anche più brava di tua figlia, non hai lasciato cadere neanche una goccia… Hai ingoiato tutto… E’ proprio quello che un uomo vuole da una troia…”.
Poi, riprese:
- “Adesso, però, lo devi assaggiare nella tua passera… Con tuo marito ti sei divertita poco, ma vedrai che con me non potrai certo dire di non sentirlo… Su, da brava, fammi un'altra sega, che ti riesce proprio bene…”.
Germana, allora, obbedì, e gli fece un giochino di mano eccezionale, mentre lui – steso su un fianco – le leccava le tette e le toccava quel pancino così sexy.
Pietro sentì che si stava bagnando, e cercò di favorire quello stato succhiandole un capezzolo, per poi passare alternativamente con la lingua da un capezzolo all’altro, e mordendoli quasi con “cattiveria”.
Lei era ormai fradicia, e il suo organo di piacere nuovamente in tiro…
Le si abbattè addosso, le sollevò le gambe sulle sue spalle, e prese a leccargli la fica: le labbra, il clitoride, per poi affondare dentro quella cavità tanto gustosa.
A quel punto, Germana iniziò a gemere, e senza rendersene conto emise dei suoni al limite dell’osceno:
– “Aaahhh...”.
Ma, improvvisamente, smise con quei “vocalizzi”, e prendendogli la testa tra le mani disse al ragazzo:
– “Non ce la faccio più, lo voglio dentro, adesso!”.
Era il “via libera” che Pietro attendeva da quella troia in calore… Puntò la cappella, e in un attimo fu nelle sue viscere…
Il suo membro l’aveva penetrata, ma era riuscito ad entrare solo per metà della sua immensa lunghezza.
Più lui spingeva e più Germana urlava forte, proprio come la figlia...
Pian piano, il suo pene scavava in profondità… Lui spingeva, spingeva forte, e le sussurrò, con il respiro affannoso che le alitava in faccia:
– “Ti piace come ti scopo? Che fica calda che hai!”
Ma Germana non riuscì a parlare, non riusciva quasi a respirare, ansimava, e fu allora che lui lo fece entrare tutto in un colpo…
Le disse, con tono di scherno:
– “Lo vuoi ancora più dentro? Vuoi pure le palle??”.
La donna, per la prima volta, sentì che la sua patata era veramente stretta, e stava avendo un orgasmo infinito, interminabile...
Strinse le gambe a tenaglia dietro ai lombi di Pietro, poiché non voleva farlo uscire, e le sue urla di godimento giunsero fino all’esterno della villetta, chiare e distinte…
Allora, Anita si paralizzò dalla rabbia e dalla gelosia, e - a denti stretti - ringhiò:
- "Stronzi!!!".
Ma non poteva muoversi, altrimenti avrebbe rischiato di portarsi dietro quel "cazzetto ambulante" di Luciano...
Intanto, dentro, l'amplesso andava avanti, e l’uomo stava ricevendo da Germana quella “riconoscenza” che gli era stata promessa... Adesso, quella femmina in calore, si era preparata a prenderlo nel culo, da dietro, e l’uomo – alla vista di quel “lato b” molto somigliante a quello di Anita – non potè trattenersi dall’esclamare:
- “Sei così tremendamente sexy in questa posizione…”.
Poi, la afferrò per i fianchi tirando il suo corpo a sé, e si arrestò proprio quanto la cappella cominciò a premere sulle sue chiappe.
Stava per lubrificarle l’ano quando con un ghigno le disse:
- “Vedrai che divertimento, così a secco! A quel frocio di tuo marito ti riporto divisa a metà!”.
Pur non essendo vergine di dietro, anzi, tutt’altro, Pietro fece molta fatica per entrare… Strinse ancora di più le mani sui fianchi, e diede una prima botta decisa…
Germana, percepì che qualcosa di molto grosso si stava insinuando nel suo intestino, provocandole un forte bruciore. E siccome storse la bocca in una smorfia di dolore, Pietro la incalzò:
- “Hai voglia tu, a soffrire… Tutto deve entrare, troia!”.
Nel frattempo, continuò a spingere con colpi precisi e decisi, e tali che dopo pochi minuti lei sentì tutti i suoi 25 centimetri trapanarle il culo…
Non seppe dire se più dal rancore o dalle fitte, ma Germana riprese a urlare e cominciò a piangere…
Le uscì anche del sangue, ma Pietro non mollò la presa, e per circa una buona mezzora continuò a dilatarle le budella.
Quando sentì che il suo cazzo cominciava a sciacquarci dentro – segno evidente che le aveva spanato per bene il culo – si lasciò andare, e in pochi istanti le colmò l’intestino di caldissimo sperma…
Per reazione, la donna fu colta dall’ennesimo orgasmo, e squirtò come una pazza:
- “Vengoooooo…”.
7. Gelosia di una figlia.
Dopo quell'urlo “disumano”, fuori ci fu l’ennesimo silenzio imbarazzato, rotto da Luciano che – teso l’orecchio, e inopportuno come al solito – domandò:
- “Forse, qualcuno si sente male…”.
Quella frase, fece scattare su tutte le furie Anita: lei, aveva capito tutto… E mentre lei stava lì con quegli esseri insulsi, dentro Pietro e sua madre se la stavano spassando alla grande…
Si alzò, e come una belva ferita si precipitò all’interno… Seguendo le grida di quella troia della madre, giunse davanti alla porta della sua camera… Non voleva credere che Germana era arrivata a tanto, e con il cuore che le batteva forte socchiuse la porta… Vide che i due “amanti per una notte” – nella foga del darsi e ricevere piacere – non si erano nemmeno accorti che lei li stava osservando… Andarono avanti ancora per un pò di tempo che alla giovane parve un’eternità…
Ma a un certo punto, vinta dalla voglia di mettere fine a quel "tradimento", Anita fece irruzione: la porta della stanza si spalancò, e la ragazza comparve agli sguardi attoniti dei due, ancora ansimanti e nudi…
- "Siete due porci, depravati, traditori... E io che ero tornata per stare con te, Pietro... Non ti bastavo io, ti sei dovuto montare pure questa troia... E tu, mamma, capisco che con uno come papà, la fica ti ribolliva, ma potevi trovatene un altro? E per di più, in camera mia… Che schifo…".
Poi, con un sorrisino di nervosismo, indicando la bocca lorda di Germana, le disse, ancora:
- "Ma guardati, almeno pulisciti le labbra... Hai ancora la sua sborra che ti cola... Sei proprio una ninfomane…".
E siccome la miglior difesa è l'attacco, la donna – con fiera sfrontatezza – si tolse con un dito i grumi ormai rappresi e (tirando fuori sensualmente la lingua) se li ingurgitò senza alcun problema...
Poi, con la stessa animosità che aveva pervaso la ragazza, replicò a tono:
- "Ma che vuoi? Questo, non è né il cazzo del tuo ragazzo... Che vuoi da me se Luciano è tale e quale a tuo padre? E poi, se io sono troia, tu cosa sei? Anche tu ti sei fatta spaccare il culo da lui...".
In tutto questo sputarsi veleno addosso tra madre e figlia, Pietro era rimasto sgomento dalla vergogna: lui che se l'era scopate tutte e due, e per di più a casa loro, sotto il naso dei rispettivi “maschi”... Cercò di far da paciere:
- "Su, adesso calmatevi... In fondo ci siamo divertiti tutti... Che male c'è, Anita? Lo sai che per me sei speciale, dunque meglio con tua madre che con un'estranea, non ti pare? Ve lo sete goduto tutte e due, e allora?".
Questa inaspettata “eloquenza” del ragazzo parve calmare gli animi, ma poco dopo Anita riattaccò:
- "Bene... Visto che lui sembra così disponibile a dividersi tra noi due, ti propongo una sfida...", disse alla madre, "chi fa il miglior pompino lo avrà tutto per sé, e l'altra lascerà campo libero per sempre...".
Germana restò un attimo pensierosa, poi accettò:
- "E sia... Sappi che non ti temo, io faccio pompini da prima che tu nascessi...".
Nel frattempo, la scenata tra Anita e sua madre attirò l’attenzione di Luciano e di Ennio.
I due maschi, rimasti fuori dalla contesa, accorsero prontamente non appena udirono – di nuovo – le urla delle due donne, e si trovarono di fronte ad una scena a dir poco incredibile, nel bel mezzo di quella sfida epocale...
8. Non disturbare!
Entrati in quella stanza, trovarono umori femminili e sborra ovunque; Anita era ferma in un angolo, completamente nuda, e così pure Germana, che però stava inginocchiata, al cospetto di un cazzo mostruoso, che teneva in mano...
Pietro, nel vedere Ennio, si intimorì, ma quel “cuck dichiarato” sorprese tutti...
Con estrema calma, lentamente, cominciò a denudarsi: via la camicia bianca di seta, che ripiegò con cura e depose sulla scrivania… Via la canottiera, le scarpe, i pantaloni e i calzettoni lunghi alle caviglie… E via, infine, i boxer…
Tutto finì ben piegato, con la camicia, e – tra lo stupore generale – l’uomo rimase completamente nudo… Gli occhi dei presenti si concentrarono fra le sue gambe, dove un piccolo cazzetto rattrappito – più piccolo di quello di un bimbo – faceva mostra di sé: dentro uno scroto minuscolo, aveva due testicoli che sembrarono essere stati svuotati; poi, un’asta millimetrica che – soprattutto da moscio – faticava ad essere riconosciuta, ed una ridottissima cappella con un abbondante prepuzio che si stringeva in una forma avanzata di fimosi…
Insomma, quel corpo così poco “attrezzato” per soddisfare una femmina, stava lì a mostrarsi noncurante della derisione che poteva suscitare in (quasi) tutti…
E dopo aver offerto quello “spettacolo”, Ennio prese una sedia, ci si sistemò comodamente sopra, e prendendo quel grottesco mucchio di carne in mano iniziò una buffa masturbazione…
Per finire, aprì bocca, ma solo per dire – da vero schiavo – alla moglie:
- “Scusami l’interruzione, Germana… Fate come se io non ci fossi... ".
Si immaginò la scena, ipnotizzato da quel cazzo enorme che la bocca della moglie avrebbe di lì a poco accolto…
Luciano, invece, con quel residuo di dignità che non contraddistingueva più il “suocero”, ebbe a protestare:
- “Anita, ma sei impazzita? Rivestiti e andiamocene… Abbi un po’ di rispetto per me, almeno in mia presenza!”.
Ma stava ancora parlando, quando Ennio lo colpì con un sonoro schiaffone e gli intimò:
- “Stai zitto, stupido… Capisci qual è il nostro ruolo e fai il bravo cornuto… Spogliati, come ho fatto io, e goditi lo spettacolo… Ma soprattutto, non disturbare!”.
Vista la situazione, Luciano non rispose nulla, e senza fretta, si spogliò. Rimase con solo gli slip, quando Anita gli ululò nelle orecchie:
- “Frocetto, non hai capito che ti vogliamo nudo? O ti vergogni di quella nullità che hai tra le cosce?”.
Tutto vergognoso, il ragazzo si scusò, e disciplinato andò a sedersi accanto a Ennio…
9. Senza vincitori ne vinti.
Era tutto pronto, e finalmente la disfida potè iniziare…
Germana, d’altronde, superato il primo momento di confusione, non aspettava altro, e quando Anita gli diede il via libera, riprese il suo maestoso pompino, portò alle labbra quel cannolo – che nel frattempo si era ammosciato – e cominciò a darsi da fare.
Iniziò a succhiarlo con immenso trasporto, si schiacciò tra le labbra la cappella, e poi prese a leccarla fino a scendere sulle palle, per poi ripercorrere il tragitto in senso inverso e tornare a “colpire” con forza il glande che – sotto quelle sapienti sollecitazioni – si stava gonfiando.
Dopo qualche ciclo di trattamento, la donna unì a quel esercizio di labbra e lingua un saliscendi di mano, masturbandolo…
Pietro, con la cappella imprigionata dentro di lei, cominciò a gemere di piacere e ad insultarla:
- “Che troia che sei… Sei bravissima, nessuna finora è mai riuscita a farmi godere così tanto.
E guardò Anita, la quale masticando amaro, già assaporava la sua “vendetta”…
Germana, intanto, proseguì nella sua occupazione, ma a questo punto volle aggiungere qualcosa di decisivo: spalancò le sue fauci e provò ad ingoiare tutto fino quasi a soffocare…
Inizialmente, fece un pò fatica a gestire quel cazzo fuori misura, e anche con tutta l'esperienza pregressa non fu in grado di ingoiare tutti e 25 i centimetri.
Allora, se lo sfilò di bocca e chiamò suo marito:
- “Ehi, frocio… Fai vedere di essere utile a qualcosa… Vieni un po’ qui ad aiutarmi…”.
Ennio accorse, e – mettendo a dura prova le articolazioni della mascella – usando entrambe le mani le spalancò la bocca, riuscendo finalmente a far sì che lei potesse ricevere quel bestione senza vomitare.
Dopo una decina di minuti in cui lui la stava scopando oralmente, Germana capì che Pietro era prossimo all’orgasmo... Aumentò il ritmo, ma proprio in quell’istante il ragazzo – preso da un incredibile attacco di libidine – le afferrò la nuca con le due mani e la tirò a sé, facendole arrivare il membro fino in fondo, a sbattere contro l’ugola.
Ancora pochi secondi, e la cavità orale di Germana venne riempita dalla sborra, che di lì a poco iniziò a colare fuori dalle labbra. Pronta, Germana, con un rapido movimento della lingua, recuperò tutto e deglutì tutta quella prelibatezza…
Pietro, intanto, era svuotato nel vero senso della parola… Guardò la donna e le disse:
- “Un’ottima prova… Complimenti!”.
Ma Anita – colta dalla gelosia e motivata a vincere la sfida – non aveva nessuna intenzione di lasciar fare quella troia della madre… Si inginocchiò accanto a lei, e con una gran spallata – complice anche la spossatezza della donna – la spinse da una parte e si sostituì a lei dicendo:
- “Togliti dai piedi, abbiamo capito che ci sai fare… Chissà se sono davvero figlia di tuo marito…”.
E così dicendo, alla presenza (per la prima volta) di padre e madre, si ritrovò finalmente alle prese con il suo cazzone preferito…
Esitò un poco, per via della posta in gioco e perché voleva gustarsi ogni momento, ogni emozione che solo il “suo” maschio era capace di trasmetterle…
Poi, lo prese emozionata tra le mani, e lo masturbò un pò fissandolo negli occhi…
Pietro, invece, da uomo deciso, le disse:
- “Animo, ragazza, prendilo in bocca e fammi sentire come sei brava a succhiarlo…”.
Anita, allora, se lo imboccò con decisione, fino a spingerselo in gola, e facendo scorrere il capo avanti e indietro lungo l’asta, dalla cappella alle palle.
Stranamente, la giovane pareva essere una pivellina ai primi ciucciotti, e l’uomo, paziente, le suggerì:
- “Adesso, la lingua… Voglio sentire la lingua sulla capocchia…”.
La ormai ex studentessa alzò gli occhi, lo guardò come un’innamorata, e poi inghiottì la cappella e si mise a succhiarla.
Ora Anita non aveva più bisogno di incoraggiamenti, usava mani e lingua alla perfezione, e il ritmo era un crescendo di emozioni..
Ogni tanto lasciava la presa, e una volta – come sua madre – volle introdurre una variante che a Pietro non aveva mai fatto provare: gli diede dei baci sulla punta del glande, poi scese subito giù a stimolargli le palle, e ancora su a succhiare e pompare di nuovo…
Questa volta, l’attesa per l’orgasmo fu più breve, e il ragazzo le annunciò
- “Brava… Ma attenta, sto per venire…”.
E infatti, dopo una manciata di secondi, la bocca di Anita fu piena dello sperma del suo inseparabile amico, caldo e copioso…
La giovane ingoiò tutto fino all’ultima goccia… Poi, d’istinto, si alzò e le loro bocche si unirono in un lungo e appassionato bacio.
Gli domandò:
- “Ti è piaciuto?”.
E lui:
- “Sei stata stupenda, come sempre!”.
Germana, che assistette all’esibizione della “carne della sua carne”, non seppe trattenere un moto di stizza… Si vedeva lontano un miglio come i due fossero uniti, molto più che con quel pupazzo di Luciano… E lei temette che ciò avrebbe influito sul giudizio finale del ragazzo.
Il quale, però, sorprendendo tutti, sentenziò:
- “Dopo questa prova pratica, direi di dare un assoluto ex-equo… D’altronde siete madre e figlia, e buon sangue non mente! Perciò, direi di dichiaravi entrambe Pompinare Ufficiali della Casa”.
10. Umiliazione di due inutili maschi.
Mentre le due donne si stavano gustando la sborra di Pietro, Ennio e Luciano scaricavano la loro insignificante dose di sperma sul pavimento...
A guardarli, sembrava che amoreggiavano in perfetta sintonia, e Anita e Germana – da femmine al 100% – ne furono schifate.
Anita cominciò ad insultare il suo fidanzato (ufficiale): - "Ma guarda tu 'sta checca... Ma non ti vergogni che per farmi una scopata decente debba ricorrere a un cazzo che non è il tuo?".
E Germana, rivolta al marito:
- "Se aspettavo te, a quest'ora c'avevo le ragnatele... Ma d'altra parte, figlia mia, quegli stecchini che hanno tra le gambe noi manco li sentiamo...".
Pietro, intanto, si compiaceva per come le due umiliavano i loro uomini, e – preso dall'eccitazione – decise di intervenire in quella tragicomica condizione familiare.
Li guardò con disprezzo, dall’alto dei suoi 25 centimetri, e con il suo biscione moscio e penzoloni tra le gambe, gli disse:
- "Siete due smidollati, senza spina dorsale... Ma lo vedete che ridicoli pisellini che avete? Mi meraviglio di te, Germana, che ti sei fatta ingravidare da quel coso indefinibile, che per vederlo ci vuole la lente d'ingrandimento... E tu Anita!, con la disavventura di tua madre come esempio, ci sei cascata di nuovo!! Per tua fortuna, che ci sono io… Almeno, sapeste usarli come si deve... Vabbeh, le scopo io... Voi, però, state a guardare e imparate, e se il caso aiutatele a godere...". E detto ciò, prese Germana per la mano e la fece stendere di nuovo su quel "letto di piacere" adagiandovela con garbo e gentilezza come fosse proprio sua moglie.
Germana si passò la lingua sulle labbra, e assunse uno sguardo estasiato, come di chi è in attesa di qualcosa di importante, mentre più giù dispose quelle meravigliose cosce lievemente aperte, lasciando intravedere il gonfiore delle grandi labbra e la fessura della fica a riposo.
Poi, guardò Ennio, e – accompagnando le parole con un cenno del capo – con un cenno del capo gli disse:
- “Valle dietro e tienile le gambe ben aperte, così le affonderò meglio dentro per tutta la mia lunghezza…”.
Intanto, Pietro le si inginocchiò tra le cosce e cominciò a leccarle avidamente la fica.
Il marito, nel frattempo, introdusse la sua lingua nella bocca della moglie e la baciò, e corse giù sul suo collo fino a raggiungere le tette. Lì, con la bocca a tenaglia sulle areole, prese ad aspirare, fino a sentirli gonfiare, i grossi capezzoli, e premette leggermente sulle mammelle per far sì che quei chiodoni divenissero sempre più turgidi.
Poi, raggiunto lo scopo, li strizzò e li “torturò” con piccoli morsi. Germana cominciò ad agitarsi, ad ansimare e a gemere, e la sua passerina era ormai dischiusa e umida come una vongola dall’eccitazione.
Anche il cazzo di Pietro era ormai durissimo, e – per evitare il rischio di una precoce eiaculazione – il nuovo “padrone” del corpo di quella femmina affamata, urlò ad Ennio:
- “Vieni qui tra le cosce di questa troia, aprile la fica e sputaci dentro… Poi, leccarla bene fino a che non sarà bella scivolosa...”.
Il ragazzo, dal canto suo, si era allontanato della vulva di Germana, e si era portato su per baciarla in bocca in maniera assolutamente sensuale…
A quel punto, con una manata sulla spalla di quell’inutile maschio, tornò ad inginocchiarsi con il pisello rivolto minacciosamente verso il centro del piacere fradicio della donna.
Le grandi e le piccole labbra si erano disposte come delle fantastiche alette, e fu allora che Pietro – dopo essersi inumidita ancora una volta la sua cappella fremente, ed essersela massaggiata con una mano – vi si appoggiò sopra iniziando la trivellazione.
Dopo aver superato la prima barriera, ora la cappella si stava facendo strada lungo il sentiero che conduceva al centro della vita e della beatitudine sessuale.
Il giovane, tutto sudato dallo sforzo e tenendo Germana per i fianchi, spingeva nel profondo delle sue viscere con logorante lentezza.
Poi, all’improvviso, una scossa, e un grido… con copiose lacrime che rigarono le guance della donna…
E subito dopo, trascurando la lagnosa presenza del marito, lo guardò in volto e gli disse:
“E’ dentro... Vai, Pietro, vai… Fammi tuaaaaaa…”.
Lui, rimanendo piantato dentro di lei, non accennava a muoversi; anzi, si chinò verso di lei e le sussurrò:
- “Perché quelle lacrime?”.
E lei:
- “Sono lacrime di gioia… Gioia di sentirmi ancora femmina…”.
Allora l'uomo cominciò a muoversi dentro di lei affondando piano fino a giungere a contatto con l'utero.
Erano poi seguite tutta una serie di stantuffate, e l’accoppiamento si era trasformato in una epica cavalcata, che aveva generato un devastante orgasmo.
Infine, Pietro – ansimando come un bufalo – le disse:
- “Germana, sto per venire... che faccio?”.
La donna, sopraffatta da una intensa libidine, si dimenticò di non essere protetta, e gli latrò in faccia:
- “Godi... godimi dentro... scaldami il ventre con il tuo buon seme...”.
L’uomo, non si trattenne più, e liberando dai suoi polmoni un verso bestiale esplose una scarica di getti di sperma che le infiammarono tutta la cavità uterina.
Alla fine di quella tempesta ormonale, i due “copulanti” si lasciarono andare a un interminabile e memorabile abbraccio.
Dopo di che, Pietro, fissò negli occhi Ennio, e quindi disse a Germana:
- “Sei stata eccezionale... Sappi che questa è stata la più bella scopata della mia vita, e non potrò mai dimenticarla... Venire dentro, senza protezioni, a una donna fertile, è una cosa meravigliosa… Grazie!”.
Intanto Ennio, che aveva assistito passivamente alla monta della moglie, si era eccitato come non mai, e quando Pietro si girò verso di lui lo trovò con il suo mini cazzetto in mano e duro...
Si mise a ridere insieme a Germana, poi gli chiese:
- "Ti è piaciuto?".
Il povero cuckold rimase muto, e allora il giovane proseguì:
- "Beh, quand'è così, dopo che mi sono scopato tua moglie, che ne diresti di darmi una mano a godermi pure tua figlia? È una brava ciucciacazzi sai, se non mi darai noia poi potrei anche farti fare un succhiotto veloce...".
Ennio ebbe un sussulto, da sempre era gelosissimo di quell'unica figlia, e sentir quell'uomo che ne parlava come di una volgare puttana gli provocò un moto di rabbia... Tuttavia, l'idea che poi avrebbe potuto godere anche lui lo fece desistere da qualsiasi vera reazione.
Al che, Pietro – dopo aver aiutato Germana a rialzarsi – si voltò verso la Anita e la invitò ad avvicinarsi... Poi, chiese a suo padre:
- "Che ne dici se gli facciamo una bella inculata? Sappi che il suo secondo canale è molto ambito, e io l'ho aperto per primo... Quindi, non le farà troppo male... Certo, con il mio cannone, non è mai una passeggiata...".
Rise, e guardò Anita, che nel frattempo era tornata ad avere occhi solo per lui, e sembrava implorarlo di sventrarle di nuovo l'intestino...
Ancora una volta, il padre non disse nulla, anzi parve insinuarsi dentro di sé una voglia irresistibile di vedere sua figlia all'opera, proprio come Pietro gli aveva descritto poco prima.
Perciò, senza che nessuno lo avesse interpellato, le come se parlasse soprattutto a se stesso, disse sottovoce:
- "Vediamo... Mi sono messo in casa due troie...".
Ma il ragazzo, che aveva sentito tutto, gli si avvicinò e lo derise:
- "Eh gia... Hai proprio ragione... E visto che sei così generoso a offrirmele, sai che ti dico? Mi aiuterai, o meglio, aiuterai la tua maiala a farsi fare il culo...".
Lo lasciò ai suoi pensieri e tornò da Anita, gli mostrò l'uccello flaccido, e lei capì cosa doveva fare.
Per stare più comodi, lei salì sul letto e si mise in ginocchio, mentre lui le si accostò con quella salsiccia gigante a pochi centimetri dalla bocca...
L’odore del cazzo era forte, molto meglio di un potente afrodisiaco, e Anita non resistette oltre: cominciò a leccarlo verso l’inguine, proseguendo poi fino a che la cappella non fu di nuovo grossa e turgida… gli accarezzò le palle, e lui iniziò a spingere il bacino verso l’alto. Poi, prese tra lei mani quei 25 centimetri dell’asta, e schiudendo appena le labbra lo fece guizzare dentro la bocca.
Pietro, allora, appoggiò entrambe le sue mani aperte sul capo di lei e si insinuò ancora più a fondo, in gola, arrivando a farsi sfiorare la base del cazzo. Con una mano, la ragazza gli andò a frizionare il buchetto dell’ano, e percepì nettamente che Pietro stava perdendo il controllo di sé, il respiro si faceva sempre più ansimante, e stava per raggiungere l’orgasmo…
Ma il giovane aveva altri progetti per lei, e quindi – raggiunto lo scopo – glielo tolse di bocca, quasi con brutalità.
Le disse:
- “Adesso basta… E’ pronto per fare ciò che tu aspetti da tanto…”.
Poi, si ricordò la “promessa” fatta ad Ennio… Si girò verso di lui e gli disse:
- “Forza, cosa aspetti? Vieni avanti… Sarai tu a inculare tua figlia sul mio cazzo…”.
Chiamò la giovane, la fece mettere a pecorina, e… Aveva troppa voglia!
Iniziò a lubrificare il suo “lato b” penetrandolo con due dita per prepararlo a ricevere quel poderoso “strumento”…
Inizialmente, era stretto, l’allenamento quotidiano di prima era scemato, ma lui sapeva come trattarlo…
Dopo un po’ si sdraiò supino… Quel bestione che aveva in mezzo alle gambe svettava dritto, duro e minaccioso… Allora domandò:
- “Sei pronta?”.
E lei, guardando il padre:
- “Eccomi… fammi tua, rompimi il culo… riprenditelo…”.
L’uomo, rimase esterrefatto, ma non osò dire nulla… Anita, nel frattempo, salì sopra il bacino di Pietro, il quale appoggiò il cazzo al suo sfintere e istruì Ennio sul da farsi:
- “Adesso, io spingerò verso l’alto… Tu, invece, metti le tue mani sulle spalle di tua figlia e schiacciala verso il basso, verso di me…”.
Pietro colpì duro sullo sfintere, e dopo un pò la cappella fu fagocitata dall’ano della ragazza…
Le fece un pò male, dato che gli disse:
- “Fai piano… non ci sono più abituata…”.
Pietro cercò di assecondarla, ma quando il suo membro fu dentro per quasi metà, non fu capace di trattenersi: diede un colpo deciso – contrastato, in senso inverso dalla risolutezza delle mosse del padre – e la impalò con forza fino ai testicoli, facendola urlare:
- “Ahiiiiiii… Stronzo!... Ti avevo detto di andarci piano!”.
Ennio rimase impietrito dalla paura, appoggiato alla figlia, mentre il giovane – esaltato dal calduccio che sentiva provenire dal culo di Anita e la stupenda visione delle sue chiappe sode – fu preso da un’eccitazione straordinaria e cominciò a fotterla nelle viscere lentamente, per poi aumentare il ritmo e “sfondare” quel budello, sempre con l’ausilio di Ennio, incitato a “collaborare attivamente” sia da Pietro che da Anita.
Dopo parecchie pistonate, Pietro – senza dir nulla alla ragazza – le venne dentro con il suo lubrificante naturale…
Fu una sborrata epica… Al termine della quale Ennio aiutò la figlia a sfilarsi quel cazzo asinino e lei si sdraiò sul letto – felice – con il cuore che ancora le batteva a mille.
Incrociò il suo sguardo con quello di Pietro, e gli disse:
- “Stavolta, mi hai fatto veramente male… Però, cazzo, le tue inculate sono sempre da provare…”.
Ripresosi dal piacevole sforzo, il ragazzo vide – tranquillo e con il cazzetto in mano – in disparte Luciano, il fidanzato di Anita. Lo fissò con una certa commiserazione, e ridacchiando gli disse:
- “Ehi, tu… Lo vedi come un vero maschio si scopa una femmina? Adesso, con quello stecchino che ti ritrovi, dopo che ci sono passato io… Ma comunque, voglia farti toccare con mano… ehm, voglio dire col cazzo… qual è la situazione…”.
Fece un cenno ad Anita, la quale capì che doveva mettersi a pecorina… Pietro gli aprì per bene le chiappe e spronò Luciano:
- “Dai, inculala tu!”.
Il ragazzo non aveva mai fatto sesso anale, ma imbarazzato di fronte a quel maschio così virile si approssimò alla sua fidanzata con il piccolo pene in erezione (per le sue misure…).Lo appoggiò trepidante allo sfintere di lei e – senza alcun problema – entrò…
A quel punto, non seppe che fare, e Pietro scoppiò a ridere:
- “Ma possibile che non capisci che non potrai mai possedere u8na donna così?”.
Preso dalla rabbia e dalla insensata voglia di dimostrare il contrario, Luciano cominciò a muoversi dentro il retto di Anita, ma fin da subito si accorse che il suo cazzetto non riusciva ad essere avvolto dalle carni di lei, tanto quei buchi erano irrimediabilmente dilatati… Per di più, senza volere, la giovane gli disse:
- “Smettila… Mi fai il solletico!”.
11. Epilogo.
Quella "serata" finì a notte fonda, con le due donne doloranti per i terribili colpi che le erano stati inferti da Pietro, Ennio che aveva preso consapevolezza che il suo ruolo da cuckold era perfetto per lui, e infine Luciano che ancora non si voleva rassegnare a che Anita fosse troia nel sangue.
Dopo qualche giorno, però, la ragazza decise inaspettatamente di ripartire per Milano.
Pietro, da parte sua, non se ne diede però pena per di tanto: ormai aveva scoperto che Germana era più troia della figlia, e - con un marito "inutile" - cominciò a spassarsela con lei, affamata com'era di "grossi calibri".
La portò in ogni sorta di locali dove alla fine la scopò come una sgualdrina: cinema porno, cimiteri, chiese sconsacrate, club privè, e fu proprio in uno di quest'ultimi che furono notati dai proprietari... Era diventata un'attrazione, e poté cominciare a dare sfogo ad anni ed anni di sesso represso!
FINE.