Visto che da un po, aimè, non ho esperienze personali da raccontare, e chi ha letto le precedenti sa che scrivo solo storie reali personali, ho scritto la storia reale di un amica. La storia è reale mentre alcune licenze poetiche me le son prese per cio' che accade a "letto". Non sapendo dove mettere il racconto lo scrivo qui. Prendetelo per quello che è un esperieza reale con contenuti ed eccessi forse non reali. La prima ad averlo letto è stata appunto Elle, quasi per avere il suo benestare a pubblicarla. Le è piaciuta, anche se mi ha detto" il finale non è proprio stato così facile e semplice". Chiaramente i nomi sono inventati. Spero piaccia.
La mia vita è cambiata alla cena aziendale natalizia mio marito. Era prassi da qualche anno, andare in questo agriturismo, e la società ci teneva ad invitare, oltre ai dipendenti, mogli, mariti, figli, ecc. Donna sposata, credevo felicemente, seria, casa, lavoro, marito. Mai tradito, mai avuto neanche il pensiero, seppur ci sono state occasioni, mi ritengo piacente, una quarant’enne che ama il proprio corpo e se stessa. Pochi vizi, anzi nessuno, se non un buon bicchiere di vino in certe sere, una sigaretta diciamo una volta la settimana, giusto per togliermi lo sfizio è il massimo della mia trasgressione. Palestra quando riesco, mi piace correre, stagionalmente, cinema e qualche uscita con mio marito o con amiche fidate. Un lavoro che mi appaga. Quindi una vita felice, certo con altri e bassi come tutti, ma mi ritenevo davvero realizzata. Almeno sino a quella sera. Da quella sera tutto sarebbe cambiato, un piccolo tarlo si inseriva nel mio cervello.
Ogni volta che mi voltavo lo vedevo , vedevo che mi osservava, ma non morbosamente, quasi volesse leggere dentro me. Non dico mi facesse piacere, ma neanche mi infastidiva. Sapevo chi era, anzi chi è. E’ il collega di scrivania di mio marito, quando mio marito è in ufficio . Colui che gli organizza appuntamenti e giri. Mi ha sempre parlato bene di lui, un tipo solitario ma a posto, corretto con i colleghi, mai cercato di scavalcare qualcuno parlandone male, mai una parola fuori posto su un collega, sempre pronto a dare qualche dritta e a offrire una birra se si fa tardi in ufficio. Per questo evito di dire a mio marito della sua insistenza nell’osservarmi e quando si alza per uscire a fumare, decido di seguirlo per chiedergli di smetterla con quello sguardo ossessivo.
Amore vado fuori a fumare. Vuoi che esca con te? Ma no resta stai parlando con i colleghi.
Buona sera Alessio. Si gira sorride, buona sera Elisabetta. Hai da accendere? Tiro profondo, lo guardo negli occhi. Mi spieghi perché è tutta sera che mi guardi. Potrebbe darmi fastidio, e soprattutto potrebbe dare fastidio a mio marito. Mi guarda, sorride di nuovo, ti guardo perché sei una bella donna e non riesco a rispondere a certe domande che mi son fatto sul tuo conto. In quanto a tuo marito, non so neanche se si è accorto che ti ha portata, tutto intento com’è a parlare solo di lavoro con gli altri quatto al vostro tavolo. Come ti permetti, è la sua cena è la vostra cena a me fa piacere accompagnarlo, per noi ci sarà tempo più tardi. E smettila di guardarmi, qui è pieno di belle donne, guarda qualcun'altra, se proprio devi. Te lo chiedo prima di dire a mio marito che mi stai infastidendo con il tuo modo di guardarmi. Nessun problema, risponde, scusa per il disturbo, ma davvero è un peccato.
Ecco, a questo punto c’è stato il mio primo errore. Dovevo andarmene, dovevo rientrare. Non dovevo dargli corda ma tant’è. Peccato per cosa gli chiedo? Me lo stai chiedendo tu, e io ti rispondo, dice. Peccato per quel che ti perdi. Guardati. Mezza donna, mezzo tacco, mezzo decolté, mezzo marito. Dimmi, sussurra avvicinandosi, scommetto anche mezze scopate?. Quando è stata l’ultima volta che hai goduto sul serio? Si vede lontano un km che non sei soddisfatta, eppure io lo vedo, lo vedo che donna sei, che voglie hai. Quel vorrei ma non posso ti si legge in faccia. Non lo lascio finire, gli tiro una sberla, non forte quanto vorrei. Come ti permetti, stronzo. Mi giro e mi guardo intorno. Per fortuna fa freddo e non c’è nessun quasi nessun altro li intorno, tranne un gruppetto di persone abbastanza lontane da noi. Mi giro e sento che sussurra, “colpita e affondata”. Stronzo penso di nuovo . Eppure quella frase ha continuato a perseguitarmi per tutta la sera.
A casa non c’è stato un “dopo tutto per noi”, mio marito si è addormentato, chiaramente, ma onestamente ero stanca anche io.
“Mezze scopate. Quando è stata l’ultima volta che hai goduto”. Come si è permesso. Io sto bene così. Ma è vero? O me la son fatta andare bene? Ci penso per un po di tempo un giorno poi due poi tutto riprende la solita routine, anche se volevo rivederlo, rivederlo per digli che si sbagliava che ero felice, che mio marito era l’uomo che avevo scelto, e mi faceva stare bene, nella nostra quotidianità e vita abitudinaria, dirgli che la sua era solo invidia perché nn aveva trovato la donna della sua vita. Così quando me lo son trovato davanti, casualmente in un supermercato, ed ero pronta per esternare finalmente il mio disappunto, l’unica cosa che mi è uscita è stata: sei anche un esperto di vini oltre che della vita altrui? Quando mi nota mi sorride, Elisabetta che piacere. Come stai? Antonio è partito giusto? Questa settimana gli tocca. Non sono un vero esperto, ma se vuoi posso consigliarti. Ha un tono gentile, pacato, per nulla presuntuoso, quasi non fosse la stessa persona di un mese prima. Lo osservo mentre parla, non si può dire bello nel senso comune del termine, ma ha quel modo di fare, lo sa, sa di piacere, di affascinare per quel suo essere uomo, maschio.
Quindi dicevo, se è per una cena e vuoi qualcosa di diverso ma non pesante prova questo, se è per un dopo cena in una di quelle serate noiose sul divano con tuo marito, sorride e fa l’occhiolino, va bene questo , se invece vuoi qualcosa che ti faccia stare bene quando sei sola sdraiata sul tuo letto e la fantasia viaggia dove non sei mai stata e le tua dita ti danno piacere, questo è perfetto e prendendolo ci scrive sull’etichetta il suo numero di cellulare.
Eccolo il solito arrogante stronzo, penso tra me e me, “credo che prenderò quello del dopo cena noioso con mio marito, e lo berremo abbracciati mentre guardiamo un film”. Ma mentre parlo lui mi ha già salutata ed già lontano. Stronzo, penso. Arrogante e stronzo. Un gran figlio di puttana mi ripeto.
Antonio di mestiere fa il commerciale di un azienda di import e vendita sul territorio di tessuti e affini, e due volte al mese sparisce per il sud Italia e isole. A volte tre giorni a volte una settimana. Viviamo in Brianza, in una di quelle ville semi isolate in collina. Niente di esagerato, ma stiamo bene. Due cani a farci compagnia. I figli non sono arrivati, non li abbiamo mai cercati con assiduità, quasi non arrivassero perché capivano che sarebbero stati un di impiccio, lui ha anche fatto qui test degli spermatozoi, ed è a posto come quantità e come “potenza”, quindi il problema, se così vogliamo chiamarlo, sono io. Non abbiamo fatto nessun tipo di cura, non vengono? Stop, pace, sarà che avranno capito che sono di troppo in questa nostra vita. Io mi occupo di due negozi lasciati in eredità da mio padre. Diciamo che ho tempo libero, per la palestra, per correre, e per quelle cose che a noi donne piacciono tanto. Dice che il meridione e isole gli sono state imposte, ma io so che è una sua scelta. Gli piace girovagare per l’Italia, stare un po solo e fuori dall’ufficio, e forse staccare anche da me per ritornare ogni volta come fosse la prima, sempre con un pensierino al suo ritorno. Non credo mi abbia mai tradito. Vero che non si può mai dire ma non penso ne sia capace. Non è quello che lo ha portato a scegliere il sud, forse solo un po di libertà mensile. Però stasera mentre sto cenando sola non ho piu’ certezze, ne su mio marito, ne tantomeno su di me.
La doccia non è servita a schiarirmi le idee, sarà quel vino che ho già iniziato a gustare, ma la mente va dove non dovrebbe andare. Mi guardo allo specchio nuda, i capelli bagnati sulle spalle, cerco i segni dell’età sul viso, ma sarà per tutto quello che spendo in creme e trattamenti estetici, ma ancora mi vedo bella.
La mano sfiora il seno dolcemente, non è grosso è come deve essere su una donna dalla corporatura come la mia. Come faceva a saperlo quello stronzo, come faceva a saperlo. Ho voglia, voglia di toccarmi. E il pensiero è per lui. Posso negarlo a tutti ma non a me stessa. La bottiglia aperta è già sul comodino. E il suo numero in bella vista. Mi sdraio i capelli ancora umidi, sorseggio ancora un po di vino. In effetti questo vino aiuta. Penso che è giunto il momento, la parte razionale di me dice non farlo. La parte trasgressiva e fisica mi spinge a fare quel passo. Prendo il cellulare e questo è stato il secondo errore.
Ciao Elisabetta allora com’è il vino? Alla fine è arrivato a casa tua. E’ appropriato all’occasione e alla serata?
Lo sapeva che avrei chiamato. Non ha neanche chiesto chi era. Non ha il mio numero, o meglio non aveva, ma sapeva che ero io. E ora?
E’ un ottimo vino devo ammetterlo e devo anche ammettere che è appropriato all’occasione. E senza rendermene conto sto confermando che sto usando quel vino come carburante aggiuntivo per eccitarmi e toccarmi.
Quindi com’è eccitarsi e toccarsi pensando a me? Pensando allo stronzo?
La domanda mi coglie di sorpresa. Blatero qualcosa del tipo, non ti stavo pensando sotto quel punto di vista volevo solo ringraziarti per il vino, davvero eccellente.
Bene allora chiudo dice lui.
No ti prego fammi compagnia. Terzo e definitivo errore.
Dove sei? Sul letto matrimoniale.
Non mi piace trova un posto dove non sei mai stata e dove non hai mai fatto niente con Antonio.
Mi ritrovo ad ubbidire, mi alzo evito il divano, con Antonio lo facevamo, le prime volte, quanto è passato
Giro nuda per casa ma ho già in mente dove andare.
Dove sei? Sul tappeto in taverna ho sempre desiderato farlo qui c’è anche il camino, ma Antonio ha sempre detto che è scomodo.
Bene
Come inizi quando ti tocchi? Parlami.
Mi eccita tremendamente quella voce. Non vuoi sapere cosa indosso?
Sei completamente nuda come lo sono io.
Mi vede, sono un libro aperto per lui mi sento così vulnerabile. Lo immagino nudo, quel corpo virile.
Rimango in silenzio, penso a lui nudo. E inizio a toccarmi.
Sussurro: con una mano mi accarezzo il seno, dolcemente piano piano, poi piccoli pizzichi sui capezzoli, con l’altra scendo sulla vagina, prima me la accarezzo con calma, poi inizio a giocare con il clitoride.
Voglio che pieghi le gambe, appoggi bene i piedi a terra e le allarghi piu’ che puoi
Obbedisco, aspetto che mi dica altro.
Hai gli auricolari?
Si
Continua giocare con il clitoride con una mano e con l’altra penetrati con un dito.
Così faccio, inizio a godere, il clito mi fa impazzire, e quel dito dentro me va avanti e indietro molto lentamente. Son bagnata.
Dimmi cosa provi.
Mi piace, sono eccitata, sono bagnata, ho voglia.
Di chi hai voglia?
Non rispondo.
Lui sta zitto. So che aspetta una risposta e non parlerà piu’ finche non rispondo. Non posso nascondere a me stessa la verità e lui lo sa di chi ho voglia.
Ho voglia di te Alessio, vorrei fossi qui al posto delle mie mani, del mio dito.
Togli il dito che ti penetra e voglio che lo infili in bocca pensando che sia il mio cazzo.
Non obbietto, penso che sia un gioco, un gioco eccitante. Tale è e tale deve restare. Mi infilo il dito in bocca, penso a lui a quest’uomo che entrato nella mia mente, inizio a succhiarmi il dito quasi fosse il suo pene.
Di cosa sa?
E’ dolciastro.
Ti piace il mio cazzo nella tua bocca?
Si sussurro.
Dimmelo
Ho voglia del tuo cazzo, ho voglia di succhiarlo, di prenderlo in bocca, ho voglia di sentirne il sapore, l’odore. Le parole mi escono di getto, senza pensarci, ma è quello che vorrei adesso, sto godendo, con l’altra mano mi sto dando piacere e la mia vagina è un lago.
La prossima volta che mi che mi chiami sarà per chiedermi di prenderlo in bocca sul serio. La telefonata si chiude.
Stronzo penso, ma non mi importa le mie mani e la mia mente sanno cosa fare, e vengo come mai, mi ritrovo a terra in posizione fetale e esausta. Faccio un'altra doccia. In tuta esco sul terrazzo fa freddo, mi accendo una sigaretta. Mi siedo, i cani arrivano a farmi compagnia. Ripenso alla serata, vorrei odiarmi e dire che è stata una stupidata, ma devo ammettere che mi è piaciuto. Sarà un esperienza che rimarrà tale. Piacevole ma unica. Prendo il cellulare, scrivo un messaggio. “Non posso dire che non mi sia piaciuto, ti ringrazio per questa esperienza, ma non ci sarà un seguito, e tanto meno ci sarà qualcosa di fisico che andrà oltre stasera. Ripeto è stato un bel gioco e anche le parole e le frasi dette facevano parte del gioco e della serata. Ma finisce tutto qui. Buona notte”
Mi sveglio quasi pensando di aver sognato. Ma so che è tutto vero. Guardo il cellulare. Nessun messaggio da Alessio. Verifico di aver spedito quello della notte prima, spedito. Lo cancello.
Un messaggio da Antonio, “rientro nel pomeriggio passo dall’ufficio e poi torno da te, ho voglia di vederti”. La bottiglia sul comodino mi guarda. Sorrido. Rispondo al messaggio “Ti aspetto”
Mi vesto, organizzo mentalmente la giornata, passo dalla palestra, un salto dal parrucchiere giusto per sistemare questo disastro, visita ai negozi per vedere come va e se hanno bisogno di qualcosa, dal commercialista se faccio in tempo, pranzo in centro con Cristina, poi in ufficio, fornitori, clienti, conti, spesa e torno a casa a preparare la cena.
Do da mangiare ai cani e son pronta un leggero trucco ed esco. Stavo dimenticando la cosa piu’ importante. Prendo la bottiglia, svuoto quel che rimane nel lavandino e salgo in auto. Mi fermo in fondo alla discesa, e scendo a buttare nel bidone comune la bottiglia, la guardo un ultima volta, guardo il numero, poi la butto con forza. La bottiglia si rompe. Prendo il cellulare e cancello la telefonata della sera prima. Addio Alessio.
La giornata scorre, e io corro da un posto all’altro. La cena è sul tavolo, pronta mi son fatta carina, ho comprato un intimo nuovo. Antonio entra, mi cerca sento che mi chiama. Non rispondo voglio che mi cerchi. Quando mi trova sono sul divano Solo con l’intimo. Sono lì per lui ho voglia di lui. Mi vede sorride, si spoglia mentre parla. Che accoglienza, che sorpresa. Inizia a baciarmi, mi accarezza come sa fare lui dolcemente, sei bellissima il reggiseno cade, mi lecca i capezzoli. Mi accarezza la vagina si ferma sulla striscia di peli che ama, mi penetra con un dito, mi bagno. Il suo pene entra nella mia bocca, lui è in piedi davanti a me, inizio a succhiarlo, esce mi sdraia toglie le mutandine, e entra in me. Mi piace, lo sento, mi desidera, esce si gira, me lo rimette in bocca, mi accarezza i capelli, e mentre sta per venire me lo toglie e mi stringe a se. Il suo sperma si disperde sul mio seno. Non ha mai voluto venirmi in bocca, ha sempre detto che lo fanno le donne di strada, e io non ho mai chiesto, non so se mi piacerebbe onestamente. Ma una volta ogni tanto un eccezione alla regola non mi dispiacerebbe. D’un tratto mi vengono in mente quelle parole. Mezze scopate.
Vado a fare una doccia, dico, la cena è già pronta.
A proposito, dice, nel caso pensassi non me ne fossi accorto, bellissimo intimo. Grazie
Sorrido. È un marito splendido, è sempre attento ai dettagli, e dolce. Forse troppo a volte.
Non ho detto una mezza verità, stiamo bene insieme, a girare per mostre, a stare sul divano rannicchiati, a goderci di noi, a partire un week senza metà, non cerchiamo altro. Siamo agiati, non ricchi da premetterci di non lavorare, ma abbastanza da toglierci qualche soddisfazione, e ce le godiamo quando possiamo. Ora però nella mia mente si è innescato un dubbio. E se ci fosse dell’altro?
Sapevo che l’avrei fatto, il numero è impresso nella mia mente, non ho bisogno di nessuna bottiglia a ricordarmelo. Son riuscita ad evitare la prima volta che Antonio è ripartito, tre giorni, ma non pensavo ad altro. Sono andata al cinema con Cristina non ricordo neanche che film ho visto. Poco altro Al lavoro ero svogliata, continuavo a mentirmi, ma sapevo cosa mi portava lontano dai miei pensieri. Non vedevo l’ora che Antonio ritornasse, ma quando è tornato è come se avessi perso un occasione. Secondo squillo risponde “alle otto fuori casa tua ti porto a cena” fine della telefonata.
Inizio a camminare per casa, cosa mi metto? Come mi vesto? Come a cena e se mi vede qualcuno? No è troppo intelligente, saprà dove portarmi lontano da occhi indiscreti. Guardo l’ora, le dieci. Disdico un paio di appuntamenti, vado a fare shopping. Cosa compro? Cosa cerco? “Mezzo tacco, mezzo decolleté”
Opto per un vestito verde, a portafoglio, lungo spacchi laterali, schiena scoperta, un bel decolleté, se non altro un seno piu esposto di quello che son solita a portare. Anche le scarpe acquistate nuove stesso colore,tonalità glitter tacco a spillo 12 cm. Un elegante stola copri spalla e credo di essere pronta.
Otto in punto “son fuori”. Mi sento come una liceale al primo appuntamento. E’ da una vita che non ero così tesa per un uomo. Anzi credo di non esserlo mai stata. Sono di carattere forte, gestisco un attività, ho 8 dipendenti a cui do uno stipendio mensile, ed esigo il massimo da loro. So anche essere dura quando necessita. Ho lottato contro chi voleva vendessi i negozi di famiglia, mi son rimboccata le maniche e sono andata avanti per la mia strada. Nessuno ha mai potuto farmi tremare su quel che sia decisione, non mi son mai posta il problema di piacere o non piacere o vado bene così o tanti saluti. Ora arriva questo stronzo spuntato dal nulla e spero con tutta me stessa di piacergli, di aver azzeccato l’abito giusto, il trucco giusto, e di essere alla sua altezza. Esco sul vialetto, lui mi vede mi sembra di scorgere un mezzo sorriso. Ora che ci penso,come faceva a sapere dove abitavo? Ciao Elisabetta, sei bellissima. Senza darmi a vedere tiro un sospiro di sollievo, e prima ancora che dicessi qualcosa e quasi avesse letto nei mie pensieri “ho accompagnato a casa una sera tuo marito un paio di anni fa”. Ricordo, avevo chiesto ad Antonio chi l’avesse ricompaginato dopo che aveva avuto il problema all’auto e mi ha detto Alessio. Quando gli ho chiesto se abitava qui vicino mi ha risposto che dei colleghi è quello che abitava più lontano ma era l’unico che si era offerto, tutti gli altri avevano trovato delle scuse per defilarsi. Anche lui è elegante, sportivamente elegante. Mentre guida parliamo, è tornato ad essere la persona affabile, educata, anche simpatica ed ironica. Non mi accorgo che sta accostando è passata poco piu’ di un ora. Non ho idea di dove siamo. Mi guardo attorno, non vedo nessuna insegna ma lui si è prodigato ad aprirmi la portiera. Prego spero ti piaccia, è un posto per pochi intimi, vedrai come si mangia bene qui. Non so se definirlo ristorante, forse è piu’ una trattoria, ma in effetti è piena, non che ci siano tantissimi coperti, ma tutti pieni. Mi chiede il cellulare. Quando il proprietario lo saluta “oh quale onore, buona sera ben tornato, come va?” bene grazie Oscar, molto bene. Lo vedo dice, “buona sera signora” mi saluta Oscar. Rispondo con gentilezza. Alessio passa i cellulari a Oscar il quale poi ci accompagna al tavolo. Una volta seduti, sempre leggendomi nella mente, Alessio mi spiega che è un posto discreto, nessuna foto, qui dentro e soprattutto ci si parla. Capisco cosa intende guardandomi in giro. Probabilmente quasi tutte coppie irregolari, come noi,e tutte, noto guardandomi in giro, molto eleganti. Mi piace questo posto. La serata scorre molto piacevolmente, il cibo è veramente delizioso, Alessio è di una compagnia splendida. Lo osservo mentre parliamo, ha sicuramente qualche anno in piu’ di me, forse piu’ vicino ai 50 che ai 40. E’ di una bellezza strana, quella barba incolta, occhi che ti spiano dentro, è un uomo che da sicurezza. Quindi è qui che porti le tue conquiste, dico sorridendo. Lui ricambia il sorriso, “qui è il posto piu’ simile alla realtà di molti altri posti fasulli”. Non mi aspettavo quella risposta e neanche ho capito cosa volesse dire, ma prima di poter approfondire l’argomento, una coppia si alza e si avvicina, ha finito probabilmente, in effetti siamo noi che siamo un po fuori orario, la signora mette una mano su una spalla ad Alessio, ciao che piacere rivederti, come va? Poi girata verso me, mi porge la mano,ciao piacere io sono Paola lui è Claudio. Alessio mi anticipa, lei è Giada, e dando la mano al lui piacere Luca. Tutto bene risponde Alessio/Luca, magari ci si vede piu’ spesso ora, sono stato un po impegnato.
A presto allora. Spero di approfondire la tua conoscenza, Giada, buona continuazione. Io lo guardo come non avessi capito che succedeva. Come ti dicevo qui nessuno “conosce” nessuno e anche i nome non sono quelli diciamo “reali”, anche Oscar non so se effettivamente si chiama Oscar.
A fine cena mi chiede se ho gradito, rispondo sinceramente che sì, mi è piaciuto tutto, dall’esterno non me lo sarei aspettato. Con un gesto delicato e con un angolo del tovagliolo mi pulisce un angolo della bocca, poi si alza, bene son contento, recupera i cellulari e paga mi ordina. Ti aspetto in auto. Lo guardo salutare Oscar e uscire rimango un attimo basita, poi tra me e me sorrido. Eccolo lo stronzo, e mi accorgo che l’ho aspettato tutta sera, anzi da stamattina quando l’ho chiamato. “
Salgo in auto, questa volta nessuna portiera aperta.
Hai saltato l’ultima volta che tuo marito è partito. Parlami.
Penso a che dire, il suo tono è deciso e fermo, di quell’arroganza che se da una parte mi da fastidio, dall’altra mi sottomette e mi eccita.
Mi anticipa, ricordi quando mi hai chiamato dicendomi che lo avevi fatto solo per ringraziami del vino, ricordi che stavo chiudendo la telefonata?
Si
Bene, non mentirmi dicendomi che avevi altro da fare, o non ti sono venuto in mente, un'altra menzogna e non mi vedrai mai piu. Non amo le menzogne
Ora parlami, e mentre parli accarezzami il cazzo, sei qui per questo.
Mi accorgo che non aspettavo altro. Mi giro verso di lui. La mia mano si appoggia i suoi pantaloni.
Mi sei mancato esordisco, non volevo ammetterlo a me stessa. Pensavo di averti cancellato dalla mia mente. Ma sapevo di mentire. Sento il suo pene irrigidirsi sotto la mia mano.
Slacciami la cintura e i pantaloni
Un po goffamente eseguo, sembro una ragazzina impreparata.
Parla
Quando Antonio è rientrato dalla trasferta mi sono accorta che ho gettato un occasione. Che tutta me stessa aveva voglia di te.
Rallenta, anche se già viaggiavamo a velocità bassa, si abbassa pantaloni e boxer sino a metà coscia poi riprende a guidare.
Guardo quel pene, neanche fosse il sacro Graal, non so cosa mi aspettassi, è un pene come tanti altri, non che ne abbia visti molti.
Ti ricordi cosa ti ho detto al telefono prima di chiudere?
Si
Non parla e ormai ho capito che quando sta zitto aspetta qualcosa da me.
Posso prenderlo in bocca? Ti ho chiamato apposta lo sai, era quello che mi aspettavo, che desideravo, è quello che siamo detti, anzi che hai detto. Ti prego, fammelo prendere in bocca.
Un gesto con la testa e un sorriso, e la liceale è accontentata, eccitata come fosse la prima volta
Inizio a leccarlo, ne gusto il sapore, arriva il momento di prenderlo in bocca.
Non penso che siamo in auto, che non l’ho mai fatto, non penso che sto facendo questo con uno semisconosciuto, non penso che mi sto comportando da matta, penso a quanto è bello avere quel pene in bocca, e cerco di fare il meglio che posso. Non è uguale a quello di Antonio, la bocca fa piu fatica è piu grosso, piu’ tozzo. Sento che mi accarezza i capelli, sei brava. Mi inorgoglisce.
Non so quanto sono stata così piegata con il suo pene in bocca, per quanto mi riguarda, non fosse che dopo un po avrei fatto fatica, sarei stata li tutta la notte. Sento che si agita, sta per venire, mi viene l’istinto di alzarmi, se ne accorge e delicatamente mi tiene la testa dove deve stare,e lui viene, tutto, nella mia bocca. Quel liquido caldo entra in me, alzo un poco la testa, riprendo fiato e me lo riprendo in bocca. Non è un sapore che mi piaccia onestamente, ma è il contesto che mi fa impazzire. Pulisci bene, tutto, ordina. Non oso disobbedire, non aspettavo altro. La lingua pulisce, la mano fa uscire le ultime gocce che lecco avidamente.
Mi rialzo, riconosco i luoghi, siamo quasi arrivati.
Accosta, è stata una splendida serata almeno per me, spero lo sia stata anche per te.
Aspetta un mio consenso, so che sarà la riesposta a ciò che succederà dopo. Accetto quest’uomo a metà tra un uomo galante di altri tempi, e un tarlo che si è infiltrato nella mia mente? So che dalla mia risposta dipende il fatto che io mi consegni nelle sue mani, senza se e senza ma. Mi posso fidare di lui sino a quel punto? Non ho dubbi sulla mia risposta. E’ stato tutto perfetto, una serata magnifica, spero ce ne siano altre. Mi sembra di scorgere un sorriso. Queste sono le condizioni: , ti chiamerò per darti istruzioni, ci vedremo ogni volta che tuo marito parte, se sono tre giorni una sola volta, se è la settimana magari anche due. Farai ciò che ti ordino senza obiezioni. O ti fidi o non ti fidi. Se non puoi rispondere al telefono in quel momento, entro un ora mi aspetto un messaggio. Non lo farai non ci rivedremo mai più. Disubbidirai a un mio ordine, non ci rivedremo mai più. E’ tutto nelle tue mani. Deciderai tu rispondendo o non rispondendo se deve continuare o no. Tutto chiaro? Accenno un si con la testa. Un ultima cosa, ogni volta che la serata finisce mi devi ringraziare per il tempo che dedico a te. Ogni volta ricordati. Sorrido, e sussurro un grazie di tutto, grazie per la serata.
Ora scendi che sono stanco e voglio andare a dormire. Scendo, con quella serie di parole nella mia testa e un sapore acido in bocca. Lo devo ringraziare, ha fatto ciò che ha voluto,ho dovuto pagare la cena, gli ho fatto un servizio con i fiocchi e sono io che devo ringraziare lui. I cani mi circondano, io guardo la luna e sorrido. Stronzo.
Mi sveglia il suono del telefono. Devo aver dormito più del dovuto. Pronto tento di rispondere. Ho la bocca ancora impastata, non ho voluto lavarmi i denti, ho voluto tenere quel sapore con me e ora ho l’alito di un cadavere. Arrivo a prenderti, dieci minuti e son li. Colazione al solito posto o vuoi cambiare? Ho trovato un posticino. Ma come fai ad essere cosi attiva di prima mattina. La mattina ha l’oro in bocca mi risponde Cristina. Io in bocca ho un topo morto mi verrebbe da dire. Hai le chiavi, entra magari mi trovi in doccia.
Cristina, l’amica di una vita. Sua mamma faceva le pulizie dai miei. Io e lei siamo sempre state “sorelle”, la sorella che non abbiamo mai avuto. Lei non ha mai avuto neanche il padre, ma una madre che bastava per due, Cristina l’adorava e quando è mancata per lei è stata dura. Ha sempre detto che la sua ancora ero io e lei non sa quante volte lo è stata lei per me. Esco dalla doccia e me la trovo davanti, quasi mi prendo un colpo. Mi bacia, sulle labbra come sempre quando siamo sole. Ciao Elle come stai? Per fortuna ho lavato i denti. Bene molto bene direi, rispondo. Allora si festeggia, ti porto in un posto carino. Dai preparati. Vede il vestito verde e le scarpe buttate alla rinfusa per terra. Non dice niente, esce a giocare con i cani. Mi vesto, comoda, sistemo vestito e scarpe, e son da lei, jeans e scarpe da tennis. Non do spiegazioni e lei non ne vuole. E’ mia sorella, ha già capito.
Sono sorridente, la colazione mi mette di buon umore e Cristina ancora di piu’. A volte penso che nella vita mi basterebbe un isola e Cristina e sarei a posto. Magari con due croissant ogni mattina. Mi dice che in palestra c’è un tipo che la tampina, prova a descrivermelo, visto che frequentiamo la stessa palestra, ma non riesco a capire chi è. Cristina non vuole legami. Non vuole soffrire dice, come sua madre. A lei basta una serata, decide con chi e dove e poi amici come prima, anzi no neanche amici. Non mi chiede niente, siamo cosi, se una vuole parlare parla,altrimenti aspetta. Ci salutiamo, le nostre strade si separano, lei ha il suo lavoro io il mio. Qualsiasi cosa sia, dice, ti sta facendo bene, è da una vita che non ti vedevo quel sorriso. Ciao Elle. Rimango un attimo in silenzio e rispondo ciao C.
Sto facendo l’amore con Antonio, da un po di tempo quando torna mi cerca e io desidero lui. Forse il lavoro si sta mettendo bene mi racconta poco, ma lo vedo sempre sereno. Mi bacia mi abbraccia, mi piace quel suo modo di farmi sentire protetta, quando aumenta nei movimenti, conosco ogni singolo gesto del corpo, sta per venire, aspetto quell’onda calda dentro me. Mi bacia di nuovo. E’ sempre stupendo dice. E’ sempre come la prima volta. Si lascia andare al mio fianco, se mi addormento prima di te non ti arrabbi, dice? Sempre premuroso. No amore so che sei stanco, e lo sai che amo accarezzarti la schiena mentre ti addormenti. Ed è vero, amo giocare con i difetti della sua schiena, accarezzarli, baciarli a volte. E’ sempre come la prima volta. Già la prima volta. Accendo una sigaretta sotto il porticato e rivedo noi una decina di anni prima.
Le piace quel che vede, chiedo, notando questo ragazzo fermo davanti alla vetrina del negozio di mio padre. Era morto da poco, e io figlia unica, dovevo decidere che fare, e stavo osservando quell’eredità dall’esterno indecisa sul da farsi quando si è affiancato quest’uomo dall’aria innocua. No risponde però ammiro la costanza del padrone. Ci passo davanti ogni mattina, e mi piace sapere che ci sono ancora posti come questo. Cosa non le piace dico. Guardi saranno tre anni che la vetrina è quasi sempre cosi, dovrebbero aggiornarla, dovrebbero ravvivarla, che so io. Vero che è un posto come dire un po di nicchia, ma così è troppo. Se ci devono anche guadagnare, non trova? Vede io entrerei anche ma vista così immagino che dentro ci siano persone polverose come la vetrina e mi scappa la voglia. Dovrebbe distinguersi un po secondo me. E lei cosa farebbe chiedo? Lui mi guarda, sorride, un paio di idee le avrei, ma ora devo andare al lavoro, magari un'altra volta. Guardi io lavoro qui gli dico, se ripassa domani poi mi spiega cosa ha in mente. Sorride, affare fatto però davanti ad un caffè, magari le faccio fare bella figura con il titolare. Quello è stato il primo incontro, c’è stato il caffè, mi ha spiegato le sue idee che non sono andate in porto, ma era di un entusiasmo neanche fosse suo il negozio, e mi ha spinto ad andare avanti tra mille dubbi. Cristina mi ha aiutato, lei è arredatrice di interni, e così pian piano il negozio ha ripreso a funzionare, e a ruota ho fatto fare modifiche anche al secondo. Ora le cose vanno decisamente meglio per entrambi.
Spengo al sigaretta, vado a letto abbraccio Antonio per quel che è, l’uomo che ho scelto, mi addormento.
Quando è a casa in quei dieci dodici giorni di fila Alessio non entra nei miei pensieri, non so come faccio, ma non è un ossessione, io sto bene con Antonio. A volte usciamo a cena, quando mi vesto mi vien da sorridere, mezzo tacco mezzo decolté, a volte stiamo sul divano in tuta, generalmente enormi a sgranocchiare qualcosa e a guardare un film. A volte ci concediamo un week end in qualche agriturismo o al mare, ma pensandoci bene succede sempre meno.
E quando mi chiama, e se non lo sento, e se non posso rispondere? Che ha detto un ora? Antonio è ripartito stamattina, tre giorni, quindi o stasera o domani. Sto guardando un film, a dire il vero mi sono a addormentata sul divano, squilla il cellulare. Guardo l’ora è mezzanotte, il numero è il suo. Pronto.
Domani sera, passo io alle 21.00. Andiamo in un locale a bere qualcosa. Sei una bella donna voglio che ti guardino tutti. Ah lo smalto rosso che hai non mi piace, amo i colori scuri mani e piedi. La telefonata si conclude. L’ho appena fatto, questo colore a me piace e lui chi crede di essere.
Mi fermo un attimo, guardo il cellulare, non sono una sprovveduta, so cosa sta facendo. Lui è nella mia testa. Come si definiscono? Giochi di ruolo? E io che ruolo avrei, e lui? Padrone, schiava, slave? O cosa. Ho deciso mi tengo il mio rosso se gli va bene così altrimenti addio. Salgo in auto. Chi ho di fronte? L’accompagnatore gentile e dolce, o è già lo stronzo? Aspetto un commento. Mi basta quel sorriso che inizio a conoscere. La strada è sempre lunga ma capisco che mi porti in posti dove non ci siano sguardi indiscreti e conosciuti. Il locale che locale non è ma è piu’ un prive, mi piace, la musica non è altissima si riesce a parlare, e continua ad essere uno splendido compagno di serate. Mi guardano, ha ragione lui, sono ancora una bella donna e lo noto dagli occhi di chi osserva. Ti piace vero? Si bel posto dico sorseggiando la spremuta che lui ha ordinato per me, sapendo che non bevo alcolici generalmente. Non parlo del locale. L’avevo intuito. E non posso negarlo. Mi piace si, sono una donna e mi fa piacere che qualche bel ragazzo si accorga di me, di una quarant’enne. Sei una splendida donna, dovresti lasciarti andare ogni tanto, divertirti, e farti desiderare.
Mi guardo in giro, coppie, qualche ragazzo, le donne sono tutte vestite “poco coperte” elegantemente sexy se vogliamo definirle così. Lui ogni tanto saluta una coppia, o un amico. Vieni spesso qui, chiedo? Ogni tanto, ora è da un po che non mi facevo vedere. Ho una cosa per te. Dalla tasca estrae un pacchetto. Apri mi dice. Sorrido. Grazie Rimango a bocca aperta sembro un idiota. So cos’è. E’ uno di quei vibratori da infilarsi, e con un telecomando a distanza lo si mette in funzione. Il bagno è in fondo e ricordati di accenderlo. Non vorrai che lo metta adesso? Non risponde e sorseggia il suo cocktail. Mi alzo, imbarazzata anche se nessuno vede quel che ho in mano. Entra senza problemi, mi son dimenticata di accenderlo, lo tolgo e lo rimetto. Esco, mi sembra che tutti vedano cosa ho in mezzo alle gambe quando inizia a vibrare mi viene da stringere le cosce. Stronzo. Mi siedo, lui sorride, piace? Non so cosa rispondere, ma effettivamente non dispiace. Chiama il cameriere, ordina di nuovo da bere il cameriere nota il telecomando del vibratore, appositamente appoggiato in bella vista sul tavolo, e sorride. Io sono imbarazzata da morire. Si allontana, lui ride, io sto per dirgli che lo odio. Ti stai divertendo mi dice? La musica è troppo alta? Ti piace qui? Sto per iniziare a parlare ma la vibrazione cambia ancora. Ora mi vien da ridere, sei un porco dico con leggerezza. Andiamo a ballare. Lo guardo negli occhi, mi perdo. Mi stringe a se, sento le sue mani sulla mia schiena. Ho un vestito nero, mezza coscia, con una cerniera davanti a tutta lunghezza, spalle scoperte, un bel paio di scarpe nere lucide. Chiedimelo ordina. Baciami ti prego, sussurro. Le sue labbra si appoggiano alle mie. Mi accorgo solo ora quanto desideravo quel momento. Abbassa ancora un po la cerniera del mio vestito, e torniamo al tavolo. Mi sento osservata, tra quel coso nella vagina e il seno che quasi esce dal vestito. E quel bacio in mezzo alla pista davanti a tutti. Sono eccitata da morire. Rivedo Paola, sempre con il ragazzo dell’altra volta. Ciao Luca, ciao Giada, si siede al nostro tavolo. Sei bellissima mi dice, Luca sei un uomo fortunato. Arrossisco, anche tu sei splendida, Paola, quelle trasparenze sono da urlo., Confermo dice Alessio, sei molto bella. Ci sarete alla festa chiede? Certo, Giada non vede l’ora. Certo rispondo senza sapere di cosa stiamo parlando. In quanti chiede lui. Sedici, 7 coppie 8 se venite anche voi. E dovete venire sai che amo i numeri pari. Contaci. E’tardi dice Alessio, dobbiamo rientrare. Ci teniamo in contatto. Loro se ne vanno. Recupera i telefoni e paga,mi dice, ci vediamo in auto. Ancora, ma che cavaliere è che devo pagare sempre io. Come è stata la serata? Piaciuta? Il locale come ti è sembrato? E’ da molto che non uscivo a bere qualcosa. Cioè esco con un amica o delle amiche, ma così, e con un vibratore in me, insomma sei una fonte di sorprese. Eri bellissima, anzi sei bellissima, ti hanno notata in parecchi. Mi fai arrossire. Però a dire il vero erano tutti elegantemente sexy, e anche gli uomini molto ben curati. Hai scelto uno splendido vestito, dice abbassando ancora un poco la cerniera e il mio seno questa volta è praticamente in vista. Guida tu, io ho bevuto un po. Una volta seduti e partiti ordina: parlami. Accarezzami il seno, ne ho voglia. La cerniera scende quasi tutta, il seno è esposto mentre guido. Mi accarezza un capezzolo. Sento che racchiude nel palmo della mano un seno. Continua a parlare. La saliva mi manca, tra il vibratore e lui che mi accarezza il seno sto morendo e le parole mi escono senza pensare troppo. Sai quelli che mi osservavano stasera, hai presente quei ragazzi. Si certo risponde. Hanno potuto solo immaginare il mio corpo, le mie curve sotto questo vestito. Ma solo tu, stasera, sempre che ne abbia voglia, puoi vedere cosa si nasconde sotto. Non me lo lascio ripetere dice.
Posteggio nel lato di fianco al cancello, entro con lui dal cancelletto, per i cani che lo annusano e una volta che li ho tranquillizzati se ne vanno. Lascio sfilare il soprabito che cade a terra, lui si ferma e lo raccoglie, la cerniera del vestito arriva sino in fondo mi lo sfilo e lo lascio cadere. Spero stia osservando il mio sedere. Mi raggiunge. Lo sapevo che bastava risvegliare la donna che sei. Mi abbraccia, mi bacia. Sono seminuda nel parco della mia villa abbracciata all’uomo che è padrone della mia mente. Entrati vuole vedere dove mi son toccata per lui la prima volta. Lo porto sotto, sorride. Io lo farei tutte le sere qui con, soprattutto d’inverno con il camino acceso. Lo so anche io. Mi sdraio nello stesso punto della telefonata. Lui si siede sul bordo del camino, e dalla tasca toglie una maschera per gli occhi, di quelle chiuse, che si usano sull’aereo per dormire. Mettila toccati. Adoro quando mi ordina qualcosa, mi sento indifesa, ma nello stesso tempo importante, felice di ubbidire. Mi sdraio e inizio ad accarezzarmi, sento che si slaccia la cintura. Mi slaccio il reggiseno, e stringo i seni tra le mani. Con una mi accarezzo sopra le mutandine, il vibratore ha smesso di vibrare, forse la batteria si è scaricata. Lo tolgo..me lo infilo in bocca..Lo lascio in bocca mentre con tutta la sensualità con cui credo di essere capace, mi sfilo le mutandine. Mentre mi tocco mi accarezza un piede, lo smalto che hai scelto ti dona molto, risalta la tua pelle chiara e i tuoi occhi. Sento la sua lingua sul mio piede. Parlami. Spero di piacerti, che quello che vedi ti ecciti, che il mio corpo nudo per te sia di tuo gradimento. Sento che si inginocchia tra le mia gambe e sento il suo sguardo su di me, mi sento osservata, eccitata, lo sento ansimare, il suo liquido caldo riempie la mia pancia. Continua mi dice, non fermarti. Mi accarezzo la pancia, spargo il suo seme, mi lecco le dita piene di lui. Ora è una sapore che conosco e inizia a piacermi. Il resto è un continuo rincorrere di brividi e piacere, fino a che vengo. Si avvicina mi bacia sulle labbra dolcemente, lo sai la prossima volta cosa mi chiederai vero? Inghiottisco un po di saliva, si sussurro, quasi senza voce. Riprendo fiato. Posso togliere la maschera chiedo? Nessuna risposta. La tolgo. Non c’è piu. Mi alzo. Vado sopra, vedo che accarezza i cani, apre il cancelletto ed esce. Cazzo, cazzo, mi stavo dimenticando mi dico. Prendo il cellulare. “grazie per la serata e grazie per il tempo chi mi hai concesso. Buona notte.
Mi siedo sul divano, guardo lo smalto delle mani. E’ vero mi sta bene, quel bordeaux scuro, anche l’estetista me l’ha detto. Era ora che cambiavi. Questo ti dona molto di piu’. Sono sua, lo so. Mi chiedo se è il caso di fare una doccia, di fumare una sigaretta o se andare a dormire. Troppo tardi. L’alba mi sorprende infreddolita. Ho giusto una copertina per il resto son nuda. Nuda e indolenzita. Mi trascino in doccia. Tuta ed esco a fare una corsa. Si sta bene, l’aria è ancora fresca. Lo sai cosa mi dovrei chiedere la prossima volta? La domanda mi è entrata nella testa. Sapevo che non l’avrebbe fatto senza il mio consenso, ma ora sta a me decidere cosa fare. Vado in negozio, ho portato dei croissant per le ragazze. Guardo un po in giro. Pulito è pulito, vetrina a posto, la merce è ben esposta. Il negozio non è ancora aperto ma ci sono tutte. Sanno che sono pignola, le ho scelte personalmente e so che con me o senza di me sentono il negozio come loro. Le tratto bene, sono dura il giusto, e voglio che stiano bene dove sono ma non se ne approfittino. Chiedo a tutte come stanno, come stanno i genitori, il fidanzato, ecc. Non sono domande di rito. Mi interesso a loro. Lo stesso vale per il secondo negozio. Commercialista appuntamento alle 10.00 non potevo piu’ saltarlo. Mi arriva una telefonata, Antonio. Non mi chiama mai. E’ il nostro accordo. Qualche messaggio, magari la buona notte, ma non è obbligatorio. Non mi ha mai telefonato se non i primi tempi che era via. E’ successo qualcosa penso. Pronto Antonio tutto bene. La voce è tranquilla. Si tesoro, tutto bene. Solo che volevo dirti che rimango ancora qualche giorno. Mi hanno aggiunto dei clienti e fissato degli appuntamenti lunedì e martedì, non ha senso che torni due giorni per poi riscendere. Il tempo è bello e se non avevi organizzato niente mi fermo e mi riposo un po. No giusto, fermati li, è un bel posto dove sei? Si si sta bene un paesino tranquillo, ma si mangia bene. Tu tutto bene? Mi hai fatto spaventare con questa telefonata. Ma si bene sono appena uscita dal commercialista. Rogne? No tutto a posto, mi organizzerò il week con Cristina, ci vediamo settimana prossima. Bacio. Bacio Il pensiero va subito a lui. Lo saprà che sono sola il week? Certo che lo sa è lui che gestisce il lavoro di Antonio. E se l’ha fatto apposta per stare con me? No magari neanche mi chiama. E se mi chiamasse che faccio rispondo? Perché se rispondo so a cosa a vado incontro. Dovrò concedermi. Devo chiedergli di fare l’amore con me. Non so che fare, penso ad Antonio. Non se lo merita. Forse è il caso di smetterla con questo gioco. E’ stato bello. Ho provato sensazioni nuove. Pronto C stasera sei libera ti va di venire a cena da me? Cazzo Elle stasera esco con una bionda strepitosa, sono appena uscita dell’estetista per lei. E ho proprio voglia di fare del buon sesso. Cristina è cosi, a lei non importa se sia uomo donna o altro. A lei deve colpire la persona, se poi la consoce e c’è feeling, bingo. La deve portare a letto. Niente allora dico. Che c’è Elle? Un panino tra mezz’ora solito posto? Poi vedo se disdire l’appuntamento. Ok il panino, ma non disdire niente.
Sedute al tavolo mentre lei mangia io sorseggio un caffè. Non riesco ad iniziare il discorso. E’ lei che inizia. Allora parlami di questo vestito verde strepitoso e di questo tacco infinito che non hai mai portato in vita tua. Rido, le voglio bene, è mia sorella. Le racconto tutto a grandi linee, le parlo di questo stronzo che è entrato nella mia testa. Che non mi ha mai obbligata e fare niente, ma son sempre stata io a chiedere cosa fare. Ora il passo successivo, dovessi accettare di uscire con lui, sarebbe finirci a letto. Lei sorride, e con quindi da me cosa vorresti? Io la guardo, un consiglio C. che dovrei fare? Con tutta la faccia da furba che ha mi risponde, Elle tu non hai bisogno di un consiglio tu hai già deciso che fare, e sai che ti dico, goditela. E io stasera mi godrò la bionda. E’ vero, in fondo in fondo lo sapevo, avevo già deciso.
La telefonata arriva rispondo senza indugi.
Cena a casa mia, ti mando l’indirizzo, ti aspetto per le nove.
La casa è accogliente, non so cosa mi aspettassi da un uomo che vive solo, non certo questo ordine e questa atmosfera. Ho portato dei pasticcini e del vino, non sapevo come comportami e non so ancora sinceramente come devo comportarmi. Eccoti nel mio regno, trovata subito la strada? Si senza problemi.
E’ una casa singola, con qualche villetta sparsa come vicinato, lui vive in affitto. E’ di un amico che l’ha ereditata ma ora vive all’estero. Io ne approfitto pagando l’affitto, molto basso onestamente, di sei mesi in sei mesi. E’ fin grande per me dice, ma faccio un po anche da guardiano la tengo in ordine taglio l’erba, ecc. Mi spiega che lavora con Antonio da tre anni, prima era in un altro ufficio, nel veneto. Hai avuto un amante anche la, hai lasciato qualche cuore spezzato chiedo? Lui sorridendo mi dice che lascia cuori spezzati ovunque vada, ed il prossimo sarà il mio. Non so se è una battuta, ma forse è una mezza verità. Beviamo la serata trascorre tranquilla potremmo essere una coppia seduta in un ristorante che festeggia qualcosa, mi dice che ha cucinato tutto lui, per me. E’ una sua passione, cucinare. Sei un uomo pieno di sorprese. Ho voglia di fumare, anche io risponde. Sul terrazzo si vede la luna potrebbe anche essere una serata romantica se non fossimo due amanti. Lo so cosa aspetta, lui non alzerebbe un dito senza il mio permesso, sa che per me è la prima volta, la prima volta che mi concedo totalmente ad un altro uomo. Ci siamo “corteggiati” a parole tutta sera, sto bene con lui, ma so che è solo sesso, un gioco. E lui aspetta solo che io decida se davvero voglio giocare fino in fondo o se è solo stata una bella serata.
Prima di uscire in terrazza cerca un disco, un vinile come li chiama lui, la musica si espande anche sulla veranda.
Si avvicina mi cinge un fianco con un braccio e ballando dolcemente ci baciamo. Un bacio lungo , dolce ma allo stesso tempo carnale. Li lingue si cercano, si danno tregua e si ricercano. Lo stringo forte a me, lui mi accarezza la schiena e i capelli. Quando ci stacchiamo, un po per prendere fiato un po per bere un sorso di vino, sappiamo entrambi quale è il prossimo passo. Questa volta non ha bisogno di dirmi “parlami”, lo anticipo “sono tua, voglio darti tutta me stessa, voglio darti piacere, voglio che tu ne dia a me.”.
Mi prende per mano, entriamo nella sua camera, le luci sono soffuse, escono da abat jour. Il vestito che avevo scelto per la serata cade a terra. Son nuda solo con il perizoma. Mi fa sdraiare dolcemente sul letto. Mi mette la stessa mascherina della volta precedente. Lui non ha ancora detto una parola da quando gli ho dato il permesso di avermi. Mi sdraio a pancia in su. Mi lega, mani e piedi. Sembro in croce.
Sono eccitata, nessun tipo di dubbio nel donarmi a lui, anche se non vedo cosa sta facendo, so che sarà qualcosa di estremamente piacevole. Sento la sua lingua su un piede, mi lecca le cinque dita, poi fa lo stesso con l’altro piede, infila il suo pene tra i miei due piedi e dolcemente se lo masturba.. Si piega dopo poco e lecca i linguine, non lecca la figa ne il clito ci gira intorno. Sale verso l’ombelico, arriva ad un capezzolo. Lo lecca dolcemente poi lo morde. Un piccolo urlo esce dalla mia bocca. Mi ha fatto male, e non mi è piaciuto. Non sopporto il dolore. Lecca anche l’altro capezzolo, e si sofferma parecchio. No non puo aspettare che glielo chieda, non glielo chiederò mai, mi ha fatto male. Mordilo ti prego invece riesco a dire. Cazzo che male. La sua lingua sulle mie labbra, apro la bocca, lingua su lingua, Sento che si muove, si gira. Mi appoggia il suo sedere sul viso: Non vorrà che gli lecco proprio li? Non l’ho mai fatto. Non ci arrivo, allungo la testa finché posso, lo stronzo fa apposta ad allontanarsi, cerco quel buco con ossessione finche mi concede di leccarglielo. Provo ad infilare la lingua dentro, lecco intorno, lecco avidamente. Mai avrei pensato di lottare con la forza della gravita e il dolore del mio collo per riuscire a leccare un buco del culo. Si è girato di nuovo, ora mi appoggia i testicoli sulla bocca. Son lisci, si depila nell’intimo. Con mani e piedi legati l’unica cosa che posso muovere è la lingua, lecco tutto ciò che mi mette in bocca. E con molto piacere. Ora mi passa il cazzo sulle guancie. Come lo desidero dentro di me quel cazzo, me lo sta facendo sospirare. Chiudi la bocca dice. Mi passa il cazzo sulle labbra. Ti prego fammelo leccare dico. Ci sarà tempo. Scende, mi accarezza la figa,sento che sorride. E’ vero sono già bagnata, sono eccitata, che ci posso fare. Inizia a leccarmela. E’ liscia anche la mia ho tolto tutto anche la striscia sopra. Cazzo, che lingua, cerco di muovermi son legata, ho voglia di accarezzargli i capelli, un dito entra in me, poi due, la lingua gioca con il clito. Dopo un po sto per venire, ho bisogno di chiudere le gambe, smettila basta,vengo, sono un lago, basta ti prego, ma lo stronzo continua. Hai un buon sapore mi dice. Sono fradicia, un po mi rilasso i muscoli, quando sento che mi slaccia le manette delle gambe. Me le alza, me le allarga. Ecco il momento. Si ferma ancora un attimo. Penso che sia un uomo stupendo. Sa che è una decisione da cui non si torna indietro. “scopami” riesco solo a dire. Lo sento entrare e mi accorgo di averlo desiderato da quella sera a quella cena di Natale. L’ho sempre voluto. Mi scopa con dolcezza, movimenti lenti. Vorrei abbracciarlo o toccarlo, a queste manette non me lo permettono. Esce, mi slaccia son libera mi alza seduta appoggiata alla spalliera. Ora ci divertiamo mi dice. Non faccio in tempo a rispondere e mi ritrovo il suo cazzo in bocca. E’ in piedi sopra me. E mi sta scopando la bocca. Non riesco a respirare da quanto spinge. Sto soffocando. Se devo morire così son felice. Esce prendo fiato, rientra. La saliva cade della bocca, Esce di nuovo, mi prende per i capelli, mi fa sdraiare, la testa esce dal letto a penzoloni. Masturbati mi ordina. Mi tocco, mi appoggia di nuovo i testicoli in bocca, lecco, mi tocco, nel mentre lui mi stringe i capezzoli. Sto per venire di nuovo, non capisco piu’ cosa succede. Sono un corpo, carne nelle sua mani. E non ho mai desiderato tanto essere la carne di qualcuno come in questo momento. Vengo proprio mentre mi infila il cazzo in bocca, di nuovo. Non adesso, non riesco, devo contrarmi, sto venendo. Stringo le gambe, cerco di respirare, il cazzo esce. Mi prende di nuovo per i capelli. Mi gira, e mi mette a pecora. Entra deciso, colpi secchi forti, non c’è dolcezza. Sta cavalcando una vacca, la sua vacca. Ma quanto spinge, ma deve arrivare alla gola con quel cazzo. Si ferma un attimo, si piega per leccarmi il buco del culo. No li no ti prego penso. Li non è mai entrato nessuno. Invece un dito è già dentro. Sento del fresco sul buco, è gel sicuramente. Vorrei dirgli di non farlo, che è contro la mia volontà che nessuno è mai entrato lì, che non voglio ma mentre si sta lavorando il buco con le dita per dilatarlo un po, ci appoggia la cappella e si ferma. Aspetta me. Ora gli dico che li non voglio. Ti chiedo solo di far piano invece dico, è la prima volta. Invece non fa piano. Stronzo bastardo. Un male lancinante. E mi scopa. Esci ti prego penso. Piu forte sussurro. Basta mi fa male vorrei dire. E invece con le mai allargo le natiche perché possa spingere piu’ in fondo. Mi scendono le lacrime. Mi ha fatto davvero male. Esce finalmente. Mi bacia le labbra, Mi prende per mano, andiamo in bagno. Sento l’acqua che scende. Mi toglie la maschera, mi insapona le mani, e mi mette il suo cazzo in mano. Lo lavo piu’volte. Va bene dice. Possiamo riprendere. Come riprendere? Non abbiamo finito? Si fa di nuovo tutto piu’ dolce, è un modo diverso di farlo rispetto a prima, non so cosa preferisco. Andiamo avanti per un empo indefinito, che vorrei non finisca mai, finche si siede ai bordi del letto, io mi siedo sopra le sue gambe a cavalcioni. Mi bacia mentre il suo cazzo è in me, sono io che mi muovo ora, lo stringo piu’ che posso, e mi inarco. Sento che sta per venire, e vorrebbe togliermi, ma gli dico di non preoccuparsi. Ecco quello che aspettavo, il suo liquido in me, il suo seme che mi riempie.
Facciamo una doccia, ci insaponiamo a vicenda, ci baciamo.
E’ notte fonda, credo. Sto per rivestirmi. Che fai? Vado a casa rispondo.
Non ci pensare neanche, ti fermi qui a dormire.
Non so quella frase e’ come se da amanti siamo diventati qualcosa d’altro.
Non ho mai dormito con nessun altro da che mi sono sposata, si certo mi sono addormentata con Cristina sul divano guardando qualche film, ma quella è un'altra cosa.
Nudi faccia a faccia, mi bacia un ultima volta, mi accarezza i capelli.
Prendo il cellulare e compongo il messaggio.
Grazie per la splendida serata
Sente il bip sul suo, lo legge sorride e dice, sei tutta matta.
Le giornate si susseguono, tra Cristina, marito e amante.
Con Antonio che va ad alti e bassi, ma quando sono alti mi piace fare l’amore con lui, è un modo diverso certo, ma ugualmente appagante. Una cosa non esclude l’altra.
Con Alessio è una scoperta continua, esploro territori mai esplorati.
So che il sesso tra amanti è diverso da sesso tra marito è moglie, ci mancherebbe, ma lui ha aperto quella porta che ho voluto tenere chiusa da sempre, non so se per paura o per negare a me stessa che poteva piacermi. E ora gli concedo quasi tutto, voglio esplorare, voglio conoscere.
Stasera ti porto ad una festa, a quella festa. Ti arriverà un pacco con un corriere indossa quello che c’è dentro e basta. Solo quello spolverino rosso che ho visto nel tuo armadio. Null’altro. Voglio un trucco che risalti le tue labbra. Mi raccomando.
Apro il pacco, manca sicuramente qualcosa è il primo pensiero. Riguardo il contenuto. Scarpe, splendide, bianche, per quanto con un tacco esagerato, le autoreggenti, un camicia bianca abbastanza lunga da coprire il linguine o poco piu, ma maledettamente aperta sul davanti, un perizoma guarda caso bianco anche lui. Guardo se c’è dell’altro. Niente. Il corriere deve aver perso un secondo pacco. Eppure è stato chiaro, ti arriverà un pacco indossa solo quello.
Arriva la sera son pronta mi guardo allo specchio piena di dubbi, sono bellissima da un certo punto di vista ma sono mezza nuda e sono vestita come una puttana da strada. Son qui che ti aspetto, e non amo aspettare. Il cellulare mi avvisa e prendo lo spolverino, che almeno copre la balza delle autoreggenti. Salgo in auto. Lui nota la mia faccia titubante. Non ti preoccupare, ci sono io, e mi accarezza una mano. A quelle parole, come sempre, la sua voce entra nella mia testa, e tutto si fa tranquillo, tutto ha un senso. C’è lui e io sono tranquilla. Andiamo a questa festa. Mi toglie gentilmente il soprabito, che va a far compagnia agli altri, è come se tutti avessero indossato qualcosa di piuttosto lungo. Mi chiede il cellulare, e con il suo va a finire in un armadio a scomparti dove, a coppie, ci sono anche quelli di tutti gli altri. Sento un vociare, ridere, gente allegra, una musica di sottofondo. Sono un po in soggezione, ho capito cosa aspettarmi chiaramente una serie di altre donne vestite o svestite piu’ o meno come me, e una serie di altri uomini eleganti come lui. Ma non so cosa succederà, e soprattutto, e questa è la cosa che mi spaventa un po perché solo qualche mese fa neanche mi sarei avvicinata ad una festa del genere, ora devo ammettere a me stessa che spero solo di essere all’altezza di quello che lui si aspetta. Una tavola imbandita, probabilmente da qualche self house, poi chiaramente fatto dileguare, il colore prevalente per le donne il nero, un paio in rosso, sono l’unica in bianco. Cio’ che ci accomuna e che tutte potremmo andare a battere in strada. Delle puttane, eleganti certo ma sempre puttane. Alessio saluta qualcuno, si avvicina Paola che poi capisco essere la padrona di casa. Giada eccoti finalmente, questo orso ce l’ha fatta a portarti. Dio quanto sei bella, e il bianco, come ti dona . Mi bacia sulle labbra, come bacio di benvenuto, e non faccio in tempo e dire che anche lei è splendida, e in effetti lo è, mi prende per mano e mi presenta a tizia o caio. Non memorizzo i nomi anche perché so essere tutti inventati. Alessio arriva con un bicchiere di bollicine, sorrido. Parlami mi ordina. Capisco cosa intende. Sorrido di nuovo. Sto bene mi piace, la gente mi sembra simpatica, e so di che tipo di festa si tratta, se ci sei tu io son pronta, qualsiasi cosa tu abbia in mente. Sorride, finalmente, la sua mano mi si appoggia sul mio culo e all’orecchio mi dice, sembri la piu’ troia tra tutte queste troie. Rimango un attimo in silenzio, è un complimento chiedo? Ma è già stato rapito da una tizia. Si parla di tutto, e di niente visto che le notizie personali rimangono appunto personali. Si mangia e si beve in piedi, la serata prende la sua forma ad un certo punto. Alessio mi spiega che ora si fa un gioco, Noi donne pescando da un pallottoliere, dobbiamo togliere un indumento all’uomo che viene estratto. Visto che noi siamo già seminude c’è poco da togliere. Mi chiede se voglio partecipare. Al momento che ho accettato di vestirmi cosi, di andare ad una festa sopra le righe e fidarmi di lui sapendo a cosa andavo incontro non posso far finta di essere la santarellina del paese, e quindi sarà anche il vino bevuto accetto il gioco. Mi capita nel corso del gioco di togliere i pantaloni ad in tizio, e siccome deve essere eseguito anche un atto “fisico” erotico, mi piego davanti a lui facendogli strusciare il cazzo, ancora nei boxer, sul mio culo perché chiaramente il porco ha guardato bene di alzarmi la camicia. Battito di mani e sorrisi, e un altro sorso di vino. Alessio mi chiede se mi sto divertendo. Da matti dico io e non mento. Mi capita anche di togliere una camicia, con leccatina successiva di capezzoli. E di applaudire tutte le altre, compresa quella che con un seno stupendo se l’è strusciato sul pene di Alessio quando gli ha tolto i pantaloni. Ora che tutti i maschi sono chi in boxer chi in mutandine, compare un altro sacchetto, guardo Alessio di istinto. Tranquilla mi dice, questo so per certo che ti piacerà. Parte una musica in sottofondo mentre viene estratto il nome di Paola. Hai barato qualcuno dice, la solita fortunata, dice un'altra. Sorride e si avvicina, mi prende per mano, è vestita in semipelle sintetica nera, è bellissima, un trucco un po pesante, ma non le stona per niente, anzi. Sei splendida, ho voglia di giocare un po con te mentre e altre coppie di donne vanno a formarsi. Gli uomini prendono posto sul divano per godersi lo spettacolo. Ti va mi chiede. Sorrido, mi ritrovo ad aver voglia anche io di lei e di essere al centro di quella stanza e di quel gioco. Iniziamo a ballare dolcemente, mi accarezza i capelli, Sento i suoi capezzoli, che escono dalla maglia a rete che indossa dopo che si è tolta un gilet che copriva quasi niente, premere sul mio seno. Le sue labbra si avvicinano, e io avvicino le mie. Sento la sua lingua calda, me la assaporo, me la gusto. La stringo,le accarezzo la schiena. Mi slaccia la camicia, mi accarezza i seni, sento che scende, mi lecca i capezzoli. Lascio cadere la camicia, son nuda, tranne per le scarpe e le autoreggenti, visto che poco dopo mi sfila anche il perizoma; nuda davanti a degli sconosciuti. Io che non mi sono mai tolta il reggiseno neanche in spiaggia al mare. Mi sento bene, sono eccitata, su di giri, mi sento porca, mi eccita sapere che mi stanno guardando. Prendo la testa di Paola per i capelli e la spingo la dove voglio che inizi a leccare. Mi guarda da sotto a sopra. Ci speravo mi dice. Leccamela sussurro. E le spingo la faccia contro la mia figa. Le gambe non mi reggono, viene in mio soccorso Alessio, si appoggia dietro, me. Mi lascio andare appoggiandomi a lui e con una mano gli accarezzo il cazzo, duro. Ti sei eccitato vero, dico. E come non avrei potuto. Mi inginocchio anche io Alessio e Luca ora nudi fanno bella mostra dei loro cazzi davanti ai nostri visi io e Paola tra un bacio e l’altro ci diamo da fare con la bocca. Ci alziamo, sui divani le coppie si stanno già divertendo, alla pari di noi. Alessio mi prende per mano si siede su un divano e io mi siedo sopra lui. Lo sento scivolare in me e iniziamo a scopare. Da li in poi ricordo poco. So solo che siamo andati avanti parecchio. Sicuramente ho baciato e leccato qualche altra donna, sicuramente ho masturbato e succhiato qualche altro cazzo ma sicuramente Alessio si è garantito che a penetrarmi sia stato solo lui. Ricordo ancora il calore del suo seme che mi riempiva del bacio che mi ha dato quando è venuto e di come l’ho stretto a me quasi con dolcezza in quella notte di sesso. Sono stremata stanca,ma per nulla pentita, Ci siamo rilassati un poco fatti una doccia, salutato gli altri presenti con la promessa di rivederci ed ora stiamo tornando. Parlami mi dice. Mi è piaciuto. Non posso negarlo. E’ stato coinvolgente. Sessualmente appagante. Mi son sentita troia? Si e mi è piaciuto. Lo rifarei? Non so non credo onestamente. Ma sei tu che decidi. Però se potessi tornare indietro e decidere se farlo o non farlo, ti chiederei di farmelo fare. Saliamo in casa sua, mi prepara la colazione. Che giorno è oggi chiedo? Sono un po confusa. Felicemente confusa sorrido. Cazzo non è che torna Antonio? Mi rendo solo conto adesso che è da un po che non guardo il telefono. Alessio me lo passa, li aveva lui dopo averli ripresi alla festa e mi dice, non ti preoccupare non torna. Guardo i messaggi, uno è di Antonio. Amore scusa mi fermo ancora un paio di giorni impegni improvvisi. Questo lavoro mi uccide, con una serie di sorrisini. Sorrido felice, ho ancora del tempo per Alessio. Mi tolgo quel poco che ho, lui si spoglia, mi prende per mano e andiamo a letto. Nudi. Un braccio suo mi cinge la spalla e mi tira a se, mi bacia sulle labbra. Dormi un po ora che sei stanca. Grazie per la splendida serata sussurro prima di addormentarmi. Non lo sento piu’ mi addormento.
Mi sveglio, lui non c’è sento la doccia. Vado in bagno, uno spazzolino nuovo sul lavandino,lo uso vedo il suo corpo attraverso i vetri della doccia. Esce, sorrido e gli do il buon giorno. Il viso non è dolce, ormai lo riconosco. Viene dietro, ancora bagnato, con un piede mi allarga le gambe. Parlami. Cazzo ma perché mi fa questo effetto. Ho voglia. Ho già voglia di lui. Abbozzo un “sono stata brava ieri sera?”I nostri visi si guardano attraverso lo specchio. Una sberla mi riempie la natica sinistra. Brucia un po. Ma ne voglia un'altra, se pensa che me la merito, ne voglio un'altra. “sono stata una brava puttana ieri sera?”Sorride, e un dito entra nella mia figa. Sei una troia, senti qui sei già bagnata. Mi piego leggermente in avanti e allarga ancora le gambe. Quanti cazzi hai succhiato? Faccio mente locale, ma non ricordo un numero preciso. Tutti e tutti piu’ volte. Rispondo. Altra sberla. Mi ha fatto male, sono sberle decise, forti. Ma non dico niente. Quindi ti sei divertita, e io che pensavo fossi una santa. E invece sei una grandissima troia. Il suo cazzo scivola in me. Non desideravo altro. Anche con Paola ti sei data da fare, hai dato spettacolo davanti a tutti. Aspetta le mie parole. Non volevo farti fare brutta figura. Volevo che fosse chiaro chi ha portato alla festa la piu’ troia di tutte. Basta uno sguardo del padrone la cagna deve solo ubbidire. Continua. Era la prima volta con una donna, a parte i baci con Cristina. Paola invece è stata sessualmente appagante. Lecca splendidamente, e bacia come solo una donna sa fare. Sento il suo seme riempirmi. Esce mi gira inginocchiati. Pulisci. Glielo prendo in bocca e lecco tutto quello che rimane ed esce sono all’ultima goccia. Mi alza, mi bacia lavati e vestiti. Oggi è giorno di lavoro e stasera torna tuo marito. Cazzo mio marito e chi ci pensava piu’.
Esco dalla doccia “vestiti”. Ma cazzo ero seminuda ieri. Non ho vestiti. Invece sul letto trovo un vestito a fiori, comodo sportivo. Anche l’intimo, questa volta completo. Sorrido. Mi accompagna a casa. Rimango con questi vestiti, cambio solo le scarpe. Passo dai negozi, saluto le ragazze. Vado in ufficio. Penso alla sera prima, a come mi son comportata. Si è vero, da troia. Dovrei vergognarmene, E invece è stata una bella esperienza. Anche a mente fredda non la rinnego. Vado dall’estetista, mi sistemo un po. Non faccio la spesa, stasera voglio mangiare fuori con Antonio ho voglia di lui. Lo so dovrei sentirmi una stronza, ma non ci riesco, mi sto godendo il momento. Quando mi vede rimane a bocca a aperta. A cosa devo questo onore. Al fatto che non ti vedo da un po e ho voglia di stare con mio marito. E voglio che lui mi porti a cena in un bel posto. Lui sorride, anche se mi sembra di cogliere un piccolo dubbio nei suoi occhi. Certo che ti porto, dice alla fine, e sarò l’uomo piu invidiato della serata. La serata scorre, lui che mi parla del suo lavoro e di alcuni posti del sud, splendidi in questa stagione. Gli chiedo se mai mi porterà qualche volta. Sorride. Io che gli parlo della mia routine, cioè non di tutta chiaramente. Sarà che ho qualche scheletro nell’armadio ma sembra che non ci sia la volontà di dirci tutto. Non so, mi sembra di percepire da parte sua gli stessi silenzi che ogni tanto riempiono i miei discorsi, quando devo spiegare cosa ho fatto in determinate sere. Probabilmente sono solo mie fantasie. Sono ritornata ad essere la moglie mezza decolté mezzo tacco ma con questo bel vestitino estivo faccio la mia bella figura. Gli chiedo di prendere una strada secondaria, che conosciamo bene entrambi. Ubbidisce. Gli chiedo di accostare in una zona tranquilla. Nel mentre abbasso il ribaltabile del mio sedile. Ho voglia di farlo qui gli dico. Lui si guarda in giro. Ma sei matta. Si rispondo io. E nel contempo sono praticamente nuda. Che c’è non ti va. Guarda che scendo, qualcuno lo trovo che passa. Ridiamo, sembriamo due ragazzini che non vedevano l’ora di farlo. E’ in me, lo sento, mi piace. E’ una scopata veloce, da pazzi. Ma per questo eccitante. Sento che viene in me. Siamo sudati. Ridiamo di nuovo. Sei tutta matta, ma è stato bello.
C devo parlarti.
Davanti alla solita spremuta lei vede l’ansia nei miei occhi.
Che succede Elle
Sono incinta.
Quasi si strangola con la spremuta alla notizia.
Cazzo
Di chi è? Di Antonio o mister x?
Sorrido
Cazzo di nuovo.
E’ un dono del cielo dice.
No è un dono del cazzo rispondo. Però una cosa è certa, lo tengo, o la tengo.
Mi prende le mani, le stringe. Ti voglio bene, io ci sono. Qualsiasi cosa succeda o tu decida, io sono qui.
Ti devo parlare.
Casa mia dopo lavoro.
Ciao Alessio
Ciao Elisabetta che c’è, cosa è successo.
Non è arrabbiato ne guardingo, è sinceramente preoccupato per me.
Sono incinta.
Sorride, è un bene chiede?
Non lo so.
E’ mio?
Non lo so.
Io non scappo.
Ti ringrazio, devo solo decidere cosa fare. E non dirmi che è una decisione che aspetta anche al padre.
Stasera lo dico anche ad Antonio. E gli dirò di noi. Ero venuta per questo. Preparati.
Sorride. Nessun problema.
Non è strafottenza. E’ sincera volontà di rispettare la mia decisione, lo leggo sul suo viso.
Una cosa Elisabetta, prima di parlare tu, chiedi a tuo marito chi è Valentina.
E chi è Valentina adesso?
Chiedi a lui e poi se vorrai io sono qui.
Ciao giornata pesante oggi?
Abbastanza, in ufficio sai che io faccio fatica a restarci. Tutte quelle scartoffie. E tu che hai fato di bello?
Antonio, chi è Valentina?
Silenzio.
Tu come lo sai?
Il mondo mi cade addosso.
Antonio chi è Valentina.
Volevo anzi dovevo parlartene
Chi cazzo è Valentina urlo.
E’, come faccio a spiegarlo
Te la scopi urlo di nuovo.
Si risponde, ma non è solo quello, non è solo una scopata.
Maiale, stronzo, bastardo, codardo.
Mi riprendo.
Che vuol dire non è solo quello.
E’ incinta.
Il tempo si ferma.
Mi siedo. La vita è strana, è buffa, tragica e comica.
Lui si alza, viene in mio soccorso.
Stammi lontano gli dico.
Da quanto va avanti questa storia
Da quasi due anni.
Lui lo sapeva, sapeva che mi tradiva.
Mezzo marito, mezze scopate.
Certo marito condiviso e scopate condivise con questa Valentina.
Sento che parla in sottofondo, ma non l’ascolto piu’.
Prepara la valigia e sparisci da questa casa.
Non oppone resistenza, è quello che sperava dicessi.
Amore rientra che fa freschino.
Da dietro C mi bacia sul collo e mi accarezza la pancia, ormai evidente.
Non fumare mi sgrida, lo sai che non fa bene alla bimba.
E’ tre mesi che non fumo, ne avevo voglia.
Me la toglie di mano, mi bacia sulla bocca, quando hai finito di pensare rientra la cena è pronta.
Vero sto pensando a questa vita
Antonio si è sistemato, sta bene ci sentiamo, la mareggiata è passata ormai è calma piatta.
Certo non è stato facile far passare tutto, ma l’essere incinta mi ha aiutata. Gli ho detto che il figlio non è suo, gli ho detto che anche io l’ho tradito e quindi eravamo pressoché pari. Ora ha aperto una piccola agenzia al paese di lei, lavora sia per l’azienda dove lavorava prima, sia per altri. E’ un libero professionista. Dice che il lavoro lo soddisfa e non vede l’ora di diventare padre.
Dopo qualche giorno di pianto e di finestre chiuse di telefoni spenti C preoccupata si è presentata al mio capezzale. Mi ha letteralmente lavata, dato da mangiare parlato tenuto per mano, dormito con me e abbiamo fatto l’amore. Le ho detto che non doveva, che non doveva sentirsi obbligata. Mi ha risposto che è tutta una vita che mi ama e che aspettava solo il momento. In effetti ci siamo sempre amate.
Dopo una quindicina di giorni le ho detto che avevo bisogno di vederlo. Sono letteralmente sparita con una figlio forse suo. E C, forse ci farò l’amore un ultima volta.
C. sorride a apre la porta. So cosa vuol dire. Siamo una coppia e stiamo molto bene, ma le nostre porte sono aperte. E’ quello che ci siamo dette e promesse. Niente di nascosto. Niente bugie. Nessun obbligo.
Ti voglio bene C. Ti voglio bene Elle.
Ho bisogno di vederti. Passi a prendermi stasera?
Mi vede baciare Cristina, che lo saluta dal cancello con la mano, lui risponde.
Come stai è la prima cosa che mi chiede.
Sto cercando di raccogliere i pezzi, ma devo dirti che sto bene.
Dove andiamo chiedo
Chiudi gli occhi e riposa.
Chiudo gli occhi, gli prendo la mano e mi addormento.
Mi sveglio e vedo il mare.
Quanto ho dormito
Qualche ora.
Dove siamo
Tra la Liguria e la Toscana, ho una piccola casa lasciata dai miei. Mi trasferirò qui.
Ci fermiamo a mangiare qualcosa.
Stiamo qui per il week, ti riposi, ti lasci un po andare in spiaggia, in mare e ti riporto a casa se ti va.
Sorrido. Mi va, avviso Cristina.
Ho già fatto io dice. Lo guardo stupita. Anzi ormai non mi stupisce piu.
Chissà quando è entrato nella mia vita quest’uomo. E chissà fino a che punto è presente nella mia vita.
E’ passato anche quel week, l’ultimo per ora. Abbiamo preso il sole, mangiato, fatto il bagno e fatto l’amore. Piu di una volta.
Ora sai dove vivo, o dove vivrò, mi dice mentre mi accompagna a casa, la mia porta è sempre aperta. Quando vuoi, o quando vorrete siete le benvenute. E se ti farà piacere, mi piacerebbe un giorno conoscerla.
Sorrido. So per certo che lo rivedrò. E so per certo che gliela farò conoscere.
Sicuramente non uscirai dalla mia vita, ci stai troppo bene, e sei una bella persona.
Mi accarezzo la pancia, Cristina mi chiama. Arrivo rispondo
Chissà come faceva sapere che sarebbe stata una femmina: Alessia.
La mia vita è cambiata alla cena aziendale natalizia mio marito. Era prassi da qualche anno, andare in questo agriturismo, e la società ci teneva ad invitare, oltre ai dipendenti, mogli, mariti, figli, ecc. Donna sposata, credevo felicemente, seria, casa, lavoro, marito. Mai tradito, mai avuto neanche il pensiero, seppur ci sono state occasioni, mi ritengo piacente, una quarant’enne che ama il proprio corpo e se stessa. Pochi vizi, anzi nessuno, se non un buon bicchiere di vino in certe sere, una sigaretta diciamo una volta la settimana, giusto per togliermi lo sfizio è il massimo della mia trasgressione. Palestra quando riesco, mi piace correre, stagionalmente, cinema e qualche uscita con mio marito o con amiche fidate. Un lavoro che mi appaga. Quindi una vita felice, certo con altri e bassi come tutti, ma mi ritenevo davvero realizzata. Almeno sino a quella sera. Da quella sera tutto sarebbe cambiato, un piccolo tarlo si inseriva nel mio cervello.
Ogni volta che mi voltavo lo vedevo , vedevo che mi osservava, ma non morbosamente, quasi volesse leggere dentro me. Non dico mi facesse piacere, ma neanche mi infastidiva. Sapevo chi era, anzi chi è. E’ il collega di scrivania di mio marito, quando mio marito è in ufficio . Colui che gli organizza appuntamenti e giri. Mi ha sempre parlato bene di lui, un tipo solitario ma a posto, corretto con i colleghi, mai cercato di scavalcare qualcuno parlandone male, mai una parola fuori posto su un collega, sempre pronto a dare qualche dritta e a offrire una birra se si fa tardi in ufficio. Per questo evito di dire a mio marito della sua insistenza nell’osservarmi e quando si alza per uscire a fumare, decido di seguirlo per chiedergli di smetterla con quello sguardo ossessivo.
Amore vado fuori a fumare. Vuoi che esca con te? Ma no resta stai parlando con i colleghi.
Buona sera Alessio. Si gira sorride, buona sera Elisabetta. Hai da accendere? Tiro profondo, lo guardo negli occhi. Mi spieghi perché è tutta sera che mi guardi. Potrebbe darmi fastidio, e soprattutto potrebbe dare fastidio a mio marito. Mi guarda, sorride di nuovo, ti guardo perché sei una bella donna e non riesco a rispondere a certe domande che mi son fatto sul tuo conto. In quanto a tuo marito, non so neanche se si è accorto che ti ha portata, tutto intento com’è a parlare solo di lavoro con gli altri quatto al vostro tavolo. Come ti permetti, è la sua cena è la vostra cena a me fa piacere accompagnarlo, per noi ci sarà tempo più tardi. E smettila di guardarmi, qui è pieno di belle donne, guarda qualcun'altra, se proprio devi. Te lo chiedo prima di dire a mio marito che mi stai infastidendo con il tuo modo di guardarmi. Nessun problema, risponde, scusa per il disturbo, ma davvero è un peccato.
Ecco, a questo punto c’è stato il mio primo errore. Dovevo andarmene, dovevo rientrare. Non dovevo dargli corda ma tant’è. Peccato per cosa gli chiedo? Me lo stai chiedendo tu, e io ti rispondo, dice. Peccato per quel che ti perdi. Guardati. Mezza donna, mezzo tacco, mezzo decolté, mezzo marito. Dimmi, sussurra avvicinandosi, scommetto anche mezze scopate?. Quando è stata l’ultima volta che hai goduto sul serio? Si vede lontano un km che non sei soddisfatta, eppure io lo vedo, lo vedo che donna sei, che voglie hai. Quel vorrei ma non posso ti si legge in faccia. Non lo lascio finire, gli tiro una sberla, non forte quanto vorrei. Come ti permetti, stronzo. Mi giro e mi guardo intorno. Per fortuna fa freddo e non c’è nessun quasi nessun altro li intorno, tranne un gruppetto di persone abbastanza lontane da noi. Mi giro e sento che sussurra, “colpita e affondata”. Stronzo penso di nuovo . Eppure quella frase ha continuato a perseguitarmi per tutta la sera.
A casa non c’è stato un “dopo tutto per noi”, mio marito si è addormentato, chiaramente, ma onestamente ero stanca anche io.
“Mezze scopate. Quando è stata l’ultima volta che hai goduto”. Come si è permesso. Io sto bene così. Ma è vero? O me la son fatta andare bene? Ci penso per un po di tempo un giorno poi due poi tutto riprende la solita routine, anche se volevo rivederlo, rivederlo per digli che si sbagliava che ero felice, che mio marito era l’uomo che avevo scelto, e mi faceva stare bene, nella nostra quotidianità e vita abitudinaria, dirgli che la sua era solo invidia perché nn aveva trovato la donna della sua vita. Così quando me lo son trovato davanti, casualmente in un supermercato, ed ero pronta per esternare finalmente il mio disappunto, l’unica cosa che mi è uscita è stata: sei anche un esperto di vini oltre che della vita altrui? Quando mi nota mi sorride, Elisabetta che piacere. Come stai? Antonio è partito giusto? Questa settimana gli tocca. Non sono un vero esperto, ma se vuoi posso consigliarti. Ha un tono gentile, pacato, per nulla presuntuoso, quasi non fosse la stessa persona di un mese prima. Lo osservo mentre parla, non si può dire bello nel senso comune del termine, ma ha quel modo di fare, lo sa, sa di piacere, di affascinare per quel suo essere uomo, maschio.
Quindi dicevo, se è per una cena e vuoi qualcosa di diverso ma non pesante prova questo, se è per un dopo cena in una di quelle serate noiose sul divano con tuo marito, sorride e fa l’occhiolino, va bene questo , se invece vuoi qualcosa che ti faccia stare bene quando sei sola sdraiata sul tuo letto e la fantasia viaggia dove non sei mai stata e le tua dita ti danno piacere, questo è perfetto e prendendolo ci scrive sull’etichetta il suo numero di cellulare.
Eccolo il solito arrogante stronzo, penso tra me e me, “credo che prenderò quello del dopo cena noioso con mio marito, e lo berremo abbracciati mentre guardiamo un film”. Ma mentre parlo lui mi ha già salutata ed già lontano. Stronzo, penso. Arrogante e stronzo. Un gran figlio di puttana mi ripeto.
Antonio di mestiere fa il commerciale di un azienda di import e vendita sul territorio di tessuti e affini, e due volte al mese sparisce per il sud Italia e isole. A volte tre giorni a volte una settimana. Viviamo in Brianza, in una di quelle ville semi isolate in collina. Niente di esagerato, ma stiamo bene. Due cani a farci compagnia. I figli non sono arrivati, non li abbiamo mai cercati con assiduità, quasi non arrivassero perché capivano che sarebbero stati un di impiccio, lui ha anche fatto qui test degli spermatozoi, ed è a posto come quantità e come “potenza”, quindi il problema, se così vogliamo chiamarlo, sono io. Non abbiamo fatto nessun tipo di cura, non vengono? Stop, pace, sarà che avranno capito che sono di troppo in questa nostra vita. Io mi occupo di due negozi lasciati in eredità da mio padre. Diciamo che ho tempo libero, per la palestra, per correre, e per quelle cose che a noi donne piacciono tanto. Dice che il meridione e isole gli sono state imposte, ma io so che è una sua scelta. Gli piace girovagare per l’Italia, stare un po solo e fuori dall’ufficio, e forse staccare anche da me per ritornare ogni volta come fosse la prima, sempre con un pensierino al suo ritorno. Non credo mi abbia mai tradito. Vero che non si può mai dire ma non penso ne sia capace. Non è quello che lo ha portato a scegliere il sud, forse solo un po di libertà mensile. Però stasera mentre sto cenando sola non ho piu’ certezze, ne su mio marito, ne tantomeno su di me.
La doccia non è servita a schiarirmi le idee, sarà quel vino che ho già iniziato a gustare, ma la mente va dove non dovrebbe andare. Mi guardo allo specchio nuda, i capelli bagnati sulle spalle, cerco i segni dell’età sul viso, ma sarà per tutto quello che spendo in creme e trattamenti estetici, ma ancora mi vedo bella.
La mano sfiora il seno dolcemente, non è grosso è come deve essere su una donna dalla corporatura come la mia. Come faceva a saperlo quello stronzo, come faceva a saperlo. Ho voglia, voglia di toccarmi. E il pensiero è per lui. Posso negarlo a tutti ma non a me stessa. La bottiglia aperta è già sul comodino. E il suo numero in bella vista. Mi sdraio i capelli ancora umidi, sorseggio ancora un po di vino. In effetti questo vino aiuta. Penso che è giunto il momento, la parte razionale di me dice non farlo. La parte trasgressiva e fisica mi spinge a fare quel passo. Prendo il cellulare e questo è stato il secondo errore.
Ciao Elisabetta allora com’è il vino? Alla fine è arrivato a casa tua. E’ appropriato all’occasione e alla serata?
Lo sapeva che avrei chiamato. Non ha neanche chiesto chi era. Non ha il mio numero, o meglio non aveva, ma sapeva che ero io. E ora?
E’ un ottimo vino devo ammetterlo e devo anche ammettere che è appropriato all’occasione. E senza rendermene conto sto confermando che sto usando quel vino come carburante aggiuntivo per eccitarmi e toccarmi.
Quindi com’è eccitarsi e toccarsi pensando a me? Pensando allo stronzo?
La domanda mi coglie di sorpresa. Blatero qualcosa del tipo, non ti stavo pensando sotto quel punto di vista volevo solo ringraziarti per il vino, davvero eccellente.
Bene allora chiudo dice lui.
No ti prego fammi compagnia. Terzo e definitivo errore.
Dove sei? Sul letto matrimoniale.
Non mi piace trova un posto dove non sei mai stata e dove non hai mai fatto niente con Antonio.
Mi ritrovo ad ubbidire, mi alzo evito il divano, con Antonio lo facevamo, le prime volte, quanto è passato
Giro nuda per casa ma ho già in mente dove andare.
Dove sei? Sul tappeto in taverna ho sempre desiderato farlo qui c’è anche il camino, ma Antonio ha sempre detto che è scomodo.
Bene
Come inizi quando ti tocchi? Parlami.
Mi eccita tremendamente quella voce. Non vuoi sapere cosa indosso?
Sei completamente nuda come lo sono io.
Mi vede, sono un libro aperto per lui mi sento così vulnerabile. Lo immagino nudo, quel corpo virile.
Rimango in silenzio, penso a lui nudo. E inizio a toccarmi.
Sussurro: con una mano mi accarezzo il seno, dolcemente piano piano, poi piccoli pizzichi sui capezzoli, con l’altra scendo sulla vagina, prima me la accarezzo con calma, poi inizio a giocare con il clitoride.
Voglio che pieghi le gambe, appoggi bene i piedi a terra e le allarghi piu’ che puoi
Obbedisco, aspetto che mi dica altro.
Hai gli auricolari?
Si
Continua giocare con il clitoride con una mano e con l’altra penetrati con un dito.
Così faccio, inizio a godere, il clito mi fa impazzire, e quel dito dentro me va avanti e indietro molto lentamente. Son bagnata.
Dimmi cosa provi.
Mi piace, sono eccitata, sono bagnata, ho voglia.
Di chi hai voglia?
Non rispondo.
Lui sta zitto. So che aspetta una risposta e non parlerà piu’ finche non rispondo. Non posso nascondere a me stessa la verità e lui lo sa di chi ho voglia.
Ho voglia di te Alessio, vorrei fossi qui al posto delle mie mani, del mio dito.
Togli il dito che ti penetra e voglio che lo infili in bocca pensando che sia il mio cazzo.
Non obbietto, penso che sia un gioco, un gioco eccitante. Tale è e tale deve restare. Mi infilo il dito in bocca, penso a lui a quest’uomo che entrato nella mia mente, inizio a succhiarmi il dito quasi fosse il suo pene.
Di cosa sa?
E’ dolciastro.
Ti piace il mio cazzo nella tua bocca?
Si sussurro.
Dimmelo
Ho voglia del tuo cazzo, ho voglia di succhiarlo, di prenderlo in bocca, ho voglia di sentirne il sapore, l’odore. Le parole mi escono di getto, senza pensarci, ma è quello che vorrei adesso, sto godendo, con l’altra mano mi sto dando piacere e la mia vagina è un lago.
La prossima volta che mi che mi chiami sarà per chiedermi di prenderlo in bocca sul serio. La telefonata si chiude.
Stronzo penso, ma non mi importa le mie mani e la mia mente sanno cosa fare, e vengo come mai, mi ritrovo a terra in posizione fetale e esausta. Faccio un'altra doccia. In tuta esco sul terrazzo fa freddo, mi accendo una sigaretta. Mi siedo, i cani arrivano a farmi compagnia. Ripenso alla serata, vorrei odiarmi e dire che è stata una stupidata, ma devo ammettere che mi è piaciuto. Sarà un esperienza che rimarrà tale. Piacevole ma unica. Prendo il cellulare, scrivo un messaggio. “Non posso dire che non mi sia piaciuto, ti ringrazio per questa esperienza, ma non ci sarà un seguito, e tanto meno ci sarà qualcosa di fisico che andrà oltre stasera. Ripeto è stato un bel gioco e anche le parole e le frasi dette facevano parte del gioco e della serata. Ma finisce tutto qui. Buona notte”
Mi sveglio quasi pensando di aver sognato. Ma so che è tutto vero. Guardo il cellulare. Nessun messaggio da Alessio. Verifico di aver spedito quello della notte prima, spedito. Lo cancello.
Un messaggio da Antonio, “rientro nel pomeriggio passo dall’ufficio e poi torno da te, ho voglia di vederti”. La bottiglia sul comodino mi guarda. Sorrido. Rispondo al messaggio “Ti aspetto”
Mi vesto, organizzo mentalmente la giornata, passo dalla palestra, un salto dal parrucchiere giusto per sistemare questo disastro, visita ai negozi per vedere come va e se hanno bisogno di qualcosa, dal commercialista se faccio in tempo, pranzo in centro con Cristina, poi in ufficio, fornitori, clienti, conti, spesa e torno a casa a preparare la cena.
Do da mangiare ai cani e son pronta un leggero trucco ed esco. Stavo dimenticando la cosa piu’ importante. Prendo la bottiglia, svuoto quel che rimane nel lavandino e salgo in auto. Mi fermo in fondo alla discesa, e scendo a buttare nel bidone comune la bottiglia, la guardo un ultima volta, guardo il numero, poi la butto con forza. La bottiglia si rompe. Prendo il cellulare e cancello la telefonata della sera prima. Addio Alessio.
La giornata scorre, e io corro da un posto all’altro. La cena è sul tavolo, pronta mi son fatta carina, ho comprato un intimo nuovo. Antonio entra, mi cerca sento che mi chiama. Non rispondo voglio che mi cerchi. Quando mi trova sono sul divano Solo con l’intimo. Sono lì per lui ho voglia di lui. Mi vede sorride, si spoglia mentre parla. Che accoglienza, che sorpresa. Inizia a baciarmi, mi accarezza come sa fare lui dolcemente, sei bellissima il reggiseno cade, mi lecca i capezzoli. Mi accarezza la vagina si ferma sulla striscia di peli che ama, mi penetra con un dito, mi bagno. Il suo pene entra nella mia bocca, lui è in piedi davanti a me, inizio a succhiarlo, esce mi sdraia toglie le mutandine, e entra in me. Mi piace, lo sento, mi desidera, esce si gira, me lo rimette in bocca, mi accarezza i capelli, e mentre sta per venire me lo toglie e mi stringe a se. Il suo sperma si disperde sul mio seno. Non ha mai voluto venirmi in bocca, ha sempre detto che lo fanno le donne di strada, e io non ho mai chiesto, non so se mi piacerebbe onestamente. Ma una volta ogni tanto un eccezione alla regola non mi dispiacerebbe. D’un tratto mi vengono in mente quelle parole. Mezze scopate.
Vado a fare una doccia, dico, la cena è già pronta.
A proposito, dice, nel caso pensassi non me ne fossi accorto, bellissimo intimo. Grazie
Sorrido. È un marito splendido, è sempre attento ai dettagli, e dolce. Forse troppo a volte.
Non ho detto una mezza verità, stiamo bene insieme, a girare per mostre, a stare sul divano rannicchiati, a goderci di noi, a partire un week senza metà, non cerchiamo altro. Siamo agiati, non ricchi da premetterci di non lavorare, ma abbastanza da toglierci qualche soddisfazione, e ce le godiamo quando possiamo. Ora però nella mia mente si è innescato un dubbio. E se ci fosse dell’altro?
Sapevo che l’avrei fatto, il numero è impresso nella mia mente, non ho bisogno di nessuna bottiglia a ricordarmelo. Son riuscita ad evitare la prima volta che Antonio è ripartito, tre giorni, ma non pensavo ad altro. Sono andata al cinema con Cristina non ricordo neanche che film ho visto. Poco altro Al lavoro ero svogliata, continuavo a mentirmi, ma sapevo cosa mi portava lontano dai miei pensieri. Non vedevo l’ora che Antonio ritornasse, ma quando è tornato è come se avessi perso un occasione. Secondo squillo risponde “alle otto fuori casa tua ti porto a cena” fine della telefonata.
Inizio a camminare per casa, cosa mi metto? Come mi vesto? Come a cena e se mi vede qualcuno? No è troppo intelligente, saprà dove portarmi lontano da occhi indiscreti. Guardo l’ora, le dieci. Disdico un paio di appuntamenti, vado a fare shopping. Cosa compro? Cosa cerco? “Mezzo tacco, mezzo decolleté”
Opto per un vestito verde, a portafoglio, lungo spacchi laterali, schiena scoperta, un bel decolleté, se non altro un seno piu esposto di quello che son solita a portare. Anche le scarpe acquistate nuove stesso colore,tonalità glitter tacco a spillo 12 cm. Un elegante stola copri spalla e credo di essere pronta.
Otto in punto “son fuori”. Mi sento come una liceale al primo appuntamento. E’ da una vita che non ero così tesa per un uomo. Anzi credo di non esserlo mai stata. Sono di carattere forte, gestisco un attività, ho 8 dipendenti a cui do uno stipendio mensile, ed esigo il massimo da loro. So anche essere dura quando necessita. Ho lottato contro chi voleva vendessi i negozi di famiglia, mi son rimboccata le maniche e sono andata avanti per la mia strada. Nessuno ha mai potuto farmi tremare su quel che sia decisione, non mi son mai posta il problema di piacere o non piacere o vado bene così o tanti saluti. Ora arriva questo stronzo spuntato dal nulla e spero con tutta me stessa di piacergli, di aver azzeccato l’abito giusto, il trucco giusto, e di essere alla sua altezza. Esco sul vialetto, lui mi vede mi sembra di scorgere un mezzo sorriso. Ora che ci penso,come faceva a sapere dove abitavo? Ciao Elisabetta, sei bellissima. Senza darmi a vedere tiro un sospiro di sollievo, e prima ancora che dicessi qualcosa e quasi avesse letto nei mie pensieri “ho accompagnato a casa una sera tuo marito un paio di anni fa”. Ricordo, avevo chiesto ad Antonio chi l’avesse ricompaginato dopo che aveva avuto il problema all’auto e mi ha detto Alessio. Quando gli ho chiesto se abitava qui vicino mi ha risposto che dei colleghi è quello che abitava più lontano ma era l’unico che si era offerto, tutti gli altri avevano trovato delle scuse per defilarsi. Anche lui è elegante, sportivamente elegante. Mentre guida parliamo, è tornato ad essere la persona affabile, educata, anche simpatica ed ironica. Non mi accorgo che sta accostando è passata poco piu’ di un ora. Non ho idea di dove siamo. Mi guardo attorno, non vedo nessuna insegna ma lui si è prodigato ad aprirmi la portiera. Prego spero ti piaccia, è un posto per pochi intimi, vedrai come si mangia bene qui. Non so se definirlo ristorante, forse è piu’ una trattoria, ma in effetti è piena, non che ci siano tantissimi coperti, ma tutti pieni. Mi chiede il cellulare. Quando il proprietario lo saluta “oh quale onore, buona sera ben tornato, come va?” bene grazie Oscar, molto bene. Lo vedo dice, “buona sera signora” mi saluta Oscar. Rispondo con gentilezza. Alessio passa i cellulari a Oscar il quale poi ci accompagna al tavolo. Una volta seduti, sempre leggendomi nella mente, Alessio mi spiega che è un posto discreto, nessuna foto, qui dentro e soprattutto ci si parla. Capisco cosa intende guardandomi in giro. Probabilmente quasi tutte coppie irregolari, come noi,e tutte, noto guardandomi in giro, molto eleganti. Mi piace questo posto. La serata scorre molto piacevolmente, il cibo è veramente delizioso, Alessio è di una compagnia splendida. Lo osservo mentre parliamo, ha sicuramente qualche anno in piu’ di me, forse piu’ vicino ai 50 che ai 40. E’ di una bellezza strana, quella barba incolta, occhi che ti spiano dentro, è un uomo che da sicurezza. Quindi è qui che porti le tue conquiste, dico sorridendo. Lui ricambia il sorriso, “qui è il posto piu’ simile alla realtà di molti altri posti fasulli”. Non mi aspettavo quella risposta e neanche ho capito cosa volesse dire, ma prima di poter approfondire l’argomento, una coppia si alza e si avvicina, ha finito probabilmente, in effetti siamo noi che siamo un po fuori orario, la signora mette una mano su una spalla ad Alessio, ciao che piacere rivederti, come va? Poi girata verso me, mi porge la mano,ciao piacere io sono Paola lui è Claudio. Alessio mi anticipa, lei è Giada, e dando la mano al lui piacere Luca. Tutto bene risponde Alessio/Luca, magari ci si vede piu’ spesso ora, sono stato un po impegnato.
A presto allora. Spero di approfondire la tua conoscenza, Giada, buona continuazione. Io lo guardo come non avessi capito che succedeva. Come ti dicevo qui nessuno “conosce” nessuno e anche i nome non sono quelli diciamo “reali”, anche Oscar non so se effettivamente si chiama Oscar.
A fine cena mi chiede se ho gradito, rispondo sinceramente che sì, mi è piaciuto tutto, dall’esterno non me lo sarei aspettato. Con un gesto delicato e con un angolo del tovagliolo mi pulisce un angolo della bocca, poi si alza, bene son contento, recupera i cellulari e paga mi ordina. Ti aspetto in auto. Lo guardo salutare Oscar e uscire rimango un attimo basita, poi tra me e me sorrido. Eccolo lo stronzo, e mi accorgo che l’ho aspettato tutta sera, anzi da stamattina quando l’ho chiamato. “
Salgo in auto, questa volta nessuna portiera aperta.
Hai saltato l’ultima volta che tuo marito è partito. Parlami.
Penso a che dire, il suo tono è deciso e fermo, di quell’arroganza che se da una parte mi da fastidio, dall’altra mi sottomette e mi eccita.
Mi anticipa, ricordi quando mi hai chiamato dicendomi che lo avevi fatto solo per ringraziami del vino, ricordi che stavo chiudendo la telefonata?
Si
Bene, non mentirmi dicendomi che avevi altro da fare, o non ti sono venuto in mente, un'altra menzogna e non mi vedrai mai piu. Non amo le menzogne
Ora parlami, e mentre parli accarezzami il cazzo, sei qui per questo.
Mi accorgo che non aspettavo altro. Mi giro verso di lui. La mia mano si appoggia i suoi pantaloni.
Mi sei mancato esordisco, non volevo ammetterlo a me stessa. Pensavo di averti cancellato dalla mia mente. Ma sapevo di mentire. Sento il suo pene irrigidirsi sotto la mia mano.
Slacciami la cintura e i pantaloni
Un po goffamente eseguo, sembro una ragazzina impreparata.
Parla
Quando Antonio è rientrato dalla trasferta mi sono accorta che ho gettato un occasione. Che tutta me stessa aveva voglia di te.
Rallenta, anche se già viaggiavamo a velocità bassa, si abbassa pantaloni e boxer sino a metà coscia poi riprende a guidare.
Guardo quel pene, neanche fosse il sacro Graal, non so cosa mi aspettassi, è un pene come tanti altri, non che ne abbia visti molti.
Ti ricordi cosa ti ho detto al telefono prima di chiudere?
Si
Non parla e ormai ho capito che quando sta zitto aspetta qualcosa da me.
Posso prenderlo in bocca? Ti ho chiamato apposta lo sai, era quello che mi aspettavo, che desideravo, è quello che siamo detti, anzi che hai detto. Ti prego, fammelo prendere in bocca.
Un gesto con la testa e un sorriso, e la liceale è accontentata, eccitata come fosse la prima volta
Inizio a leccarlo, ne gusto il sapore, arriva il momento di prenderlo in bocca.
Non penso che siamo in auto, che non l’ho mai fatto, non penso che sto facendo questo con uno semisconosciuto, non penso che mi sto comportando da matta, penso a quanto è bello avere quel pene in bocca, e cerco di fare il meglio che posso. Non è uguale a quello di Antonio, la bocca fa piu fatica è piu grosso, piu’ tozzo. Sento che mi accarezza i capelli, sei brava. Mi inorgoglisce.
Non so quanto sono stata così piegata con il suo pene in bocca, per quanto mi riguarda, non fosse che dopo un po avrei fatto fatica, sarei stata li tutta la notte. Sento che si agita, sta per venire, mi viene l’istinto di alzarmi, se ne accorge e delicatamente mi tiene la testa dove deve stare,e lui viene, tutto, nella mia bocca. Quel liquido caldo entra in me, alzo un poco la testa, riprendo fiato e me lo riprendo in bocca. Non è un sapore che mi piaccia onestamente, ma è il contesto che mi fa impazzire. Pulisci bene, tutto, ordina. Non oso disobbedire, non aspettavo altro. La lingua pulisce, la mano fa uscire le ultime gocce che lecco avidamente.
Mi rialzo, riconosco i luoghi, siamo quasi arrivati.
Accosta, è stata una splendida serata almeno per me, spero lo sia stata anche per te.
Aspetta un mio consenso, so che sarà la riesposta a ciò che succederà dopo. Accetto quest’uomo a metà tra un uomo galante di altri tempi, e un tarlo che si è infiltrato nella mia mente? So che dalla mia risposta dipende il fatto che io mi consegni nelle sue mani, senza se e senza ma. Mi posso fidare di lui sino a quel punto? Non ho dubbi sulla mia risposta. E’ stato tutto perfetto, una serata magnifica, spero ce ne siano altre. Mi sembra di scorgere un sorriso. Queste sono le condizioni: , ti chiamerò per darti istruzioni, ci vedremo ogni volta che tuo marito parte, se sono tre giorni una sola volta, se è la settimana magari anche due. Farai ciò che ti ordino senza obiezioni. O ti fidi o non ti fidi. Se non puoi rispondere al telefono in quel momento, entro un ora mi aspetto un messaggio. Non lo farai non ci rivedremo mai più. Disubbidirai a un mio ordine, non ci rivedremo mai più. E’ tutto nelle tue mani. Deciderai tu rispondendo o non rispondendo se deve continuare o no. Tutto chiaro? Accenno un si con la testa. Un ultima cosa, ogni volta che la serata finisce mi devi ringraziare per il tempo che dedico a te. Ogni volta ricordati. Sorrido, e sussurro un grazie di tutto, grazie per la serata.
Ora scendi che sono stanco e voglio andare a dormire. Scendo, con quella serie di parole nella mia testa e un sapore acido in bocca. Lo devo ringraziare, ha fatto ciò che ha voluto,ho dovuto pagare la cena, gli ho fatto un servizio con i fiocchi e sono io che devo ringraziare lui. I cani mi circondano, io guardo la luna e sorrido. Stronzo.
Mi sveglia il suono del telefono. Devo aver dormito più del dovuto. Pronto tento di rispondere. Ho la bocca ancora impastata, non ho voluto lavarmi i denti, ho voluto tenere quel sapore con me e ora ho l’alito di un cadavere. Arrivo a prenderti, dieci minuti e son li. Colazione al solito posto o vuoi cambiare? Ho trovato un posticino. Ma come fai ad essere cosi attiva di prima mattina. La mattina ha l’oro in bocca mi risponde Cristina. Io in bocca ho un topo morto mi verrebbe da dire. Hai le chiavi, entra magari mi trovi in doccia.
Cristina, l’amica di una vita. Sua mamma faceva le pulizie dai miei. Io e lei siamo sempre state “sorelle”, la sorella che non abbiamo mai avuto. Lei non ha mai avuto neanche il padre, ma una madre che bastava per due, Cristina l’adorava e quando è mancata per lei è stata dura. Ha sempre detto che la sua ancora ero io e lei non sa quante volte lo è stata lei per me. Esco dalla doccia e me la trovo davanti, quasi mi prendo un colpo. Mi bacia, sulle labbra come sempre quando siamo sole. Ciao Elle come stai? Per fortuna ho lavato i denti. Bene molto bene direi, rispondo. Allora si festeggia, ti porto in un posto carino. Dai preparati. Vede il vestito verde e le scarpe buttate alla rinfusa per terra. Non dice niente, esce a giocare con i cani. Mi vesto, comoda, sistemo vestito e scarpe, e son da lei, jeans e scarpe da tennis. Non do spiegazioni e lei non ne vuole. E’ mia sorella, ha già capito.
Sono sorridente, la colazione mi mette di buon umore e Cristina ancora di piu’. A volte penso che nella vita mi basterebbe un isola e Cristina e sarei a posto. Magari con due croissant ogni mattina. Mi dice che in palestra c’è un tipo che la tampina, prova a descrivermelo, visto che frequentiamo la stessa palestra, ma non riesco a capire chi è. Cristina non vuole legami. Non vuole soffrire dice, come sua madre. A lei basta una serata, decide con chi e dove e poi amici come prima, anzi no neanche amici. Non mi chiede niente, siamo cosi, se una vuole parlare parla,altrimenti aspetta. Ci salutiamo, le nostre strade si separano, lei ha il suo lavoro io il mio. Qualsiasi cosa sia, dice, ti sta facendo bene, è da una vita che non ti vedevo quel sorriso. Ciao Elle. Rimango un attimo in silenzio e rispondo ciao C.
Sto facendo l’amore con Antonio, da un po di tempo quando torna mi cerca e io desidero lui. Forse il lavoro si sta mettendo bene mi racconta poco, ma lo vedo sempre sereno. Mi bacia mi abbraccia, mi piace quel suo modo di farmi sentire protetta, quando aumenta nei movimenti, conosco ogni singolo gesto del corpo, sta per venire, aspetto quell’onda calda dentro me. Mi bacia di nuovo. E’ sempre stupendo dice. E’ sempre come la prima volta. Si lascia andare al mio fianco, se mi addormento prima di te non ti arrabbi, dice? Sempre premuroso. No amore so che sei stanco, e lo sai che amo accarezzarti la schiena mentre ti addormenti. Ed è vero, amo giocare con i difetti della sua schiena, accarezzarli, baciarli a volte. E’ sempre come la prima volta. Già la prima volta. Accendo una sigaretta sotto il porticato e rivedo noi una decina di anni prima.
Le piace quel che vede, chiedo, notando questo ragazzo fermo davanti alla vetrina del negozio di mio padre. Era morto da poco, e io figlia unica, dovevo decidere che fare, e stavo osservando quell’eredità dall’esterno indecisa sul da farsi quando si è affiancato quest’uomo dall’aria innocua. No risponde però ammiro la costanza del padrone. Ci passo davanti ogni mattina, e mi piace sapere che ci sono ancora posti come questo. Cosa non le piace dico. Guardi saranno tre anni che la vetrina è quasi sempre cosi, dovrebbero aggiornarla, dovrebbero ravvivarla, che so io. Vero che è un posto come dire un po di nicchia, ma così è troppo. Se ci devono anche guadagnare, non trova? Vede io entrerei anche ma vista così immagino che dentro ci siano persone polverose come la vetrina e mi scappa la voglia. Dovrebbe distinguersi un po secondo me. E lei cosa farebbe chiedo? Lui mi guarda, sorride, un paio di idee le avrei, ma ora devo andare al lavoro, magari un'altra volta. Guardi io lavoro qui gli dico, se ripassa domani poi mi spiega cosa ha in mente. Sorride, affare fatto però davanti ad un caffè, magari le faccio fare bella figura con il titolare. Quello è stato il primo incontro, c’è stato il caffè, mi ha spiegato le sue idee che non sono andate in porto, ma era di un entusiasmo neanche fosse suo il negozio, e mi ha spinto ad andare avanti tra mille dubbi. Cristina mi ha aiutato, lei è arredatrice di interni, e così pian piano il negozio ha ripreso a funzionare, e a ruota ho fatto fare modifiche anche al secondo. Ora le cose vanno decisamente meglio per entrambi.
Spengo al sigaretta, vado a letto abbraccio Antonio per quel che è, l’uomo che ho scelto, mi addormento.
Quando è a casa in quei dieci dodici giorni di fila Alessio non entra nei miei pensieri, non so come faccio, ma non è un ossessione, io sto bene con Antonio. A volte usciamo a cena, quando mi vesto mi vien da sorridere, mezzo tacco mezzo decolté, a volte stiamo sul divano in tuta, generalmente enormi a sgranocchiare qualcosa e a guardare un film. A volte ci concediamo un week end in qualche agriturismo o al mare, ma pensandoci bene succede sempre meno.
E quando mi chiama, e se non lo sento, e se non posso rispondere? Che ha detto un ora? Antonio è ripartito stamattina, tre giorni, quindi o stasera o domani. Sto guardando un film, a dire il vero mi sono a addormentata sul divano, squilla il cellulare. Guardo l’ora è mezzanotte, il numero è il suo. Pronto.
Domani sera, passo io alle 21.00. Andiamo in un locale a bere qualcosa. Sei una bella donna voglio che ti guardino tutti. Ah lo smalto rosso che hai non mi piace, amo i colori scuri mani e piedi. La telefonata si conclude. L’ho appena fatto, questo colore a me piace e lui chi crede di essere.
Mi fermo un attimo, guardo il cellulare, non sono una sprovveduta, so cosa sta facendo. Lui è nella mia testa. Come si definiscono? Giochi di ruolo? E io che ruolo avrei, e lui? Padrone, schiava, slave? O cosa. Ho deciso mi tengo il mio rosso se gli va bene così altrimenti addio. Salgo in auto. Chi ho di fronte? L’accompagnatore gentile e dolce, o è già lo stronzo? Aspetto un commento. Mi basta quel sorriso che inizio a conoscere. La strada è sempre lunga ma capisco che mi porti in posti dove non ci siano sguardi indiscreti e conosciuti. Il locale che locale non è ma è piu’ un prive, mi piace, la musica non è altissima si riesce a parlare, e continua ad essere uno splendido compagno di serate. Mi guardano, ha ragione lui, sono ancora una bella donna e lo noto dagli occhi di chi osserva. Ti piace vero? Si bel posto dico sorseggiando la spremuta che lui ha ordinato per me, sapendo che non bevo alcolici generalmente. Non parlo del locale. L’avevo intuito. E non posso negarlo. Mi piace si, sono una donna e mi fa piacere che qualche bel ragazzo si accorga di me, di una quarant’enne. Sei una splendida donna, dovresti lasciarti andare ogni tanto, divertirti, e farti desiderare.
Mi guardo in giro, coppie, qualche ragazzo, le donne sono tutte vestite “poco coperte” elegantemente sexy se vogliamo definirle così. Lui ogni tanto saluta una coppia, o un amico. Vieni spesso qui, chiedo? Ogni tanto, ora è da un po che non mi facevo vedere. Ho una cosa per te. Dalla tasca estrae un pacchetto. Apri mi dice. Sorrido. Grazie Rimango a bocca aperta sembro un idiota. So cos’è. E’ uno di quei vibratori da infilarsi, e con un telecomando a distanza lo si mette in funzione. Il bagno è in fondo e ricordati di accenderlo. Non vorrai che lo metta adesso? Non risponde e sorseggia il suo cocktail. Mi alzo, imbarazzata anche se nessuno vede quel che ho in mano. Entra senza problemi, mi son dimenticata di accenderlo, lo tolgo e lo rimetto. Esco, mi sembra che tutti vedano cosa ho in mezzo alle gambe quando inizia a vibrare mi viene da stringere le cosce. Stronzo. Mi siedo, lui sorride, piace? Non so cosa rispondere, ma effettivamente non dispiace. Chiama il cameriere, ordina di nuovo da bere il cameriere nota il telecomando del vibratore, appositamente appoggiato in bella vista sul tavolo, e sorride. Io sono imbarazzata da morire. Si allontana, lui ride, io sto per dirgli che lo odio. Ti stai divertendo mi dice? La musica è troppo alta? Ti piace qui? Sto per iniziare a parlare ma la vibrazione cambia ancora. Ora mi vien da ridere, sei un porco dico con leggerezza. Andiamo a ballare. Lo guardo negli occhi, mi perdo. Mi stringe a se, sento le sue mani sulla mia schiena. Ho un vestito nero, mezza coscia, con una cerniera davanti a tutta lunghezza, spalle scoperte, un bel paio di scarpe nere lucide. Chiedimelo ordina. Baciami ti prego, sussurro. Le sue labbra si appoggiano alle mie. Mi accorgo solo ora quanto desideravo quel momento. Abbassa ancora un po la cerniera del mio vestito, e torniamo al tavolo. Mi sento osservata, tra quel coso nella vagina e il seno che quasi esce dal vestito. E quel bacio in mezzo alla pista davanti a tutti. Sono eccitata da morire. Rivedo Paola, sempre con il ragazzo dell’altra volta. Ciao Luca, ciao Giada, si siede al nostro tavolo. Sei bellissima mi dice, Luca sei un uomo fortunato. Arrossisco, anche tu sei splendida, Paola, quelle trasparenze sono da urlo., Confermo dice Alessio, sei molto bella. Ci sarete alla festa chiede? Certo, Giada non vede l’ora. Certo rispondo senza sapere di cosa stiamo parlando. In quanti chiede lui. Sedici, 7 coppie 8 se venite anche voi. E dovete venire sai che amo i numeri pari. Contaci. E’tardi dice Alessio, dobbiamo rientrare. Ci teniamo in contatto. Loro se ne vanno. Recupera i telefoni e paga,mi dice, ci vediamo in auto. Ancora, ma che cavaliere è che devo pagare sempre io. Come è stata la serata? Piaciuta? Il locale come ti è sembrato? E’ da molto che non uscivo a bere qualcosa. Cioè esco con un amica o delle amiche, ma così, e con un vibratore in me, insomma sei una fonte di sorprese. Eri bellissima, anzi sei bellissima, ti hanno notata in parecchi. Mi fai arrossire. Però a dire il vero erano tutti elegantemente sexy, e anche gli uomini molto ben curati. Hai scelto uno splendido vestito, dice abbassando ancora un poco la cerniera e il mio seno questa volta è praticamente in vista. Guida tu, io ho bevuto un po. Una volta seduti e partiti ordina: parlami. Accarezzami il seno, ne ho voglia. La cerniera scende quasi tutta, il seno è esposto mentre guido. Mi accarezza un capezzolo. Sento che racchiude nel palmo della mano un seno. Continua a parlare. La saliva mi manca, tra il vibratore e lui che mi accarezza il seno sto morendo e le parole mi escono senza pensare troppo. Sai quelli che mi osservavano stasera, hai presente quei ragazzi. Si certo risponde. Hanno potuto solo immaginare il mio corpo, le mie curve sotto questo vestito. Ma solo tu, stasera, sempre che ne abbia voglia, puoi vedere cosa si nasconde sotto. Non me lo lascio ripetere dice.
Posteggio nel lato di fianco al cancello, entro con lui dal cancelletto, per i cani che lo annusano e una volta che li ho tranquillizzati se ne vanno. Lascio sfilare il soprabito che cade a terra, lui si ferma e lo raccoglie, la cerniera del vestito arriva sino in fondo mi lo sfilo e lo lascio cadere. Spero stia osservando il mio sedere. Mi raggiunge. Lo sapevo che bastava risvegliare la donna che sei. Mi abbraccia, mi bacia. Sono seminuda nel parco della mia villa abbracciata all’uomo che è padrone della mia mente. Entrati vuole vedere dove mi son toccata per lui la prima volta. Lo porto sotto, sorride. Io lo farei tutte le sere qui con, soprattutto d’inverno con il camino acceso. Lo so anche io. Mi sdraio nello stesso punto della telefonata. Lui si siede sul bordo del camino, e dalla tasca toglie una maschera per gli occhi, di quelle chiuse, che si usano sull’aereo per dormire. Mettila toccati. Adoro quando mi ordina qualcosa, mi sento indifesa, ma nello stesso tempo importante, felice di ubbidire. Mi sdraio e inizio ad accarezzarmi, sento che si slaccia la cintura. Mi slaccio il reggiseno, e stringo i seni tra le mani. Con una mi accarezzo sopra le mutandine, il vibratore ha smesso di vibrare, forse la batteria si è scaricata. Lo tolgo..me lo infilo in bocca..Lo lascio in bocca mentre con tutta la sensualità con cui credo di essere capace, mi sfilo le mutandine. Mentre mi tocco mi accarezza un piede, lo smalto che hai scelto ti dona molto, risalta la tua pelle chiara e i tuoi occhi. Sento la sua lingua sul mio piede. Parlami. Spero di piacerti, che quello che vedi ti ecciti, che il mio corpo nudo per te sia di tuo gradimento. Sento che si inginocchia tra le mia gambe e sento il suo sguardo su di me, mi sento osservata, eccitata, lo sento ansimare, il suo liquido caldo riempie la mia pancia. Continua mi dice, non fermarti. Mi accarezzo la pancia, spargo il suo seme, mi lecco le dita piene di lui. Ora è una sapore che conosco e inizia a piacermi. Il resto è un continuo rincorrere di brividi e piacere, fino a che vengo. Si avvicina mi bacia sulle labbra dolcemente, lo sai la prossima volta cosa mi chiederai vero? Inghiottisco un po di saliva, si sussurro, quasi senza voce. Riprendo fiato. Posso togliere la maschera chiedo? Nessuna risposta. La tolgo. Non c’è piu. Mi alzo. Vado sopra, vedo che accarezza i cani, apre il cancelletto ed esce. Cazzo, cazzo, mi stavo dimenticando mi dico. Prendo il cellulare. “grazie per la serata e grazie per il tempo chi mi hai concesso. Buona notte.
Mi siedo sul divano, guardo lo smalto delle mani. E’ vero mi sta bene, quel bordeaux scuro, anche l’estetista me l’ha detto. Era ora che cambiavi. Questo ti dona molto di piu’. Sono sua, lo so. Mi chiedo se è il caso di fare una doccia, di fumare una sigaretta o se andare a dormire. Troppo tardi. L’alba mi sorprende infreddolita. Ho giusto una copertina per il resto son nuda. Nuda e indolenzita. Mi trascino in doccia. Tuta ed esco a fare una corsa. Si sta bene, l’aria è ancora fresca. Lo sai cosa mi dovrei chiedere la prossima volta? La domanda mi è entrata nella testa. Sapevo che non l’avrebbe fatto senza il mio consenso, ma ora sta a me decidere cosa fare. Vado in negozio, ho portato dei croissant per le ragazze. Guardo un po in giro. Pulito è pulito, vetrina a posto, la merce è ben esposta. Il negozio non è ancora aperto ma ci sono tutte. Sanno che sono pignola, le ho scelte personalmente e so che con me o senza di me sentono il negozio come loro. Le tratto bene, sono dura il giusto, e voglio che stiano bene dove sono ma non se ne approfittino. Chiedo a tutte come stanno, come stanno i genitori, il fidanzato, ecc. Non sono domande di rito. Mi interesso a loro. Lo stesso vale per il secondo negozio. Commercialista appuntamento alle 10.00 non potevo piu’ saltarlo. Mi arriva una telefonata, Antonio. Non mi chiama mai. E’ il nostro accordo. Qualche messaggio, magari la buona notte, ma non è obbligatorio. Non mi ha mai telefonato se non i primi tempi che era via. E’ successo qualcosa penso. Pronto Antonio tutto bene. La voce è tranquilla. Si tesoro, tutto bene. Solo che volevo dirti che rimango ancora qualche giorno. Mi hanno aggiunto dei clienti e fissato degli appuntamenti lunedì e martedì, non ha senso che torni due giorni per poi riscendere. Il tempo è bello e se non avevi organizzato niente mi fermo e mi riposo un po. No giusto, fermati li, è un bel posto dove sei? Si si sta bene un paesino tranquillo, ma si mangia bene. Tu tutto bene? Mi hai fatto spaventare con questa telefonata. Ma si bene sono appena uscita dal commercialista. Rogne? No tutto a posto, mi organizzerò il week con Cristina, ci vediamo settimana prossima. Bacio. Bacio Il pensiero va subito a lui. Lo saprà che sono sola il week? Certo che lo sa è lui che gestisce il lavoro di Antonio. E se l’ha fatto apposta per stare con me? No magari neanche mi chiama. E se mi chiamasse che faccio rispondo? Perché se rispondo so a cosa a vado incontro. Dovrò concedermi. Devo chiedergli di fare l’amore con me. Non so che fare, penso ad Antonio. Non se lo merita. Forse è il caso di smetterla con questo gioco. E’ stato bello. Ho provato sensazioni nuove. Pronto C stasera sei libera ti va di venire a cena da me? Cazzo Elle stasera esco con una bionda strepitosa, sono appena uscita dell’estetista per lei. E ho proprio voglia di fare del buon sesso. Cristina è cosi, a lei non importa se sia uomo donna o altro. A lei deve colpire la persona, se poi la consoce e c’è feeling, bingo. La deve portare a letto. Niente allora dico. Che c’è Elle? Un panino tra mezz’ora solito posto? Poi vedo se disdire l’appuntamento. Ok il panino, ma non disdire niente.
Sedute al tavolo mentre lei mangia io sorseggio un caffè. Non riesco ad iniziare il discorso. E’ lei che inizia. Allora parlami di questo vestito verde strepitoso e di questo tacco infinito che non hai mai portato in vita tua. Rido, le voglio bene, è mia sorella. Le racconto tutto a grandi linee, le parlo di questo stronzo che è entrato nella mia testa. Che non mi ha mai obbligata e fare niente, ma son sempre stata io a chiedere cosa fare. Ora il passo successivo, dovessi accettare di uscire con lui, sarebbe finirci a letto. Lei sorride, e con quindi da me cosa vorresti? Io la guardo, un consiglio C. che dovrei fare? Con tutta la faccia da furba che ha mi risponde, Elle tu non hai bisogno di un consiglio tu hai già deciso che fare, e sai che ti dico, goditela. E io stasera mi godrò la bionda. E’ vero, in fondo in fondo lo sapevo, avevo già deciso.
La telefonata arriva rispondo senza indugi.
Cena a casa mia, ti mando l’indirizzo, ti aspetto per le nove.
La casa è accogliente, non so cosa mi aspettassi da un uomo che vive solo, non certo questo ordine e questa atmosfera. Ho portato dei pasticcini e del vino, non sapevo come comportami e non so ancora sinceramente come devo comportarmi. Eccoti nel mio regno, trovata subito la strada? Si senza problemi.
E’ una casa singola, con qualche villetta sparsa come vicinato, lui vive in affitto. E’ di un amico che l’ha ereditata ma ora vive all’estero. Io ne approfitto pagando l’affitto, molto basso onestamente, di sei mesi in sei mesi. E’ fin grande per me dice, ma faccio un po anche da guardiano la tengo in ordine taglio l’erba, ecc. Mi spiega che lavora con Antonio da tre anni, prima era in un altro ufficio, nel veneto. Hai avuto un amante anche la, hai lasciato qualche cuore spezzato chiedo? Lui sorridendo mi dice che lascia cuori spezzati ovunque vada, ed il prossimo sarà il mio. Non so se è una battuta, ma forse è una mezza verità. Beviamo la serata trascorre tranquilla potremmo essere una coppia seduta in un ristorante che festeggia qualcosa, mi dice che ha cucinato tutto lui, per me. E’ una sua passione, cucinare. Sei un uomo pieno di sorprese. Ho voglia di fumare, anche io risponde. Sul terrazzo si vede la luna potrebbe anche essere una serata romantica se non fossimo due amanti. Lo so cosa aspetta, lui non alzerebbe un dito senza il mio permesso, sa che per me è la prima volta, la prima volta che mi concedo totalmente ad un altro uomo. Ci siamo “corteggiati” a parole tutta sera, sto bene con lui, ma so che è solo sesso, un gioco. E lui aspetta solo che io decida se davvero voglio giocare fino in fondo o se è solo stata una bella serata.
Prima di uscire in terrazza cerca un disco, un vinile come li chiama lui, la musica si espande anche sulla veranda.
Si avvicina mi cinge un fianco con un braccio e ballando dolcemente ci baciamo. Un bacio lungo , dolce ma allo stesso tempo carnale. Li lingue si cercano, si danno tregua e si ricercano. Lo stringo forte a me, lui mi accarezza la schiena e i capelli. Quando ci stacchiamo, un po per prendere fiato un po per bere un sorso di vino, sappiamo entrambi quale è il prossimo passo. Questa volta non ha bisogno di dirmi “parlami”, lo anticipo “sono tua, voglio darti tutta me stessa, voglio darti piacere, voglio che tu ne dia a me.”.
Mi prende per mano, entriamo nella sua camera, le luci sono soffuse, escono da abat jour. Il vestito che avevo scelto per la serata cade a terra. Son nuda solo con il perizoma. Mi fa sdraiare dolcemente sul letto. Mi mette la stessa mascherina della volta precedente. Lui non ha ancora detto una parola da quando gli ho dato il permesso di avermi. Mi sdraio a pancia in su. Mi lega, mani e piedi. Sembro in croce.
Sono eccitata, nessun tipo di dubbio nel donarmi a lui, anche se non vedo cosa sta facendo, so che sarà qualcosa di estremamente piacevole. Sento la sua lingua su un piede, mi lecca le cinque dita, poi fa lo stesso con l’altro piede, infila il suo pene tra i miei due piedi e dolcemente se lo masturba.. Si piega dopo poco e lecca i linguine, non lecca la figa ne il clito ci gira intorno. Sale verso l’ombelico, arriva ad un capezzolo. Lo lecca dolcemente poi lo morde. Un piccolo urlo esce dalla mia bocca. Mi ha fatto male, e non mi è piaciuto. Non sopporto il dolore. Lecca anche l’altro capezzolo, e si sofferma parecchio. No non puo aspettare che glielo chieda, non glielo chiederò mai, mi ha fatto male. Mordilo ti prego invece riesco a dire. Cazzo che male. La sua lingua sulle mie labbra, apro la bocca, lingua su lingua, Sento che si muove, si gira. Mi appoggia il suo sedere sul viso: Non vorrà che gli lecco proprio li? Non l’ho mai fatto. Non ci arrivo, allungo la testa finché posso, lo stronzo fa apposta ad allontanarsi, cerco quel buco con ossessione finche mi concede di leccarglielo. Provo ad infilare la lingua dentro, lecco intorno, lecco avidamente. Mai avrei pensato di lottare con la forza della gravita e il dolore del mio collo per riuscire a leccare un buco del culo. Si è girato di nuovo, ora mi appoggia i testicoli sulla bocca. Son lisci, si depila nell’intimo. Con mani e piedi legati l’unica cosa che posso muovere è la lingua, lecco tutto ciò che mi mette in bocca. E con molto piacere. Ora mi passa il cazzo sulle guancie. Come lo desidero dentro di me quel cazzo, me lo sta facendo sospirare. Chiudi la bocca dice. Mi passa il cazzo sulle labbra. Ti prego fammelo leccare dico. Ci sarà tempo. Scende, mi accarezza la figa,sento che sorride. E’ vero sono già bagnata, sono eccitata, che ci posso fare. Inizia a leccarmela. E’ liscia anche la mia ho tolto tutto anche la striscia sopra. Cazzo, che lingua, cerco di muovermi son legata, ho voglia di accarezzargli i capelli, un dito entra in me, poi due, la lingua gioca con il clito. Dopo un po sto per venire, ho bisogno di chiudere le gambe, smettila basta,vengo, sono un lago, basta ti prego, ma lo stronzo continua. Hai un buon sapore mi dice. Sono fradicia, un po mi rilasso i muscoli, quando sento che mi slaccia le manette delle gambe. Me le alza, me le allarga. Ecco il momento. Si ferma ancora un attimo. Penso che sia un uomo stupendo. Sa che è una decisione da cui non si torna indietro. “scopami” riesco solo a dire. Lo sento entrare e mi accorgo di averlo desiderato da quella sera a quella cena di Natale. L’ho sempre voluto. Mi scopa con dolcezza, movimenti lenti. Vorrei abbracciarlo o toccarlo, a queste manette non me lo permettono. Esce, mi slaccia son libera mi alza seduta appoggiata alla spalliera. Ora ci divertiamo mi dice. Non faccio in tempo a rispondere e mi ritrovo il suo cazzo in bocca. E’ in piedi sopra me. E mi sta scopando la bocca. Non riesco a respirare da quanto spinge. Sto soffocando. Se devo morire così son felice. Esce prendo fiato, rientra. La saliva cade della bocca, Esce di nuovo, mi prende per i capelli, mi fa sdraiare, la testa esce dal letto a penzoloni. Masturbati mi ordina. Mi tocco, mi appoggia di nuovo i testicoli in bocca, lecco, mi tocco, nel mentre lui mi stringe i capezzoli. Sto per venire di nuovo, non capisco piu’ cosa succede. Sono un corpo, carne nelle sua mani. E non ho mai desiderato tanto essere la carne di qualcuno come in questo momento. Vengo proprio mentre mi infila il cazzo in bocca, di nuovo. Non adesso, non riesco, devo contrarmi, sto venendo. Stringo le gambe, cerco di respirare, il cazzo esce. Mi prende di nuovo per i capelli. Mi gira, e mi mette a pecora. Entra deciso, colpi secchi forti, non c’è dolcezza. Sta cavalcando una vacca, la sua vacca. Ma quanto spinge, ma deve arrivare alla gola con quel cazzo. Si ferma un attimo, si piega per leccarmi il buco del culo. No li no ti prego penso. Li non è mai entrato nessuno. Invece un dito è già dentro. Sento del fresco sul buco, è gel sicuramente. Vorrei dirgli di non farlo, che è contro la mia volontà che nessuno è mai entrato lì, che non voglio ma mentre si sta lavorando il buco con le dita per dilatarlo un po, ci appoggia la cappella e si ferma. Aspetta me. Ora gli dico che li non voglio. Ti chiedo solo di far piano invece dico, è la prima volta. Invece non fa piano. Stronzo bastardo. Un male lancinante. E mi scopa. Esci ti prego penso. Piu forte sussurro. Basta mi fa male vorrei dire. E invece con le mai allargo le natiche perché possa spingere piu’ in fondo. Mi scendono le lacrime. Mi ha fatto davvero male. Esce finalmente. Mi bacia le labbra, Mi prende per mano, andiamo in bagno. Sento l’acqua che scende. Mi toglie la maschera, mi insapona le mani, e mi mette il suo cazzo in mano. Lo lavo piu’volte. Va bene dice. Possiamo riprendere. Come riprendere? Non abbiamo finito? Si fa di nuovo tutto piu’ dolce, è un modo diverso di farlo rispetto a prima, non so cosa preferisco. Andiamo avanti per un empo indefinito, che vorrei non finisca mai, finche si siede ai bordi del letto, io mi siedo sopra le sue gambe a cavalcioni. Mi bacia mentre il suo cazzo è in me, sono io che mi muovo ora, lo stringo piu’ che posso, e mi inarco. Sento che sta per venire, e vorrebbe togliermi, ma gli dico di non preoccuparsi. Ecco quello che aspettavo, il suo liquido in me, il suo seme che mi riempie.
Facciamo una doccia, ci insaponiamo a vicenda, ci baciamo.
E’ notte fonda, credo. Sto per rivestirmi. Che fai? Vado a casa rispondo.
Non ci pensare neanche, ti fermi qui a dormire.
Non so quella frase e’ come se da amanti siamo diventati qualcosa d’altro.
Non ho mai dormito con nessun altro da che mi sono sposata, si certo mi sono addormentata con Cristina sul divano guardando qualche film, ma quella è un'altra cosa.
Nudi faccia a faccia, mi bacia un ultima volta, mi accarezza i capelli.
Prendo il cellulare e compongo il messaggio.
Grazie per la splendida serata
Sente il bip sul suo, lo legge sorride e dice, sei tutta matta.
Le giornate si susseguono, tra Cristina, marito e amante.
Con Antonio che va ad alti e bassi, ma quando sono alti mi piace fare l’amore con lui, è un modo diverso certo, ma ugualmente appagante. Una cosa non esclude l’altra.
Con Alessio è una scoperta continua, esploro territori mai esplorati.
So che il sesso tra amanti è diverso da sesso tra marito è moglie, ci mancherebbe, ma lui ha aperto quella porta che ho voluto tenere chiusa da sempre, non so se per paura o per negare a me stessa che poteva piacermi. E ora gli concedo quasi tutto, voglio esplorare, voglio conoscere.
Stasera ti porto ad una festa, a quella festa. Ti arriverà un pacco con un corriere indossa quello che c’è dentro e basta. Solo quello spolverino rosso che ho visto nel tuo armadio. Null’altro. Voglio un trucco che risalti le tue labbra. Mi raccomando.
Apro il pacco, manca sicuramente qualcosa è il primo pensiero. Riguardo il contenuto. Scarpe, splendide, bianche, per quanto con un tacco esagerato, le autoreggenti, un camicia bianca abbastanza lunga da coprire il linguine o poco piu, ma maledettamente aperta sul davanti, un perizoma guarda caso bianco anche lui. Guardo se c’è dell’altro. Niente. Il corriere deve aver perso un secondo pacco. Eppure è stato chiaro, ti arriverà un pacco indossa solo quello.
Arriva la sera son pronta mi guardo allo specchio piena di dubbi, sono bellissima da un certo punto di vista ma sono mezza nuda e sono vestita come una puttana da strada. Son qui che ti aspetto, e non amo aspettare. Il cellulare mi avvisa e prendo lo spolverino, che almeno copre la balza delle autoreggenti. Salgo in auto. Lui nota la mia faccia titubante. Non ti preoccupare, ci sono io, e mi accarezza una mano. A quelle parole, come sempre, la sua voce entra nella mia testa, e tutto si fa tranquillo, tutto ha un senso. C’è lui e io sono tranquilla. Andiamo a questa festa. Mi toglie gentilmente il soprabito, che va a far compagnia agli altri, è come se tutti avessero indossato qualcosa di piuttosto lungo. Mi chiede il cellulare, e con il suo va a finire in un armadio a scomparti dove, a coppie, ci sono anche quelli di tutti gli altri. Sento un vociare, ridere, gente allegra, una musica di sottofondo. Sono un po in soggezione, ho capito cosa aspettarmi chiaramente una serie di altre donne vestite o svestite piu’ o meno come me, e una serie di altri uomini eleganti come lui. Ma non so cosa succederà, e soprattutto, e questa è la cosa che mi spaventa un po perché solo qualche mese fa neanche mi sarei avvicinata ad una festa del genere, ora devo ammettere a me stessa che spero solo di essere all’altezza di quello che lui si aspetta. Una tavola imbandita, probabilmente da qualche self house, poi chiaramente fatto dileguare, il colore prevalente per le donne il nero, un paio in rosso, sono l’unica in bianco. Cio’ che ci accomuna e che tutte potremmo andare a battere in strada. Delle puttane, eleganti certo ma sempre puttane. Alessio saluta qualcuno, si avvicina Paola che poi capisco essere la padrona di casa. Giada eccoti finalmente, questo orso ce l’ha fatta a portarti. Dio quanto sei bella, e il bianco, come ti dona . Mi bacia sulle labbra, come bacio di benvenuto, e non faccio in tempo e dire che anche lei è splendida, e in effetti lo è, mi prende per mano e mi presenta a tizia o caio. Non memorizzo i nomi anche perché so essere tutti inventati. Alessio arriva con un bicchiere di bollicine, sorrido. Parlami mi ordina. Capisco cosa intende. Sorrido di nuovo. Sto bene mi piace, la gente mi sembra simpatica, e so di che tipo di festa si tratta, se ci sei tu io son pronta, qualsiasi cosa tu abbia in mente. Sorride, finalmente, la sua mano mi si appoggia sul mio culo e all’orecchio mi dice, sembri la piu’ troia tra tutte queste troie. Rimango un attimo in silenzio, è un complimento chiedo? Ma è già stato rapito da una tizia. Si parla di tutto, e di niente visto che le notizie personali rimangono appunto personali. Si mangia e si beve in piedi, la serata prende la sua forma ad un certo punto. Alessio mi spiega che ora si fa un gioco, Noi donne pescando da un pallottoliere, dobbiamo togliere un indumento all’uomo che viene estratto. Visto che noi siamo già seminude c’è poco da togliere. Mi chiede se voglio partecipare. Al momento che ho accettato di vestirmi cosi, di andare ad una festa sopra le righe e fidarmi di lui sapendo a cosa andavo incontro non posso far finta di essere la santarellina del paese, e quindi sarà anche il vino bevuto accetto il gioco. Mi capita nel corso del gioco di togliere i pantaloni ad in tizio, e siccome deve essere eseguito anche un atto “fisico” erotico, mi piego davanti a lui facendogli strusciare il cazzo, ancora nei boxer, sul mio culo perché chiaramente il porco ha guardato bene di alzarmi la camicia. Battito di mani e sorrisi, e un altro sorso di vino. Alessio mi chiede se mi sto divertendo. Da matti dico io e non mento. Mi capita anche di togliere una camicia, con leccatina successiva di capezzoli. E di applaudire tutte le altre, compresa quella che con un seno stupendo se l’è strusciato sul pene di Alessio quando gli ha tolto i pantaloni. Ora che tutti i maschi sono chi in boxer chi in mutandine, compare un altro sacchetto, guardo Alessio di istinto. Tranquilla mi dice, questo so per certo che ti piacerà. Parte una musica in sottofondo mentre viene estratto il nome di Paola. Hai barato qualcuno dice, la solita fortunata, dice un'altra. Sorride e si avvicina, mi prende per mano, è vestita in semipelle sintetica nera, è bellissima, un trucco un po pesante, ma non le stona per niente, anzi. Sei splendida, ho voglia di giocare un po con te mentre e altre coppie di donne vanno a formarsi. Gli uomini prendono posto sul divano per godersi lo spettacolo. Ti va mi chiede. Sorrido, mi ritrovo ad aver voglia anche io di lei e di essere al centro di quella stanza e di quel gioco. Iniziamo a ballare dolcemente, mi accarezza i capelli, Sento i suoi capezzoli, che escono dalla maglia a rete che indossa dopo che si è tolta un gilet che copriva quasi niente, premere sul mio seno. Le sue labbra si avvicinano, e io avvicino le mie. Sento la sua lingua calda, me la assaporo, me la gusto. La stringo,le accarezzo la schiena. Mi slaccia la camicia, mi accarezza i seni, sento che scende, mi lecca i capezzoli. Lascio cadere la camicia, son nuda, tranne per le scarpe e le autoreggenti, visto che poco dopo mi sfila anche il perizoma; nuda davanti a degli sconosciuti. Io che non mi sono mai tolta il reggiseno neanche in spiaggia al mare. Mi sento bene, sono eccitata, su di giri, mi sento porca, mi eccita sapere che mi stanno guardando. Prendo la testa di Paola per i capelli e la spingo la dove voglio che inizi a leccare. Mi guarda da sotto a sopra. Ci speravo mi dice. Leccamela sussurro. E le spingo la faccia contro la mia figa. Le gambe non mi reggono, viene in mio soccorso Alessio, si appoggia dietro, me. Mi lascio andare appoggiandomi a lui e con una mano gli accarezzo il cazzo, duro. Ti sei eccitato vero, dico. E come non avrei potuto. Mi inginocchio anche io Alessio e Luca ora nudi fanno bella mostra dei loro cazzi davanti ai nostri visi io e Paola tra un bacio e l’altro ci diamo da fare con la bocca. Ci alziamo, sui divani le coppie si stanno già divertendo, alla pari di noi. Alessio mi prende per mano si siede su un divano e io mi siedo sopra lui. Lo sento scivolare in me e iniziamo a scopare. Da li in poi ricordo poco. So solo che siamo andati avanti parecchio. Sicuramente ho baciato e leccato qualche altra donna, sicuramente ho masturbato e succhiato qualche altro cazzo ma sicuramente Alessio si è garantito che a penetrarmi sia stato solo lui. Ricordo ancora il calore del suo seme che mi riempiva del bacio che mi ha dato quando è venuto e di come l’ho stretto a me quasi con dolcezza in quella notte di sesso. Sono stremata stanca,ma per nulla pentita, Ci siamo rilassati un poco fatti una doccia, salutato gli altri presenti con la promessa di rivederci ed ora stiamo tornando. Parlami mi dice. Mi è piaciuto. Non posso negarlo. E’ stato coinvolgente. Sessualmente appagante. Mi son sentita troia? Si e mi è piaciuto. Lo rifarei? Non so non credo onestamente. Ma sei tu che decidi. Però se potessi tornare indietro e decidere se farlo o non farlo, ti chiederei di farmelo fare. Saliamo in casa sua, mi prepara la colazione. Che giorno è oggi chiedo? Sono un po confusa. Felicemente confusa sorrido. Cazzo non è che torna Antonio? Mi rendo solo conto adesso che è da un po che non guardo il telefono. Alessio me lo passa, li aveva lui dopo averli ripresi alla festa e mi dice, non ti preoccupare non torna. Guardo i messaggi, uno è di Antonio. Amore scusa mi fermo ancora un paio di giorni impegni improvvisi. Questo lavoro mi uccide, con una serie di sorrisini. Sorrido felice, ho ancora del tempo per Alessio. Mi tolgo quel poco che ho, lui si spoglia, mi prende per mano e andiamo a letto. Nudi. Un braccio suo mi cinge la spalla e mi tira a se, mi bacia sulle labbra. Dormi un po ora che sei stanca. Grazie per la splendida serata sussurro prima di addormentarmi. Non lo sento piu’ mi addormento.
Mi sveglio, lui non c’è sento la doccia. Vado in bagno, uno spazzolino nuovo sul lavandino,lo uso vedo il suo corpo attraverso i vetri della doccia. Esce, sorrido e gli do il buon giorno. Il viso non è dolce, ormai lo riconosco. Viene dietro, ancora bagnato, con un piede mi allarga le gambe. Parlami. Cazzo ma perché mi fa questo effetto. Ho voglia. Ho già voglia di lui. Abbozzo un “sono stata brava ieri sera?”I nostri visi si guardano attraverso lo specchio. Una sberla mi riempie la natica sinistra. Brucia un po. Ma ne voglia un'altra, se pensa che me la merito, ne voglio un'altra. “sono stata una brava puttana ieri sera?”Sorride, e un dito entra nella mia figa. Sei una troia, senti qui sei già bagnata. Mi piego leggermente in avanti e allarga ancora le gambe. Quanti cazzi hai succhiato? Faccio mente locale, ma non ricordo un numero preciso. Tutti e tutti piu’ volte. Rispondo. Altra sberla. Mi ha fatto male, sono sberle decise, forti. Ma non dico niente. Quindi ti sei divertita, e io che pensavo fossi una santa. E invece sei una grandissima troia. Il suo cazzo scivola in me. Non desideravo altro. Anche con Paola ti sei data da fare, hai dato spettacolo davanti a tutti. Aspetta le mie parole. Non volevo farti fare brutta figura. Volevo che fosse chiaro chi ha portato alla festa la piu’ troia di tutte. Basta uno sguardo del padrone la cagna deve solo ubbidire. Continua. Era la prima volta con una donna, a parte i baci con Cristina. Paola invece è stata sessualmente appagante. Lecca splendidamente, e bacia come solo una donna sa fare. Sento il suo seme riempirmi. Esce mi gira inginocchiati. Pulisci. Glielo prendo in bocca e lecco tutto quello che rimane ed esce sono all’ultima goccia. Mi alza, mi bacia lavati e vestiti. Oggi è giorno di lavoro e stasera torna tuo marito. Cazzo mio marito e chi ci pensava piu’.
Esco dalla doccia “vestiti”. Ma cazzo ero seminuda ieri. Non ho vestiti. Invece sul letto trovo un vestito a fiori, comodo sportivo. Anche l’intimo, questa volta completo. Sorrido. Mi accompagna a casa. Rimango con questi vestiti, cambio solo le scarpe. Passo dai negozi, saluto le ragazze. Vado in ufficio. Penso alla sera prima, a come mi son comportata. Si è vero, da troia. Dovrei vergognarmene, E invece è stata una bella esperienza. Anche a mente fredda non la rinnego. Vado dall’estetista, mi sistemo un po. Non faccio la spesa, stasera voglio mangiare fuori con Antonio ho voglia di lui. Lo so dovrei sentirmi una stronza, ma non ci riesco, mi sto godendo il momento. Quando mi vede rimane a bocca a aperta. A cosa devo questo onore. Al fatto che non ti vedo da un po e ho voglia di stare con mio marito. E voglio che lui mi porti a cena in un bel posto. Lui sorride, anche se mi sembra di cogliere un piccolo dubbio nei suoi occhi. Certo che ti porto, dice alla fine, e sarò l’uomo piu invidiato della serata. La serata scorre, lui che mi parla del suo lavoro e di alcuni posti del sud, splendidi in questa stagione. Gli chiedo se mai mi porterà qualche volta. Sorride. Io che gli parlo della mia routine, cioè non di tutta chiaramente. Sarà che ho qualche scheletro nell’armadio ma sembra che non ci sia la volontà di dirci tutto. Non so, mi sembra di percepire da parte sua gli stessi silenzi che ogni tanto riempiono i miei discorsi, quando devo spiegare cosa ho fatto in determinate sere. Probabilmente sono solo mie fantasie. Sono ritornata ad essere la moglie mezza decolté mezzo tacco ma con questo bel vestitino estivo faccio la mia bella figura. Gli chiedo di prendere una strada secondaria, che conosciamo bene entrambi. Ubbidisce. Gli chiedo di accostare in una zona tranquilla. Nel mentre abbasso il ribaltabile del mio sedile. Ho voglia di farlo qui gli dico. Lui si guarda in giro. Ma sei matta. Si rispondo io. E nel contempo sono praticamente nuda. Che c’è non ti va. Guarda che scendo, qualcuno lo trovo che passa. Ridiamo, sembriamo due ragazzini che non vedevano l’ora di farlo. E’ in me, lo sento, mi piace. E’ una scopata veloce, da pazzi. Ma per questo eccitante. Sento che viene in me. Siamo sudati. Ridiamo di nuovo. Sei tutta matta, ma è stato bello.
C devo parlarti.
Davanti alla solita spremuta lei vede l’ansia nei miei occhi.
Che succede Elle
Sono incinta.
Quasi si strangola con la spremuta alla notizia.
Cazzo
Di chi è? Di Antonio o mister x?
Sorrido
Cazzo di nuovo.
E’ un dono del cielo dice.
No è un dono del cazzo rispondo. Però una cosa è certa, lo tengo, o la tengo.
Mi prende le mani, le stringe. Ti voglio bene, io ci sono. Qualsiasi cosa succeda o tu decida, io sono qui.
Ti devo parlare.
Casa mia dopo lavoro.
Ciao Alessio
Ciao Elisabetta che c’è, cosa è successo.
Non è arrabbiato ne guardingo, è sinceramente preoccupato per me.
Sono incinta.
Sorride, è un bene chiede?
Non lo so.
E’ mio?
Non lo so.
Io non scappo.
Ti ringrazio, devo solo decidere cosa fare. E non dirmi che è una decisione che aspetta anche al padre.
Stasera lo dico anche ad Antonio. E gli dirò di noi. Ero venuta per questo. Preparati.
Sorride. Nessun problema.
Non è strafottenza. E’ sincera volontà di rispettare la mia decisione, lo leggo sul suo viso.
Una cosa Elisabetta, prima di parlare tu, chiedi a tuo marito chi è Valentina.
E chi è Valentina adesso?
Chiedi a lui e poi se vorrai io sono qui.
Ciao giornata pesante oggi?
Abbastanza, in ufficio sai che io faccio fatica a restarci. Tutte quelle scartoffie. E tu che hai fato di bello?
Antonio, chi è Valentina?
Silenzio.
Tu come lo sai?
Il mondo mi cade addosso.
Antonio chi è Valentina.
Volevo anzi dovevo parlartene
Chi cazzo è Valentina urlo.
E’, come faccio a spiegarlo
Te la scopi urlo di nuovo.
Si risponde, ma non è solo quello, non è solo una scopata.
Maiale, stronzo, bastardo, codardo.
Mi riprendo.
Che vuol dire non è solo quello.
E’ incinta.
Il tempo si ferma.
Mi siedo. La vita è strana, è buffa, tragica e comica.
Lui si alza, viene in mio soccorso.
Stammi lontano gli dico.
Da quanto va avanti questa storia
Da quasi due anni.
Lui lo sapeva, sapeva che mi tradiva.
Mezzo marito, mezze scopate.
Certo marito condiviso e scopate condivise con questa Valentina.
Sento che parla in sottofondo, ma non l’ascolto piu’.
Prepara la valigia e sparisci da questa casa.
Non oppone resistenza, è quello che sperava dicessi.
Amore rientra che fa freschino.
Da dietro C mi bacia sul collo e mi accarezza la pancia, ormai evidente.
Non fumare mi sgrida, lo sai che non fa bene alla bimba.
E’ tre mesi che non fumo, ne avevo voglia.
Me la toglie di mano, mi bacia sulla bocca, quando hai finito di pensare rientra la cena è pronta.
Vero sto pensando a questa vita
Antonio si è sistemato, sta bene ci sentiamo, la mareggiata è passata ormai è calma piatta.
Certo non è stato facile far passare tutto, ma l’essere incinta mi ha aiutata. Gli ho detto che il figlio non è suo, gli ho detto che anche io l’ho tradito e quindi eravamo pressoché pari. Ora ha aperto una piccola agenzia al paese di lei, lavora sia per l’azienda dove lavorava prima, sia per altri. E’ un libero professionista. Dice che il lavoro lo soddisfa e non vede l’ora di diventare padre.
Dopo qualche giorno di pianto e di finestre chiuse di telefoni spenti C preoccupata si è presentata al mio capezzale. Mi ha letteralmente lavata, dato da mangiare parlato tenuto per mano, dormito con me e abbiamo fatto l’amore. Le ho detto che non doveva, che non doveva sentirsi obbligata. Mi ha risposto che è tutta una vita che mi ama e che aspettava solo il momento. In effetti ci siamo sempre amate.
Dopo una quindicina di giorni le ho detto che avevo bisogno di vederlo. Sono letteralmente sparita con una figlio forse suo. E C, forse ci farò l’amore un ultima volta.
C. sorride a apre la porta. So cosa vuol dire. Siamo una coppia e stiamo molto bene, ma le nostre porte sono aperte. E’ quello che ci siamo dette e promesse. Niente di nascosto. Niente bugie. Nessun obbligo.
Ti voglio bene C. Ti voglio bene Elle.
Ho bisogno di vederti. Passi a prendermi stasera?
Mi vede baciare Cristina, che lo saluta dal cancello con la mano, lui risponde.
Come stai è la prima cosa che mi chiede.
Sto cercando di raccogliere i pezzi, ma devo dirti che sto bene.
Dove andiamo chiedo
Chiudi gli occhi e riposa.
Chiudo gli occhi, gli prendo la mano e mi addormento.
Mi sveglio e vedo il mare.
Quanto ho dormito
Qualche ora.
Dove siamo
Tra la Liguria e la Toscana, ho una piccola casa lasciata dai miei. Mi trasferirò qui.
Ci fermiamo a mangiare qualcosa.
Stiamo qui per il week, ti riposi, ti lasci un po andare in spiaggia, in mare e ti riporto a casa se ti va.
Sorrido. Mi va, avviso Cristina.
Ho già fatto io dice. Lo guardo stupita. Anzi ormai non mi stupisce piu.
Chissà quando è entrato nella mia vita quest’uomo. E chissà fino a che punto è presente nella mia vita.
E’ passato anche quel week, l’ultimo per ora. Abbiamo preso il sole, mangiato, fatto il bagno e fatto l’amore. Piu di una volta.
Ora sai dove vivo, o dove vivrò, mi dice mentre mi accompagna a casa, la mia porta è sempre aperta. Quando vuoi, o quando vorrete siete le benvenute. E se ti farà piacere, mi piacerebbe un giorno conoscerla.
Sorrido. So per certo che lo rivedrò. E so per certo che gliela farò conoscere.
Sicuramente non uscirai dalla mia vita, ci stai troppo bene, e sei una bella persona.
Mi accarezzo la pancia, Cristina mi chiama. Arrivo rispondo
Chissà come faceva sapere che sarebbe stata una femmina: Alessia.