Parte 9
Alex, con i suoi, afferrò la cucitura delle mutandine di Sonia, e aiutandosi con le con dita esperte gliele sfilò verso il basso, abbandonandole all’altezza delle caviglie.
Poi risalì con la mano, accarezzandole la coscia fino a raggiungere l’intimità della donna. Le dita di Alex si muovevano sicure e ferme, esperte e precise mentre la penetrava, e la lingua scorreva sul suo clitoride gonfio, disegnando un otto.
«Oh…», sfuggì dalle labbra della donna.
Quando Alex sentì gli umori di lei scivolare sulle sue dita, agevolandogli la penetrazione, uscì da sotto la gonna per guardarla in viso: Sonia aveva gli occhi socchiusi, specchio di un piacere che non riusciva a controllare.
«Sei così bagnata…», le disse con aria soddisfatta e sardonica.
Lei arrossì maggiormente, e lui la baciò con foga, premendola contro la scrivania. Ancora una volta, il suo peso provocò uno scricchiolio del MacBook di Gabriele.
Alex se ne accorse, vide il pc di Gabriele piegarsi sotto la presenza della donna, e godette. Voleva scopare quella donna così forte da spezzare quel dannato computer. Due piccioni con una fava. Chissà che faccia avrebbe fatto Gabriele alla vista di quello scempio, del suo pc nuovo di zecca piegato e umido del liquido di sua madre…
Sorrise, Alex. «Sei così bella», le disse all’orecchio, mandando scintille nell’intimità di lei.
Sonia era così bagnata che quasi si vergognava; si sentiva in balìa di un ragazzino che, chissà come, riusciva a farla eccitare incontrollabilmente.
Chiuse gli occhi, indifesa, e si lasciò trasportare da quelle mani che tastavano ogni sua curva.
Anche Gabriele chiuse gli occhi. Raccolse tutto il poco coraggio che aveva e si schiarì la voce. «Non vi conviene farmi del male. I miei genitori sono gli avvocati migliori di Napoli, vi farebbero sborsare un sacco di soldi!»
«L’hai sentito, Fra’?», fece Salvatore.
Cadde il silenzio. Per un momento, uno solo, Gabriele pensò di essersela cavata. Dall’altra parte della città, invece, il solo rumore nella stanza era quello della lingua che scivolava sul clitoride di Sonia.
Sonia tremava di godimento.
Gabriele tremava di paura.
Francesco tornò a picchiare sulla porta del bagno con furia omicida.
«Cos’hai detto?», sibilò. «Mi stai minacciando, per caso?»
«Io credo di sì», lo aizzò Salvatore.
«Brutta testa di…»
Un calcio, e la porta già malandata uscì dai cardini, cadendo ai piedi di Francesco e Salvatore.
Gabriele vide in faccia i suoi aguzzini e, per la prima volta nella sua vita, provò la sensazione di chi sa di essere vicino alla morte.
Alex premette Sonia contro la scrivania, poi scese con la bocca sui suoi seni, mentre la sua mano continuava a giocare ancora con la fica allagata di lei. Sonia gemette ancora, ogni centimetro della sua pelle prendeva fuoco sotto le sue dita che la toccavano ovunque e che, pian piano, si facevano più prepotenti premendo sulla carne.
Le sue tette prosperose si gonfiarono maggiormente e si tesero verso la bocca di Alex, la lingua di lui lambì i capezzoli e i denti ripresero a mordicchiarli.
Gemeva e ansimava di piacere, Sonia, come una ragazzina innocente e inesperta. Alex se ne compiacque. Gabriele gemeva disperato, rannicchiato contro il muro, aspettando la sua fine. Alex lo sapeva, e si compiacque pure di quello.
La donna, sotto di lui, inarcò la schiena. Allora Alex inserì nuovamente l’indice nella sua fica e lei, controllata da un istinto animale, iniziò a muoversi contro il dito di lui. Alex ne inserì un altro, sorridendo, e lei gemette più forte, e presa dal desiderio allungò una mano verso i suoi pantaloni.
Alex si ritrasse dal corpo di lei, facendola mugolare; abbassò velocemente i pantaloni e i boxer appena sotto le palle nere, poi ritornò in mezzo alle sue gambe, e lei gemette e ansimò ancora.
Sonia si allungò verso il moro ed iniziò ad accarezzargli l’uccello nero; le mani di lei si schiusero intorno al pene, cingendolo e tastandone le misure.
«Wow…», gemette lei. «È così grosso… Allora è vero quello che dicono su di voi…»
Lui sorrise. «Ventidue centimetri solo per te, Sonia. Vuoi davvero rinunciare a tutto il piacere che posso darti?»
Le dita delicate di Sonia si strinsero maggiormente intorno all’uccello di lui, sfiorandone le vene in rilievo e la cappella scura e lucida.
«Rispondimi», insistette Alex. «Mi vuoi?»
Sonia gli lanciò un’occhiata carica di desiderio. «Sì… sì… ti voglio…», sussurrò.
Alex inserì un terzo dito nella fica di lei e spinse a fondo, provocandole un gemito che si propagò ben oltre la porta della stanza.
«Voglio che mi preghi», le soffiò sul viso. «Voglio che m’implori di scoparti, Sonia… Voglio che ti sentano tutti…»
«Sì», gridò.
«No, devi dirlo...»
«Scopami, Alex», ansimò lei.
Non del tutto soddisfatto, Alex le sollevò la gonna fino ai fianchi ed avvicinò l’uccello alla sua fica. Voleva giocare con lei, voleva torturarla. Strofinò la cappella lucida sul clitoride gonfio di lei, i loro umori si mischiarono.
«Ti prego, scopami… Non ce la faccio più…», sussurrò Sonia.
«Ti prego, lasciami stare…», mugolò Gabriele.
Francesco si avvicinò a passi svelti e pesanti verso di lui. Gabriele, indifeso, rannicchiò la testa tra le braccia, ma Francesco fu più veloce e lo afferrò per i capelli. Salvatore gli strappò il telefono di mano e lo gettò in un cesso, poi gli sferrò un pugno dritto nello stomaco.
«Aah!», gridò di dolore Gabriele. Era spacciato, ormai, lo sapeva.
Francesco lo strattonò affinché lo guardasse negli occhi. «Ripeti quello che hai detto, testa di cazzo. Ripetilo e giuro che ti spezzo le ossa una a una!»
Gabriele era immobilizzato dal terrore. Non c’era un briciolo di pietà negli occhi di Francesco, solo una furia nera. Sapeva che stava dicendo sul serio: un’altra parola sbagliata e l’avrebbe mandato all’altro mondo.
«Ti insegno io a lavarti la bocca prima di parlare!», gridò il teppista.
Strinse la presa sui capelli di Gabriele maggiormente, poi gli premette la testa dentro il water con tutta la forza che aveva.
Alex strinse i capelli di Sonia mentre la sua cappella scivolava agevolmente sul clitoride, con tutto quel liquido, portando entrambi velocemente al picco del piacere. Si fermò giusto un attimo prima, si staccò e terminò masturbandosi davanti a lei. Un’intensa ondata di piacere lo travolse, e lo sperma gocciolò sul computer di Gabriele.
Sonia, ignara, rimase a guardarlo eccitata, la fica ancora pulsante, come pulsava la testa di Gabriele per quel terrore cieco.
Ad Alex bastò qualche secondo per riprendersi, poi afferrò Sonia per le gambe e gliele spalancò, mettendo la sua apertura in bella mostra.
Entrò prepotentemente in lei, in ogni millimetro di pelle, in ogni cellula del corpo del suo corpo.
Scatenò, al suo passaggio, un’onda di godimento, che si propagò in tutto il corpo di lei, che gridò e iniziò a contorcersi. Lo voleva, lo desiderava, voleva avvolgere quella carne che le stava regalando un vortice di sensazioni di puro piacere, voleva sentirlo completamente.
Un pugno nelle costole, un altro sul viso. Gabriele gridò di dolore, piegato sul water, trattenendo l’impulso di vomitare.
Alex, iniziò a spingere, lento, con cadenza morbida. Il ventre di lei chiedeva di essere penetrata completamente, la sua fica si apriva sempre di più, risucchiando quella carne, ormai di nuovo dura come il marmo.
Alex guardò ancora la donna, aveva gli occhi chiusi e la bocca aperta, che gli rivelava la sua fame, la sua voglia e la sua eccitazione.
Sonia era così calda, così morbida sotto le sue dita forti e sicure. Lui spinse fino in fondo con fare deciso, iniziò a muoversi più veloce, la prese per i fianchi e la attirò a sé, con forza, guidato da un istinto primordiale.
Gabriele non capì cosa stesse succedendo, tutto quello che sentiva era l’odore nauseabondo del piscio vecchio di giorni, ma le sue orecchie percepirono un suono metallico. Il rumore di una cintura che si slacciava e scivolava a terra insieme ai pantaloni.
«No, vi prego, no», piagnucolò Gabriele, così spaventato che sentì i boxer inumidirsi di piscio. Non aveva idea di che cosa volessero fargli, non aveva nemmeno la forza di pensarci.
«Oh sì, ti prego, sì…», gemette Sonia, che era ormai un lago di eccitazione.
I respiri si fecero corti, i sospiri e i gemiti di entrambi avvolsero e riempirono il silenzio della stanza.
Gemette Sonia. Oh sì, che gemette, di puro e assoluto piacere, mentre Gabriele riversava lacrime in un water. Alex la fece saltellare sul computer, guardò alcuni componenti del pc schizzare via.
Gli umori di lei colarono sul suo sedere, tra le natiche, su ciò che restava del computer di Gabriele.
Alex continuò finchè non percepì i muscoli della fica stringergli il sesso ritmicamente, poi uscì da lei e la condusse sul letto di Gabriele. La voltò con forza e la mise a novanta contro la testiera.
«Non ho ancora finito con te.»
Mentre lei ancora ansimava per quell’orgasmo così intenso, Alex non le diede pace e ricominciò a spingere il suo uccello dentro di lei, con foga incalzante, con ardore, con impeto, stringendole i capelli e tenendola imprigionata sotto il suo magnifico corpo.
Gabriele piangeva, il corpo dolorante dei calci e delle percosse. «Vi prego, farò qualunque cosa…»
Ma i due ridevano a crepapelle, le sue suppliche non le sentirono nemmeno.
«Dai, su, muoviti», disse Francesco a Salvatore.
L’altro si abbassò i boxer fino alle caviglie e si mise cavalcioni sopra Gabriele, premendo il culo contro la sua testa.
«Vi prego no, no, no…», latrò Gabriele.
Sonia si inarcò, premendosi contro il corpo nero e statuario di Alex, aggrappandosi con le mani al bordo della testiera, mentre ansante urlava di un piacere intenso e mai provato prima.
Gabriele cercò di divincolarsi, piangendo, ma Francesco lo teneva giù. Le urla soffocate dalla tazza del water, la puzza di piscio… e poi qualcosa di molle e caldo gli cadde sulla testa. Salvatore gli stava cagando addosso.
«Oh, dio… sto per…», gemette Sonia.
Il secondo orgasmo arrivò come una tormenta, improvvisa, devastante; ad ogni spasmo si contorse come un serpente. Gridò, completamente svuotata.
Gabriele vomitò violentemente nel water, mentre le feci gli cadevano addosso.
In quell’istante anche Alex raggiunse il picco del suo piacere. Incurante dello stato fertile della donna, venne dentro di lei, e anche quando si ritrasse, uscendo dal suo corpo caldo, il suo pene schizzò sperma su tutta la fica e l’ano pulsante di lei.
Sonia si lasciò cadere contro la scrivania, respirando forte, mentre Alex torreggiava su di lei, ammirando il suo seme che colava dal corpo abbronzato della donna.
Gabriele rimase lì, in quel cesso, con le feci di un altro che colavano sul suo corpo esile e martoriato.
Continua.....