Esperienza reale Vestiti rubati

User1999

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Salve a tutti, vi racconto un episodio reale avvenuto nell'estate del 2022. Dopo aver finito la sessione d'esami di luglio, io e altri nove amici, miei compagni universitari, siamo andati in vacanza a Valencia. Il gruppo era misto, ragazzi e ragazze, alcune molto carine e disponibili anche se purtroppo essendo fidanzato non ho mai avuto l'occasione di provarci.
Una sera verso la metà della settimana, siamo andati a ballare in una nota discoteca a ridosso della spiaggia cittadina.

Siamo nel pieno della festa, saranno circa le 3 e mezza di notte, e sto barcollando fuori dal bagno cercando di raggiungere i miei amici in mezzo alla calca. La quantità di figa presente sulla pista da ballo potrebbe far resuscitare un morto, mentre il mio conto corrente chiede pietà mentre lo svuoto di un altro deca, ordinando l'ennesima birra al bancone. Non ho nemmeno il tempo di fare il primo sorso, che inciampo e cado rovinosamente su un tavolino a bordo pista ricoperto da flutes e secchielli del ghiaccio, facendo strike. In men che non si dica, due bodyguard mi scortano gentilmente fuori e mi sbattono sulla sabbia fredda della spiaggia. Nel dubbio, farfuglio qualche suono incomprensibile che nella mia testa dovrebbe suonare come "un'altra cerveza por favor". Purtroppo i due non sembrano accogliere il mio ultimo desiderio e mi voltano le spalle, rientrando nel locale; mentre mi rialzo, vedo la porta della discoteca aprirsi e una figura familiare emergere dalla luce soffusa. È la mia amica Irene. I suoi capelli castani sono raccolti in una coda di cavallo alta che ondeggia al ritmo dei suoi passi decisi. Indossa un abito nero aderente che riflette i bagliori dei neon, con una scollatura audace che mi chiedo come ho fatto a non notare prima.
“Stai bene?” chiede, sovrastando il pulsare della musica che fuoriesce dal locale. La sua presenza, così rassicurante e familiare, mi fa dimenticare per un momento l’umiliazione appena subita.
Irene, con un sorriso incerto che le illumina il viso, si china verso di me. “Dai, su,” dice, la sua voce traballante quanto le sue gambe. Anche lei è parecchio ubriaca.
Barcollando leggermente, ci dirigiamo verso la spiaggia, il rumore della festa che svanisce alle nostre spalle. La sabbia fredda accoglie i nostri passi incerti, e il suono delle onde che si infrangono sulla riva ci guida come una ninnananna. Irene ride di un riso leggero, quasi liberatorio, e mi trascina con sé fino a quando non ci troviamo abbastanza lontani dal trambusto.
Ci lasciamo cadere sulla sabbia, il cielo notturno sopra di noi è un mosaico di stelle scintillanti. Già vi vedo con il cazzo in mano che pregustate una dettagliatissima descrizione di come Irene me lo prende in bocca o di come io cominci a sditalinare quella meravigliosa figa ventiduenne, ma il sottoscritto si sdraia su un fianco e chiude gli occhi, distrutto dalla serata.
Irene invece decide che non è ancora giunto il momento di dormire, e, rapita dalla magia della spiaggia illuminata dalle stelle, e dalla luce della luna che si riflette sulle onde scure, si toglie il vestito, lo piega frettolosamente, si sfila il reggiseno e le brasiliane sudate e adagia il tutto sulla sabbia accanto a me, prima di dirigersi in mare per un bagno notturno.

Alcuni forti rumori di passi mi svegliano di soprassalto, mi giro di scatto e vedo due figure scure allontanarsi sulla spiaggia di corsa, con in mano tutti gli avere di Irene, i suoi vestiti, il suo cellulare. Non avendo visto Irene entrare in acqua poichè stavo già dormendo, mi sento un attimo confuso mentre con gli occhi cerco la mia amica: ben presto la vedo, è in mare a una decina di metri dalla riva, sento che sta gridando. Tutto d'un tratto realizzo ciò che è accaduto, mi giro verso i ladri ma ormai sono troppo lontani, impossibili da raggiungere.
Irene è disperata, non sa che fare.
"Vieni fuori, ti do la mia maglietta per coprirti!" le grido, girandole le spalle per non guardarla mentre esce dall'acqua. Sento i suoi singhiozzi avvicinarsi, mi sfilo la maglietta e la allungo con la mano dietro la mia schiena, sento che Irene la afferra e a questo punto non resisto più, mi volto verso di lei e vedo il suo magnifico corpo nudo e bagnato a pochi centimetri da me. Le sue tette catturano immediatamente il mio sguardo, ha un seno veramente ben fatto, non enorme ma sodo, pieno, dalla forma appuntita e leggermente rialzata. Le areole sono grandi, gonfie e rosa, protese verso l'esterno, al centro svettano i capezzoli, robusti e irrigiditi dall'aria notturna. La pelle di Irene è imperlata dalle gocce salate, che scorrono lungo il suo corpo ricalcando le linee delle sue curve, fino a depositarsi al centro delle sue cosce sode. Essendo più alto di lei, non riesco purtroppo a vederle bene la fica, se non per il pube, bianchissimo e in contrasto col resto del corpo abbronzato, e completamente glabro, senza nemmeno un pelo a ricoprirlo. Al di sotto, solo un accenno della forma delle labbra, la cui visione non mi era concessa. La visione non dura che una manciata di secondi, presto la pelle di Irene viene nascosta dalla mia maglietta, che sorprendentemente è lunga abbastanza da coprila fin sotto i glutei.
Irene sembra non pensare nemmeno al fatto che l'abbia guardata di proposito quando era nuda e inerme un attimo fa, immediatamente mi abbraccia e cerca conforto mentre continua a singhiozzare. Nonostante la situazione drammatica, devo concentrarmi per domare la gigantesca erezione che sta montando nele mie mutande, alimentata dalla percezione dei capezzoloni duri di Irene che premono contro il mio costato. "E adesso? Andiamo a chiamare gli altri?" le dico, "No ti prego! Non voglio che mi vedano in queste condizioni" mi supplica piangendo "prendiamo un taxi e andiamo a casa, ti prego". Annuisco e la cingo con un braccio intorno alle spalle, e insieme ci incamminiamo verso la strada. Con non poca difficoltà riusciamo a fermare un taxi, l'operazione è resa difficoltosa dal nostro aspetto, io senza maglietta, Irene ricoperta solo dalla mia, ai piedi le mie calze che le ho dato poco fa per non camminare a piedi nudi per la strada. Il viaggio di ritorno trascorre in silenzio, ogni tanto getto un'occhiata furtiva al petto di Irene, dove i capezzoli sono ben visibili senza la protezione del reggiseno. Arrivati al nostro appartamento, paghiamo il taxi e scendiamo, ora Irene sembra essersi tranquillizzata, mi abbraccia e mi ringrazia.
Tiro fuori le chiavi e apro il portoncino, lo tengo aperto facendo passare Irene, mimando un atto galante. Il nostro appartamento è al terzo piano del condominio, Irene probabilmente non ha nemmeno considerato questo piccolo particolare: decido di fregarmene e tentare il tutto per tutto, la faccio andare avanti in modo da poter sbirciare sotto la poca stoffa che le ricopre a malapena il culo. Mi chino leggermente mentre saliamo le scale, ecco finalmente la sua figa, chiusa, ondeggiante per i passi, carnosa e grande. L'erezione è istantanea, e mi godo tutte e sei le rampe di scale fino al terzo piano. Ancora oggi ho l'immagine della sua fica stampata in mente, ben chiara. La nottata si conclude così, Irene mi ringrazia e si rinchiude nella sua stanza, io mi sparo una bella sega e vado a dormire.

Il giorno dopo ho accompagnato Irene a far denuncia alla polizia spagnola, ha compilato i moduli per i documenti, e ai nostri amici abbiamo raccontato solo che qualcuno le ha rubato portafogli e telefono in discoteca, tralasciando la nostra disavventura. E voi? Vi è mai capitata un'esperienza simile? Raccontate
 
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