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Dave35
Guest
Quinta parte
Il fondo non ha limite per Valentina che ormai è completamente abbandonata nelle mani di Bernard dall'incoscienza del marito che neppure immagina fin dove potranno essere trascinati in quello che sia Valentina che Leonardo avevano creduto essere solo un gioco trasgressivo.
*****
Valentina era li davanti a me le gettai uno sguardo di vergogna e compassione vedendola imbrattarsi il corpo di fronte agli sguardi divertiti del suo pubblico. che dopo essersi asciugati i loro sessi con l’abito di Valentina, uno alla volta si allontanarono da noi.
Bernard sorridendo mi chiese di riprendermi l’abito, visto che non avrei potuto tornarmene in albergo nuda. Io non obiettai neppure, e nuda corsi verso l’abito, lo raccattai e subito lo lasciai cadere schifandomi, lo sentivo tutto invischiato di sperma. Leonardo mi si avvicinò lasciando che Bernard ritornasse al posto di guida. Quanto fosse perverso lo capimmo subito dopo quando, facendo osservare il suo vestito buttato per terra, chiese a Leonardo “mi sembra di capire che a tua moglie il sapore dello sperma la ecciti molto.”
Sogghignando gli disse che non poteva avere scelte o io rientravo nuda in albergo o indossavo quell’abito. Io sconsolata lo raccolsi. Bernard appoggiato al finestrino non lesinò l’ultima foto. Accese le mezze luci e rivolgendosi a me disse: “avanti troietta lo so che muori dalla voglia di sentire tutto quella sborra appiccicarsi su di te”. Io supplicai pietosamente Bernard “la prego, mi dia qualcosa per asciugarmi”, ma sollevai ugualmente quell’abito. Leonardo rabbrividii all’idea, eppure restò impietrito nel vedermi infilare le gambe nella gonna sollevando l’abito.
Il contatto della stoffa sui capezzoli ancora tesi mi fece scappare dalle labbra un mugolio di piacere che lo lasciò a bocca aperta.
Sollevai tutto l’abito e lo annodai al collo. Bernard sorrise “Allora hai visto di cosa è capace la tua mogliettina –si rivolse a mio marito– e senti come puzza l’avresti mai immaginato un’ora fa che tua moglie si sarebbe fatta un bagno di sperma? Sono certo che l’avrai apprezzato” Bernard ghignava soddisfatto del risultato ottenuto. In fondo aveva ragione lui, mi era piaciuto vederla cadere in quel baratro
Dal vestito bianco trasparivano le macchie di sperma e forse premeditatamente lui le aveva fatto passare le mani sulle tette proprio per avere un effetto maglietta bagnata. Io era in uno stato pietoso e le tette si disegnavano ora completamente sotto il vestito così come dai capezzoli turgidi dimostrando quanto Bernard avesse ragione. Più mi sentivo degradata nel continuare e più godevo. Ci avvicinammo all’auto. Bernard se ne guardò bene dal farci salire. Ci indicò una fermata della metro e, riaccesa l’auto, partì. Non mi seppi capacitare di come fosse potuto succedere che mi fossi lasciata trascinare in un gioco che non eravamo riusciti a tenere sotto controllo e, quel che era peggio, lasciare che uno sconosciuto girasse per la città con foto che mi immortalavano come una puttana.
Col cuore che mi batteva all’impazzata guardai l’auto di Bernard che si allontanava velocemente, lasciandoci soli in quell’angolo del parco illuminato da pochi lampioni in una parte di quella città a me sconosciuta.
Ci guardammo in viso, mentre mi strofinavo quel vestito imbrattato sulla mia pelle anch’essa imbrattata col vano tentativo nonché con l’illusione di riuscire ad asciugarmi e a pulirmi.
Non ci rimase altro da fare che seguire le indicazioni di Bernard e dirigerci verso la fermata della metro.
Il parco era semideserto, ma di tanto in tanto incontravamo qualche battona , sicuramente più pulita e vestita in modo meno indecente del mio , accentuando il mio senso di vergogna. Se avessero chiesto ad un passante di indicare chi tra le due fosse la battona, avrebbe certamente indicato me.
Passata quella strana sensazione di piacere che avevo sentito poco tempo prima, subentrò in me un senso incredibile di vergogna mista a paura. Conoscevamo bene i pericoli che si potevano incontrare in un parco pubblico e in quell’ora così inoltrata, con flebili luci dei lampioni che a stento potevano mostrare la strada da seguire.
Dietro un albero due ombre intente a fare chissà cosa, sesso? droga? un ragazzo mi guardò facendomi cenni che non capii ed io girai altrove lo sguardo sentendo in me ancora più paura e abbracciandomi più stretta a mio marito.
Un paio di barboni mi chiesero di andare da loro per riscaldarli.
Cercammo di sveltire il nostro passo arrivando finalmente alla fermata della metro con un sospiro di sollievo.
Per fortuna a quell’ora la metro era deserta, incontrammo solo un controllore mentre scendevamo le scale della stazione, ma era evidentemente abituato a ben altro per poter far caso a come potessi essere conciata.
Raggiungemmo l’albergo senza parlare. Il portiere di notte mi guardò e facendomi sentire ancor più sporca. Si rivolse a Leonardo chiedendogli di avere maggiore riservatezza e invitandolo a non portare prostitute in albergo; lui non trovò il coraggio di dirgli che io ero sua moglie. Raggiungemmo la stanza dell’albergo. Mi levai l’abito restando in calze e reggicalze; il mio corpo era completamente impiastrato di macchie. Lo guardai: " Dai su, scopa la tua puttana, qui, subito ho voglia di te” dissi quasi con un tono di stizza creando in lui sorpresa ed eccitazione.
La puzza era pungente ma lo eccitava l’idea di possedermi come una puttana. Mi spinse verso un tavolo e mi feci flettere in avanti, e disse: “Ti sei comportata come una puttana mi sono vergognato di te”
Quella brutalità che non conoscevo in mio marito mi eccitò ancora più di quanto non lo fossi in quel momento.
“Anche io mi sono vergognata per come mi sono comportata, - risposi con un filo di voce a mio marito – sono stata più volte sul punto di fermarmi, ma l’ho fatto per darti piacere, anche se, lo confesso, anche io ho goduto. Ma ora scopami, sono la puttana che desideravi.”
Ero bagnatissima e non fu difficile per mio marito trovare la strada della mia vagina anche senza guardare e penetrarmi di colpo.
Si mosse dentro di me con forza e decisione, affondando con sempre maggiore frequenza i colpi.
Mi penetrò senza difficoltà. I colpi divennero sempre più decisi affondando nella mia vagina voracemente aperto, non mi riconoscevo più ero trasformata, ero diventata quella femmina che ogni marito avrebbe voluto possedere. Pudica e composta di giorno, amante e puttana di notte, in quel momento ero tutta per lui. Io sembravo scossa da una voracità mai dimostrata.
Assecondavo i sui movimenti che ad ogni affondo mi toglievano il fiato, sentivo il piacere salire dentro di me fino ad esplodere in un orgasmo dal piacere indescrivibile. Mi possedette con vigore e forza procurandomi un’infinità di orgasmi, i nostri movimenti erano sincronizzati alla perfezione, ed io godevo come una troia.
Non mi ricordo per quanto continuammo, non molto forse, lui era il mio cliente e io, mia moglie, ero la prostituta che aveva visto masturbare Bernard e i guardoni. Lui mi immaginava a battere sul marciapiede di fronte al nostro hotel e cosi’ lui scoppiò in un orgasmo mai provato, senza preoccuparmi di sapere se anche lei avesse goduto con me.
Finì velocemente con foga schizzandomi sulla schiena e, senza considerarmi, mi lasciò in quella posizione. Mi sentivo umiliata, mi aveva usata davvero come una prostituta senza preoccuparsi del mio piacere.
Si scostò da me mi disse di rivestirsi velocemente. Imbarrazzata e con un senso di profonda vergogna, indossandai l’abito inzozzato dopo le sue prestazioni nel parco.
Mi chiese in modo drastico di rifarmi il trucco, e di farlo in modo pesante e vistoso “….da puttana tanto per capirci, devi ancora lavorare questa sera”, aggiunse in modo volgare con un idea folle che gli passò nella testa.
Con un sorriso freddo andai in bagno. Quando uscii ero irriconoscibile tanto il mio viso era cambiato. Leonardo, con un gesto sgarbato e umiliante, mise mano al mio portafoglio, estrasse cento euro e me li porse in mano, senza dire nulla.
“Te li sei guadagnati tutti” e prendendomi per mano ci avvicinammo alla porta della camera.
Io lo seguivo docile come un cagnolino senza capire. Lui aprì la porta della camera, ed io come impaurita mi retrassi. Non volevo subire altre umiliazioni.
“Il portiere mi ha visto salire con una prostituta non vorrai che pensi che passo la notte con lei? Quindi adesso scendi ed esci dall’albergo e mi aspetti alla fine dell’isolato, io ti raggiungo e ti porto degli abiti decenti”
“Ma…” io riuscii a balbettare “ti rendi conto cosa mi stai chiedendo?”
“Non posso passare la notte con una prostituta nella mia camera” e appoggiandomi una mano sul culo senza dire altro mi spinse fuori dalla camera richiudendo la porta.
Fuori dalla stanza avrei potuto ribellarmi, avrei potuto insistere di farmi rientrare, bussai discretamente una sola volta. Non mi rispose.
Mio marito mi aveva lasciata fuori della porta della nostra camera in albergo quasi con disprezzo, persino quando lo supplicai di riaprirmi e di ripensare a quello che mi aveva chiesto non mi rispose. Guardai quel cento euro che stringevo tra le mani sentendomi ancora più sporca per come ero stata trattata da Leonardo .
Mi appoggiai alla porta per qualche attimo, mi guardai intorno, per fortuna non c’era nessuno. Stavo per sedermi vicino alla porta, sperando ancora in un ripensamento di Leonardo , quando sentii il rumore dell’ascensore. Mi prese il panico, non sapevo cosa fare. Mi diressi verso le scale e mi rifugiai dietro la porta che le divideva dal corridoio.
Restai ancora in attesa, mentre sentii le porte dell’ascensore aprirsi, poi quei passi sempre più vicini.
Cosa potevo fare?
Scesi lentamente le scale cercando di non far rumore, raggiunsi la hall dell’albergo ed a capo chino la attraversai. Cercai di evitare lo sguardo del portiere di notte che tuttavia spostandosi da dietro il bancone della reception mi raggiunse.
“Sei nuova da queste parti?” mi chiese quasi con disprezzo. Mi stava prendendo veramente per una prostituta facendomi vergognare ancora di più. Rendendomi corto della situazione in cui mi ero cacciata, mi limitai a scuotere la testa con un cenno di assenso.
“Puoi venire quando vuoi ma me lo devi chiedere, ti farei entrare dal retro senza dare nell’occhio”. Gli girai le spalle cercando di uscire velocemente. Lui mi bloccò prendendomi per un braccio “oppure la prossima volta i tuoi clienti vatteli a fare in un altro posto”.
Cercando di liberarmi dalla sua presa persi l’equilibrio e caddi rovinosamente su un divanetto dietro di me facendo cadere una lampada dal tavolo vicino.
Rovesciata sul divanetto la gonna si era alzata lasciandomi le gambe completamente scoperte mostrando le cosce nude sopra il bordo delle calze.
“Guarda che disastro hai fatto” mi riprese severamente il portiere “chiamo la gendarmeria, non voglio problemi.”
Spaventata supplicandolo di non farlo come indennizzo gli porsi gli euro che mi aveva dato Leonardo e lui me li strappò letteralmente dalla mano.
Sorrise e si chinò davanti a me. “ci vuole ben altro”. Appoggiò le mani sulle mie cosce e iniziò a spingere la gonna verso l’alto. Incapace di reagire morta dalla vergogna lo lasciai fare. Vedevo la mia gonna risalire e in un attimo restai con il mio sesso esposto alla sua vista. “Potrei anche non chiamare la gendarmeria” mi sorrise accarezzandomi le tette lasciandomi ben intendere cosa dovessi pagare in cambio. Non avevo scelta. Portai le mani tremanti dietro al collo sul nodo del vestito, lo slacciai e chiusi gli occhi facendomi scivolare i lembi del vestito mostrandomi in tutta la mia indecenza semi sdraiata su un divanetto in quella hall dove due giorni prima ero entrata come una seria signora.
La mia vergogna fu scossa dai flash del telefonino del portiere. Mi sollevai di scatto cercando di ricompormi e presa dalla paura corsi verso l’uscita e mi ritrovai sulla strada senza neppure sapere cosa dovessi fare. Di certo non potevo più rientrare in albergo. Mi sentii sempre più sola e il nodo alla gola sempre più prepotente.
Mi spostai il più lontano possibile dal nostro hotel sperando che mio marito mantenesse la promessa e che mi raggiungesse con un vestito pulito e che lo facesse presto.
Fui illuminata dai fari di una macchina che stava sopraggiungendo, mi spostai verso la parete dell’albergo, la macchina rallentò, mi si affiancò e poi si allontanò.
Detti un sospiro di sollievo e finalmente raggiunsi l’angolo della strada e rimasi in attesa.
I minuti passarono ed erano minuti lunghissimi, mi sembravano ore e io non riuscivo a stare ferma: la vergogna, il nervosismo, l’attesa, i ricordi che si susseguivano a ritmi indiavolati, tutto mi dava colpi alla testa e allo stomaco.
Sentivo che stavo per scoppiare a piangere. Cercai di trattenermi.
Leonardo; ripensavo alla serata ed a come ci eravamo lasciati trascinare. Una volta rientrati in albergo Valentina aveva continuato a giocare il ruolo della puttana ed io ero andato oltre. Complice il commento del portiere di notte che l’aveva scambiata per una prostituta, dopo aver avuto un rapporto completo, l’avevo fatta uscire dalla camera chiedendole di uscire dall’albergo come se avesse veramente accompagnato un cliente.
Avevo deciso di lasciare passare una decina di minuti prima di uscire con un abito decente e riaccompagnarla in hotel come se niente fosse. Valentina era la fuori vestita e truccata come se fosse veramente una prostituta e la cosa non smetteva di eccitarmi, aveva trapassato ogni decenza, immaginai come si potesse sentire. Raccolsi un abito lindo e mi apprestai ad uscire, quando mi squillò il telefono.
Pensai fosse Valentina, impossibile visto che l’avevo lasciata senza cellulare. Risposi, era Bernard, mi chiedeva come fosse andato il ritorno.
Non volevo perdere altro tempo, Valentina era sola in strada e sicuramente mi stava aspettando con ansia e vergogna per la situazione in cui si stava trovando.
“Non mi era mai capitato di trovare una signora per bene lasciarsi trattare così laidamente e senza esitazione, la prima sera che esce con me – riprese Bernard – quando l’ho vista scosciarsi e mostrare le sue intimità al ristorante pensavo fosse una puttana, non tua moglie, ma con sorpresa ho scoperto che è una seria e stimata professionista in vacanza a Parigi ed ho scommesso con i miei amici che sarei riuscito a trasformarla veramente in una puttana”
Non avevo niente da rispondere, per me la conversazione avrebbe potuto concludersi li. Bernard si fece insistente “tu le hai fatto provare delle piccole emozioni, ma sei il marito. Hai visto cosa sono riuscito ad ottenere da lei questa sera? Io sono certo che la potrò trascinare verso una totale depravazione totale e farle desiderare di essere sottomessa ed esibita nei modi più laidi”
Mostrando irritazione per quelle parole aggiunsi che la follia di quella sera sarebbe finita li.
Bernard continuò esigendo di sentirselo dire da Valentina “ tua moglie non mi dirà mai di smettere e semmai lo dovesse fare scomparirò dalla vostra vita”
Le sue parole contro le mie convinzioni dilatarono quel folle discorso mentre consapevolmente sapevo di far attendere Valentina in mezzo ad una strada così che finii per confidare a Bernard quello che era stato il seguito una volta rientrati in hotel e dove si trovasse Valentina in quel momento, provando anche un perverso piacere nel raccontarlo.
“tua moglie ancora vestita come l’ho lasciata è sola a passeggiare su un marciapiede ?”mi chiese sorpreso.
Gli risposi affermativamente e che stavo per scendere a riprenderla.
“Resta dove sei , passo io a raccattarla e anziché riportarla nel tuo hotel le faccio provare l’emozione di accompagnarla in un albergo ad ore dove ci vanno solo le puttane con i loro clienti”
“Ma come ti permetti – gridai nel ricevitore – solo perché questa sera abbiamo ecceduto non vuol dire che sia la regola .Quindi io adesso scendo e passo a prendere mia moglie, e tu scompari dalla nostra vita”.
“Io potrei anche scomparire dalla vostra vita ma tu non ti chiedi perchè una seria professoressa come tua moglie sia finita con estrema facilità nuda in un parco a masturbare quattro guardoni? Quando tornerete in Italia sei sicuro di non incontrare sul vostro stesso aereo i miei amici a cui avrò mostrato le foto di questa sera? Cosa ti da la certezza che tua moglie non continuerà a vederli e lasciarsi trattare da puttana come l’ha fatto questa sera con me?”
Quelle domande mi inquietarono, soprattutto perché Bernard era passato nel privato della nostra vita chiedendomi come potesse avere quelle informazioni su Valentina. Tuttavia lo lascia parlare ancora senza interromperlo.
“scendi pure in strada ma resta nascosto a spiare tua moglie fino a quando io la raggiungo. Può darsi che abbia ragione tu su tua moglie, ma te ne farai una ragione quando la vedrai salire in auto. La condurrò in quell’alberghetto che ti dicevo e le farò provare l’emozione di sentirsi una delle tante puttane che passa la notte a vendersi. Tu potrai passare a riprendertela domattina”
Mentre parlava non riuscivo a smettere di vederla nuda eccitata mentre veniva palpeggiata dai guardoni mentre teneva tra le mani il loro sesso. Ero stato io ad iniziare quello che credevo fosse un gioco, ed ora mi eccitava l’idea di pensare che potesse essere condotta da quel vecchio in un albergo ad ore per farla passare veramente per una puttana. La immaginavo cadere sempre più in basso sottomessa a chissà quali laide perversioni, portata in un mondo che, fino a quel momento, una seria signora come lei non immaginava neppure.
Quello che le nostre vacanze a Parigi ci stavano offrendo era una potente ventata di trasgressione che non si era conclusa con quell’amplesso pochi minuti prima ma era solo l’inizio della sua depravazione . Nei giorni successivi Bernard ed i suoi amici italiani che ancora non conoscevo, o credevo di non conoscere, le avrebbero fatto provare tutto quello che in anni di matrimonio neanche mi sarei immaginato incominciando un masochistico cammino senza ritorno fatto solo di umiliazioni, degradazioni oltre ogni limite, insegnandole a godere nella vergogna senza poterne più fare a meno. Senza poter in quel momento prevedere l’evoluzione della mia scelta, mi attardai scegliendo volontariamente di lasciare che Bernard potesse raggiungere Valentina prima di me. Quando scesi il portiere di notte mi sorrise raccomandandomi solo un po’ più di discrezione “comunque si porti tutte le puttane che vuole ma meno discinte, quando è uscita aveva la gonna tanto corta che le si vedeva il suo culo”. Avevo come la sensazione che volesse intrattenersi ,io però non risposi, sorrisi ed uscii velocemente.
Ero stato al telefono con Bernard per quasi mezz’ora e Valentina era restata in mezzo alla strada con quello straccetto addosso che la scopriva indecentemente. Dopo un centinaio di metri lungo la via la vidi in lontananza. Chiaramente nervosa , camminava avanti e indietro stirando in basso l’orlo della gonna Mi pentii per quello che le avevo fatto fare restai pochi secondi per decidere cosa fare e scelsi di attendere per capire cosa avrebbe fatto Valentina chiedendomi quanto, qualunque fosse stata, la sua scelta avrebbe pesato sul nostro rapporto di coppia.
Una macchina rallentò, era quella di Bernard. Valentina addossata al muro, intimorita ed in difficoltà, sembrava scambiare quattro chiacchiere. Un’attesa pesante, non capivo.
Valentina si avvicinò all’auto e La mano di Bernard sporse accarezzandole la vita fino a prenderle il bordo del vestito sollevandolo. Valentina si fece più vicina e lui le accarezzò il sesso, così mi era parso.
Ne avevo abbastanza attraversai la strada dirigendomi verso di loro. Valentina girò davanti all’auto e aprì la portiera dal lato del passeggero salendo.
Ero lontano, cercai di correre, la chiamai, ma l’auto di Bernard scomparve al primo incrocio.
Fine della quinta parte, continua.