Esperienza reale Racconto di fantasia Io e Claudia in Calabria...

Anabasis70

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…fino a quando non mi chiamò lei. Vi risparmio le interminabili telefonate e gli incontri di chiarimento ed analisi di quanto ci era successo. Io ormai ero stanco di quella storia, tuttavia il ricordo di lei che dava piacere, con i suoi bei piedini sensuali, per non parlare del pompino magistrale, a quell’essere volgare, in quello scantinato, accendeva la mia voglia di ulteriori “trasgressioni”. Per lei invece non era successo niente, tendeva a glissare ed evitare di trattare la questione direttamente. Il punto era che, per qualche oscura e morbosa ragione, nessuno dei due riusciva a mettere la parola “fine” alla nostra storia. Forse a lei piaceva l’idea di avere un ragazzo da cornificare a tutto spiano. Io volevo vedere fino a che punto sarebbe arrivata, la santa lussuriosa.
Ma andiamo avanti. Sul finire dell’estate, la sua amica Francesca, per gli amici Siska, ci invitò a casa sua, in Calabria, dicendo che i suoi erano tornati a Firenze e che quindi potevamo fare come ci pareva. Siska era una tipa interessante, fisicamente intendo. Ex dark, magra, longilinea e ben messa di davanzale, con seni forse più piccoli di quelli di Claudia, ma belli sodi e appuntiti, con un andamento divergente che mi faceva impazzire. Capelli neri, corti e ribelli, piercing al sopracciglio e all’ombelico, tatuaggio tribale sulla caviglia e sul dorso del piede destro, dava l’impressione di lottare costantemente tra il bisogno di essere considerata una persona forte e “maschia” e quello di apparire però molto dolce, femminile e sensibile. Fidanzata con un tipo abbastanza simpatico ed amichevole, Giuseppe, col quale mi trovai subito in sintonia.
Ovviamente la mia mente da porco libidinoso immaginò subito scenari orgiastici e scambi di coppia. Ma no, figuriamoci le reazioni della “santa”. Siska, poi, ci teneva particolarmente ad apparire serissima e fedelissima, reagendo anche in maniera esagerata a qualsiasi battuta spinta o su altre ragazze o che mettesse in dubbio il suo amore sconfinato ed imperituro per Peppe.
Comunque, passammo la prima settimana in modo abbastanza gradevole. L’unico problema era andare al mare. Avevamo tre possibilità, prendere la macchina per andare in un posto decente ma lontano, andare vicino casa in un posto che però non ci piaceva per niente oppure andare in uno stabilimento magnifico, che però presentava un altro problema. Il proprietario, praticamente un cavernicolo di mezza età, villoso e tatuato, si era subito mostrato scortese, come se quel lavoro lo facesse per sport e non avesse bisogno di clienti. In un paio di occasioni aveva risposto malissimo sia a Siska che a Claudia, costringendo me e Peppe ad intervenire e solo grazie all’aiuto dei suoi due figli avevamo evitato la rissa. I due ragazzi erano senz’altro più cortesi ed erano l’unico motivo per cui continuavamo a frequentare quel posto, che meritava davvero.
Ok, ecco il fatto.
Già da un paio di giorni avevo notato che le ragazze parlottavano tra loro, in modo complice, lanciando occhiatine verso i due giovanotti, invero bei ragazzi abbronzati e relativamente simpatici. Lo feci notare a Peppe, ma lui scartò qualsiasi ipotesi, sicurissimo della serietà di Siska. Bene, una mattina ci andammo a piazzare su una specie di pedana in legno che affacciava sul mare. Ci raggiunsero anche altri amici che, insieme a Peppe, iniziarono un’accanita serie di partite a carte. Io, col mio libro, continuavo a studiarmi di sottecchi le due ragazze, che stavano sicuramente tramando qualcosa. Per certo erano uno spettacolo, bikini nero a motivi bianchi per Siska e bianco a motivi neri per Claudia, che coprivano al limite del licenzioso quei bei culetti e i seni tondi e sodi delle due giovani. Parei colorati e occhiali da sole completavano il tutto. Claudia, ovviamente, aveva messo la sua cavigliera preferita.
Ad un certo punto si avvicinarono a noi, tenendosi per mano, dicendo “noi andiamo a farci una bella nuotata”. Io guardai Claudia, capendo perfettamente, dalla sua espressione, che non gradiva la mia presenza, come nella maggior parte dei casi. Ormai conoscevo perfettamente quello sguardo. Peppe rispose “certo amore, divertitevi” e poi ricevette un bel bacio, umido ed appassionato, dalla sua lei, tanto per mettere in chiaro davanti a tutti che lei era la sua donna e lui il suo uomo e guai a chi dicesse il contrario. Si avviarono quindi sul bordo della pedana e regalarono a tutti gli astanti la visione di due tuffi al limite dell’applauso, per quanto furono aggraziati.
Io le guardai nuotare verso la piccola scogliera che faceva da barriera con lo stabilimento accanto e poi tornai a dedicarmi alla lettura. Dopo quasi un’ora però cominciai ad impensierirmi. Siska era un’ottima nuotatrice, ma Claudia incorreva ogni tanto in dei crampi e non mi piaceva pensarle in difficoltà. Le cercai con lo sguardo, lungo la linea della costa, ma non le vidi, così dissi a Peppe che sarei andato a cercarle. Lui, impegnatissimo nella partita, mi rispose “ok, ma stai tranquillo, sono adulte e vaccinate, poi Siska è una campionessa di nuoto, vedrai che non avranno avuto alcun problema e staranno chiacchierando in un bar”. Io assentìi, ma decisi di andare a nuoto al di là della scogliera dove le avevo viste sparire.
Con notevole fatica raggiunsi la spiaggia a fianco alla nostra, non ero certo in forma per quello sforzo e decisi di procedere via terra. Mi incamminai quindi sulla battigia, quando un lembo di tessuto colorato, appeso ad una sdraio, attrasse la mia attenzione. Mi avvicinai e, si, era il reggiseno nero a motivi bianchi di Siska. Da lì, parecchie impronte molto confuse portavano verso una serie di cabine, più o meno grandi, un tempo utilizzate per cambiarsi, ma ora in disuso. Appena il rumore del mare si fece meno intenso, sentìi i primi gemiti. Con il cuore in gola mi nascosi dietro ad una cabina e mi sporsi leggermente per vedere. Lo spettacolo fu incredibilmente eccitante e scioccante al tempo stesso.
Nascosti alla vista da qualsiasi direzione, tranne la mia, vidi tre figure intente a fare sesso. Siska, con la sua bella figura longilinea e quei tatuaggi, a quattro zampe, con quelle due belle tettine sode che dondolavano avanti e indietro, stava bellamente scopando con due uomini, uno la prendeva da dietro e l’altro si stava facendo spompinare. Riconobbi subito i due maschi, i figli del proprietario. Quello più grande teneva la ragazza per i fianchi e la penetrava con vigore, alternando colpi secchi a rapide serie di affondi. Quello più giovane invece aveva un’espressione estatica. Evidentemente la tipa ci sapeva fare.
Lui la teneva per i capelli e, apparentemente, dettava il ritmo del pompino, anche se, in realtà, era la ragazza a comandare, segandogli l’asta con una mano e muovendo la bocca sulla cappella, con navigata sapienza, producendo suoni umidi e gemiti prolungati, che lasciavano ben intendere quanto fossero tutti eccitati. Dopo un po’ cambiarono posizione, il maggiore si sdraiò a terra, dicendo “vieni qui porca, adesso cavalcami tu”, la ragazza si pose su di lui a cavalcioni, di schiena al ragazzo, accompagnando con una mano e quindi ricevendo, con un gemito profondo, tutta la lunghezza del cazzo turgido nella fighetta fradicia, permettendo così al più giovane di rimettersi davanti a lei e farle riprendere il lavoro di bocca. Mi regalarono così un’altra bella immagine di Siska che cavalcava il suo amante al ritmo della scopata, inarcando la schiena in modo sinuoso e invogliando lui e il fratello darci dentro “si, dai, scopami, fottimi, sfondami..(bestemmia) lo voglio sentire nella pancia. E tu vieni qui, voglio mangiartelo, che verga… che cazzo enorme, scopami la bocca, vieni qui” e così dicendo, riprendeva a segare l’uccello del ragazzo con una mano, mentre gli massaggiava lo scroto ed il buco del culo con le dita dell’altra, deliziandolo di morbidi passaggi di lingua, prima sui testicoli, lungo l'asta, poi sul frenulo ed attorno alla cappella, prima di riprendere a succhiarla, accompagnando il pompino con movimenti languidi della testa e lanciandogli sguardi maliziosi.
Ok, Siska stava regalando un ricco palco di corna ramificate al povero Peppe, ma che fine aveva fatto Claudia? Sebbene avrei guardato volentieri come sarebbe andata a finire, mi decisi a cercare la santarellina, che, ne ero certo, non stava facendo nulla di santo, in quel momento.
Lasciando il trio ansimante, che continuava a darci dentro alla grande, iniziai a cercare lì intorno indizi che mi portassero sulle tracce di Claudia, senza però particolare successo. Stavo quasi per abbandonare le ricerche, quando mi parve di sentire nell’aria l’olezzo dei sigaretti preferiti del cafone capo, il genitore attempato e volgare dei due maschietti che si stavano lavorando Siska.
Ci feci caso, perché quegli orrendi sigaretti erano uno dei motivi per cui Siska e Claudia avevano litigato più spesso con il tale.
Combattuto tra l’incredulità e la voglia di confermare quanto Claudia gradisse le rudi attenzioni di persone sgradevoli, cercai di capire da dove arrivasse il puzzo, neanche fossi un cane da tartufo!
Al di là delle mie capacità olfattive, la mia attenzione fu attratta da una casupola in legno, una specie di magazzino, messo male come struttura, ma con un bel lucchetto nuovo alla porta. Un lucchetto aperto.
Mi avvicinai alla struttura e capìi che l’odore veniva da lì, percependo, al contempo, un mormorio provenire dall’interno. Facendo il giro della baracca, trovai finalmente una fenditura in una parete, così, con la massima attenzione, tentai un’occhiata all’interno. Bingo…
 
…Quel vecchio bastardo era in piedi, appoggiato ad una specie di tavolo da cucina, canottiera dello stabilimento, che a stento copriva l’addome villoso e prominente, calzoni calati ed espressione volgare, una mano posata sul tavolo, con il sigaretto tra le dita, l’altra che afferrava la sommità della testa della ragazza, con fare dominante e possessivo.
Claudia, indubbiamente Claudia, nuda ed in ginocchio tra le gambe del tale. Il suo bel culetto a mandolino posato sui talloni di quei suoi graziosi pedini rosa, leggermente sporchi di sabbia, con la cavigliera come unico oggetto indossato. Quelle magnifiche fossette, che decoravano la sua schiena inarcata e tornita, e lei, che con un movimento sinuoso, faceva fare su e giù a quella testolina da elfa su un cazzo di dimensioni inquietanti!
Una mano di Claudia, infatti, afferrava l’enorme verga, per impedire che la bestia gli infilasse tutto il membro in gola, l’altra regalava languide carezze sulla coscia, la pancia e i capezzoli pelosi del suo amante, per poi andare a massaggiare le labbra rosate della sua fichetta, evidentemente fradicia. Rumori umidi e morbidi, mugolii di piacere, a tratti con una nota di sorpresa, davano la dimensione di quanto le piacesse quel suo sottomettersi ad un tale trattamento, con molto, molto gusto.
“Cosìiiihh….cosìhh…brava….puttanella…porca…dillo che ti piace puppare il cazzo, dimmelo”, le sussurrava lui con voce ansimante e rauca, strappando alla ragazza dei mugolìi di assenso.
“No, porca, voglio sentirtelo dire!”, “sih…sih….hhh….mi piace succhiarti il cazzo…”, “quale preferisci, tra il mio e quello di quello stronzo del tuo fidanzato?”, “il tuo...voglio il tuo cazzo…E’ duro...tanto duro e grosso”, “ehh, buongustaia, avevo capito che fossi una sporcacciona appena ti ho vista. Anche se non potevo credere ai miei occhi, l’altra sera lì davanti a tutti, quando te l’ho appoggiato e tu, invece di urlare, me lo hai afferrato di nascosto ed hai iniziato a segarmi da sopra i pantaloncini. Proprio lì, davanti a quel coglione del tuo ragazzo che non si è accorto di niente, che porca incredibile che sei. “brava, ora datti da fare, che ho altre sorprese per te”.
E così dicendo le tirò di nuovo la testa verso il fallo, tutto lucido di saliva e tremendamente turgido, che Claudia riprese in bocca con grande voluttà, regalandogli un pompino non meno esperto di quello che Siska stava facendo poco prima.
“Alzati, puttanella”, la apostrofò all’improvviso lui, tirandola su per i capelli, strappando a Claudia un gridolino di disappunto. Lui, stringendola al suo pancione, con una mano le andò ad afferrare una delle piccole chiappe sode, frugando con le dita nei piccoli orifizi a disposizione, mentre con il pollice e l’anulare della mano che tenevano il sigaretto le andò a strizzare uno dei suoi bei capezzoli, già dritti e gonfi di piacere. Così facendo, tirò fuori la lingua e la forzò tra le labbra delicate di lei, la quale non oppose nessuna resistenza, e anzi, non solo iniziò a fargli una sorta di pompino alla lingua, piegando il collo di lato, per poter succhiare più a fondo, ma scese anche con la mano ad afferrargli il cazzo fradicio e segandolo lentamente, su e giù, su e giù, con una lentezza lussuriosa che fece praticamente impazzire di godimento quell’animale.
Dopo diversi minuti di quel limonamento feroce, lui la spostò e la spinse con il pancino sul tavolo, le si pose dietro e la costrinse ad appoggiare il petto sul piano, spingendole una mano sulla schiena. Iniziò quindi a rovistare in uno dei cassetti del tavolo, fino a quando, con espressione soddisfatta disse “oh, guarda, sei fortunata, quei due stronzi me ne hanno lasciato un po’”, tirando fuori una confezione di lubrificante.
Quando Claudia lo vide cominciò ad esprimere dissenso, ma senza molta convinzione “n..no…no…n..non voglio…io..io..non ho…io sono….”. Lui, liberandosi finalmente di quel dannato sigaretto e tenendo Claudia ferma sulla scrivania già solo con la pressione dei fianchi e della pancia, si versò tutto il contenuto restante del flaconcino sulle dita di una mano, che poi andò a piantare tra le gambe tremanti della ragazza. “aaaah, taci troietta, vedrai che servizietto ti faccio. Sai, qui abbiamo un’usanza, i miei ragazzi pensano alle fiche…io vado nel culo… Ti tocca, piccola, ti faccio il culo. Sei vergine di culo?”, Claudia, più eccitata che spaventata rispose “io, io sono vergine!”, alche il tizio, senza indagare troppo, concluse “heh! Lo immaginavo che quel coglione non si fosse preso un culetto magnifico come il tuo! Beh, allora me la prendo io, la tua verginità di dietro, ricordati che da questo momento, ovunque sarai, questo tuo bel buchino sarà mio”. E così dicendo, iniziò un lavoro di ammorbidimento del piccolo sfintere di Claudia.
Un lavoro esperto, a dirla tutta! Iniziò a lubrificare piano piano tutto intorno, poi iniziò a farsi largo con la punta di un dito, strappando gemiti alla ragazza. Quando fu chiaro che un dito entrava agevolmente, iniziò con due, fino a quando non fu soddisfatto del diametro. Invero, avevo già notato che Claudia non disdegnava che io le infilassi un dito nel culetto, nei nostri brevi e scarsi rapporti. Avevo anche detto che il suo culetto era si stretto, ma anche incredibilmente elastico, facendomi pensare che, forse, da sola, la santarellina, dopo le preghierine della sera, dedicasse qualche attenzione speciale a quel posticino nascosto.
Comunque, il tizio, a quel punto, allargò con le dita le natiche della ragazza e cominciò ad appoggiare la punta di quella specie di clava sul buchino. “no!!” se ne uscì Claudia in un urletto, di nuovo, poco convinto. “Daaai…non dirmi che vuoi che smetta…guarda qui quanto sei fradicia…non vorrei dirtelo, ma la tua passerina sta sbrodolando di brutto. Ti piace, lo so che ti piace..”.
"No…no…AH!! Piano! Fai piano!...Oddio!! Oddio mio!! Si, dai!! Piano!! AH!!”,
“Aspetta…porca…ti ho appena appoggiato la cappella…quando comincio a spingere vedrai”
Così, molto lentamente, tra gemiti ed urletti di Claudia e grugniti soddisfatti di quell’animale, capìi che quel grosso cazzo si stava facendo spazio piano piano nell’ano, fino a quel momento vergine, della ragazza. Poi Claudia emise una specie di prolungato mugolio, e lui disse soddisfatto “Ecco!...adesso si che è tutto dentro…. Lo senti? Lo senti come ti apro? Sei sicura di essere vergine, puttanella? E’ entrato più facilmente nel tuo che in quello della tua amica, Siska! Solo che tu me lo stai dando gratis!”.
A quella rivelazione, vidi Claudia sobbalzare e non nego che lo feci anch’io. “Certo…Che pensi? Ce la scopiamo da quando aveva 16 anni, quella cagnetta. E conta che è venuta lei da noi! Ci ha venduto le sue verginità. Si è prostituita, in pratica. E continua a farlo con i clienti dello stabilimento, quando non c’è quel tonto di Peppe. E’ veramente insaziabile, preferisce gli stranieri, specie se un po’ scuretti. Glieli procuriamo noi, tutta gente affidabile, che tiene la bocca chiusa, ma le facciamo fare un bel po’ di soldi, così lei ogni tanto ci ringrazia come le hai visto fare prima e portandoci anche qualche sua mica puttanella come te. Chissà che le staranno facendo ora, quei due. Ma ora torniamo a noi…”
Intanto era iniziata una cavalcata magistrale. Potevo vedere le gambe di Claudia divaricate e tremanti, poggiare sulla punta dei piedini e subire l’assalto del vecchio da dietro. Lei ormai aveva smesso di gemere di fastidio ed aveva iniziato a farlo di puro piacere. Lui le assestava qualche schiaffo sulle natiche, dal basso, mentre la costringeva ad inarcare quella bella schiena e poggiare una gamba sul piano del tavolo, tirandola poi per i capelli. Alternava lente e potenti pompate a scariche veloci ed accanite, ora infilandole due dita in bocca ad afferrarle il visino per una guancia, ora strizzandole i seni tondi con rude malizia, oppure mettendole una mano sulla bocca, soffocando per un po’ i suoi mugolìi e comunque riservandole una serie di trattamenti volti a sottometterla ed umiliarla. Cosa che, ormai era chiaro, la eccitava da impazzire.
Infatti, quando lui prendeva una pausa, tra una serie di spinte e l’altra, era lei stessa a spingere il suo culetto sul grosso cazzo dell’orco, impalandocisi con gran gusto.
“Porco, ecco cosa sei, un vecchio porco”, lo apostrofò ansimante.
“Si, e ti sto montando come una cagna, ti piace essere trattata così eh? Si vede, si vede”, rispondeva lui.
“Potresti essere mio padre, fai schifo..”.
“Da come ti muovi non pare, senti come ti prendo, ti possiedo, ti impalo, tieni, tieni, tieni…”.
Questo il tenore del loro “dirty talking”, interrotto solo quando lui la costringeva a girare la testa, per scambiare qualche bella slinguazzata con lei.
Non nego la mia eccitazione, nel vederla posseduta e sodomizzata per la prima volta da quella specie di mostro, lì davanti ai miei occhi, tanto che iniziai a segarmi anch’io, specie notando come lei arcuasse la pianta del piede appoggiato al pianale, stringendo e distendendo le dita, evidentemente impazzita di godimento, facendo dondolare il piccolo ciondolo della cavigliera.
Dopo diversi minuti però, lo stupendo corpo di Claudia ebbe il sopravvento sui sensi dell’animale. Lui disse “Ecco! Ecco! Ti vengo nel culo! Ti sto per riempire di sborra! Ti riempio il culoooohhh...”. Si curvò su di lei, infilandole una mano sotto la pancia e tra le cosce, cominciando a sfregarle il clitoride fradicio. Emisero quindi insieme dei versi eccitati, al ritmo dei colpi di bacino secchi e prolungati che lui assestava sul culetto, fino a quando non li vidi contorcersi di piacere, l’uno sull’altra, e sentìi Claudia urlare il suo orgasmo. Il primo che le sentivo vocalizzare. Di solito con me veniva silenziosamente, un forte tremolio e basta. Sotto l’azione vorace di quell’ominide, da davanti e da dietro, la ragazza stava invece venendo violentemente, come mai prima di allora. Rimasero così per alcuni attimi, sudati ed ansimanti, lui accasciato sul piccolo corpo della ragazza esausta, schiacciata sotto di lui, con le belle gambe ormai molli. Finalmente lui si rialzò e si sfilò rapidamente da dentro di lei, con un lieve rumore umido e viscido. Quando fu fuori, potei ammirare il buco del culo di Claudia, sformato dall’enorme cazzo che lo aveva violato, tornare lentamente a richiudersi, lasciando colare fuori, sulla fica e lungo le cosce, un denso rivolo si sperma, copioso e biancastro, a formare una piccola pozza tra i piedi di lei. La aveva veramente riempita, vista la quantità incredibile che ne uscì. “Ecco fatto, bellina. Sei soddisfatta? Ti ho proprio aperta come meritavi. Ora sei nostra! Adesso pulisciti e smamma! Ah e dì a quel coglione, che la prossima volta che mi guarda anche solo storto, prima gli spacco la faccia e poi ti scopiamo a turno davanti ai suoi occhi, chiaro?! Ora fila, che ho da fare!”.
Lanciai un’ultima occhiata a Claudia che annuiva tremante e ancora eccitata da quanto le era successo, mentre raccoglieva le parti del suo bikini. Giusto in tempo per infilare anche il mio cazzo gocciolante nel costume. Eh si, lo ammetto, ero venuto anch’io, lì sulla parete, davanti a quello spettacolo incredibile a cui avevo assistito.
Mi ritirai il più silenziosamente possibile, ripassando vicino alle casupole dove avevo lasciato Siska in compagnia, riuscendo a vederla in ginocchio, con la bocca aperta e la lingua protesa tra i due che, tenendola per i capelli, le stavano schizzando in faccia e in bocca il loro sperma, prima l’uno e poi l’altro, lasciando poi che la ragazza gli pulisse le cappelle con la bocca esperta. Ok, il quadretto era completo. Tornai sui miei passi alla spiaggia e mi rifeci l’ancor più faticosa nuotata fino alla piattaforma, dopo il segone che mi ero sparato.
“Trovate?”, mi chiese il povero Peppe. “No, macché…chissà dove se ne sono andate a far danni…” gli risposi, con ancora quel pornazzo davanti agli occhi. “Ma che scherzi? Non loro! Figurati! Non tutti sono fortunati come noi, lasciatelo dire! Siska è la ragazza più coscienziosa che io abbia mai incontrato e penso che anche Claudia lo sia. Stai tranquillo”. Si, tranquillo ha fatto una brutta fine, pensai, ma risposi “certo, se lo dici tu”, col pipolo che tornava in tiro, già solo al ricordo delle due ragazze che si davano così selvaggiamente a degli estranei.
Dopo una mezz’ora rientrarono anche le due fuggiasche. Vidi Claudia camminare un pochino incerta verso la sua sdraio, per asciugarsi e lanciarmi un sorriso strano, di cui ben sapevo il motivo. La furbetta aveva fatto in modo da non mostrarmi la chiappa destra, dove erano visibili le cinque dita stampate a schiaffi. Siska invece saltellò come una vera gazzella fino al tavolo da gioco, piombò sulle ginocchia di Peppe, quasi rovesciando il tavolo e gridando “Amore mio! Quanto mi sei mancato! Non hai guardato nessun’altra vero?! Dimmi che io sono l’unica donna della tua vita!! Dimmelo!!” reagendo tutta gioiosa al suo assenso sincero, e piantandogli poi la lingua in gola, per un altro lunghissimo bacio umido e appassionato dei suoi.
Sentìi Peppe lamentarsi “no amoreee… sei tutta bagnata e salataaaa…dai…”. Fosse solo il sale, pensai rattristato per lui, non che a me fosse andata meglio, ma almeno non ero nella sua situazione emotiva.
Per fortuna partimmo due giorni dopo. Se volessi essere maligno però, Claudia intensificò la sua insofferenza verso il proprietario del posto, sottilmente invitandomi a dirgliene quattro.
Che ci fosse veramente quel desiderio nascosto di vedermi malmenare e poi farmi assistere mentre veniva scopata? Forse una parte di me non poteva ancora credere a tanta malizia, ma solo una piccola parte. No grazie, tromba quanto vuoi, ma anche senza risse. Grazie.

Spero vi sia piaciuta quest’altra avventura della “nostra” Claudia. Me ne combinò molte altre, spero di avere il tempo di scriverle e voi la voglia di leggerle. Bye.
 
Quindi se ho ben capito eravate insieme ma non eravate insieme ...è così?
Ben scritto l'ho letto volentieri se ti va continua
 
Quindi se ho ben capito eravate insieme ma non eravate insieme ...è così?
Ben scritto l'ho letto volentieri se ti va continua
Si esatto. Quello che realizzai già allora, ma anche successivamente, a mente fredda, è che a lei faceva impazzire l’idea di cornificare, di avere una vita sessuale attiva e spinta, sapendo di tradire, pensando a me che la aspettavo “ignaro”, mentre lei scopava con altri. Io, sinceramente, finché è durata me la sono goduta. Non provavo quasi più niente per lei, e mi piaceva vederla trasformarsi da santarellina a super porca ingrifata!! Poi, certo, tutto ha una fine, ma ne ho viste delle belle, con lei 😉
 
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