Esperienza reale Mia moglie nella Villa dei Piaceri

Anchise75

"Level 4"
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99
Posizione
Como
A Quinzano San Pietro, villa Floriani una dimora settecentesca con tanto di parco ora riservata ai turisti, anni addietro era la sede dove li Lupo e Bonbaffo organizzavano serate dedicate alle gangbang.
Nel 2013, su invito del Lupo, iniziammo a frequentarla e questo è il resoconto delle prime due serate.

Una trentina di partecipanti, al nostro arrivo, erano già presenti nell’ampio e decadente salone della villa. Stavano tutti attorno alle sei ragazze che davano mostra di se muovendosi tra i tavoli del buffet, carico di bevande e stuzzicherie varie.
Lucie le raggiunse e dai commenti che si levarono al suo passaggio fu chiaro che fosse piĂą che benvenuta.
Il copione era quello in uso nei Night; i clienti cercavano di socializzare con le ragazze per garantirsi, prima degli altri, un successivo rapporto.
Dopo circa un’ora vennero invitate dal Lupo a spostarsi al primo piano dove alcune camere, allestite con un paio di letti ognuna, erano disponibili per la monta.
Lucie , spogliata e riversa su un letto a cosce aperte, accoglieva uno dopo l’altro i clienti che decidevano di montarla.
A stento riusciva a cambiare posizione, tanto era breve il tempo in cui si succedevano uno con l’altro.
Uomini eccitati si aggiravano, spesso nudi, tra le varie stanze cercando le ragazze non ancora provate per poi ripresentarsi dalla preferita per un secondo giro, sperando di ottenere ciò che non avevano ancora ottenuto nel primo rapporto.
Una pausa, stabilita dopo un paio d’ore, consentiva a tutti di rinfrescarsi ai bagni o rifocillarsi nel salone sottostante, prima di affrontare un secondo tempo, del tutto simile al primo.
Trovai il tutto brutalmente eccitante, ma privo di stile e la stessa impressione l’ebbe anche lei che a fine serata, ottenuto il suo rimborso spese, consigliò all’organizzatore di dare più libertà di movimento a tutti senza imporre tempi e luoghi dove poter fare sesso.
Consigli che l’organizzatore evidentemente fece suoi, come potemmo verificare la volta successiva durante una serata di fine estate che ricorderò per il resto dei miei giorni



Già il fatto che valutasse di partecipare ad una seconda serata, dopo quanto vissuto nella prima mi sorprese; quando poi contattò l’organizzatore, per confermare la sua presenza dicendogli di inserire le sue foto nella locandina presente sul sito, ne fui meravigliato ed enormemente felice.

In una fresca serata di fine settembre ci recammo alla Villa.
Era stata dal parrucchiere e dall’estetista il giorno stesso e prima di partire, mi deliziò nel farmi partecipe nella scelta di ciò che avrebbe indossato.
Dopo varie prove decise per uno dei suoi microabiti della tonalità compatibile con una mantella bordata di pelliccia, sandali dal tacco vertiginoso e … nessun intimo.
L’aiutai a reggersi nel tratto sconnesso che dal parcheggio portava all’ingresso.
Sapendo che sarebbe arrivata, alcuni partecipanti l’attendevano nell’ampio patio a colonne della villa e salutata calorosamente la sequestrarono scortandola all’interno.
Mentre nel salone iniziavano i soliti giochi di seduzione mi aggirai pigramente tra gli ambienti annessi e notai che in una sala, poco illuminata, era stato allestito un ampio pianale, alto circa mezzo metro, la cui superfice risultò morbida quando mi ci sedetti.
Sui tre lati vi erano delle seggiole rivestite di velluto rosso porpora.

Pensai subito che fosse l’ideale per Lucie.

Tornai nel salone e mi diressi deciso da lei che in quel momento ballava sinuosamente per due suoi ammiratori.
La presi per la vita facendola roteare per poi stringerla a me. Le sussurrai all’orecchio che dopo doveva andare nella sala attigua e non di sopra come l’ultima volta.
Mentre le parlavo, portai la mano sul suo culo accarezzandolo e poi mi allontanai.
Mi accomodai su di una poltroncina e presi a contare il numero dei partecipanti.
Valutai che ci fossero dalle quaranta alle cinquanta persone, piĂą una decina di ragazze.
Un tipo, seduto accanto a me, mi rivolse la parola chiedendomi se la conoscessi.
Le chiesi cosa volesse sapere e lui mi rispose che una così non centrasse niente con questo posto.
Per lui, Lucie era troppo diversa dalle altre troie che bazzicavano li dentro e ne era incuriosito.
Colsi l’occasione, mi piaceva parlare di lei sporcandone l’immagine che dava di se stessa.
Gli dissi che era una puttana che lavorava a Como per 200 euro a botta e che le piaceva talmente il cazzo che ogni tanto veniva in questi bordelli per farne un’indigestione, anche se ci perdeva solamente in termini economici.
Aggiunsi che ne ero certo in quanto era una delle troie che mi facevo ogni tanto, e strizzandogli l’occhio dissi che era anche molto brava e disponibile. Una che non se la tirava pur essendo una bella fica.
Ballando il suo microabito s’era ritratto oltre la linea dei glutei e in certe posizioni che assumeva si notava che non portava sotto niente.
Distrutta l’immagine che aveva di lei, si fece coraggio e alzatosi le si avvicinò come mi aveva visto fare poco prima.
Le parlò brevemente e si spostò accanto al grande camino, sedendosi su di un’ampia poltrona.
Non passarono più di cinque minuti che lei andò da lui, si inginocchiò tra le sue gambe le slaccio la cintura e prese a fargli un pompino.
Così piegata consentì a tutti di ammirare il suo buco del culo e la sua fica. Un imprevisto che spiazzò tutti.
Appena sicura della sua erezione, messo il preservativo, si alzò il vestito alla vita, e iniziò a cavalcarlo con lenti movimenti. Lui gli sfilò il vestitino, lasciandola completamente nuda e prese a strizzargli i capezzoli.
Gemette, sollevò il capo e inarcò la schiena.
Non facevo che ripetermi, quanto fosse bella e troia.
Guardavo il cazzo entrare ed uscire, sino a che lui emise un sordo ruggito abbandonandosi sulla poltrona. Lei lo baciò brevemente sulla bocca e si sfilò sollevandosi.
Rivolse un sorriso malizioso a tutti noi, poi tese la mano ad un ragazzo che le era vicino e gli indicò la sala che le avevo suggerito; senza curarsi della sua nudità, vi si diresse.
Manteneva un passo volutamente lento e ancheggiante. Con quel culo così esposto molti la seguirono e io con loro.
Altri salirono con le ragazze al primo piano nelle solite stanze.
Mi sedetti su una delle seggiole rosse, estrassi il cazzo dai pantaloni e la guardai mentre si faceva scopare dal ragazzo che aveva appena scelto.
Non ero il solo con il cazzo in mano. Chi lo scuoteva, per averlo bello pronto quando fosse giunto il suo turno, o chi, come me, voleva godere della scena che lei dava di se stessa, come se fosse in un teatrino a luci rosse.
Dava l’impressione di godere come una cagna in calore, al punto tale che chi la montava chiese che qualcuno gli desse il cambio, tanto si dimostrava insaziabile.
Detto fatto, in buon ordine la scopò il secondo e poi il terzo e così via sino a che chiese una pausa.
Le portai i suoi indumenti, prima che andasse in bagno, poi tornai nel salone per bermi qualcosa.
Riapparve con la sola mantella tenuta semi aperta in modo che si notasse la sua nudità. Si accomodò su un divanetto e lasciata scivolare la mantella attese nuda che qualcuno le servisse da bere.
Cosa che avvenne immediatamente e colui che la servì le donò pure una rosa.
Un altro pensò di fare la stessa cosa e le offerse un secondo drink che lei, ancora digiuna, bevve con elegante indifferenza, senza valutarne le conseguenze. Ammaliati dalla sua spregiudicatezza, cercavano la sua attenzione offrendole nel contempo un drink dietro l’altro.
La dignitosa posizione che aveva mantenuto sino ad allora, busto eretto e cosce accostate, mutò ben presto in una più rilassata postura.
Appoggiata allo schienale del divanetto, con il capo abbandonato all’indietro, con gradualità, iniziò a scostare una coscia dall’altra.
Era anche piĂą eccitante che vederla con un cazzo in bocca.
Evidentemente non ero il solo a provare questa emozione.
I suoi intrattenitori presero a fare battute, non tutte spiritose, a cui lei reagì iniziando a ridere sommessamente.
Divaricò maggiormente le cosce, scatenando il plauso volgare di tutti loro ed iniziò a toccarsela con esasperante voluttà; dal buco del culo al clitoride, indugiando con il medio all’interno della fica.

Temetti che potessero violentarla su quel divanetto.

Sbronza o porca, non fu chiaro a nessuno.

Si sollevò, lasciando la sua mantella sul divanetto e come accaduto precedentemente si fece accompagnare mano nella mano, non da uno, ma da due pretendenti, nella stessa sala.
Credo di essermi segato altre due volte, guardandola mentre si faceva sbattere selvaggiamente dai successivi cinque uomini, che sommati ai primi sette erano comunque giĂ  un buon numero per quella serata.
Alcuni di questi ultimi cinque, complice l’ebrezza e conseguente accondiscendenza della troia, si servì anche del suo culo.
Si erano fatte le tre. Con fatica riuscì a congedarsi dai suoi ammiratori, lasciando ad ognuno il suo numero e la promessa che li avrebbe rivisti presto.
Sul patio della villa ricevette il suo rimborso spese, 300 euro che coprivano appena le spese sostenute dal parrucchiere e dall’estetista, per non contare la perdita del suo miniabito che qualche feticista si accaparrò.
Improvvisamente uscirono due ragazzi che si precipitarono da lei supplicandola di non andarsene. Dicevano che erano venuti apposta, ma l’avevano trovata sempre impegnata.
Lei provò a dire che sarebbe stato per la prossima volta, offrendo loro anche il proprio numero telefonico, ma questi presero a supplicarla ancora di più, fino a chiederle, sfacciatamente, di fargli almeno un pompino.
Una pausa interminabile che poteva portarla giustamente ad esclamare un vaffanculo, si risolse con lei che li invitò a tirarlo fuori.
Si sedettero sulla panca dietro a loro e si abbassarono i calzoni.
Lei, lasciò nuovamente scivolare ai suoi piedi la mantella e nuda si inginocchiò di fronte a loro.
Le suppliche diventarono ansimanti epiteti ingiuriosi.
Quando raggiunsero il loro limite, aiutandosi con la mano, schizzarono uno dopo l’altro.
Fece appena in tempo a dire “non sul viso” che fu centrata tra le tette.
Un fazzoletto per pulirsi, due baci sulla bocca ai ragazzi che colsero l’occasione di stringersela e palparla come fosse l’ultima donna sulla terra, e ce ne andammo.
 

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