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…fino a quando non mi chiamò lei. Vi risparmio le interminabili telefonate e gli incontri di chiarimento ed analisi di quanto ci era successo. Io ormai ero stanco di quella storia, tuttavia il ricordo di lei che dava piacere, con i suoi bei piedini sensuali, per non parlare del pompino magistrale, a quell’essere volgare, in quello scantinato, accendeva la mia voglia di ulteriori “trasgressioni”. Per lei invece non era successo niente, tendeva a glissare ed evitare di trattare la questione direttamente. Il punto era che, per qualche oscura e morbosa ragione, nessuno dei due riusciva a mettere la parola “fine” alla nostra storia. Forse a lei piaceva l’idea di avere un ragazzo da cornificare a tutto spiano. Io volevo vedere fino a che punto sarebbe arrivata, la santa lussuriosa.
Ma andiamo avanti. Sul finire dell’estate, la sua amica Francesca, per gli amici Siska, ci invitò a casa sua, in Calabria, dicendo che i suoi erano tornati a Firenze e che quindi potevamo fare come ci pareva. Siska era una tipa interessante, fisicamente intendo. Ex dark, magra, longilinea e ben messa di davanzale, con seni forse più piccoli di quelli di Claudia, ma belli sodi e appuntiti, con un andamento divergente che mi faceva impazzire. Capelli neri, corti e ribelli, piercing al sopracciglio e all’ombelico, tatuaggio tribale sulla caviglia e sul dorso del piede destro, dava l’impressione di lottare costantemente tra il bisogno di essere considerata una persona forte e “maschia” e quello di apparire però molto dolce, femminile e sensibile. Fidanzata con un tipo abbastanza simpatico ed amichevole, Giuseppe, col quale mi trovai subito in sintonia.
Ovviamente la mia mente da porco libidinoso immaginò subito scenari orgiastici e scambi di coppia. Ma no, figuriamoci le reazioni della “santa”. Siska, poi, ci teneva particolarmente ad apparire serissima e fedelissima, reagendo anche in maniera esagerata a qualsiasi battuta spinta o su altre ragazze o che mettesse in dubbio il suo amore sconfinato ed imperituro per Peppe.
Comunque, passammo la prima settimana in modo abbastanza gradevole. L’unico problema era andare al mare. Avevamo tre possibilità, prendere la macchina per andare in un posto decente ma lontano, andare vicino casa in un posto che però non ci piaceva per niente oppure andare in uno stabilimento magnifico, che però presentava un altro problema. Il proprietario, praticamente un cavernicolo di mezza età, villoso e tatuato, si era subito mostrato scortese, come se quel lavoro lo facesse per sport e non avesse bisogno di clienti. In un paio di occasioni aveva risposto malissimo sia a Siska che a Claudia, costringendo me e Peppe ad intervenire e solo grazie all’aiuto dei suoi due figli avevamo evitato la rissa. I due ragazzi erano senz’altro più cortesi ed erano l’unico motivo per cui continuavamo a frequentare quel posto, che meritava davvero.
Ok, ecco il fatto.
Già da un paio di giorni avevo notato che le ragazze parlottavano tra loro, in modo complice, lanciando occhiatine verso i due giovanotti, invero bei ragazzi abbronzati e relativamente simpatici. Lo feci notare a Peppe, ma lui scartò qualsiasi ipotesi, sicurissimo della serietà di Siska. Bene, una mattina ci andammo a piazzare su una specie di pedana in legno che affacciava sul mare. Ci raggiunsero anche altri amici che, insieme a Peppe, iniziarono un’accanita serie di partite a carte. Io, col mio libro, continuavo a studiarmi di sottecchi le due ragazze, che stavano sicuramente tramando qualcosa. Per certo erano uno spettacolo, bikini nero a motivi bianchi per Siska e bianco a motivi neri per Claudia, che coprivano al limite del licenzioso quei bei culetti e i seni tondi e sodi delle due giovani. Parei colorati e occhiali da sole completavano il tutto. Claudia, ovviamente, aveva messo la sua cavigliera preferita.
Ad un certo punto si avvicinarono a noi, tenendosi per mano, dicendo “noi andiamo a farci una bella nuotata”. Io guardai Claudia, capendo perfettamente, dalla sua espressione, che non gradiva la mia presenza, come nella maggior parte dei casi. Ormai conoscevo perfettamente quello sguardo. Peppe rispose “certo amore, divertitevi” e poi ricevette un bel bacio, umido ed appassionato, dalla sua lei, tanto per mettere in chiaro davanti a tutti che lei era la sua donna e lui il suo uomo e guai a chi dicesse il contrario. Si avviarono quindi sul bordo della pedana e regalarono a tutti gli astanti la visione di due tuffi al limite dell’applauso, per quanto furono aggraziati.
Io le guardai nuotare verso la piccola scogliera che faceva da barriera con lo stabilimento accanto e poi tornai a dedicarmi alla lettura. Dopo quasi un’ora però cominciai ad impensierirmi. Siska era un’ottima nuotatrice, ma Claudia incorreva ogni tanto in dei crampi e non mi piaceva pensarle in difficoltà. Le cercai con lo sguardo, lungo la linea della costa, ma non le vidi, così dissi a Peppe che sarei andato a cercarle. Lui, impegnatissimo nella partita, mi rispose “ok, ma stai tranquillo, sono adulte e vaccinate, poi Siska è una campionessa di nuoto, vedrai che non avranno avuto alcun problema e staranno chiacchierando in un bar”. Io assentìi, ma decisi di andare a nuoto al di là della scogliera dove le avevo viste sparire.
Con notevole fatica raggiunsi la spiaggia a fianco alla nostra, non ero certo in forma per quello sforzo e decisi di procedere via terra. Mi incamminai quindi sulla battigia, quando un lembo di tessuto colorato, appeso ad una sdraio, attrasse la mia attenzione. Mi avvicinai e, si, era il reggiseno nero a motivi bianchi di Siska. Da lì, parecchie impronte molto confuse portavano verso una serie di cabine, più o meno grandi, un tempo utilizzate per cambiarsi, ma ora in disuso. Appena il rumore del mare si fece meno intenso, sentìi i primi gemiti. Con il cuore in gola mi nascosi dietro ad una cabina e mi sporsi leggermente per vedere. Lo spettacolo fu incredibilmente eccitante e scioccante al tempo stesso.
Nascosti alla vista da qualsiasi direzione, tranne la mia, vidi tre figure intente a fare sesso. Siska, con la sua bella figura longilinea e quei tatuaggi, a quattro zampe, con quelle due belle tettine sode che dondolavano avanti e indietro, stava bellamente scopando con due uomini, uno la prendeva da dietro e l’altro si stava facendo spompinare. Riconobbi subito i due maschi, i figli del proprietario. Quello più grande teneva la ragazza per i fianchi e la penetrava con vigore, alternando colpi secchi a rapide serie di affondi. Quello più giovane invece aveva un’espressione estatica. Evidentemente la tipa ci sapeva fare.
Lui la teneva per i capelli e, apparentemente, dettava il ritmo del pompino, anche se, in realtà, era la ragazza a comandare, segandogli l’asta con una mano e muovendo la bocca sulla cappella, con navigata sapienza, producendo suoni umidi e gemiti prolungati, che lasciavano ben intendere quanto fossero tutti eccitati. Dopo un po’ cambiarono posizione, il maggiore si sdraiò a terra, dicendo “vieni qui porca, adesso cavalcami tu”, la ragazza si pose su di lui a cavalcioni, di schiena al ragazzo, accompagnando con una mano e quindi ricevendo, con un gemito profondo, tutta la lunghezza del cazzo turgido nella fighetta fradicia, permettendo così al più giovane di rimettersi davanti a lei e farle riprendere il lavoro di bocca. Mi regalarono così un’altra bella immagine di Siska che cavalcava il suo amante al ritmo della scopata, inarcando la schiena in modo sinuoso e invogliando lui e il fratello darci dentro “si, dai, scopami, fottimi, sfondami..(bestemmia) lo voglio sentire nella pancia. E tu vieni qui, voglio mangiartelo, che verga… che cazzo enorme, scopami la bocca, vieni qui” e così dicendo, riprendeva a segare l’uccello del ragazzo con una mano, mentre gli massaggiava lo scroto ed il buco del culo con le dita dell’altra, deliziandolo di morbidi passaggi di lingua, prima sui testicoli, lungo l'asta, poi sul frenulo ed attorno alla cappella, prima di riprendere a succhiarla, accompagnando il pompino con movimenti languidi della testa e lanciandogli sguardi maliziosi.
Ok, Siska stava regalando un ricco palco di corna ramificate al povero Peppe, ma che fine aveva fatto Claudia? Sebbene avrei guardato volentieri come sarebbe andata a finire, mi decisi a cercare la santarellina, che, ne ero certo, non stava facendo nulla di santo, in quel momento.
Lasciando il trio ansimante, che continuava a darci dentro alla grande, iniziai a cercare lì intorno indizi che mi portassero sulle tracce di Claudia, senza però particolare successo. Stavo quasi per abbandonare le ricerche, quando mi parve di sentire nell’aria l’olezzo dei sigaretti preferiti del cafone capo, il genitore attempato e volgare dei due maschietti che si stavano lavorando Siska.
Ci feci caso, perché quegli orrendi sigaretti erano uno dei motivi per cui Siska e Claudia avevano litigato più spesso con il tale.
Combattuto tra l’incredulità e la voglia di confermare quanto Claudia gradisse le rudi attenzioni di persone sgradevoli, cercai di capire da dove arrivasse il puzzo, neanche fossi un cane da tartufo!
Al di là delle mie capacità olfattive, la mia attenzione fu attratta da una casupola in legno, una specie di magazzino, messo male come struttura, ma con un bel lucchetto nuovo alla porta. Un lucchetto aperto.
Mi avvicinai alla struttura e capìi che l’odore veniva da lì, percependo, al contempo, un mormorio provenire dall’interno. Facendo il giro della baracca, trovai finalmente una fenditura in una parete, così, con la massima attenzione, tentai un’occhiata all’interno. Bingo…
Ma andiamo avanti. Sul finire dell’estate, la sua amica Francesca, per gli amici Siska, ci invitò a casa sua, in Calabria, dicendo che i suoi erano tornati a Firenze e che quindi potevamo fare come ci pareva. Siska era una tipa interessante, fisicamente intendo. Ex dark, magra, longilinea e ben messa di davanzale, con seni forse più piccoli di quelli di Claudia, ma belli sodi e appuntiti, con un andamento divergente che mi faceva impazzire. Capelli neri, corti e ribelli, piercing al sopracciglio e all’ombelico, tatuaggio tribale sulla caviglia e sul dorso del piede destro, dava l’impressione di lottare costantemente tra il bisogno di essere considerata una persona forte e “maschia” e quello di apparire però molto dolce, femminile e sensibile. Fidanzata con un tipo abbastanza simpatico ed amichevole, Giuseppe, col quale mi trovai subito in sintonia.
Ovviamente la mia mente da porco libidinoso immaginò subito scenari orgiastici e scambi di coppia. Ma no, figuriamoci le reazioni della “santa”. Siska, poi, ci teneva particolarmente ad apparire serissima e fedelissima, reagendo anche in maniera esagerata a qualsiasi battuta spinta o su altre ragazze o che mettesse in dubbio il suo amore sconfinato ed imperituro per Peppe.
Comunque, passammo la prima settimana in modo abbastanza gradevole. L’unico problema era andare al mare. Avevamo tre possibilità, prendere la macchina per andare in un posto decente ma lontano, andare vicino casa in un posto che però non ci piaceva per niente oppure andare in uno stabilimento magnifico, che però presentava un altro problema. Il proprietario, praticamente un cavernicolo di mezza età, villoso e tatuato, si era subito mostrato scortese, come se quel lavoro lo facesse per sport e non avesse bisogno di clienti. In un paio di occasioni aveva risposto malissimo sia a Siska che a Claudia, costringendo me e Peppe ad intervenire e solo grazie all’aiuto dei suoi due figli avevamo evitato la rissa. I due ragazzi erano senz’altro più cortesi ed erano l’unico motivo per cui continuavamo a frequentare quel posto, che meritava davvero.
Ok, ecco il fatto.
Già da un paio di giorni avevo notato che le ragazze parlottavano tra loro, in modo complice, lanciando occhiatine verso i due giovanotti, invero bei ragazzi abbronzati e relativamente simpatici. Lo feci notare a Peppe, ma lui scartò qualsiasi ipotesi, sicurissimo della serietà di Siska. Bene, una mattina ci andammo a piazzare su una specie di pedana in legno che affacciava sul mare. Ci raggiunsero anche altri amici che, insieme a Peppe, iniziarono un’accanita serie di partite a carte. Io, col mio libro, continuavo a studiarmi di sottecchi le due ragazze, che stavano sicuramente tramando qualcosa. Per certo erano uno spettacolo, bikini nero a motivi bianchi per Siska e bianco a motivi neri per Claudia, che coprivano al limite del licenzioso quei bei culetti e i seni tondi e sodi delle due giovani. Parei colorati e occhiali da sole completavano il tutto. Claudia, ovviamente, aveva messo la sua cavigliera preferita.
Ad un certo punto si avvicinarono a noi, tenendosi per mano, dicendo “noi andiamo a farci una bella nuotata”. Io guardai Claudia, capendo perfettamente, dalla sua espressione, che non gradiva la mia presenza, come nella maggior parte dei casi. Ormai conoscevo perfettamente quello sguardo. Peppe rispose “certo amore, divertitevi” e poi ricevette un bel bacio, umido ed appassionato, dalla sua lei, tanto per mettere in chiaro davanti a tutti che lei era la sua donna e lui il suo uomo e guai a chi dicesse il contrario. Si avviarono quindi sul bordo della pedana e regalarono a tutti gli astanti la visione di due tuffi al limite dell’applauso, per quanto furono aggraziati.
Io le guardai nuotare verso la piccola scogliera che faceva da barriera con lo stabilimento accanto e poi tornai a dedicarmi alla lettura. Dopo quasi un’ora però cominciai ad impensierirmi. Siska era un’ottima nuotatrice, ma Claudia incorreva ogni tanto in dei crampi e non mi piaceva pensarle in difficoltà. Le cercai con lo sguardo, lungo la linea della costa, ma non le vidi, così dissi a Peppe che sarei andato a cercarle. Lui, impegnatissimo nella partita, mi rispose “ok, ma stai tranquillo, sono adulte e vaccinate, poi Siska è una campionessa di nuoto, vedrai che non avranno avuto alcun problema e staranno chiacchierando in un bar”. Io assentìi, ma decisi di andare a nuoto al di là della scogliera dove le avevo viste sparire.
Con notevole fatica raggiunsi la spiaggia a fianco alla nostra, non ero certo in forma per quello sforzo e decisi di procedere via terra. Mi incamminai quindi sulla battigia, quando un lembo di tessuto colorato, appeso ad una sdraio, attrasse la mia attenzione. Mi avvicinai e, si, era il reggiseno nero a motivi bianchi di Siska. Da lì, parecchie impronte molto confuse portavano verso una serie di cabine, più o meno grandi, un tempo utilizzate per cambiarsi, ma ora in disuso. Appena il rumore del mare si fece meno intenso, sentìi i primi gemiti. Con il cuore in gola mi nascosi dietro ad una cabina e mi sporsi leggermente per vedere. Lo spettacolo fu incredibilmente eccitante e scioccante al tempo stesso.
Nascosti alla vista da qualsiasi direzione, tranne la mia, vidi tre figure intente a fare sesso. Siska, con la sua bella figura longilinea e quei tatuaggi, a quattro zampe, con quelle due belle tettine sode che dondolavano avanti e indietro, stava bellamente scopando con due uomini, uno la prendeva da dietro e l’altro si stava facendo spompinare. Riconobbi subito i due maschi, i figli del proprietario. Quello più grande teneva la ragazza per i fianchi e la penetrava con vigore, alternando colpi secchi a rapide serie di affondi. Quello più giovane invece aveva un’espressione estatica. Evidentemente la tipa ci sapeva fare.
Lui la teneva per i capelli e, apparentemente, dettava il ritmo del pompino, anche se, in realtà, era la ragazza a comandare, segandogli l’asta con una mano e muovendo la bocca sulla cappella, con navigata sapienza, producendo suoni umidi e gemiti prolungati, che lasciavano ben intendere quanto fossero tutti eccitati. Dopo un po’ cambiarono posizione, il maggiore si sdraiò a terra, dicendo “vieni qui porca, adesso cavalcami tu”, la ragazza si pose su di lui a cavalcioni, di schiena al ragazzo, accompagnando con una mano e quindi ricevendo, con un gemito profondo, tutta la lunghezza del cazzo turgido nella fighetta fradicia, permettendo così al più giovane di rimettersi davanti a lei e farle riprendere il lavoro di bocca. Mi regalarono così un’altra bella immagine di Siska che cavalcava il suo amante al ritmo della scopata, inarcando la schiena in modo sinuoso e invogliando lui e il fratello darci dentro “si, dai, scopami, fottimi, sfondami..(bestemmia) lo voglio sentire nella pancia. E tu vieni qui, voglio mangiartelo, che verga… che cazzo enorme, scopami la bocca, vieni qui” e così dicendo, riprendeva a segare l’uccello del ragazzo con una mano, mentre gli massaggiava lo scroto ed il buco del culo con le dita dell’altra, deliziandolo di morbidi passaggi di lingua, prima sui testicoli, lungo l'asta, poi sul frenulo ed attorno alla cappella, prima di riprendere a succhiarla, accompagnando il pompino con movimenti languidi della testa e lanciandogli sguardi maliziosi.
Ok, Siska stava regalando un ricco palco di corna ramificate al povero Peppe, ma che fine aveva fatto Claudia? Sebbene avrei guardato volentieri come sarebbe andata a finire, mi decisi a cercare la santarellina, che, ne ero certo, non stava facendo nulla di santo, in quel momento.
Lasciando il trio ansimante, che continuava a darci dentro alla grande, iniziai a cercare lì intorno indizi che mi portassero sulle tracce di Claudia, senza però particolare successo. Stavo quasi per abbandonare le ricerche, quando mi parve di sentire nell’aria l’olezzo dei sigaretti preferiti del cafone capo, il genitore attempato e volgare dei due maschietti che si stavano lavorando Siska.
Ci feci caso, perché quegli orrendi sigaretti erano uno dei motivi per cui Siska e Claudia avevano litigato più spesso con il tale.
Combattuto tra l’incredulità e la voglia di confermare quanto Claudia gradisse le rudi attenzioni di persone sgradevoli, cercai di capire da dove arrivasse il puzzo, neanche fossi un cane da tartufo!
Al di là delle mie capacità olfattive, la mia attenzione fu attratta da una casupola in legno, una specie di magazzino, messo male come struttura, ma con un bel lucchetto nuovo alla porta. Un lucchetto aperto.
Mi avvicinai alla struttura e capìi che l’odore veniva da lì, percependo, al contempo, un mormorio provenire dall’interno. Facendo il giro della baracca, trovai finalmente una fenditura in una parete, così, con la massima attenzione, tentai un’occhiata all’interno. Bingo…