cipolla65
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Era periodo di vacanze. Come ogni anno decido con gli amici il da farsi. Di solito optiamo per il mare ma stavolta uno del gruppo ha avanzato una nuova proposta: montagna, precisamente Ortisei in Val Gardena. L'idea non mi convinceva un granchè ma iniziò a dirci che suo zio aveva una casa in un posto molto caratteristico, che quest'anno non l'avrebbe usata, che il panorama è qualcosa che lascia il segno e vista la ristrettezza economica dell'ultimo periodo non potevamo lasciarci sfuggire l'occasione.
Accantonate le altre scelte decidiamo per Ortisei.
Siamo in sei con bagagli al seguito; due auto, la mia e quella del nipote dello zio proprietario della casa.
Arrivati sul posto, non senza fare qualche tappa per spuntini e sgranchimenti vari, noto con piacere che aveva ragione: il posto è meraviglioso, circondati da maestose montagne rocciose talmente alte da farci sentire minuscoli esseri insignificanti.
La casa è molto bella. Legno e pietre ne formano l'insieme. E' divisa in due piani. Al piano terra entrata con soggiorno e camino, cucina, bagno e disbrigo. Al piano superiore le camere e un'altro bagno.
Sistemate le cose in qualche maniera, tipico dei maschi, andiamo in centro curiosi di ammirare il posto.
E' un caratteristico paese di montagna affollato di turisti e molto accogliente.
I giorni passano in allegria. Non mancano le passeggiate e le escursioni come non mancano le abbuffate di tipici dolci del posto seguite da grappini vari.
Il tempo è sempre stato clemente tranne ieri quando in escursione, non essendo proprio attrezzato da montanaro, mi sono completamente inzuppato comprese le scarpe ginniche che indossavo. Urgeva nuovo acquisto di altro paio più adeguato.
E fu così che propongo, all'indomani, di fare tappa in centro. Mi blocca l'amico dicendomi che suo zio aveva parlato di un'altra città molto bella da visitare, non molto lontana da qui, e visto le previsioni meteo poco lusinghiere era il caso di andarci: Bolzano. L'acquisto l'avrei fatto là.
Effettivamente la scelta di negozi è molto più ampia essendo una città e guardando un po' qua un po' là mi soffermo davanti a una vetrina. Le vedo, mi piacciono e decido di entrare. Gli amici optano per la continuazione della passeggiata.
All'interno del negozio chiedo informazioni e il titolare mi dice che doveva assentarsi e di pazientare un attimo che avrebbe chiamato la nipote molto più brava di lui.
Mi siedo in un divanetto quando vedo aprirsi una porta interna e uscire una meravigliosa creatura.
Alta all'incirca un metro e settanta, longilinea, capelli fino alle spalle castani e ricci, molto voluminosi, viso angelico. Indossava un paio di jeans aderenti che evidenziavano le sue forme perfette. Una maglietta scollata quel po' da intravvedere la forma del seno. Ai piedi tacchi alti e non potevo non notare una cavigliera. Molto sensuale.
Sorridendo mi dice: "Prego, posso esserti utile in qualcosa?"
Mi guardo intorno con stupore ed esclamo: "Ma sono passato a miglior vita e sono in Paradiso o sono solo in un negozio di scarpe?"
"A guardare gli articoli direi in un negozio di scarpe", il suo sorriso si trasforma in risata.
Inizia a farmi vedere qualche articolo esponendone le caratteristiche. Noto però che l'accento non è proprio quello di una ragazza nata a nord dell'Italia e parte la domanda: "Mi sbaglio o non sei proprio di Bolzano?"
"Vero...sono del Sud. Sono qui per lavoro".
Inizia una conversazione senza tralasciare il vero motivo per qui ero lì.
Individuato il modello più adatto a me, ci avviamo alla cassa. Sto per pagare quando la domanda sorge spontanea: "Non mi fai uno sconticino?" e lei: "Non sono la titolare ma l'equivalente di un caffè te lo potrei lasciare".
Azzardo: "E se il caffè te lo offrissi io?...è anche l'ora giusta!". Presa in contropiede mi dice di non potersi allontanare vista l'assenza di suo zio e che magari sarebbe stata per un'altra volta.
Azzardo di nuovo: "Bene, vada per un'altra volta...quando stacchi?"
Sperando di non essere troppo insistente mi dice: "Forse stacco alle 12,30" e io: "Ok, forse ci sarò anch'io". Pago ed esco.
Sono le 10 e 30 e mancherebbero 2 ore ma se raggiungo i miei amici addio caffè.
Decido quindi di visitare Bolzano da solo previo stacco del cellulare per non essere rintracciato.
Manca poco. Mi avvicino al negozio e scorgo lei mentre sta chiudendo.
"Arrivato in tempo", esclamo.
"Ma io scherzavo?".
"Vuoi lasciare un cliente soddisfatto dell'acquisto e non del trattamento?", ovviamente in tono scherzoso.
"Tu sei fuori" mi risponde stupefatta ma sorridente..."Ok, e che dopo non si dica che tratto male i clienti".
Strada facendo sparo l'ultima...o la va o la spacca..."Ma vista l'ora non sarebbe meglio un qualcosa di commestibile prima del caffè?"
"Inutile dirti di no visto che non ti arrenderesti mai".
Tra un panino e una patatina fritta le parole tra noi non mancano e nemmeno le risate. Ci raccontiamo di noi, dei nostri sogni, delle nostre aspettative quando: "Vorresti dirmi che il tuo cuore non batte per nessuno?".
"No, dopo qualche delusione sono in pausa...meglio sola che male accompagnata, no?"
Con la faccia da paraculo che mi contraddistingue in queste situazioni lancio la proposta: "E' la prima volta che vengo a Bolzano e avendo poco tempo mi piacerebbe visitarla...ti andrebbe di farmi da Cicerone? Visto che ci abiti e la conosci bene!"
Mi aspetto un no sonante e invece odo un sibilare di poche parole che mi riempiono di felicità: "Perchè no...e oggi sei anche fortunato...pomeriggio di chiusura quindi sono libera". Quando si dice "oggi è il mio giorno fortunato".
Iniziamo la visita guidata non prima di aver preso il caffè tanto menzionato.
Da Piazza Walther a Via dei Portici passando per Via Argentieri.
E' solare, spensierata e molto divertente. Con lei il tempo vola tanto che si è fatto tardi.
Rammento di avere ancora il cellulare spento. Lo accendo trovandomi diverse chiamate non effettuate: i miei amici che mi avranno dato per disperso. Li richiamo scoprendo che sono già rientrati e un po' scocciati per la mia assenza. Mi scuso spiegando qualcosa e chiudo.
Lei è lì vicino a me e sentendo mi chiede se va tutto bene.
"Non proprio...dovrei rientrare...prima di entrare in negozio ero con degli amici e penso se la siano presa"
"Siamo vicini al mio appartamento...mi accompagni, beviamo qualcosa e dopo te ne vai...tanto mezzora in più cosa conta?!".
Ci avviamo verso casa sua.
Entrando noto la bellezza dell'appartamento. Piccolino ma molto grazioso. Mi accomodo sul divano fin che lei prende qualcosa da bere.
La sua bellezza non comune, il suo carattere e modo di fare ancora una volta rapiscono il mio sguardo.
Seduti, mentre stiamo parlando, la mia attenzione ricade su un oggetto sopra il tavolino. Lo prendo in mano. Ci gioco quando accidentalmente mi scivola cadendo sul tappetto sotto i nostri piedi. In simbiosi ci muoviamo per raccoglierlo quando le nostre labbra si trovano a una distanza molto pericolosa.
Che fare? Fare finta di nulla? E' forse troppo audace provare a baciarla?
Sono troppo attratto da lei. Mi avvicino sempre di più. Il cuore batte a mille. Non resisto. La bacio.
Qualche secondo e mi stacco subito balbettando qualche frase: "Scusa, non dovevo...non so cosa mi sia preso...forse è meglio che vada"
Penso sia offesa quando: "Fermati qui stanotte".
Nella confusione mentale nella quale mi trovo penso di aver capito male quando avvicinandomi a lei le nostre labbra si appiccicano e le lingue si intrecciano in un bacio struggente, infiammato dal desiderio di possederla in quel momento.
Ci stacchiamo, ci guardiamo...sorridiamo un po' imbarazzati.
La scena classica del dopo sarebbe quella di finire a letto e invece: "Hai fame?...Dovrei avere qualcosa per ricavarne una cenetta", e così fu.
Pasta con funghi e panna accompagnato da un buon vino nero e tante chiacchiere senza mai fare riferimento al bacio.
La stanchezza inizia a farsi sentire. Ci vorrebbe una doccia anche se con me non ho indumenti di ricambio. Chiedo gentilmente. Insiste nel volerla fare prima lei per dare una sistemata alla confusione che solitamente lascia. Essendo ospite non posso che accondiscendere.
La voglia di sbirciare è tanta ma devo frenare gli istinti per non rovinare tutto.
Eccola, ha finito. Se ne esce avvolta in un accappatoio colorato tenendolo un po' aperto ed è inevitabile che la vista ricada proprio lì per poi alzarla, fissarla e sorridere.
Finalmente è il mio turno. Ci voleva proprio per ricaricare le pile.
Esco in asciugamano, ovviamente prestato da lei, e sembra sparita. Vado in cucina e non c'è. Vuoi vedere che...
Apro piano la porta della camera. Luce soffusa. Un profumo inebriante avvolge la stanza. Lei è lì. Sdraiata sul letto indossa un completino nero, reggiseno e perizoma, che esalta le sue forme. Qualcosa avevo immaginato ma mai che la perfezione potesse raggiungere quel livello. Fisico snello e forme ben definite.
Rimango estasiato da tanta bellezza.
Senza dire nulla mi avvicino. Mi sdraio vicino a lei. La fisso negli occhi passando la mano tra i suoi capelli morbidi e voluminosi. Con l'indice ripasso i tratti del volto quasi a volerlo disegnare. Mi soffermo sulle labbra morbide. Avvicino le mie. Una vampata di calore mi avvolge. La sdraio sopra di me e prendendole la testa fra le mani ci baciamo. L'eccitazione sale. Le mani scivolano alla scoperta del suo corpo. Spalle, schiena...sedere. Lo accarezzo e lo stringo notando nel suo volto una piacevole sensazione. Ma la mia curiosità è vedere quel seno libero da ogni indumento.
Apro un gancio alla volta per togliere il reggiseno e finalmente posso ammirare la mia più grande ossessione in un corpo femminile...le tette.
A mani aperte le afferro stringendole delicatamente. I capezzoli si inturgidiscono al mio stimolo. Nel mentre la ribacio risucchiandole la lingua, mordendole il mento. Lecco e bacio il collo senza tralasciare l'orecchio.
La rigiro. Ora sono io sopra di lei. A fatica trattengo la voglia di strapparle il perizoma e penetrarla senza perdere altro tempo ma la sua dolcezza fa si che non si tratti di una semplice notte di sesso con la prima che capita. Ed è così che inizio dolcemente, tra baci e leccate, a percorrere i centimetri di pelle che mi separano dalla sua intimità.
Mi soffermo sul seno mordendole i capezzoli. Sospiri flebili confermano la sua eccitazione. Scendo ancora. I fianchi, l'ombelico, il pancino piatto.
Ci sono. La lecco sopra il perizoma. Ne avverto il calore. Con la mano lo scosto e noto la cura del pelo e l'abbondanza del suo umore. Profuma di buono. Il suo gusto è un po' salato. La lingua si fa strada in lei intervallando piccoli morsi alle labbra e risucchi del clitoride.
Voglio farla arrivare al limite del godimento anche se non so se gradirà quello che sto per fare.
Via il perizoma. Le apro bene le gambe afferrandole sotto le cosce per inarcarla un po'. E' un movimento di lingua che va dal buchetto del culo al clitoride. Si dimena e si contorce stringendosi i seni e mordendosi le labbra...le piace.
Non resisto più. Voglio entrare in lei. Tolgo l'asciugamano. Ho il membro duro, lo sento pulsare. Lo prendo in mano per dirigerlo lì. Bagno la punta strofinandola sulle labbra e con movimenti delicati entro. Aumento il ritmo, su e giù, ancora, sempre più forte. Afferra il cuscino sopra la sua testa e si lascia andare ad un orgasmo esplosivo.
Anch'io sto per godere. Mi aiuto con la mano................
Driiiiiin...driiiiiin...driiiiiin...
Spalanco gli occhi. La sveglia. Sono le 6. Mi ritrovo nudo coperto solo dal lenzuolo e con il pene duro e umido. Frastornato allungo il braccio per accertarmi della sua presenza. Non c'è.
Mi connetto con la realtà scoprendo di essere in camera mia e potendo solo terminare quello che la sveglia ha bruscamente interrotto pensando a lei: un sogno!!!
Accantonate le altre scelte decidiamo per Ortisei.
Siamo in sei con bagagli al seguito; due auto, la mia e quella del nipote dello zio proprietario della casa.
Arrivati sul posto, non senza fare qualche tappa per spuntini e sgranchimenti vari, noto con piacere che aveva ragione: il posto è meraviglioso, circondati da maestose montagne rocciose talmente alte da farci sentire minuscoli esseri insignificanti.
La casa è molto bella. Legno e pietre ne formano l'insieme. E' divisa in due piani. Al piano terra entrata con soggiorno e camino, cucina, bagno e disbrigo. Al piano superiore le camere e un'altro bagno.
Sistemate le cose in qualche maniera, tipico dei maschi, andiamo in centro curiosi di ammirare il posto.
E' un caratteristico paese di montagna affollato di turisti e molto accogliente.
I giorni passano in allegria. Non mancano le passeggiate e le escursioni come non mancano le abbuffate di tipici dolci del posto seguite da grappini vari.
Il tempo è sempre stato clemente tranne ieri quando in escursione, non essendo proprio attrezzato da montanaro, mi sono completamente inzuppato comprese le scarpe ginniche che indossavo. Urgeva nuovo acquisto di altro paio più adeguato.
E fu così che propongo, all'indomani, di fare tappa in centro. Mi blocca l'amico dicendomi che suo zio aveva parlato di un'altra città molto bella da visitare, non molto lontana da qui, e visto le previsioni meteo poco lusinghiere era il caso di andarci: Bolzano. L'acquisto l'avrei fatto là.
Effettivamente la scelta di negozi è molto più ampia essendo una città e guardando un po' qua un po' là mi soffermo davanti a una vetrina. Le vedo, mi piacciono e decido di entrare. Gli amici optano per la continuazione della passeggiata.
All'interno del negozio chiedo informazioni e il titolare mi dice che doveva assentarsi e di pazientare un attimo che avrebbe chiamato la nipote molto più brava di lui.
Mi siedo in un divanetto quando vedo aprirsi una porta interna e uscire una meravigliosa creatura.
Alta all'incirca un metro e settanta, longilinea, capelli fino alle spalle castani e ricci, molto voluminosi, viso angelico. Indossava un paio di jeans aderenti che evidenziavano le sue forme perfette. Una maglietta scollata quel po' da intravvedere la forma del seno. Ai piedi tacchi alti e non potevo non notare una cavigliera. Molto sensuale.
Sorridendo mi dice: "Prego, posso esserti utile in qualcosa?"
Mi guardo intorno con stupore ed esclamo: "Ma sono passato a miglior vita e sono in Paradiso o sono solo in un negozio di scarpe?"
"A guardare gli articoli direi in un negozio di scarpe", il suo sorriso si trasforma in risata.
Inizia a farmi vedere qualche articolo esponendone le caratteristiche. Noto però che l'accento non è proprio quello di una ragazza nata a nord dell'Italia e parte la domanda: "Mi sbaglio o non sei proprio di Bolzano?"
"Vero...sono del Sud. Sono qui per lavoro".
Inizia una conversazione senza tralasciare il vero motivo per qui ero lì.
Individuato il modello più adatto a me, ci avviamo alla cassa. Sto per pagare quando la domanda sorge spontanea: "Non mi fai uno sconticino?" e lei: "Non sono la titolare ma l'equivalente di un caffè te lo potrei lasciare".
Azzardo: "E se il caffè te lo offrissi io?...è anche l'ora giusta!". Presa in contropiede mi dice di non potersi allontanare vista l'assenza di suo zio e che magari sarebbe stata per un'altra volta.
Azzardo di nuovo: "Bene, vada per un'altra volta...quando stacchi?"
Sperando di non essere troppo insistente mi dice: "Forse stacco alle 12,30" e io: "Ok, forse ci sarò anch'io". Pago ed esco.
Sono le 10 e 30 e mancherebbero 2 ore ma se raggiungo i miei amici addio caffè.
Decido quindi di visitare Bolzano da solo previo stacco del cellulare per non essere rintracciato.
Manca poco. Mi avvicino al negozio e scorgo lei mentre sta chiudendo.
"Arrivato in tempo", esclamo.
"Ma io scherzavo?".
"Vuoi lasciare un cliente soddisfatto dell'acquisto e non del trattamento?", ovviamente in tono scherzoso.
"Tu sei fuori" mi risponde stupefatta ma sorridente..."Ok, e che dopo non si dica che tratto male i clienti".
Strada facendo sparo l'ultima...o la va o la spacca..."Ma vista l'ora non sarebbe meglio un qualcosa di commestibile prima del caffè?"
"Inutile dirti di no visto che non ti arrenderesti mai".
Tra un panino e una patatina fritta le parole tra noi non mancano e nemmeno le risate. Ci raccontiamo di noi, dei nostri sogni, delle nostre aspettative quando: "Vorresti dirmi che il tuo cuore non batte per nessuno?".
"No, dopo qualche delusione sono in pausa...meglio sola che male accompagnata, no?"
Con la faccia da paraculo che mi contraddistingue in queste situazioni lancio la proposta: "E' la prima volta che vengo a Bolzano e avendo poco tempo mi piacerebbe visitarla...ti andrebbe di farmi da Cicerone? Visto che ci abiti e la conosci bene!"
Mi aspetto un no sonante e invece odo un sibilare di poche parole che mi riempiono di felicità: "Perchè no...e oggi sei anche fortunato...pomeriggio di chiusura quindi sono libera". Quando si dice "oggi è il mio giorno fortunato".
Iniziamo la visita guidata non prima di aver preso il caffè tanto menzionato.
Da Piazza Walther a Via dei Portici passando per Via Argentieri.
E' solare, spensierata e molto divertente. Con lei il tempo vola tanto che si è fatto tardi.
Rammento di avere ancora il cellulare spento. Lo accendo trovandomi diverse chiamate non effettuate: i miei amici che mi avranno dato per disperso. Li richiamo scoprendo che sono già rientrati e un po' scocciati per la mia assenza. Mi scuso spiegando qualcosa e chiudo.
Lei è lì vicino a me e sentendo mi chiede se va tutto bene.
"Non proprio...dovrei rientrare...prima di entrare in negozio ero con degli amici e penso se la siano presa"
"Siamo vicini al mio appartamento...mi accompagni, beviamo qualcosa e dopo te ne vai...tanto mezzora in più cosa conta?!".
Ci avviamo verso casa sua.
Entrando noto la bellezza dell'appartamento. Piccolino ma molto grazioso. Mi accomodo sul divano fin che lei prende qualcosa da bere.
La sua bellezza non comune, il suo carattere e modo di fare ancora una volta rapiscono il mio sguardo.
Seduti, mentre stiamo parlando, la mia attenzione ricade su un oggetto sopra il tavolino. Lo prendo in mano. Ci gioco quando accidentalmente mi scivola cadendo sul tappetto sotto i nostri piedi. In simbiosi ci muoviamo per raccoglierlo quando le nostre labbra si trovano a una distanza molto pericolosa.
Che fare? Fare finta di nulla? E' forse troppo audace provare a baciarla?
Sono troppo attratto da lei. Mi avvicino sempre di più. Il cuore batte a mille. Non resisto. La bacio.
Qualche secondo e mi stacco subito balbettando qualche frase: "Scusa, non dovevo...non so cosa mi sia preso...forse è meglio che vada"
Penso sia offesa quando: "Fermati qui stanotte".
Nella confusione mentale nella quale mi trovo penso di aver capito male quando avvicinandomi a lei le nostre labbra si appiccicano e le lingue si intrecciano in un bacio struggente, infiammato dal desiderio di possederla in quel momento.
Ci stacchiamo, ci guardiamo...sorridiamo un po' imbarazzati.
La scena classica del dopo sarebbe quella di finire a letto e invece: "Hai fame?...Dovrei avere qualcosa per ricavarne una cenetta", e così fu.
Pasta con funghi e panna accompagnato da un buon vino nero e tante chiacchiere senza mai fare riferimento al bacio.
La stanchezza inizia a farsi sentire. Ci vorrebbe una doccia anche se con me non ho indumenti di ricambio. Chiedo gentilmente. Insiste nel volerla fare prima lei per dare una sistemata alla confusione che solitamente lascia. Essendo ospite non posso che accondiscendere.
La voglia di sbirciare è tanta ma devo frenare gli istinti per non rovinare tutto.
Eccola, ha finito. Se ne esce avvolta in un accappatoio colorato tenendolo un po' aperto ed è inevitabile che la vista ricada proprio lì per poi alzarla, fissarla e sorridere.
Finalmente è il mio turno. Ci voleva proprio per ricaricare le pile.
Esco in asciugamano, ovviamente prestato da lei, e sembra sparita. Vado in cucina e non c'è. Vuoi vedere che...
Apro piano la porta della camera. Luce soffusa. Un profumo inebriante avvolge la stanza. Lei è lì. Sdraiata sul letto indossa un completino nero, reggiseno e perizoma, che esalta le sue forme. Qualcosa avevo immaginato ma mai che la perfezione potesse raggiungere quel livello. Fisico snello e forme ben definite.
Rimango estasiato da tanta bellezza.
Senza dire nulla mi avvicino. Mi sdraio vicino a lei. La fisso negli occhi passando la mano tra i suoi capelli morbidi e voluminosi. Con l'indice ripasso i tratti del volto quasi a volerlo disegnare. Mi soffermo sulle labbra morbide. Avvicino le mie. Una vampata di calore mi avvolge. La sdraio sopra di me e prendendole la testa fra le mani ci baciamo. L'eccitazione sale. Le mani scivolano alla scoperta del suo corpo. Spalle, schiena...sedere. Lo accarezzo e lo stringo notando nel suo volto una piacevole sensazione. Ma la mia curiosità è vedere quel seno libero da ogni indumento.
Apro un gancio alla volta per togliere il reggiseno e finalmente posso ammirare la mia più grande ossessione in un corpo femminile...le tette.
A mani aperte le afferro stringendole delicatamente. I capezzoli si inturgidiscono al mio stimolo. Nel mentre la ribacio risucchiandole la lingua, mordendole il mento. Lecco e bacio il collo senza tralasciare l'orecchio.
La rigiro. Ora sono io sopra di lei. A fatica trattengo la voglia di strapparle il perizoma e penetrarla senza perdere altro tempo ma la sua dolcezza fa si che non si tratti di una semplice notte di sesso con la prima che capita. Ed è così che inizio dolcemente, tra baci e leccate, a percorrere i centimetri di pelle che mi separano dalla sua intimità.
Mi soffermo sul seno mordendole i capezzoli. Sospiri flebili confermano la sua eccitazione. Scendo ancora. I fianchi, l'ombelico, il pancino piatto.
Ci sono. La lecco sopra il perizoma. Ne avverto il calore. Con la mano lo scosto e noto la cura del pelo e l'abbondanza del suo umore. Profuma di buono. Il suo gusto è un po' salato. La lingua si fa strada in lei intervallando piccoli morsi alle labbra e risucchi del clitoride.
Voglio farla arrivare al limite del godimento anche se non so se gradirà quello che sto per fare.
Via il perizoma. Le apro bene le gambe afferrandole sotto le cosce per inarcarla un po'. E' un movimento di lingua che va dal buchetto del culo al clitoride. Si dimena e si contorce stringendosi i seni e mordendosi le labbra...le piace.
Non resisto più. Voglio entrare in lei. Tolgo l'asciugamano. Ho il membro duro, lo sento pulsare. Lo prendo in mano per dirigerlo lì. Bagno la punta strofinandola sulle labbra e con movimenti delicati entro. Aumento il ritmo, su e giù, ancora, sempre più forte. Afferra il cuscino sopra la sua testa e si lascia andare ad un orgasmo esplosivo.
Anch'io sto per godere. Mi aiuto con la mano................
Driiiiiin...driiiiiin...driiiiiin...
Spalanco gli occhi. La sveglia. Sono le 6. Mi ritrovo nudo coperto solo dal lenzuolo e con il pene duro e umido. Frastornato allungo il braccio per accertarmi della sua presenza. Non c'è.
Mi connetto con la realtà scoprendo di essere in camera mia e potendo solo terminare quello che la sveglia ha bruscamente interrotto pensando a lei: un sogno!!!