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Questi racconti facenti parte delle “Sporche storie” sono basati su avvenimenti reali che mi sono stati raccontati da utenti del forum, da amici o che ho vissuto personalmente. Per garantire al massimo la privacy dei protagonisti si tratta di storie che poi sono state romanzate, con i nomi dei protagonisti e i luoghi che sono di fantasia. Essendo in alcuni casi delle vicende che hanno avuto risvolti giudiziari e mediatici, voglio ribadire che ogni commento è ben gradito ma evitate in ogni caso di fare nomi oppure di fare dei riferimenti - come purtroppo avvenuto in passato - perché altrimenti poi sarei costretto a chiedere di rimuovere il racconto. Buona lettura, Patrulla.
Prima parte
Doveva essere un giorno speciale, uno di quelli etichettati come “i più belli della vita”, una sorta di riconoscimento di tutto il duro lavoro fatto nella mia vita. Sarei dovuto essere fiero di avere di fianco a me mia moglie e miei tre figli, invece dentro di me ero devastato e in faccia portavo i chiari segni di una notte passata insonne tra mille pensieri e tormenti.
Ero a casa mia, nella mia bella villetta, con davanti a me un fotografo e un giornalista, mentre la truccatrice cercava di nascondere le occhiaie. “Scusatemi - provai a giustificarmi - ma l’emozione è tale che non ho chiuso occhio questa notte”, con mia moglie Anna a confermare di avermi trovato sveglio quando questa mattina si è alzata come sempre presto, continuando poi a ripetere ai presenti da brava padrona di casa se volessero qualcosa.
Anna e i miei figli pensavano che ero agitato per il momento, non potevano immaginare i veri motivi di quel profondo malessere. Alla fine ci facemmo delle belle foto di famiglia, poi un paio io e mia moglie e altrettante io da solo. Nonostante la mia cera vennero degli scatti molto belli, che adesso fanno capolino in bella vista nel nostro sfarzoso salotto borghese.
Quello era il giorno di un’intervista che rilasciai a un’importante rivista che esce sia in Italia sia in molti altri paesi del mondo; non conquistai la copertina ma un bel servizio di più pagine dove venivo descritto come uno dei più brillanti scienziati italiani - un fisico per la precisione -, divenuto famoso nell’ambiente - ma anche fuori dalla cerchia ristretta del mio ambito lavorativo - per la riuscita di un progetto al quale ho lavorato per anni, anzi direi più che altro per lustri.
Quando l’intervista fu finita dissi che volevo fare una passeggiata, ma era solo una scusa per stare un po’ da solo e cercare di riannodare i fili di questa storia così assurda che ancora adesso mi tormenterà e credo che lo farà per il resto dei miei giorni.
Io mi chiamo Luca, ho 56 anni e come detto sono uno scienziato e anche un accademico. Sono sposato con Anna che invece di anni ne ha 51 portati magnificamente anche grazie a diversi ritocchi estetici, con i nostri tre figli che ormai sono grandi.
Sono nato in una cittadina lombarda che oltre ad avere una rinomata università non ha molto altro da offrire. Mio padre insieme a suo fratello ha una storica macelleria e le bestie le teniamo in un terreno in un paese poco distante. Con la macelleria di soldi ne abbiamo fatti tanti, ma i miei sono rimasti sempre umili e semplici, continuando ancora oggi a spaccarsi la schiena invece di riposarsi.
Ho un fratello più grande che insieme a mio cugino sta portando avanti la macelleria, mentre io fin da piccolo ho mostrato una propensione allo studio tanto che per me i miei genitori avevano altri piani “Luca deve studiare”.
Così ho frequentato le migliori scuole private della zona, tutte ecclesiastiche, anche perché vengo da una famiglia molto credente e anche io sono particolarmente devoto. Sono un tipo di corporatura media - ora con qualche chiletto di troppo - biondino e con occhi chiari. Non bello ma neanche brutto, uno normale con un carattere tranquillo e riservato.
Ho un ottimo rapporto con mio fratello e con i miei genitori, ho molti conoscenti ma il mio grande amico di sempre è Francesco, coetaneo con cui ho fatto tutte le scuole insieme tranne l’università con io che presi fisica e lui architettura.
Francesco è più estroverso di me, figlio di un noto avvocato e uomo politico della città con il quale però non parla da decenni: fin da ragazzo mi confessò di essere attratto dagli uomini, dichiarandosi alla famiglia finito il liceo con il padre che non ha mai accettato la cosa: gli pagò gli studi e una casa a Milano, ma per lui ormai esisteva solo Paolo il suo primogenito che ha ripercorso la sua carriera da avvocato.
A me invece piacciono solo le donne, ma ho una formazione molto rigida e il primo bacio l’ho dato a 20 anni. Non avevo particolari turbe, ma quando parlai a mio fratello di fastidi nelle parti intime lui mi fece “Luca menatelo ogni tanto il pisello”.
A 20 anni in pratica mi fidanzai in casa proprio con Anna, all’epoca quindicenne. Lei era la figlia della sarta del paese e già lavorava insieme alla madre, una tipa molto sveglia ma anche lei molto tradizionalista al pari di mia madre di cui è molto amica.
Per entrambe quel fidanzamento era un affare: mia madre mi aveva trovato una ragazza molto bella, educata, timorata di Dio e aveva come unica ambizione quella di fare la moglie-mamma, mentre mia suocera aveva piazzato la figlia in una famiglia seria, lavoratrice, piena di soldi e soprattutto c’ero io che stavo studiando per fare un lavoro con L maiuscola.
Io me la ricordavo bambina Anna e quando me la presentarono a casa per una merenda trovai una ragazza molto bella, con i capelli castani raccolti a coda di cavallo, due occhi marroni non molto svegli e uno splendido visino. Zero trucco e vestita con jeans e felpa, di media statura (1,70) e quasi del tutto silente.
Spinti dalle nostre famiglie iniziammo a uscire quando io il fine settimana tornavo dall’università, lei invece lavorava con la madre. Anna è molto semplice, senza amiche praticamente perché la sua vita era la sartoria, la chiesa, la madre e la sorella più grande già sposata e con figli.
Non prendetemi per un misogino, ma oltre che semplice è anche un po’ stupida nel senso di ingenua, totalmente appiattita sulla mia figura e su quella della madre. Per dire, se io in questi 30 l’avessi picchiata di continuo, lei probabilmente avrebbe pensato che per qualche motivo avevo ragione io a dargliele.
Per lei ero quasi un Dio che studiavo, spesso passava il tempo ad accarezzarmi i capelli e a fissarmi piena di amore mentre leggevo. Anche se ha la terza media, anche a lei piaceva molto leggere e la letteratura in generale, con io che la spingevo a coltivare queste passioni tanto che iniziò a tenere una serie di diari dove annotava i suoi pensieri.
Andavamo al cinema e al teatro, a lei sembrava che andassimo a Broadway, poi uscivamo con i miei amici e lei era contentissima, rimanendo quasi sempre in silenzio divertendosi ad ascoltare gli altri. Quando le dissi che Frà è gay lei i primi tempi lo guardava come se fosse un marziano…
Dal punto di vista intimo quando ci baciammo per la prima volta fu il primo bacio per entrambi. Da bravi credenti naturalmente nessun rapporto prima del matrimonio, ma poi cominciai ad avere dei desideri e iniziai a palparla nei momenti di intimità anche perché di roba da palpare ce ne era.
A 18 anni era pienamente sviluppata, solo in altezza era rimasta la stessa. Il volto era sempre acqua e sapone, molto bello anche se l’aria era poco sveglia, ma il seno era cresciuto ed era meraviglioso: una terza abbondante soda e morbida allo stesso modo, con due capezzoloni duri e dritti. Le sue tette andavano verso fuori e non verso il basso, magnifiche.
Al tempo stesso aveva messo su anche un culone pagnottoso eccezionale, sodo e abbondante: non faceva sport, solo lunghe passeggiate, diciamo tutto merito di Dio. Da ragazzo impazzivo per le sue tette, mentre poi ho imparato ad apprezzare più il suo culo.
Ogni volta che ci appartavamo in macchina a me veniva durissimo - ho un cazzo normale, non tanto largo ma lungo credo 17/18 cm - e lei iniziò a farmi delle seghe. “Va bene così, ti piace, sono brava?” mi ripeteva ogni volta. Lei mi segava e io le toccavo le tette, poi un giorno mi fece “mia sorella mi ha detto di fare così” e allora si chinò e iniziò a leccarmi il cazzo, per poi ciucciare la cappella mentre con la mano continuava a segarmi.
Le venivo poi sulle tette e iniziai a toccarla anche io: lei all’inizio non voleva, si vergognava, ma bastò insistere un po’ che subito aprì le gambe. Anche io chiesi a mio fratello come fare a toccarla per darle piacere, così seguendo le sue istruzioni iniziai a sgrillettarla e a leccarla.
Lei non voleva, diceva che era immorale, ma io le dicevo che noi siamo innamorati, che presto ci saremmo sposati e che era normale darsi piacere a vicenda. “Una donna deve sempre soddisfare il proprio uomo, altrimenti scappa” le disse la madre, così fino alle nozze era un continuo di pompini e spagnole; la prima volte che lei venne mentre la leccavo mi fece male alle orecchie per quanto strinse le gambe.
Questo darsi piacere a vicenda le dava una maggiore sicurezza, eravamo allora come adesso innamoratissimi ma a casa mia erano categorici: il matrimonio solo dopo che Luca si è laureato e ha trovato lavoro. La famiglia di Anna aveva più fretta ma alla fine accettò, con i miei studi che bene o male andarono spediti nonostante la difficoltà della materia.
Di certo non sono un genio, sono molto intelligente ma soprattutto sono un gran sgobbone, uno capace di studiare anche 16 ore al giorno sotto esame. Una caratteristica mantenuta poi anche a lavoro. Quando mi laureai iniziai a trovare lavoro, uno in particolare mi entusiasmava: era un posto da ricercatore a Milano ma era parecchio ambito.
Mia madre allora mi disse di chiedere a Francesco se il padre mi poteva dare una mano. Lui però non ci parlava con il padre e mi disse di andare da Paolo, suo fratello. A Paolo lo conosco da sempre, ma quando mi accolse mi tremavano le gambe, poi lui così alto e serio, tipo un norvegese biondo e con gli occhi chiari anche se con un volto scavato e segnato da un’acne giovanile.
Disse che avrebbe parlato con suo padre e che avrebbe provato a fare il possibile. Dopo qualche tempo mi dette la buona notizia “però ricordati che devi molto al dottor Bianchi, il consigliere comunale, poi te lo presenterò”.
Prima di trasferirmi a Milano ci sposammo, poi mio padre ci comprò un bell’appartamento già con più camere per i figli. Anna era spaventata dal vivere a Milano ma al tempo stesso eccitata da quella vita insieme, curava la casa e ogni sera quando tornavo si faceva trovare impeccabile e disponibile.
La sverginai la prima notte di nozze così come giusto, con mia madre che il giorno dopo mi prese in disparte e mi fece “il lenzuolo era sporco di sangue?”, io feci “sì perché?”, lei accennò un sorriso e mi dette una carezza.
Vederla tutta nuda, truccata e sexy nel suo completo di nozze fu bellissimo. Me lo leccò poi la leccai io, poi iniziai a penetrarla lentamente. Lei era tutta rossa, faceva lunghi respiri e poi lunghi soffi come se stesse partorendo, poi quando entrò tutto sgranò gli occhi e si godette la sua prima scopata tutta tesa stringendo le lenzuola con le mani.
La sua fica stretta era meravigliosa, poi come iniziai ad accelerare vedevo quelle tettone muoversi e… dopo qualche minuto le venni dentro. Iniziammo fin da subito a provare ad avere figli: quando lei ovulava mi faceva venire dentro almeno per due volte di seguito, mentre le altre volte diceva che le piaceva che le venivo sulle tette ma mai in faccia.
A pecora poi era da sturbo: le prime volte duravo poco, ma poi divenni bravo anche io iniziando a farla godere anche con il cazzo oltre che con la bocca. Eravamo felici: io lavoravo tantissimo, lei curava la casa e faceva lunghe passeggiate, passando poi a trovare una sua cugina che aveva due figli. Il fine settimana poi il sabato uscivamo con gli amici mentre la domenica tornavamo al paese, anche se sua madre ogni volta che poteva la veniva a trovare.
Sempre per favorire la mia carriera, con Paolo iniziai a frequentare un club che era una vera e propria loggia massonica. Poco dopo la mia iscrizione alla prima cena c’erano anche le mogli e i figli degli iscritti, una serata pallosa ma utile alla mia carriera. Ricordo l’imbarazzo di Anna, vestita con un bel vestito lungo e praticamente silente per tutta la serata.
Quei contatti però hanno fatto decollare la mia carriera, facendomi ottenere dottorati, incarichi e alla fine anche una cattedra in un piccolo ateneo privato milanese. Entrai a far parte di un centro di ricerca e, grazie a buoni agganci, i finanziamenti non sono mai mancati.
Tra insegnamento e ricerca sono arrivato a guadagnare molto bene, ma le soddisfazioni maggiori sono state le pubblicazioni e poi la recente ricerca che dopo anni di duro lavoro mi è valsa l’intervista che vi dicevo all’inizio.
Anna voleva sempre sapere tutto del lavoro, sostenendomi nei momenti difficili rassicurandomi che tutto sarebbe andato per il meglio. Ci abbiamo messo alcuni anni ad avere figli, poi ne abbiamo fatti tre - tre maschi - uno dietro l’altro.
Ho sempre lavorato duro, viaggiando anche molto, ma quando ero a casa per me c’è sempre stata solo la mia famiglia. Con la nascita dei figli il sesso è diventato più sporadico, spesso lei era distrutta e mi faceva un bel pompino solo per devozione verso il marito.
Le tre gravidanze un po’ l’avevano appesantita, il seno si era svuotato e anche il viso iniziava a dare i primi segni del tempo. Lei una volta pianse guardandosi allo specchio, disse che le dispiaceva di essere ingrassata promettendomi che avrebbe iniziato a fare palestra, Io le ripetevo che non mi importava, che l’amavo come quando aveva 15 anni.
Quando i bimbi furono più grandi lei si mise veramente sotto con la palestra con tanto di personal trainer, ottenendo nel tempo ottimi risultati per le cosce e i glutei: il suo sedere ora è imponente, grosso e sodo, tanto che quando cammina un po’ si inarca in avanti. Io viste le tante trasferte ho scoperto il porno, iniziando a vedere le altre donne con uno sguardo differente e anche mia moglie.
Così quando lei mi parlò di farsi dei ritocchini subito dissi ok: negli anni si è rifatta le tette, una quinta, oltre punture costanti in viso, gonfiandosi anche le labbra. I capelli ora li porta rosso scuri, non più legati ma lunghi oltre le spalle e mossi. Se vedi una sua foto da ragazza pensi a una teen acqua e sapone, ora invece a un milfone uscito fuori da Brazzers.
Il suo vestiario però è sempre sobrio anche se più sexy. Per il resto è sempre la solita donna: nella sua vita ci sono solo i suoi figli, verso i quali ha un attaccamento morboso, e suo marito. Con i figli grandi recuperammo anche molta intimità, ma io iniziavo anche ad avere altri pensieri.
Quando ero fuori la sera guardavo molti porno, iniziai così a immaginare che ci fosse Anna al posto di quelle attrici che facevano di tutto anche con cazzi giganteschi. Se io avessi chiesto a mia moglie di fare sesso anale, di venirle in faccia o di fare un’orgia, lei sarebbe sbiancata ma sono sicuro che alla fine avrebbe accettato.
Noi due parlavamo di tutto, il le raccontavo sempre tutto e lei lo stesso, solo sul sesso c’era una sorta di tabù. Negli ultimi anni però le cose sono migliorate. In occasione di un anniversario ci facemmo da soli una vacanza ai Caraibi, con lei che sfoggiava costumi ridotti “se mi fotografi ti uccido” disse ridendo. Gli uomini la riguardavano e la sera ci facevamo belle scopate.
Quando i soldi iniziarono a entrare a palate, con i soldi dei miei facemmo alcune operazioni immobiliari a Milano molto redditizie tanto che ci comprammo la villa in Brianza dove ora abitiamo, aumentai di molto i soldi nella carta a sua disposizione per le spese “comprati quello che vuoi”.
Lei da quando ci siamo sposati ha iniziato a curare molto di più l’abbigliamento, specialmente in intimità aveva cassetti pieni di lingerie super sexy da sfoggiare con il marito. Iniziammo così a fare una sorta di gioco.
Quando ero via lei ogni sera mi mandava una sua foto sexy, con io che le chiesi poi di essere sempre più audace. “Promettimi però che le guardi poi le cancelli subito” mi fece, ma io invece le tenevo e anzi, dopo aver oscurato volto e altri dettaglio, le condividevo su un forum americano di mariti cornuti.
Se le prime foto erano di lei in lingerie, le ultime erano di lei a pecora oppure a gambe aperte, iniziando poi a mandarmi foto con zucchine o cetrioli piantati in fica. Io mi eccitavo a leggere i commenti degli utenti, e mi segavo immaginando Anna con altri.
Andai però anche oltre. Stetti per alcuni mesi in America e, durante una gita a Las Vegas, vidi nella hall di un casinò una giovane prostituta uguale ad Anna da giovane. Non so cosa mi prese ma contrattai una prestazione con tanto di sesso anale.
Mentre la inculavo chiesi se potevo chiamarla Anna, lei mi guardò un po’ stranita poi mi chiese un extra di 20 dollari. “Ti rompo il culo Anna, che troia che sei a prenderlo in culo Anna, hai il culo rotto Anna chissà quanti cazzi hai preso” dicevo in italiano senza che la prostituta capisse.
Ripetetti diverse volte quel tipo di esperienza, ma poi me ne pentii molto e mi disperai. Mi convinsi che avevo ceduto alle tentazioni del demonio, promettendomi che non avrei mai più fatto una cosa del genere.
Il giorno prima dell’intervista che vi dicevo, la mia vita però cambiò per sempre… CONTINUA
Prima parte
Doveva essere un giorno speciale, uno di quelli etichettati come “i più belli della vita”, una sorta di riconoscimento di tutto il duro lavoro fatto nella mia vita. Sarei dovuto essere fiero di avere di fianco a me mia moglie e miei tre figli, invece dentro di me ero devastato e in faccia portavo i chiari segni di una notte passata insonne tra mille pensieri e tormenti.
Ero a casa mia, nella mia bella villetta, con davanti a me un fotografo e un giornalista, mentre la truccatrice cercava di nascondere le occhiaie. “Scusatemi - provai a giustificarmi - ma l’emozione è tale che non ho chiuso occhio questa notte”, con mia moglie Anna a confermare di avermi trovato sveglio quando questa mattina si è alzata come sempre presto, continuando poi a ripetere ai presenti da brava padrona di casa se volessero qualcosa.
Anna e i miei figli pensavano che ero agitato per il momento, non potevano immaginare i veri motivi di quel profondo malessere. Alla fine ci facemmo delle belle foto di famiglia, poi un paio io e mia moglie e altrettante io da solo. Nonostante la mia cera vennero degli scatti molto belli, che adesso fanno capolino in bella vista nel nostro sfarzoso salotto borghese.
Quello era il giorno di un’intervista che rilasciai a un’importante rivista che esce sia in Italia sia in molti altri paesi del mondo; non conquistai la copertina ma un bel servizio di più pagine dove venivo descritto come uno dei più brillanti scienziati italiani - un fisico per la precisione -, divenuto famoso nell’ambiente - ma anche fuori dalla cerchia ristretta del mio ambito lavorativo - per la riuscita di un progetto al quale ho lavorato per anni, anzi direi più che altro per lustri.
Quando l’intervista fu finita dissi che volevo fare una passeggiata, ma era solo una scusa per stare un po’ da solo e cercare di riannodare i fili di questa storia così assurda che ancora adesso mi tormenterà e credo che lo farà per il resto dei miei giorni.
Io mi chiamo Luca, ho 56 anni e come detto sono uno scienziato e anche un accademico. Sono sposato con Anna che invece di anni ne ha 51 portati magnificamente anche grazie a diversi ritocchi estetici, con i nostri tre figli che ormai sono grandi.
Sono nato in una cittadina lombarda che oltre ad avere una rinomata università non ha molto altro da offrire. Mio padre insieme a suo fratello ha una storica macelleria e le bestie le teniamo in un terreno in un paese poco distante. Con la macelleria di soldi ne abbiamo fatti tanti, ma i miei sono rimasti sempre umili e semplici, continuando ancora oggi a spaccarsi la schiena invece di riposarsi.
Ho un fratello più grande che insieme a mio cugino sta portando avanti la macelleria, mentre io fin da piccolo ho mostrato una propensione allo studio tanto che per me i miei genitori avevano altri piani “Luca deve studiare”.
Così ho frequentato le migliori scuole private della zona, tutte ecclesiastiche, anche perché vengo da una famiglia molto credente e anche io sono particolarmente devoto. Sono un tipo di corporatura media - ora con qualche chiletto di troppo - biondino e con occhi chiari. Non bello ma neanche brutto, uno normale con un carattere tranquillo e riservato.
Ho un ottimo rapporto con mio fratello e con i miei genitori, ho molti conoscenti ma il mio grande amico di sempre è Francesco, coetaneo con cui ho fatto tutte le scuole insieme tranne l’università con io che presi fisica e lui architettura.
Francesco è più estroverso di me, figlio di un noto avvocato e uomo politico della città con il quale però non parla da decenni: fin da ragazzo mi confessò di essere attratto dagli uomini, dichiarandosi alla famiglia finito il liceo con il padre che non ha mai accettato la cosa: gli pagò gli studi e una casa a Milano, ma per lui ormai esisteva solo Paolo il suo primogenito che ha ripercorso la sua carriera da avvocato.
A me invece piacciono solo le donne, ma ho una formazione molto rigida e il primo bacio l’ho dato a 20 anni. Non avevo particolari turbe, ma quando parlai a mio fratello di fastidi nelle parti intime lui mi fece “Luca menatelo ogni tanto il pisello”.
A 20 anni in pratica mi fidanzai in casa proprio con Anna, all’epoca quindicenne. Lei era la figlia della sarta del paese e già lavorava insieme alla madre, una tipa molto sveglia ma anche lei molto tradizionalista al pari di mia madre di cui è molto amica.
Per entrambe quel fidanzamento era un affare: mia madre mi aveva trovato una ragazza molto bella, educata, timorata di Dio e aveva come unica ambizione quella di fare la moglie-mamma, mentre mia suocera aveva piazzato la figlia in una famiglia seria, lavoratrice, piena di soldi e soprattutto c’ero io che stavo studiando per fare un lavoro con L maiuscola.
Io me la ricordavo bambina Anna e quando me la presentarono a casa per una merenda trovai una ragazza molto bella, con i capelli castani raccolti a coda di cavallo, due occhi marroni non molto svegli e uno splendido visino. Zero trucco e vestita con jeans e felpa, di media statura (1,70) e quasi del tutto silente.
Spinti dalle nostre famiglie iniziammo a uscire quando io il fine settimana tornavo dall’università, lei invece lavorava con la madre. Anna è molto semplice, senza amiche praticamente perché la sua vita era la sartoria, la chiesa, la madre e la sorella più grande già sposata e con figli.
Non prendetemi per un misogino, ma oltre che semplice è anche un po’ stupida nel senso di ingenua, totalmente appiattita sulla mia figura e su quella della madre. Per dire, se io in questi 30 l’avessi picchiata di continuo, lei probabilmente avrebbe pensato che per qualche motivo avevo ragione io a dargliele.
Per lei ero quasi un Dio che studiavo, spesso passava il tempo ad accarezzarmi i capelli e a fissarmi piena di amore mentre leggevo. Anche se ha la terza media, anche a lei piaceva molto leggere e la letteratura in generale, con io che la spingevo a coltivare queste passioni tanto che iniziò a tenere una serie di diari dove annotava i suoi pensieri.
Andavamo al cinema e al teatro, a lei sembrava che andassimo a Broadway, poi uscivamo con i miei amici e lei era contentissima, rimanendo quasi sempre in silenzio divertendosi ad ascoltare gli altri. Quando le dissi che Frà è gay lei i primi tempi lo guardava come se fosse un marziano…
Dal punto di vista intimo quando ci baciammo per la prima volta fu il primo bacio per entrambi. Da bravi credenti naturalmente nessun rapporto prima del matrimonio, ma poi cominciai ad avere dei desideri e iniziai a palparla nei momenti di intimità anche perché di roba da palpare ce ne era.
A 18 anni era pienamente sviluppata, solo in altezza era rimasta la stessa. Il volto era sempre acqua e sapone, molto bello anche se l’aria era poco sveglia, ma il seno era cresciuto ed era meraviglioso: una terza abbondante soda e morbida allo stesso modo, con due capezzoloni duri e dritti. Le sue tette andavano verso fuori e non verso il basso, magnifiche.
Al tempo stesso aveva messo su anche un culone pagnottoso eccezionale, sodo e abbondante: non faceva sport, solo lunghe passeggiate, diciamo tutto merito di Dio. Da ragazzo impazzivo per le sue tette, mentre poi ho imparato ad apprezzare più il suo culo.
Ogni volta che ci appartavamo in macchina a me veniva durissimo - ho un cazzo normale, non tanto largo ma lungo credo 17/18 cm - e lei iniziò a farmi delle seghe. “Va bene così, ti piace, sono brava?” mi ripeteva ogni volta. Lei mi segava e io le toccavo le tette, poi un giorno mi fece “mia sorella mi ha detto di fare così” e allora si chinò e iniziò a leccarmi il cazzo, per poi ciucciare la cappella mentre con la mano continuava a segarmi.
Le venivo poi sulle tette e iniziai a toccarla anche io: lei all’inizio non voleva, si vergognava, ma bastò insistere un po’ che subito aprì le gambe. Anche io chiesi a mio fratello come fare a toccarla per darle piacere, così seguendo le sue istruzioni iniziai a sgrillettarla e a leccarla.
Lei non voleva, diceva che era immorale, ma io le dicevo che noi siamo innamorati, che presto ci saremmo sposati e che era normale darsi piacere a vicenda. “Una donna deve sempre soddisfare il proprio uomo, altrimenti scappa” le disse la madre, così fino alle nozze era un continuo di pompini e spagnole; la prima volte che lei venne mentre la leccavo mi fece male alle orecchie per quanto strinse le gambe.
Questo darsi piacere a vicenda le dava una maggiore sicurezza, eravamo allora come adesso innamoratissimi ma a casa mia erano categorici: il matrimonio solo dopo che Luca si è laureato e ha trovato lavoro. La famiglia di Anna aveva più fretta ma alla fine accettò, con i miei studi che bene o male andarono spediti nonostante la difficoltà della materia.
Di certo non sono un genio, sono molto intelligente ma soprattutto sono un gran sgobbone, uno capace di studiare anche 16 ore al giorno sotto esame. Una caratteristica mantenuta poi anche a lavoro. Quando mi laureai iniziai a trovare lavoro, uno in particolare mi entusiasmava: era un posto da ricercatore a Milano ma era parecchio ambito.
Mia madre allora mi disse di chiedere a Francesco se il padre mi poteva dare una mano. Lui però non ci parlava con il padre e mi disse di andare da Paolo, suo fratello. A Paolo lo conosco da sempre, ma quando mi accolse mi tremavano le gambe, poi lui così alto e serio, tipo un norvegese biondo e con gli occhi chiari anche se con un volto scavato e segnato da un’acne giovanile.
Disse che avrebbe parlato con suo padre e che avrebbe provato a fare il possibile. Dopo qualche tempo mi dette la buona notizia “però ricordati che devi molto al dottor Bianchi, il consigliere comunale, poi te lo presenterò”.
Prima di trasferirmi a Milano ci sposammo, poi mio padre ci comprò un bell’appartamento già con più camere per i figli. Anna era spaventata dal vivere a Milano ma al tempo stesso eccitata da quella vita insieme, curava la casa e ogni sera quando tornavo si faceva trovare impeccabile e disponibile.
La sverginai la prima notte di nozze così come giusto, con mia madre che il giorno dopo mi prese in disparte e mi fece “il lenzuolo era sporco di sangue?”, io feci “sì perché?”, lei accennò un sorriso e mi dette una carezza.
Vederla tutta nuda, truccata e sexy nel suo completo di nozze fu bellissimo. Me lo leccò poi la leccai io, poi iniziai a penetrarla lentamente. Lei era tutta rossa, faceva lunghi respiri e poi lunghi soffi come se stesse partorendo, poi quando entrò tutto sgranò gli occhi e si godette la sua prima scopata tutta tesa stringendo le lenzuola con le mani.
La sua fica stretta era meravigliosa, poi come iniziai ad accelerare vedevo quelle tettone muoversi e… dopo qualche minuto le venni dentro. Iniziammo fin da subito a provare ad avere figli: quando lei ovulava mi faceva venire dentro almeno per due volte di seguito, mentre le altre volte diceva che le piaceva che le venivo sulle tette ma mai in faccia.
A pecora poi era da sturbo: le prime volte duravo poco, ma poi divenni bravo anche io iniziando a farla godere anche con il cazzo oltre che con la bocca. Eravamo felici: io lavoravo tantissimo, lei curava la casa e faceva lunghe passeggiate, passando poi a trovare una sua cugina che aveva due figli. Il fine settimana poi il sabato uscivamo con gli amici mentre la domenica tornavamo al paese, anche se sua madre ogni volta che poteva la veniva a trovare.
Sempre per favorire la mia carriera, con Paolo iniziai a frequentare un club che era una vera e propria loggia massonica. Poco dopo la mia iscrizione alla prima cena c’erano anche le mogli e i figli degli iscritti, una serata pallosa ma utile alla mia carriera. Ricordo l’imbarazzo di Anna, vestita con un bel vestito lungo e praticamente silente per tutta la serata.
Quei contatti però hanno fatto decollare la mia carriera, facendomi ottenere dottorati, incarichi e alla fine anche una cattedra in un piccolo ateneo privato milanese. Entrai a far parte di un centro di ricerca e, grazie a buoni agganci, i finanziamenti non sono mai mancati.
Tra insegnamento e ricerca sono arrivato a guadagnare molto bene, ma le soddisfazioni maggiori sono state le pubblicazioni e poi la recente ricerca che dopo anni di duro lavoro mi è valsa l’intervista che vi dicevo all’inizio.
Anna voleva sempre sapere tutto del lavoro, sostenendomi nei momenti difficili rassicurandomi che tutto sarebbe andato per il meglio. Ci abbiamo messo alcuni anni ad avere figli, poi ne abbiamo fatti tre - tre maschi - uno dietro l’altro.
Ho sempre lavorato duro, viaggiando anche molto, ma quando ero a casa per me c’è sempre stata solo la mia famiglia. Con la nascita dei figli il sesso è diventato più sporadico, spesso lei era distrutta e mi faceva un bel pompino solo per devozione verso il marito.
Le tre gravidanze un po’ l’avevano appesantita, il seno si era svuotato e anche il viso iniziava a dare i primi segni del tempo. Lei una volta pianse guardandosi allo specchio, disse che le dispiaceva di essere ingrassata promettendomi che avrebbe iniziato a fare palestra, Io le ripetevo che non mi importava, che l’amavo come quando aveva 15 anni.
Quando i bimbi furono più grandi lei si mise veramente sotto con la palestra con tanto di personal trainer, ottenendo nel tempo ottimi risultati per le cosce e i glutei: il suo sedere ora è imponente, grosso e sodo, tanto che quando cammina un po’ si inarca in avanti. Io viste le tante trasferte ho scoperto il porno, iniziando a vedere le altre donne con uno sguardo differente e anche mia moglie.
Così quando lei mi parlò di farsi dei ritocchini subito dissi ok: negli anni si è rifatta le tette, una quinta, oltre punture costanti in viso, gonfiandosi anche le labbra. I capelli ora li porta rosso scuri, non più legati ma lunghi oltre le spalle e mossi. Se vedi una sua foto da ragazza pensi a una teen acqua e sapone, ora invece a un milfone uscito fuori da Brazzers.
Il suo vestiario però è sempre sobrio anche se più sexy. Per il resto è sempre la solita donna: nella sua vita ci sono solo i suoi figli, verso i quali ha un attaccamento morboso, e suo marito. Con i figli grandi recuperammo anche molta intimità, ma io iniziavo anche ad avere altri pensieri.
Quando ero fuori la sera guardavo molti porno, iniziai così a immaginare che ci fosse Anna al posto di quelle attrici che facevano di tutto anche con cazzi giganteschi. Se io avessi chiesto a mia moglie di fare sesso anale, di venirle in faccia o di fare un’orgia, lei sarebbe sbiancata ma sono sicuro che alla fine avrebbe accettato.
Noi due parlavamo di tutto, il le raccontavo sempre tutto e lei lo stesso, solo sul sesso c’era una sorta di tabù. Negli ultimi anni però le cose sono migliorate. In occasione di un anniversario ci facemmo da soli una vacanza ai Caraibi, con lei che sfoggiava costumi ridotti “se mi fotografi ti uccido” disse ridendo. Gli uomini la riguardavano e la sera ci facevamo belle scopate.
Quando i soldi iniziarono a entrare a palate, con i soldi dei miei facemmo alcune operazioni immobiliari a Milano molto redditizie tanto che ci comprammo la villa in Brianza dove ora abitiamo, aumentai di molto i soldi nella carta a sua disposizione per le spese “comprati quello che vuoi”.
Lei da quando ci siamo sposati ha iniziato a curare molto di più l’abbigliamento, specialmente in intimità aveva cassetti pieni di lingerie super sexy da sfoggiare con il marito. Iniziammo così a fare una sorta di gioco.
Quando ero via lei ogni sera mi mandava una sua foto sexy, con io che le chiesi poi di essere sempre più audace. “Promettimi però che le guardi poi le cancelli subito” mi fece, ma io invece le tenevo e anzi, dopo aver oscurato volto e altri dettaglio, le condividevo su un forum americano di mariti cornuti.
Se le prime foto erano di lei in lingerie, le ultime erano di lei a pecora oppure a gambe aperte, iniziando poi a mandarmi foto con zucchine o cetrioli piantati in fica. Io mi eccitavo a leggere i commenti degli utenti, e mi segavo immaginando Anna con altri.
Andai però anche oltre. Stetti per alcuni mesi in America e, durante una gita a Las Vegas, vidi nella hall di un casinò una giovane prostituta uguale ad Anna da giovane. Non so cosa mi prese ma contrattai una prestazione con tanto di sesso anale.
Mentre la inculavo chiesi se potevo chiamarla Anna, lei mi guardò un po’ stranita poi mi chiese un extra di 20 dollari. “Ti rompo il culo Anna, che troia che sei a prenderlo in culo Anna, hai il culo rotto Anna chissà quanti cazzi hai preso” dicevo in italiano senza che la prostituta capisse.
Ripetetti diverse volte quel tipo di esperienza, ma poi me ne pentii molto e mi disperai. Mi convinsi che avevo ceduto alle tentazioni del demonio, promettendomi che non avrei mai più fatto una cosa del genere.
Il giorno prima dell’intervista che vi dicevo, la mia vita però cambiò per sempre… CONTINUA