Esperienza reale Titoli di coda - Martina

Jerko

"Level 0"
Messaggi
26
Punteggio reazione
27
Punti
14
Age
38
Alcune sensazioni non hanno un nome; quella che stavo provando nell'ultimo chilometro che mi separava da casa sua era una di quelle. Ero eccitato, o meglio eccitatissimo; sentivo come se le narici mi friggessero dall'interno, come fossero diventate ipersensibili, il cuore correva all'impazzata, avevo le budella in subbuglio, ed il basso ventre non ancora eccitato ma in fermento, preso da una sorta di solletichio. Ero triste, certo ci eravamo promessi che non sarebbe finita, che sei ore di aereo dopotutto non erano nulla paragonate a ciò che ci legava, ma dentro sapevamo che i nostri respiri quella sera si sarebbero incrociati un'ultima volta; del resto erano già quattro anni che lei faceva finta di bersi la storia che un giorno avrei lasciato mia moglie, che mi diceva ti amo senza essere contraccambiata, che mi dava tutta se stessa ricevendo in cambio le briciole. In fondo sapevamo che lei stava andando via per dimenticarmi, per poter finalmente ricominciare a vivere, ed implicitamente lo avevo accettato: era giusto così.

Sono dinanzi alla porta del suo appartamento e tremo, fremo. Quando l'uscio si dischiude mi appare lei, bellissima come sempre, con i suoi capelli biondo cenere lasciati cadere ondulati su di un solo lato, con i suoi occhi verdi come il mare a fissarmi desiderosa e languida, con la sua bocca socchiusa, che si schiude in un bacio dolce e travolgente quando le sue mani mi strappano dall'uscio sul quale ero imbambolato. Le nostre mani corrono veloci lungo i nostri corpi, le infilo le mani nei jeans attillati e frugo, fino a raggiungere gli ingressi che questa sera mi porteranno all'estasi ancora una volta. La tengo schiacciata contro il muro mentre le vortico con la lingua in bocca, famelico, mentre le sue mani si portano alla mia patta, ma io non voglio. Desidero rimanere schiacciato a lei, fondermi con lei. Stiamo litigando per il dominio sui genitali dell'altro. La volto schiacciandole il viso contro il muro, le tengo i capelli tirati con una mano e porto la mia bocca al suo orecchio per farle ascoltare il mio ansimare, mentre con l'altra mano torno nei jeans per cercare la fica. La trovo fradicia, calda, esageratamente schiusa. Le infilo direttamente indice, medio ed anulare, senza che questi trovino alcuna resistenza. Lei geme ed inarca ancor di più la schiena schiacciando il suo sedere sul mio bacino. Non voglio che venga, non così, non così presto. Sa bene cosa ci eravamo promessi. L'afferro per le mani e la trascino nel salotto. Mi seggo sul divano, portandola in piedi dinanzi a me. Le sbottono il primo bottone dei pantaloni ed inizio a baciarle l'ombelico, guardandola negli occhi. Continuo per qualche secondo a baciarla, pensando a quanto sia sensuale, ma l'eccitazione prende il sopravvento. La volto e le ordino di piegarsi in avanti appoggiando le mani al tavolinetto. Le abbasso i pantaloni e lì mi compare, senza ulteriore ostacolo alcuno, tutto quello che desideravo da settimane. Pur avendo sempre avuto un problema con gli odori ed i sapori di Martina, davvero troppo forti per i miei gusti, avevo deciso che quella sera non me ne sarebbe importato nulla, che avrei preso tutto di lei, e che per una volta le avrei dato tutto me stesso. Non bacio, non mordicchio, non le lascio assaporare quello che verrà, non ce la faccio: le affondo la lingua dentro. Lei sussulta, non se lo aspettava, del resto l'avevo leccata una volta lì sotto quattro anni prima, e non ci ero mai tornato, paventando un non precisato disagio psicologico. Lei mi chiede "che fai?", ma non ho tempo da perdere per fornirle una risposta, la tiro a me infilando la lingua ancor più in profondità. "Vengo!" mi dice con un filo di voce, ed inizio a sentire i muscoli vaginali contrarsi, ma ancora una volta non voglio. Non voglio perché desidero che rimanga così, in un perenne plateau, in modo da portarla a concedersi totalmente, così come ci eravamo promessi qualche giorno prima a telefono. La spingo leggermente in avanti, staccando la mia bocca da lei. Vedo la sua vulva vergognosamente aperta e bagnata. Mi asciugo le labbra passandoci su la manica della felpa, mentre con un movimento deciso mi alzo dal divano. Nemmeno il tempo di slacciare la cintura che lei si è già voltata, intenta ad inginocchiarsi, ma la trattengo per il gomito e tirandola in alto la rimetto nella stessa posizione. Sono lì con un obiettivo del resto: prenderle l'ultima verginità rimasta. Le poggio la punta del cazzo, che sta per scoppiare, all'ano. Lei mi chiede se non fosse necessario del lubrificante o ad ogni modo dei preliminari. Le ordino di stare zitta. Lascio cadere dall'alto più saliva che posso, la raccolgo col cazzo e la spalmo sul suo orifizio alla bene meglio, dopodiché inizio a spingere. Come giusto che sia è stretto, ma lo sento lentamente cedere, mentre lei inarca la schiena e mi implora di fare pieno. Le impongo ancora una volta il silenzio. Afferro le sue braccia all'altezza dei gomiti e la porto all'indietro verso di me, oramai sono a metà del canale anale. Lei sta capendo come fare, sta spingendo, e il pian piano riesco ad affondare meglio. D'un tratto sento la punta dal mio cazzo liberarsi e le scivolo completamente dentro, cadendo insieme a lei che strappa un braccio dalla morsa per riappoggiarsi al tavolino. Rimango fermo per qualche secondo, non tanto per darle la possibilità di prendere respiro, quanto per non goderle dentro istantaneamente. Inizio a muovermi, delicatamente, sento come se una lubrificazione ci fosse stata. Lei muta, inizia a piangere sommessa, mi dice che le fa male, ma che non vuole che esca. Le bacio la schiena, dolcemente, mentre guardando verso il basso godo della vista del più grande, tonico e muscoloso sedere che abbia mai visto. Si gira per incrociare le mie labbra; glielo concedo. Un bacio bellissimo, dolce, delicato, completamente fuori contesto, piange. Non resisto, sento che devo venire. Lei porta la mano alla fica e mette dentro una, due, tre dita. Comincio a spingere forte. Non lo tiro fuori tutto, ma quando affondo lo faccio con tutto il mio corpo. La sento tremare, tremare molto forte. Sta per venire. Me lo urla. Nell'orecchio le chiedo di implorarmi di venirle nel culo. Lei lo fa. Mi implora, lo fa piangendo. Le afferro la mano con cui si sta penetrando e la porto alla sua bocca. Mentre assaggia se stessa le dico che stasera godrà solo del mio cazzo. Continua a tremare. Adesso le spinte si fanno profonde. Lo tiro fuori tutto ed affondo, finendo con le mie palle sulla sua fica. Trema ancora di più: sta venendo ed anche io sto per farlo. Spingo più forte, notando del sangue macchiare il mio cazzo, ma non me ne importa, spingo ancora più forte. Le sto facendo male, ma continua a tremare dal godimento, finché non sento il cazzo completamente stritolato dai suoi muscoli anali che si contraggono un numero di volte che non sarei capace di quantificare. Non finiscono mai. Vengo. Con un'ultima spinta lancio un urlo disumano gridando "sborro...ti sto sborrando in culo...". Eiaculo così forte dal percepire un semi-svenimento. Mi gira fortissimo la testa e ritirandomi cado all'indietro sul divano, notando striature di sangue tingere il mio membro.

Si siede su di me di lato abbracciandomi. La cingo in un dolce abbraccio. La guardo negli occhi rossi ed umidi, piange, piango.
 
Back
Top Bottom