Salve amiche e amici, eccomi qui di nuovo a proporvi i miei racconti.
Questa volta, è un racconto di confine tra fantasia e realtà, speriamo vi piaccia...
1. Introduzione.
Ebbene, in un piccolo paese del centro Italia, viviamo io, Renato, e la mia compagna, Laura.
Vivono lì anche Angela e Nicola, suo marito, un'altra coppia, non più giovanissima, di cui lei è amica della mia donna.
Un giorno, tra me e Laura si scatena una litigata per futili motivi: infatti, ogni volta che incontro Angela per le scale, per gentilezza mi offro di aiutarla a portare la spesa fino a casa sua che si trova sul medesimo pianerottolo in cui si trova la mia abitazione; ma Laura non apprezza questa gentilezza, temendo che potesse nascere qualcosa di più forte, e mi chiede di abbandonare quel comportamento, ricevendo da parte mia un fermo diniego.
Così Laura, senza riflettere troppo sulle conseguenze delle sue azioni sconsiderate, finisce per mettermi alla berlina dinanzi a tutto il paese, denigrandomi ingiustamente anche sui social.
A questo punto, non posso restarmene passivo e reagisco. E Angela, che legge tutto, legge pure questa frase:
- "L'amicizia tra uomo e donna è rara, ma quando c'è è davvero magica!".
Tutto sembrerebbe finire lì, ma di lì a poco la donna replica alla mia asserzione così categorica:
- "L'amicizia tra un uomo e una donna non esiste, c'è sempre un interesse o da una parte o dall’altra...".
Mi ritrovai a fronteggiare due donne contemporaneamente, e poiché tacere sarebbe stato come una tacita ammissione di colpa, puntualizzai, secco:
- "Ognuno sa quello che fa, e mettere in dubbio l'onestà altrui... Non aggiungo altro...".
Angela, forse, si rese conto di aver sbagliato, e cercando di uscire da quella palude dialettica in cui si è cacciata, precisò, ancora una volta:
- "Si si, io parlavo della mia esperienza...".
Furono le sue ultime parole, e anche quando ci incontravamo per strada io facevo finta di niente tenendola a debita distanza.
Ma non dimenticavo il “torto” subito, e aspettai l'occasione giusta per vendicarmi. Non che avessi messo gli occhi addosso a quella donna in cui vedevo solo una pettegola e pure per niente sessualmente appetibile, ma giorno dopo giorno capii che non potevo farmi sbeffeggiare da una stupida donnicciola di paese...
2. Bussano alla porta.
L'occasione per riscattarmi da quell'affronto me la fornì lei stessa, Angela, con un SMS - francamente inaspettato - sul mio cellulare:
- "Devo parlarti, io non sono come credi...".
Capii immediatamente chi era a scrivere quelle cose, che non si trattava di un banale errore di destinatario, e a cosa alludeva. Ma, non volendo dare luogo ad altri malintesi, lasciai correre, aspettando che fosse lei a precisare le sue reali intenzioni. Finché, la donna non cadde nella trappola...
Avvenne, così, che un giorno – mentre ero appena uscito dalla doccia e mi apprestavo ad allungare una mano per prendere l'accappatoio – sentii bussare alla porta.
Erano le 10 del mattino, ed ero solo in casa, poiché Laura era uscita a fare delle commissioni. Perciò, mi avvolsi rapidamente nell'indumento e corsi a vedere chi mai potesse essere che mi cercava.
Con grande stupore, vidi in piedi, appoggiata allo stipite, Angela...
Restammo entrambi per un momento in silenzio, imbarazzati, finché non presi decisamente l’iniziativa e le dissi:
- "Sei pazza? Laura è fuori, e se arriva e ti trova qui, e trova me in questo stato, succede un casino... Oltretutto, mi pare che non abbiamo più nulla da dirci...".
Le risposi sostenuto, ma la donna non si perse d'animo, non si diede per vinta e replicò con insistenza:
- "Allora!, mi fai entrare? Per favore, devo parlarti, non ci ho dormito tutta la notte...".
Feci mente locale sulla mia condizione sotto l’accappatoio e abbozzai un sorriso e una risposta di circostanza:
- "Scusami se mi trovi così, ma ho approfittato per...".
E così dicendo lascia strada permettendo ad Angela di entrare nella mia dimora. La precedetti nel salottino, e proprio in quel momento un lampo di genio mi "accese" i pensieri: dato che quella donna mi aveva accusato di essere un donnaiolo, perché non approfittarne e dimostrarle che aveva ragione? Perché non metterla nella condizione di essere ricattabile lei agli occhi di tutti?
Con un gesto rapido quanto impercettibile, accesi la telecamera di sicurezza che avevo appena installato in quel locale, e le indicai una poltroncina su cui accomodarsi, mentre io mi assisi sul divanetto che le stava proprio di fronte.
Mantenne le gambe volutamente aperte, ma feci in modo che lei pensasse ad una pura casualità.
Ora, c'era solo la cintura dell'accappatoio a nascondere le mie "impudicizie", ma la voglia di metterla in difficoltà fece sì che la prova della mia virilità facesse un fugace capolino dai lembi candidi dell'indumento…
Angela, dal canto suo, non si aspettava un mio comportamento così disinvolto, ma non ebbe nessuna apparente reazione. Anzi, come se nulla fosse iniziò – lei – a giustificarsi:
- "Sai, devi scusarmi per quello che è successo, per quello che ho scritto… Non volevo, a volte si dice ciò che non si pensa... È che mi spiace che tra te e Laura...".
Al che io passai al contrattacco:
- "Lo so, lo so... Ma tu sai che non è vero tutto quello... Certo sono un uomo...".
La donna, nel frattempo, non mi aveva tolto gli occhi di dosso, o meglio li aveva posati su quell’inequivocabile rigonfiamento che andava sempre più crescendo tra le mie gambe, e come in trance di getto rispose:
- "E che uomo!".
Mi sentii lusingato da quell'apprezzamento, ma feci finta di non capire:
- "Che vuoi dire?", ribattei.
E lei:
- "Si, insomma... Sei un uomo che ogni donna vorrebbe avere... Ma lasciamo perdere, che siamo tutti e due impegnati... Però...".
Quell'ultima parola fu come un cerino acceso vicino a un serbatoio di benzina. Fino a quel momento, avevo visto Angela come una semplice conoscenza, oltretutto si era sposata da poco e di viso non è che mi diceva granché. Ma quella frase lasciata in sospeso mi scatenò l'inferno dentro. Sentii le palle gonfiarsi e farsi dure come tamburi, e compresi che quello era il momento di "attaccare".
Perciò, la incalzai, buttandola sul pesante:
- "Però cosa? Siamo un maschio e una femmina adulti, e non c'è da vergognarsi se proviamo certe pulsioni... Lo so, in questo maledetto paesello è meglio non parlare, ma con me puoi stare tranquilla... D'altronde, anche tu sai tutto...".
Angela era come una molla in tensione, pronta a scattare all'improvviso, ma sembrò indecisa, lasciando a me il primo passo, certo a questo punto di non rovinare tutto.
Con un sol gesto, mi alzai in piedi, sciolsi la cintura dell'accappatoio, e infine lasciai cadere ogni velo, mettendomi poi completamente nelle sue mani:
- "Beh, è tutto qua. Giudica un po' tu... Sono davvero quell'uomo che dicevi? Adesso che hai visto OGNI COSA”, e calcai il tono della voce su queste due ultime parole, “mi vorresti veramente?".
Angela sgranò gli occhi sul mio corpo nudo e crudo, fece il gesto di allungare una mano ma io sempre più eccitato la bloccai:
- "Ferma!, prima voglio la tua risposta...".
In totale confusione, la povera donna esclamò:
- "Che devo dirti? È proprio così, l'amicizia tra un uomo e una donna non esiste, c'è sempre un interesse. Peccato...".
E senza dire altro scappò via...
3. Il primo fisting non si scorda mai.
Rimasi lì completamente nudo e, guardando con tono canzonatorio la mia mazza, sconsolato lo rimproverai:
- "Vedi cosa hai combinato? L'hai spaventata... Magari ti immaginava a frugare dentro di lei, chissà se sarà venuta... Ahahah…".
E in effetti, tutti i "suoi" diciannove centimetri stavano pulsando con impazienza. Era venoso e "cattivo", largo che se adesso lei fosse stata qui davanti a me le sarebbe entrato con grande fatica.
Sentivo che dalla tensione la capoccia era fuoriuscita dal prepuzio per oltre la metà. Istintivamente, strinsi con la mano destra il glande, avvolgendolo completamente, e presi a massaggiarlo, prima lentamente e poi con sempre più energia.
In piedi, avevo chiuso gli occhi e - in debito d'ossigeno - aperto la bocca, mentre il cuore stava andando a mille facendomi rischiare un infarto.
Ero ancora solo, e così potei dar sfogo a quella sensazione di doloroso tormento... E quasi ululai:
- "Ohhh, siiii...".
Le gambe mi tremavano, ed esplosi in un'innumerevole sequenza di schizzi. Crollai esausto sul divanetto che per fortuna era proprio dietro di me, e lentamente ripresi i sensi...
Mi sentii i coglioni svuotati, ma - guardandomi sul basso ventre - potei "ammirare" il risultato: ero un lago di sperma, benché dalla sommità del glande continuava ad eruttare del denso liquido biancastro che scendeva lentamente lungo l'asta e finiva la sua corsa depositandosi sul pelo riccio e folto che gli faceva da corona.
Ecco, ora si che ero soddisfatto, avevo sborrato anche l'anima, pensando ad Angela e al modo in cui era fuggita...
Passò qualche giorno, e di Angela non seppi più nulla. Non ci incrociavamo nemmeno più per la strada, e non sapendo che pensare cominciai a temere per la "pax familiare".
Mi domandai:
- "Vuoi vedere che quella cretina è andata a spiattellare tutto a Laura? Vuole fare la troia ma non è neanche capace di andare fino in fondo...".
D'altronde, la mia compagna non diede alcun segnale in merito, e dunque mi tranquillizzai, pur restando incuriosito da quello strano comportamento della mia temeraria vicina...
Finché un giorno, mentre ero casualmente con il cellulare in mano, mi giunse una notifica su Telegram. Andai ad aprire la chat e... Angela!
Mi domandai:
- "Ma come avrà fatto ad avere il mio contatto? Non è che c'è di mezzo Laura e che - d'accordo - mi stanno tendendo un tranello?".
Ad ogni modo, era proprio lei... Lessi senza ulteriore indugio ciò che mi aveva scritto, e il mio ego non riusci' a trattenere un moto di compiacimento:
- "Ti ripeto, l'amicizia tra un uomo e una donna non esiste, c'è sempre un interesse. E tu mi interessi...".
Allora, la puttana aveva in progetto di dar seguito alla mia sfida dell'altra volta!
Meno male che avevo silenziato le notifiche, poiché Laura era seduta proprio lì accanto a me. Restai un attimo a riflettere, poi d'impulso le risposi con una sola parola:
- "Dimostramelo!".
A stretto giro, ecco che arrivò la sua replica:
- "La prossima volta che LEI esce, chiamami. Non te ne pentirai...".
Decisi di stare al gioco e obbedii a quell'imperativo, e una sera verso le 18 ero solo. La mia compagna non sarebbe rientrata prima delle 20, e dunque avremmo avuto tutto il tempo necessario per fare ciò che immaginavo (e speravo) sarebbe successo.
Sempre utilizzando la nostra chat privata, scrissi ad Angela:
- "Sei pronta? È tutto tranquillo... Abbiamo due ore di tempo, pensi che basteranno? Ti aspetto?".
E lei:
- "Certo. Aspettami come l'altra volta, che riprendiamo da lì...".
Da una parte mi sentivo una merda perché stavo per tradire Laura, ma il cazzo mi diceva che dovevo assolutamente farla pagare a quella vacca di Angela.
Rapidamente mi feci una doccia, mi denudai, mi sedetti sul divano, e proprio mentre stavo riflettendo su quelle cose ecco suonare alla porta.
Mi alzai di scatto ed andai ad aprire nascondendomi dietro l'uscio nella malaugurata ipotesi che non fosse lei, ma invece...
La donna entrò e subito si richiuse la porta alle sue spalle.
Era inverno, ed indossava un soprabito nero chiuso fino all'ultimo bottone che non lasciava vedere nulla.
Io, invece...
Poi, ci dirigemmo verso la stanza che a questo punto era diventata il teatro dei nostri incontri.
Ci accomodammo, ed io assunsi la posizione dell'altra volta aprendo le cosce. Anche il cazzo era talmente in tiro da farmi male, e si era scappellato da solo senza che avessi dovuto usare le mani. Perpendicolare al mio ventre, sembrava un siluro nel tubo di lancio che puntava dritto verso l'obiettivo, e cioè verso quella femmina...
Ci fissammo in silenzio, occhi negli occhi, entrambi con il fiato sospeso, ma nel suo sguardo fiammeggiante di desiderio lessi chiaramente che stava per accadere qualcosa.
Come ho già detto non era bella di viso, anzi, ma aveva una carica di erotismo che solo a guardarla...
Insomma, a un certo punto io presi l'iniziativa e - volendo farla esporre ancora di più - le domandai, così a bruciapelo:
- "Ma dimmi un po', perché l'altra volta sei scappata? Non sono mica un maniaco sessuale, oppure ti ho delusa?".
Angela restò in silenzio e non profferì parola. Poi, si alzò e sbuffò:
- "Dio che caldo...".
E senza attendere oltre, si slacciò la cintura del soprabito.
Non mi aspettavo che le cose "precipitassero" così rapidamente, ma la visuale che si presento' davanti ai miei occhi fu tale da lasciarmi a bocca aperta. Sotto quell'innocuo vestito, Angela era completamente nuda!
Gettò il soprabito lontano da se e tornò a sedersi, aprendo lentamente le cosce, come fossero due ante di un bellissimo portone che mi avrebbe condotto sulla soglia del godimento più sfrenato...
Eccitatissimo, la stavo già scopando con gli occhi quando lei iniziò un perverso gioco di autoerotismo, mentre al contempo giocava febbrilmente con un capezzolo che a vista mi sembrò essere già abbastanza turgido.
A meno di un metro di distanza da lei, il mio membro cominciò a dar luogo a rapidi sussulti, tanto che ci manco' poco che esplodessi in una anticipata quanto vergognosa eiaculazione precoce...
Alla porca, benché impegnata nelle sue "faccende", non sfuggì il mio miserevole stato, e mi sorrise con una risatina da bimba impertinente, sufficiente a distogliermi dal "pericolo" se non fosse che lasciò la mia verga tutta dolorante.
Poi, con un sensuale movimento di una mano mi chiamò a se.
Non dissi nulla, ma - come ipnotizzato da quel corpo - mi alzai dal mio posto e quando fui alla giusta distanza tanto che il cazzo quasi sfiorava la sua bocca, tesi entrambe le braccia posando le mie mani tremanti dall'emozione sulle sue spalle...
Scesi lentamente fino ai gomiti, ma poi - attratto da una forza irresistibile, e senza indugiare oltre - dovetti per forza bruciare i tempi e finii sulle sue tette: una terza misura abbondante, non più toste come quelle di una ventenne ma neanche in disarmo come quelle di tante sue coetanee...
Con fare pudico, si coprì con le mani quelle due splendide "gemelle", ma io gliele scostai con decisione e le sussurrai in un orecchio:
- "No Angela, lasciami fare .. Ora tocca a me...".
Presi a giocherellare con i capezzoli... Era la prima volta che li accarezzavo, ma mi confermarono quella sensazione che ebbi poco prima al solo guardarli: erano veramente grossi e carnosi, e ad ogni mia sollecitazione si inturgidivano sempre di più tanto che esplosi in un meravigliato mormorio:
- "Ma sono d'acciaio? No, aspetta, lascia che li assaggi!".
E avvicinando la bocca a quelle meraviglie li strinsi delicatamente tra le mie labbra succhiandoli per un tempo interminabile...
Al tempo medesimo, chiusi le mani a coppa e - alla cieca - cercai di soppesare quelle semisfere, che sentii fremere all'istante.
Angela mi sollevò dal mio "fiero pasto", mi sorrise, ma questa volta percepii in lei una certa insicurezza, un timore. Abbassò lo sguardo e disse:
- "Scusa, sono stata una stupida ad illudermi, il mio corpo non è più quello di una volta, lo vedi anche tu...".
Era così che la volevo! Incerta, era ancora più affascinante, e d'impeto le risposi:
- "Ma che dici? Sei bellissima, e ora dobbiamo pensare solo a noi...".
Così incoraggiata, si rilassò e mi lasciò fare...
Ripresi a scendere lungo il torace, esplorando palmo a palmo il suo corpo, e la afferrai saldamente per i fianchi. Che stupende le sue maniglie dell'amore!, un autentico tripudio dei sensi che mi provocò una scossa lungo la schiena e l'ennesima vibrazione del membro.
Scorrendo sempre più giù, sul davanti finii a sfiorare il monte di venere, glabro a tal punto da mostrare un gonfiore frutto di quell'eccitazione che stava travolgendo anche lei...
Le mie narici erano ormai a pochi centimetri dalla fica e iniziai a sentire fortissimo l'odore di femmina... Non resistetti, e le mie dita sempre più tremanti come quelle di un giovanetto alla prima esperienza osarono raggiungere le sue che le stavano ancora dando piacere. La volevo tutta per me, e così fu... Presi possesso della fessura, che si aprì docilmente al mio passaggio... Era fradicia di umori, e forse per un residuo senso del pudore si coprì nuovamente con una mano...
Deluso come un bimbo a cui si stava togliendo il giocattolo preferito, mi ribellai:
- "Ma cosa fai?".
E guardandola con tenerezza negli occhi, forzai le sue splendide cosce.
Superai la barriera delle grandi labbra, le scostai e altrettanto feci con le piccole labbra... E improvvisamente, senza darle il tempo di un nuovo respiro, infilai due dita in simultanea nel suo ventre.
Forse, era ciò che Angela aspettava da tempo, e infatti reclinò la testa all'indietro, inarcò la schiena, e con un flebile filo di voce ebbe appena la forza di accarezzarmi la nuca e di sibilare al mio orecchio:
- "Ohhhhh... Siiii... Ancoraaa... Vai più giù, ti pregoooo... Sapessi quante volte l'ho desiderato, ma quel cornuto niente...".
Adesso, aveva le gambe completamente divaricate, come se dovesse partorire, fino quasi a slogarsi le articolazioni.
Stimolato da quel suo desiderio che finalmente si stava realizzando per mia mano - è proprio il caso di dirlo -, senza esitare le inserii dentro altre due dita e continuai a scoparla manualmente.
Questa percezione sensoriale, mi fece salire il sangue alla testa, e aggiunsi pure la bocca: con le labbra a ventosa le stimolai dolcemente il clitoride e lei impazzi' letteralmente, contorcendosi e spingendomi il grilletto - che ormai era diventato grosso come un cecio - ancor più profondamente, fino a farmelo strusciare contro gli incisivi...
Con movimenti rotarori del bacino, fece sì che le mie dita raggiungessero ogni anfratto, esplorando dettagliatamente la sua cavità vaginale.
Così, decisi di provare qualcosa che non avevo mai fatto con Laura ma che mi parve che Angela avrebbe sopportato bene, inserendo anche il pollice...
Affondai la mano fino al polso, strinsi le dita a pugno, e ripresi a stantuffare l'arto su e giù, sempre con lei che faceva quel movimento di bacino incredibilmente eccitante...
Per di più, il rumore degli umori smossi - come da un frullatore - dalla mia mano mi provocò una scarica di adrenalina, e spinsi con maggior forza anche verso l'ano...
Provai ad estrarla così com'era, ma mi accorsi che sforzava, e allora continuai a scoparla in quel modo...
Piano piano, sentii che le pareti vaginali stavano cedendo e lo spazio all'interno era un po' più di prima.
In una delle innumerevoli pompate, provai ad aprire il palmo, e finalmente riuscii ad uscire... Non capii esattamente se era venuta, ma mi ritrovai la mano coperta da un liquido trasparente fino al polso, come stessi calzando un guanto...
Sì, ora ne avevo la consapevolezza più assoluta: la porca aveva avuto il suo primo, sconquassante orgasmo!
Mi leccai le dita con gusto, mi chinai, e poi iniziai a leccare per bene anche la patata, mentre lei - tornata insicura - mi chiedeva:
- "Ma non ti fa schifo??".
Non risposi nulla, ma anzi continuai a nutrirmi di quel nettare, e sfruttando il suo immobilismo dovuto all'eccitazione le ficcai un pollice dentro l'ano...
Angela non se lo aspettava, si tirò indietro all'istante e urlò:
- "Sei pazzo?".
Aveva capito bene cosa volessi, e continuò:
- "Tutto ma il culo no!".
E guardando il mio pisello minacciosamente "armato", chiarì:
- "Con quel coso lì mi spacchi tutta!".
La tranquillizzai, palpeggiandole il corpo a ritroso, e quando fui di nuovo sul viso la baciai con fervore, lingua a lingua, trasmettendole il gusto dei suoi succhi, mentre la mia cappella - strofinandosi su e giù tra le labbra della vagina - le diede un assaggio indiscutibile di ciò che sarebbe stato il seguito...
Quindi, le parlai con dolcezza:
- "Tranquilla, vedrai che ti piacerà".
Ma lei, sempre più spaventata, replicò:
- "E cosa dirò a Nicola?".
Scoppiai a ridere... Immaginavo quel cornuto a ispezionare lo sfintere della consorte e a trovarlo devastato dal mio passaggio... Perciò, sicuro affermai:
- "Angela, lui pensa che serve solo a cagare... Stupido com'è, non ti ci vorrà molto a mantenerlo nelle sue convinzioni!".
4. Una chiavata indimenticabile.
Rassicurata con un tocco di umor da me, Angela si lasciò andare, la sentii fare un profondo respiro e rilassarsi.
Aveva una voglia irrefrenabile di sentirmi dentro, e allora capii che eravamo giunti al punto di non ritorno e non persi tempo...
Ma prima di prenderci ciò che entrambi desideravamo oltremodo, volli "prendere possesso" del suo pertugio "canonico", a rivincita del comportamento iniziale della baldracca e per capire quanto fosse già "vissuta".
Dunque, con una perfetta ondulazione del bacino usai il cazzo come fosse un bisturi, sfregando la capella su e giù lungo la fessura.
Era proprio troia, tanto che ci volle niente a farla bagnare a dovere. Reagì d'impulso, allargando le gambe ancora di più, mentre la sua fica si schiuse come un'ostrica donando al mio sguardo impazzito la vista della sua grossa "perla" fuori dal cappuccio...
Si stava preparando ad accogliermi... Ed io, per "assaporarla" meglio, senza fretta posizionai la punta proprio all'imbocco della cavità vaginale, che - grazie a quel fisting spinto fino all'estremo - avrebbe fatto passare anche il membro di un cavallo.
In quella condizione, temetti di non "sentire niente", ma invece - una volta sceso fino a che tutto il glande non scomparve nelle sue carni - quello che sentii fu come una morsa che quasi mi stritolava la cappella... Una bellissima sensazione, non c'è che dire... In realtà, erano i suoi muscoli pelvici che mi avvolgevano come in un guanto caldo e umido, e che mi sembrò mi stessero mungendo...
Intanto, Angela, spingendo una mano sul mio ventre in senso contrario alla mia spinta, tentò di allontanarmi un poco, fermandomi in quella posizione.
Ero teso come una corda di violino, e lei mi disse:
- "Aspetta... Non credevo fossi così largo... Un conto è vederlo fuori, un altro è prenderlo! Se ti avessi fatto una pompa nella mia bocca, chissà cosa mi avresti combinato, mi sarei slogata la mascella...".
Mi misi a ridere, e pronto risposi:
- "Ma smettila, lurida che non sei altro, guarda quanto sei dilatata... Ne avrai presi di ben più grossi, ne sono certo! O c'hai ripensato e non lo vuoi più?".
Al che Angela si sentì quasi offesa, come se le stessi dicendo che non era capace di scopare... Furiosa, ed espirando dalle narici, mise le cose in chiaro:
- "Ehi, non sono mica una verginella! Sappi che, alla faccia di quel cornuto di Nicola, ne ho presi più di quanti tu creda! E di tutte le dimensioni. Perciò vai avanti ma piano, perché voglio godermi ogni sensazione, voglio sentirmi spaccare...".
Poi aggiunse:
- "Ah, aspetta...".
Restai interdetto, perché non capii cosa volesse ancora quella donna...
Avevo timore che quella potesse essere una trappola a vantaggio della mia compagna, ma invece Angela si tiro' indietro di quel tanto che bastò per far uscire il mio membro da dentro di lei. Lo guardò compiaciuta, tutto "sporco" dei suoi umori e ancora avvolto nel preservativo che lei stessa mi aveva fatto indossare, e poi guardò me, con un sorrisino diabolico.
Mi domandò:
- "Vogliamo aggiungere pepe a questo nostro incontro? Tanto non rischiamo nulla, sono in menopausa...".
E, afferrandolo dalla base dell'asta, con un gesto improvviso mi tirò via quella protezione che - ma lei non poteva saperlo - tanto odiavo...
Ricominciammo perciò dall'inizio. Avevo bisogno di eccitarmi a dovere per rendere al massimo delle mie possibilità, e Angela lo capì e si dimostro' bravissima.
E quando le mie contrazioni le diedero la percezione che stavo giungendo sulla soglia di una disonorevole sborrata, si arresto', e tenendola sotto l'attaccatura guido' la testa del mio cazzo dove era giusto che stesse...
Mi fece scendere nelle sue viscere per qualche centimetro e alla fine, con un gran sospiro bisbigliò:
- "Ahhhh... Ora sì, è tutta un'altra cosa... Sai, non ho mai scopato con il preservativo... Su, vai, adesso tocca a te!".
Ormai le dimensioni del mio pene si erano fatte veramente ragguardevoli e la vagina faceva fatica a dargli spazio. Ma continuavo a spingere, con lei che quasi in trance mi "minacciava", presa da una lubidine sfrenata:
- "Non ti azzardare a fermarti per nessuna ragione! La natura ti ha messo questo palo tra le gambe, usalo bene e sfonda!".
Obbedii, per quanto era ciò che volevo anch'io, e tornai ad impegnarmi, e sentii Angela che accoglieva ogni centimetro della mia carne, mentre io sudavo copiosamente per lo sforzo...
Oscenamente aperta, sembrava che pure le budella si spostassero per fare spazio al mio palo, finché - dentro per più di metà dell'asta - tornai indietro un attimo, senza però sfilarmi del tutto.
Guardai Angela, e nel suo sguardo lessi una rabbia incredibile, tanto che subito dopo mi urlò in faccia:
- "Porco impotente, ma che fai? Se non mi fai godere come voglio non me ne vado da casa tua!".
In quel momento, ebbi davvero paura... Paura che Laura tornasse e ci trovasse in quello stato... Ma sapevo che, in realtà, Angela non era quello che voleva. Era solo un modo per eccitarmi ancora di più.
Così, la afferrai saldamente per i fianchi - forse stringendo un po' troppo, visto la smorfia di dolore che si dipinse sul suo viso -, e con un colpo di reni affondai per intero il cazzo nella vagina, fermandomi soltanto quando le mie palle gonfie di sperma andarono a cozzare contro le sue grandi labbra, ed io piombai con tutto il mio peso sopra di lei...
Con gli occhi sbarrati dallo sforzo, la vidi a bocca aperta a raccogliere tutto l'ossigeno per i suoi polmoni. E infine urlò, con quanto fiato aveva in gola, per il "piacevole dolore" che le aveva provocato quella penetrazione. Dolore ma anche piacere - fisico e cerebrale - di essere stata posseduta carnalmente, a tal punto che serro' strette le gambe dietro la mia schiena...
Ero bloccato, percui non potevo pompare come avrei voluto, ma - approfittando del fatto che ero saldamente piantato nel suo grembo - iniziai lo stesso a muovermi grazie soltanto di bacino, ed ebbi la sensazione che l'osso del pene dovesse spezzarsi da un momento all'altro.
Ovviamente, così non fu, ma - man mano che si avvicinava il momento del mio orgasmo - sentii il pisello dilatarsi dentro la sua calda tana, e infine - dopo un'ultima botta di reni - sparai una serie interminabile di fiotti caldi, che le sollecitarono il secondo orgasmo...
Ci eravamo scambiati tutti i nostri fluidi, e adesso ansimavano, sfiniti ma felici.
Ci baciammo di nuovo, con le lingue che impazzite si inseguivano nella bocca di Angela...
Poi, la femmina si sollevò un po'. Soddisfatta. Così le domandai sorridente:
- "Ma tu, quando scopi, urli sempre in questo modo? Per poco non ti sentiva anche Nicola a casa tua!".
E lei, senza il minimo pudore:
- "Renato, siamo degli animali, e come tali è giusto che ci comportiamo... Dobbiamo lasciarci andare... E poi non hai idea da quanto tempo non venivo trattata così da un uomo!".
Avremmo voluto restare ancora così a lungo ad assaporare i frutti dei reciproci tradimenti, quando - nel silenzio - si udì in lontananza la voce di Laura.
I nostri cuori cominciarono a battere all'impazzata; io, uscii immediatamente da lei che - senza nemmeno ripulirsi - si infilò nel soprabito e si dileguò tra i vicoli di quel maledetto paese prima che la mia compagna potesse sorprenderci...
Infatti, Laura giunse proprio mentre io - dopo aver alla buona rimosso i nostri "liquidi del piacere" dal salottino - ero già sotto la doccia a ripulire anche me stesso...
5. Impossibile, eppure...
Fino a quel momento, avevo "giocato in casa", ma le cose stavano per cambiare drasticamente.
Trascorse una ventina di giorni da quella monta favolosa e - con mio profondo rammarico - sembrava che tutto fosse tornato nella norma e che quell'evento era stato un semplice capriccio per quella maiala: volevo "castigarla", e invece mi aveva castigato Angela, lasciandomi con tanta voglia di lei...
Ma una sera, ecco che la nostra chat segreta - l'avevo resa tale per evitare le conseguenze di impreviste "incursioni" di Laura nel mio cellulare - tornò a rianimarsi.
Ovviamente, era lei... Con discrezione, andai a leggere:
- "TI DEVO PARLARE URGENTEMENTE. STA SUCCEDENDO UN CASINO".
Ero a letto a fianco della mia compagna, e la mia mente cominciò a lavorare di fantasia. Temetti che Nicola avesse scoperto la tresca, ma non avrei mai immaginato la realtà dei fatti. E quindi le risposi:
- "COSA È SUCCESSO?".
E lei:
- "TI SEMBRERÒ STUPIDA, MA HO FATTO IL TEST DI GRAVIDANZA. POSITIVO. CERCA DI VENIRE DA ME DOMANI. SPEDIRÒ LONTANO IL CORNUTO, TU FAI LO STESSO CON LAURA. NON POSSIAMO PERMETTERCI CAZZATE".
Fu come un colpo basso... Ma non era in menopausa? E se era tutta una scusa per abbattere ogni mia resistenza e convincermi a farlo senza protezioni?
Qualcosa era sicuramente andato storto, però dovevo mantenere la calma e la lucidità per risolvere il problema...
E l'indomani, per prima cosa, mi recai alla farmacia del paese vicino, dove nessuno mi conosceva, ed acquistai una nuova confezione per ripetere il test.
Poi, tornato a casa, le scrissi in chat:
- "POSSO VENIRE?".
E Angela:
- "CERTO, NON CI HO DORMITO TUTTA LA NOTTE. MA FAI IN MODO CHE NESSUNO SI ACCORGA. NIENTE SCANDALI PER FAVORE".
Pochi minuti, e quando fui sul pianerottolo notai che la porta del suo appartamento era aperta.
Spinsi con cautela, e messo un piede dentro sentii la sua voce che diceva:
- "Presto, chiudi la porta a chiave e vieni qui...".
Non dissi nulla. Il momento era troppo importante. Sudavo freddo dalla tensione nervosa. Un figlio da lei... Sai che casino! Saremmo dovuti scappare nottetempo e non farci trovare mai più.
Insomma, quando - facendomi forza - tornai in me, ecco che la femmina con cui mi ero accoppiato si ergeva davanti ai miei occhi...
Questa volta era lei ad accogliermi completamente nuda, come una novella Eva nel paradiso terrestre. Bellissima.
I nostri sguardi parlavano senza che uscisse una sola parola dalle nostre bocche.
Poi, Angela si mise le mani sulla pancia... Per sua natura era sempre stata "gonfia" sull'addome, e questa cosa mi aveva fatto impazzire fin dal primo momento che l'avevo potuta ammirare "come mamma l'aveva fatta", ma adesso quel grembo era lì a destare le nostre più irrazionali preoccupazioni...
Si voltò, giusto il tempo per afferrare un piccolo oggetto simile a un termometro di quelli moderni, e me lo porse nervosamente, restando in attesa di una mia reazione. E siccome io restavo lì immobile con un'espressione interrogativa, mi spiegò:
- "Vedi quelle due linee? Vuol dire che sono incinta, porca di una vacca che sono!".
Mi abbracciò cercando in me conforto e protezione, e mi scongiurò:
- "Ti prego, non mi abbandonare...".
Il suo corpo nudo sotto le mie mani, la sua schiena con la spina dorsale in evidenza, il suo culo che afferrai affondando le mie dita nelle sue natiche, i suoi fianchi "a fiasco" ma belli da impazzire, tutto ciò fece sì che mi sentissi nuovamente il cazzo duro nelle mutande...
Angela - da "femmina da letto" qual'era - se ne accorse subito, e con uno slancio d'affetto si spinse a promettermi:
- "Se usciamo bene da questo guaio, ti giuro che sarò tua per sempre!".
Non sapevo che pesci pigliare, e tanto per rompere il ghiaccio replicai:
- "Sei certa di essere in menopausa?".
Ricevetti la risposta più ovvia, ma che almeno eliminava un'ipotesi:
- "Sicurissima".
Allora le porsi il pacchettino che avevo in tasca. Angela lo scarto' e rimase un attimo pensierosa. Ci capiamo al volo, ormai, al punto che provò a balbettare:
- "Ma... Perché, tu... pensi...".
Le risposi:
- "Potrebbe essere, niente è perfetto... Su, rifacciamolo insieme... Intanto, riempi bene la vescica...", le suggerii.
Mi prese per mano e si diresse verso il bagno.
Stando dietro di lei, la vedevo incedere ancheggiando in tutta la sua nudità, e mi venne spontaneo di domandarmi:
- "Eh, con un culo così bello... Chissà se qualcuno...".
Giunti a destinazione, abbandonai questi pensieri per una necessità ben più impellente, la feci sedere sul water, e in quella posizione fu naturale che allargasse le gambe.
Non glielo avevo chiesto io, ma restai estasiato... Mi inginocchiai con sacralità, e con le mani sulle sue ginocchia le sussurrai:
- "Sei meravigliosa... Ma lo sai che starei faccia a faccia con la tua fica senza stancarmi mai?".
Mi avvicinai ancora di più ad annusarla con la perizia di un segugio e ne ricevetti un effluvio paradisiaco, respirai a pieni polmoni, e poi di malavoglia mi concentrati sul da farsi.
Voltando lo sguardo tutto intorno per la stanza, vidi là vicino una bottiglia di plastica, vuota. D'impeto, mi alzai per prenderla, la riempii d'acqua al lavandino e gliela porsi invitandola:
- "Su, bevila tutta, così poi sarà più facile...".
Intendevo dire che se si riempiva la vescica poi sarebbe stato facile urinare. E già che c'ero - per un senso di "sadismo buono" - le imposi di finire tutto il contenuto...
Lì per lì, Angela non fu d'accordo, e mugugnò:
- "Ma non c'è bisogno di tutta questa roba, tanto più che da quando mi sono svegliata non sono ancora andata in bagno...".
Alla fine, però, si convinse e soddisfò la mia richiesta...
Nel frattempo, presi a gironzolare distrattamente per la stanza, e dopo una decina di minuti le tastai il basso ventre sentendolo gonfio e duro. E sentenziai:
- "Ora si che ci siamo! Allarga bene le gambe e piscia quando ti darò io il via...".
Le consegnai lo strumento, ma prima misi i miei pollici a contatto con le sue labbra vaginali, divaricandole: volevo ricavarne un surplus di eccitazione alla vista del getto che fuoriusciva da dentro di lei...
Poi, al colmo della lussuria, alzando il tono della voce, dissi:
- "Sei pronta? Vaiii...".
La porca, che aveva intuito il gioco a cui volevo "giocare", iniziò ad orinare... Un bel getto giallino chiaro, quasi trasparente, pochi secondi e via!
E quando mi restituì l'apparecchio, il mio sguardo si incrociò con il suo... Eravamo arrivati al "redde rationem"... Presi dalle sue mani quell'oggetto, ed attesi pazientemente il tempo necessario.
Prima, però, mi venne un'idea... Avevo visto che nel frattempo Angela orinava a più riprese, e le parlai imperiosamente, come da padrone a schiava:
- "Basta, troia, non pisciare più! Se tutto va come spero, ho un'idea interessante che certamente ti piacerà!".
Ora non si poteva più tergiversare. Le dissi, di nuovo:
- "Ci siamo...".
Abbassai gli occhi, e vidi materializzarsi sul test una sola lineetta. Glielo mostrai... No, Angela non era assolutamente gravida!
Mi abbracciò e scoppiò in lacrime, di un pianto isterico che era lo specchio di una notte di terrore... E infine mi confidò:
- "Dio che paura... Per fortuna che...".
Fissai i suoi occhi profondi e confessai a quella donna il sentimento che cominciava a crescere nei suoi confronti:
- "Ma io un figlio da te lo avrei voluto... Il mio seme che fecondava i tuoi ovuli... Pensa che bello!".
6. Pioggia dorata.
Fra tanta tenerezza, e con il "pericolo" scampato, sentii che era questo momento di lasciarsi andare per la seconda volta...
Le sollevai il viso da sotto il mento, e guardandola mentre le tastavo il ventre le domandai:
- "Come te la cavi con il sesso estremo? Devi ancora fare pipì, vero? Bene, adesso penseremo anche a questo...".
Angela restò un attimo perplessa, non disse nulla, mentre io mi preparai restando in perfetto costume adamitico, con addosso solo la pelle.
Avevamo assunto il tacito accordo di non parlare per darci inutili spiegazioni, poiché i gesti che sarebbero seguiti sarebbero stati molto più eloquenti di mille parole...
Perciò, la feci accucciare "a chinino" e mi sistemai comodo sotto di lei, tra le sue cosce, con la bocca che quasi sfiorava la fica e lo sguardo famelico che pote' spingersi fino a uno sfintere che sembrava un'opera d'arte...
Quella puttana della mia vicina aveva capito tutto, ma volle recitare la parte della svampita, e mentre già ci trovavamo in quella posizione mi disse:
- "Ma cosa vuoi fare?".
Però, eseguì tutto alla perfezione: evidentemente, erano giochini che già conosceva, che praticava con chissà chi, e quello era solo un ulteriore modo per accrescere l'attesa, e si dispose ad obbedirmi.
Così, le intimai:
- "Vai, e non fermarti fino a quando non ti sarai svuotata tutta!".
Angela rilasso' i muscoli della vescica, ed iniziò a regalarmi un piacere che non provavo più da tanto tempo... Prima furono delle sporadiche goccioline, che degustai sulla punta della lingua come la bevanda più preziosa, poi le gocce si fecero sempre più rapide e frequenti, una dietro l'altra, tanto da martellarmi il palato, e le labbra vaginali si schiusero al massimo per sparare fuori quel meraviglioso nettare d'oro...
La mia bocca si riempi' in un attimo, ed io altrettanto velocemente ingurgitai tutto cercando di non sprecare nulla.
Era veramente tanta, non immaginavo che il suo ventre potesse contenerne in così grande quantità, e alla fine mi ritrovai con il viso completamente bagnato...
Quel meraviglioso gioco, però, stava per finire, e me ne accorsi perché sentii che il getto stava progressivamente diminuendo e perdendo di intensità.
Così, continuando spasmodicamente a bere come un assetato, cominciai a schiacciarle il ventre per recuperare dalla vescica fino all'ultima goccia.
Sì, ero davvero un porco, ma ero soddisfatto, poiché avevo travasato ciò che era nel suo corpo dentro al mio, e pensare a questa realtà mi mandava fuori di testa...
A malincuore, mi tolsi da quella posizione celestiale, mi asciugai le labbra - prima con la lingua e poi l'avambraccio - e la baciai facendole percepire tutto il suo sapore. E le dissi:
- "Sei davvero tanto troia, ma mi piaci così...".
Adesso era il turno di Angela a non accontentarsi più, e - con un sorriso beffardo - decise di spingersi oltre. Aveva ormai capito con chi aveva a che fare e che non le avrei detto di no, e tutto d'un fiato mi propose:
- "Adesso dovrei ripulirmi un po'... Sembro una scrofa... Guarda che casino che abbiamo fatto! Però, è finita la carta igienica...".
Restammo in silenzio qualche istante, giusto il tempo da parte mia di recepire il messaggio.
E allora, replicai, con un sorriso diabolico:
- "Se vuoi... Potrei pensarci io... Sono bravo, sai?! Fammi l'onore di essere il suo bidè!".
Ci sentivamo in piena sintonia ormai, anime e corpi, e quindi negli occhi di Angela si scatenò una scintilla che riconobbi al volo.
Rispose:
- "E sia... Però mi raccomando, lecca bene, che se sarai bravo ti nominerò mio bidè personale... Ogni volta che piscio sarai tu ad occuparti della mia patata!".
Allettato da questa prospettiva, mi sdraiai ancora una volta supino sulle fredde maioliche e le feci cenno di avvicinarsi:
- "Forza, accomodati, mia padrona!".
Ancora tutta gocciolante, la troia si alzò dal water e venne a sistemarsi sulla mia bocca, provocandomi un'altra scarica di adrenalina, tanto forte che ebbi una potentissima erezione. L'uccello mi si scappello' senza bisogno dell'uso delle mani, strozzando il glande poiché il mio prepuzio era notoriamente stretto.
Iniziai anche a sborrare come un mandrillo, stimolato da quel misto di odori di fica e di piscio...
Ebbene , la leccai avidamente, e più la mia lingua la stimolava con la scusa di ripulirla e più sentivo che si diffondevano un forte odore e sapore di femmina in calore.
Leccavo, leccavo, leccavo ancora senza mai fermarmi, tanto che le goccioline di pipì sospese sulle labbra si tramutarono in umori, e di lì a poco Angela mi dono' una squirtata che la mia compagna non era mai stata capace di produrre...
Lo fece urlando, noncurante che la palazzina dove alloggiavamo era sulla piazza principale e che la poteva sentire tutto il paese. E sollevando le gambe da terra, con i muscoli dello sfintere contratti mi fece capire:
- "Diooo... Vengooooo...".
7. Ecco il cornuto!
Angela aveva ancora il cuore che le batteva a mille, ansimante e con i polmoni in debito d'ossigeno dopo quel grido, quando riabbassò lo sguardo e vide Nicola, proprio dinanzi a sé, appoggiato allo stipite della porta.
Esclamò:
- "Ecco il cornuto!"
Con la faccia impiastricciata dai suoi succhi, la guardai, e credendo a una battuta mi complimentai:
- "Sei proprio un'attrice... Magari un'attrice porno... Sei così vacca che sbaraglieresti il campo delle professioniste...".
La mia mente, infatti, non riusci' ad immaginare l'ipotesi che una situazione del genere fosse reale, perciò - quando lei alzò il braccio per indicare un punto ben preciso alle mie spalle - mi voltai di scatto e lo vidi...
Era una situazione davvero tragicomica: io e Angela, sudatissimi e lordi del nostro piacere, e lui con il suo cazzo stretto in pugno mentre dalla mano gli colava giù un rivoli di denso sperma...
Non avevamo nemmeno la forza di coprirci, anche perché Nicola - che io già conoscevo di vista - non sembrava incazzato. Anzi, nel vederci amoreggiare aveva goduto quasi quanto noi...
Quello che avevo fatto io quella mattina, sarebbe dovuto essere lui a farlo alla sua donna, ma invece constatò che lo avevo sostituito egregiamente...
Poi, iniziò a parlare, con una calma che io al posto suo non sarei stato capace di mantenere. E rivolgendosi alla consorte la rimproverò bonariamente:
- "Angela, ma è possibile che appena ti lascio sola te la spassi con il primo che passa?".
E lei:
- "Per forza, amore... Sappiamo tutti e due la tua condizione... Non sei mai stato capace nemmeno di leccarmela come si deve... Da quando stiamo insieme, sono arrivata all'orgasmo solo da sola... Se aspettavo ancora, mi ci venivano le ragnatele sulla fica... Lui, invece...".
Tacque, ma quella frase lasciata in sospeso diceva tutto.
E lo capì pure Nicola, tanto che si avvicinò a me e scrutò con attenzione il mio corpo, soffermandosi specie sul basso ventre, dove il mio membro era ancora al massimo dell'erezione e le palle tese come dei tamburi...
Anch'io notai la sua più completa nudità. Mi aveva sempre affascinato anche il corpo maschile, e saltuariamente mi piaceva - poiché ero bisex - fare sesso con altri uomini...
Perciò, lo guardai anch'io con interesse: ricordavo che Nicola, vestito, mostrava sempre una baldanza di chi la sa lunga, anche se in realtà era Angela che "portava i pantaloni" tra le mura di casa.
Ma così, nudo integrale, era tutta un'altra cosa... Tozzo e paffuto, moderatamente peloso anche sotto le ascelle, aveva un girovita e dei fianchi che erano di eguale larghezza, e che facevano risultare quel tronco un rettangolo perfetto.
Le cosce, poi, erano spaventosamente grandi, toniche, e ben proporzionate, e accoglievano nel mezzo un membro che - ben visibile, essendo il pube coperto da una peluria appena accennata - anche in erezione valutai non dovesse essere oltre i 12 centimetri, con un cappuccio che lo avvolgeva fin sulla punta...
Insomma, quel misero corpo non invitava certo una femmina a "farci cose", e mi domandai come avesse fatto Angela a sposarlo...
Ad ogni modo, ebbi come un moto di attrazione nei suoi confronti. Ma non feci in tempo a farci nulla che Angela gli intimò:
- "Cornuto, se ci riesci scappella quel vermicello che ti ritrovi... Svelto, così facciamo vedere a Renato tutta la tua pochezza!".
Nicola obbedì, e proprio davanti a me si manifesto' qualcosa di veramente minuscolo, tanto che dovetti valutare per lui farsi una sega...
Mi voltai verso di lei con fare interrogativo, e la donna mi fece una smorfia come per dire:
- "Lo vedi in che condizioni sto?".
Poi, rivolta a suo marito:
- "Se non riesci a scoparmi, almeno renditi utile per quel che puoi... Fai un pompino a Renato, che in tutta questa miseria gli si è ammosciato... e vedrai che bestia che tiene tra le gambe...".
Così, ci sistemammo meglio: io mi misi pancia in sù, Nicola prese tra le sue mani il mio cazzo, ed Angela mi salì sopra offrendomi la fregna da slinguazzare.
Saltuariamente, le accarezzavo anche le mammelle, spingendomi fin sui capezzoli duri e svettanti per l'eccitazione di fare questa "cosa a tre"...
Che dire, Nicola fu per me un'autentica sorpresa. Mi disse, anche se io non potevo vederlo in faccia:
- "È la prima volta per me... cerca di essere comprensivo...".
Poi non parlò più. E ben presto capii anche il perché. Sentii infatti che la bocca gli serviva per altro, che me lo baciava, finché non iniziò a leccarmelo per tutta la lunghezza.
Improvvisamente, lo prese in bocca, lo accarezzava con la lingua e lo succhiava...
Sentii pure che il mio attrezzo stava crescendo, pulsava, affidato alle cure insospettabili di quell'uomo che sembrava quasi una donna tanto era bravo.
Non resistetti oltre, e staccai per un istante le mie labbra dalla passera di Angela per incitarlo:
- "Forza checca, lo sai che tua moglie non mi ha ancora dato la sua bella boccuccia? Vediamo chi è più bravo dei due...".
A un certo punto, la donna si voltò di scatto e vide la mia asta fremere compulsivamente, e rabbiosa intimò a Nicola:
- "Idiota, ma che cazzo fai! Mica vorrai farlo sborrare... Lo voglio tutto dentro!".
Così Angela si alzò da me e retrocesse di un passo, e stava per impalarsi sulla mia cappella quando le venne un'idea.
Sprezzante, chiese aiuto al coniuge:
- "Frocetta, non sei capace di fare un cazzo, ma almeno reggi dritta l'asta!".
E riprese ad accucciarsi, finché la punta del mio glande non andò a sfiorare il suo sfintere...
Ora anch'io potevo vedere tutto lo spettacolo: era incredibile come due esseri umani mi stessero dando tutto quel piacere!
Angela, però, mi voleva tutto per sé, si allargò il sedere con le mani, e facendo la massima attenzione - quel buco, era stato frequentato ancor meno che davanti - si lasciò penetrare di peso.
La carne viva della cappella sfregava dapprima contro le grinze dello sfintere di lei, e poi via via contro le pareti dell'intestino...
Sentii come un brivido... La mia fimosi fece sì che, nella massima erezione, il prepuzio - spinto meccanicamente verso il basso - portasse il frenulo - corto e spesso - quasi al punto di una pericolosa rottura.
Inoltre, il glande strozzato mi provocava anche un certo fastidio, non senza darmi un sottile piacere...
Ad ogni modo, l'avevo impalata, io ed Angela eravamo un tutt'uno quando le mie palle furono schiacciate dalle sue chiappe che più giù di così non poterono andare...
Allora la vidi sollevarsi, senza però uscirlo completamente da dentro di sé, e vidi anche l'asta bagnata e ricoperta di un liquido trasparente.
La troia era venuta ancora, facilitando il movimento di scorrimento.
E infatti, quando si sentì padrona del suo corpo, prese a stantuffare, mentre io - volendomi godere tutto quel piacere così estremo - chiusi gli occhi e mi concentrai sulle sensazioni sensoriali...
Eravamo entrambi prossimi a raggiungere un orgasmo simultaneo quando ebbi come la sensazione di un formicolio ai coglioni.
Forse il mio cervello era intorpidito dalle sollecitazioni che stava ricevendo... Di scatto, sgranai gli occhi e vidi Nicola che si stava prendendo cura dei miei testicoli, descrivendo con la lingua un cerchio tutto attorno a ciascuno di loro...
Cercai di trattenermi, ma quella sollecitazione andava ben oltre le mie possibilità.
Il punto di giunzione tra l'asta e il glande sembrò esplodere, e una quantità di sborra incredibile si riversò nelle budella di Angela, la quale ebbe un sussulto che la scosse tutta.
In breve si rilasso', e come fulminata cadde di schiena.
Poi urlò all'indirizzo del marito:
- "Cretino! Sei solo un cretino oltre ad essere impotente!".
8. Come nasce un Cuckold.
Sembrava delusa per l'accaduto. E invece si alzò sfilandosi la mia verga dal buco posteriore e mostro' a Nicola - soddisfatta - il pertugio. Lo fissò, mi indicò con una mano, e a denti stretti gli sibilò in faccia:
- "Lo vedi? Questo è un toro... Il toro che aspettavo da tanto tempo e che finalmente mi ha rotto il culo. Dovresti imparare da lui, ma d'altronde tu sei una nullità!".
In effetti, quando il mio pisello libero' il suo intestino fu ben evidente il risultato: quella sorta di "fisting anale" che le avevo praticato, le aveva sfregiato lo sfintere, e proprio in quel momento un'intensa fitta - forte come una coltellata - la prese dal buco del culo e risalì veloce come un fulmine su fino alla bocca dello stomaco...
Ma Angela era curiosa di sincerarsi anche visivamente della situazione: andò dinanzi al grande specchio, e si chinò allargando le gambe e posando le mani sulle ginocchia. Poi, si aprì le chiappe, e con la testa tra gli arti inferiori contemplò il suo ano oscenamente aperto e dentro al quale sarebbero entrate comodamente almeno tre dita...
Era evidentemente soddisfatta, e quando tornò da noi mi stampò con passione un bacio sulle labbra, mi diede le spalle, e infine fece vedere anche a me cosa le avevo fatto dicendomi:
- "Grazie... Sei stato grandioso, ringraziamo la natura che ti ha donato quella trivella spettacolare che hai tra le gambe...".
Sembrava che la rabbia le fosse venuta meno e che si fosse dimenticata della cazzata di suo marito, ma invece gli andò incontro sbattendogli il culo in faccia.
Anche dinanzi a lui si aprì le natiche, e - mostrandogli la sborra che continuava a fluire fuori dal canale rettale - senza degnarlo di uno sguardo gli ordinò:
- "Visto che è tutta colpa tua, adesso ripulisci!".
Ero sicuro che Angela lo stesse umiliando, e Nicola non aveva mai fatto una cosa del genere prima di allora. Ma, curiosamente, dinanzi a quella ingiunzione così autoritaria, si sentì attratto da quel fluido biancastro.
Come fosse in trance, aprì la bocca, caccio' fuori la lingua, e la inserì dentro l'ano di sua moglie...
Alla percezione di quel contatto, Angela lo sprono' ancora:
- "Metti bene la lingua dentro... Non arriverai mai dove è arrivato Renato, mezza checca che sei, ma almeno provaci!".
Nicola si impegno' con tutto se stesso, e stavolta la troia fu soddisfatta:
- "Ohhh, siiii... Cosiiii... Spingi ancoraaa...".
E si lavorava di mano la fregna...
Che spettacolo! Un'esibizione che mi fece tornare un'erezione superlativa.
Intanto, quel maschio che di uomo non aveva più nulla, sembrava averci preso gusto... Era così in profondità, che dal mio punto di osservazione si vedeva soltanto il suo naso affondato nel solco delle chiappe e il movimento del gargarozzo che deglutiva il frutto del mio piacere.
Paziente ed obbediente, leccò pure tutto intorno al rosone, e quando la zona fu bagnata soltanto della sua saliva si sollevò finalmente da quell'atipico pasto...
Solo allora Angela tiro' via la mano dalla fica, se la guardò e poi la mostro' anche a me, che con il cazzo più duro che mai risposi apostrofandola:
- "Sei proprio una gran femmina da letto!".
E sborrai irrimediabilmente...
Supino, vidi gli schizzi zampillare dalla sommità della mia cappella... Uno, due, tre, cinque fiotti che andarono a depositarsi sul pelo e sulle palle.
Stavolta, però, la troia non lasciò nulla a Nicola: si avventò lei stessa sul mio basso ventre nutrendosi di tutto quel ben di dio...
Alla fine, stremati, ci accasciammo l'uno sull'altra, ma prima di perdere i sensi Angela - con le residue energie che le restavano - si fece beffe per un'ultima volta del consorte:
- "Frocio, vacci a preparare una bella colazione, che dobbiamo rimetterci in forze!".
Ebbe così inizio un periodo della mia vita in cui diventai il bull fisso di Angela, alla faccia di quel cornuto...
FINE.
Questa volta, è un racconto di confine tra fantasia e realtà, speriamo vi piaccia...
1. Introduzione.
Ebbene, in un piccolo paese del centro Italia, viviamo io, Renato, e la mia compagna, Laura.
Vivono lì anche Angela e Nicola, suo marito, un'altra coppia, non più giovanissima, di cui lei è amica della mia donna.
Un giorno, tra me e Laura si scatena una litigata per futili motivi: infatti, ogni volta che incontro Angela per le scale, per gentilezza mi offro di aiutarla a portare la spesa fino a casa sua che si trova sul medesimo pianerottolo in cui si trova la mia abitazione; ma Laura non apprezza questa gentilezza, temendo che potesse nascere qualcosa di più forte, e mi chiede di abbandonare quel comportamento, ricevendo da parte mia un fermo diniego.
Così Laura, senza riflettere troppo sulle conseguenze delle sue azioni sconsiderate, finisce per mettermi alla berlina dinanzi a tutto il paese, denigrandomi ingiustamente anche sui social.
A questo punto, non posso restarmene passivo e reagisco. E Angela, che legge tutto, legge pure questa frase:
- "L'amicizia tra uomo e donna è rara, ma quando c'è è davvero magica!".
Tutto sembrerebbe finire lì, ma di lì a poco la donna replica alla mia asserzione così categorica:
- "L'amicizia tra un uomo e una donna non esiste, c'è sempre un interesse o da una parte o dall’altra...".
Mi ritrovai a fronteggiare due donne contemporaneamente, e poiché tacere sarebbe stato come una tacita ammissione di colpa, puntualizzai, secco:
- "Ognuno sa quello che fa, e mettere in dubbio l'onestà altrui... Non aggiungo altro...".
Angela, forse, si rese conto di aver sbagliato, e cercando di uscire da quella palude dialettica in cui si è cacciata, precisò, ancora una volta:
- "Si si, io parlavo della mia esperienza...".
Furono le sue ultime parole, e anche quando ci incontravamo per strada io facevo finta di niente tenendola a debita distanza.
Ma non dimenticavo il “torto” subito, e aspettai l'occasione giusta per vendicarmi. Non che avessi messo gli occhi addosso a quella donna in cui vedevo solo una pettegola e pure per niente sessualmente appetibile, ma giorno dopo giorno capii che non potevo farmi sbeffeggiare da una stupida donnicciola di paese...
2. Bussano alla porta.
L'occasione per riscattarmi da quell'affronto me la fornì lei stessa, Angela, con un SMS - francamente inaspettato - sul mio cellulare:
- "Devo parlarti, io non sono come credi...".
Capii immediatamente chi era a scrivere quelle cose, che non si trattava di un banale errore di destinatario, e a cosa alludeva. Ma, non volendo dare luogo ad altri malintesi, lasciai correre, aspettando che fosse lei a precisare le sue reali intenzioni. Finché, la donna non cadde nella trappola...
Avvenne, così, che un giorno – mentre ero appena uscito dalla doccia e mi apprestavo ad allungare una mano per prendere l'accappatoio – sentii bussare alla porta.
Erano le 10 del mattino, ed ero solo in casa, poiché Laura era uscita a fare delle commissioni. Perciò, mi avvolsi rapidamente nell'indumento e corsi a vedere chi mai potesse essere che mi cercava.
Con grande stupore, vidi in piedi, appoggiata allo stipite, Angela...
Restammo entrambi per un momento in silenzio, imbarazzati, finché non presi decisamente l’iniziativa e le dissi:
- "Sei pazza? Laura è fuori, e se arriva e ti trova qui, e trova me in questo stato, succede un casino... Oltretutto, mi pare che non abbiamo più nulla da dirci...".
Le risposi sostenuto, ma la donna non si perse d'animo, non si diede per vinta e replicò con insistenza:
- "Allora!, mi fai entrare? Per favore, devo parlarti, non ci ho dormito tutta la notte...".
Feci mente locale sulla mia condizione sotto l’accappatoio e abbozzai un sorriso e una risposta di circostanza:
- "Scusami se mi trovi così, ma ho approfittato per...".
E così dicendo lascia strada permettendo ad Angela di entrare nella mia dimora. La precedetti nel salottino, e proprio in quel momento un lampo di genio mi "accese" i pensieri: dato che quella donna mi aveva accusato di essere un donnaiolo, perché non approfittarne e dimostrarle che aveva ragione? Perché non metterla nella condizione di essere ricattabile lei agli occhi di tutti?
Con un gesto rapido quanto impercettibile, accesi la telecamera di sicurezza che avevo appena installato in quel locale, e le indicai una poltroncina su cui accomodarsi, mentre io mi assisi sul divanetto che le stava proprio di fronte.
Mantenne le gambe volutamente aperte, ma feci in modo che lei pensasse ad una pura casualità.
Ora, c'era solo la cintura dell'accappatoio a nascondere le mie "impudicizie", ma la voglia di metterla in difficoltà fece sì che la prova della mia virilità facesse un fugace capolino dai lembi candidi dell'indumento…
Angela, dal canto suo, non si aspettava un mio comportamento così disinvolto, ma non ebbe nessuna apparente reazione. Anzi, come se nulla fosse iniziò – lei – a giustificarsi:
- "Sai, devi scusarmi per quello che è successo, per quello che ho scritto… Non volevo, a volte si dice ciò che non si pensa... È che mi spiace che tra te e Laura...".
Al che io passai al contrattacco:
- "Lo so, lo so... Ma tu sai che non è vero tutto quello... Certo sono un uomo...".
La donna, nel frattempo, non mi aveva tolto gli occhi di dosso, o meglio li aveva posati su quell’inequivocabile rigonfiamento che andava sempre più crescendo tra le mie gambe, e come in trance di getto rispose:
- "E che uomo!".
Mi sentii lusingato da quell'apprezzamento, ma feci finta di non capire:
- "Che vuoi dire?", ribattei.
E lei:
- "Si, insomma... Sei un uomo che ogni donna vorrebbe avere... Ma lasciamo perdere, che siamo tutti e due impegnati... Però...".
Quell'ultima parola fu come un cerino acceso vicino a un serbatoio di benzina. Fino a quel momento, avevo visto Angela come una semplice conoscenza, oltretutto si era sposata da poco e di viso non è che mi diceva granché. Ma quella frase lasciata in sospeso mi scatenò l'inferno dentro. Sentii le palle gonfiarsi e farsi dure come tamburi, e compresi che quello era il momento di "attaccare".
Perciò, la incalzai, buttandola sul pesante:
- "Però cosa? Siamo un maschio e una femmina adulti, e non c'è da vergognarsi se proviamo certe pulsioni... Lo so, in questo maledetto paesello è meglio non parlare, ma con me puoi stare tranquilla... D'altronde, anche tu sai tutto...".
Angela era come una molla in tensione, pronta a scattare all'improvviso, ma sembrò indecisa, lasciando a me il primo passo, certo a questo punto di non rovinare tutto.
Con un sol gesto, mi alzai in piedi, sciolsi la cintura dell'accappatoio, e infine lasciai cadere ogni velo, mettendomi poi completamente nelle sue mani:
- "Beh, è tutto qua. Giudica un po' tu... Sono davvero quell'uomo che dicevi? Adesso che hai visto OGNI COSA”, e calcai il tono della voce su queste due ultime parole, “mi vorresti veramente?".
Angela sgranò gli occhi sul mio corpo nudo e crudo, fece il gesto di allungare una mano ma io sempre più eccitato la bloccai:
- "Ferma!, prima voglio la tua risposta...".
In totale confusione, la povera donna esclamò:
- "Che devo dirti? È proprio così, l'amicizia tra un uomo e una donna non esiste, c'è sempre un interesse. Peccato...".
E senza dire altro scappò via...
3. Il primo fisting non si scorda mai.
Rimasi lì completamente nudo e, guardando con tono canzonatorio la mia mazza, sconsolato lo rimproverai:
- "Vedi cosa hai combinato? L'hai spaventata... Magari ti immaginava a frugare dentro di lei, chissà se sarà venuta... Ahahah…".
E in effetti, tutti i "suoi" diciannove centimetri stavano pulsando con impazienza. Era venoso e "cattivo", largo che se adesso lei fosse stata qui davanti a me le sarebbe entrato con grande fatica.
Sentivo che dalla tensione la capoccia era fuoriuscita dal prepuzio per oltre la metà. Istintivamente, strinsi con la mano destra il glande, avvolgendolo completamente, e presi a massaggiarlo, prima lentamente e poi con sempre più energia.
In piedi, avevo chiuso gli occhi e - in debito d'ossigeno - aperto la bocca, mentre il cuore stava andando a mille facendomi rischiare un infarto.
Ero ancora solo, e così potei dar sfogo a quella sensazione di doloroso tormento... E quasi ululai:
- "Ohhh, siiii...".
Le gambe mi tremavano, ed esplosi in un'innumerevole sequenza di schizzi. Crollai esausto sul divanetto che per fortuna era proprio dietro di me, e lentamente ripresi i sensi...
Mi sentii i coglioni svuotati, ma - guardandomi sul basso ventre - potei "ammirare" il risultato: ero un lago di sperma, benché dalla sommità del glande continuava ad eruttare del denso liquido biancastro che scendeva lentamente lungo l'asta e finiva la sua corsa depositandosi sul pelo riccio e folto che gli faceva da corona.
Ecco, ora si che ero soddisfatto, avevo sborrato anche l'anima, pensando ad Angela e al modo in cui era fuggita...
Passò qualche giorno, e di Angela non seppi più nulla. Non ci incrociavamo nemmeno più per la strada, e non sapendo che pensare cominciai a temere per la "pax familiare".
Mi domandai:
- "Vuoi vedere che quella cretina è andata a spiattellare tutto a Laura? Vuole fare la troia ma non è neanche capace di andare fino in fondo...".
D'altronde, la mia compagna non diede alcun segnale in merito, e dunque mi tranquillizzai, pur restando incuriosito da quello strano comportamento della mia temeraria vicina...
Finché un giorno, mentre ero casualmente con il cellulare in mano, mi giunse una notifica su Telegram. Andai ad aprire la chat e... Angela!
Mi domandai:
- "Ma come avrà fatto ad avere il mio contatto? Non è che c'è di mezzo Laura e che - d'accordo - mi stanno tendendo un tranello?".
Ad ogni modo, era proprio lei... Lessi senza ulteriore indugio ciò che mi aveva scritto, e il mio ego non riusci' a trattenere un moto di compiacimento:
- "Ti ripeto, l'amicizia tra un uomo e una donna non esiste, c'è sempre un interesse. E tu mi interessi...".
Allora, la puttana aveva in progetto di dar seguito alla mia sfida dell'altra volta!
Meno male che avevo silenziato le notifiche, poiché Laura era seduta proprio lì accanto a me. Restai un attimo a riflettere, poi d'impulso le risposi con una sola parola:
- "Dimostramelo!".
A stretto giro, ecco che arrivò la sua replica:
- "La prossima volta che LEI esce, chiamami. Non te ne pentirai...".
Decisi di stare al gioco e obbedii a quell'imperativo, e una sera verso le 18 ero solo. La mia compagna non sarebbe rientrata prima delle 20, e dunque avremmo avuto tutto il tempo necessario per fare ciò che immaginavo (e speravo) sarebbe successo.
Sempre utilizzando la nostra chat privata, scrissi ad Angela:
- "Sei pronta? È tutto tranquillo... Abbiamo due ore di tempo, pensi che basteranno? Ti aspetto?".
E lei:
- "Certo. Aspettami come l'altra volta, che riprendiamo da lì...".
Da una parte mi sentivo una merda perché stavo per tradire Laura, ma il cazzo mi diceva che dovevo assolutamente farla pagare a quella vacca di Angela.
Rapidamente mi feci una doccia, mi denudai, mi sedetti sul divano, e proprio mentre stavo riflettendo su quelle cose ecco suonare alla porta.
Mi alzai di scatto ed andai ad aprire nascondendomi dietro l'uscio nella malaugurata ipotesi che non fosse lei, ma invece...
La donna entrò e subito si richiuse la porta alle sue spalle.
Era inverno, ed indossava un soprabito nero chiuso fino all'ultimo bottone che non lasciava vedere nulla.
Io, invece...
Poi, ci dirigemmo verso la stanza che a questo punto era diventata il teatro dei nostri incontri.
Ci accomodammo, ed io assunsi la posizione dell'altra volta aprendo le cosce. Anche il cazzo era talmente in tiro da farmi male, e si era scappellato da solo senza che avessi dovuto usare le mani. Perpendicolare al mio ventre, sembrava un siluro nel tubo di lancio che puntava dritto verso l'obiettivo, e cioè verso quella femmina...
Ci fissammo in silenzio, occhi negli occhi, entrambi con il fiato sospeso, ma nel suo sguardo fiammeggiante di desiderio lessi chiaramente che stava per accadere qualcosa.
Come ho già detto non era bella di viso, anzi, ma aveva una carica di erotismo che solo a guardarla...
Insomma, a un certo punto io presi l'iniziativa e - volendo farla esporre ancora di più - le domandai, così a bruciapelo:
- "Ma dimmi un po', perché l'altra volta sei scappata? Non sono mica un maniaco sessuale, oppure ti ho delusa?".
Angela restò in silenzio e non profferì parola. Poi, si alzò e sbuffò:
- "Dio che caldo...".
E senza attendere oltre, si slacciò la cintura del soprabito.
Non mi aspettavo che le cose "precipitassero" così rapidamente, ma la visuale che si presento' davanti ai miei occhi fu tale da lasciarmi a bocca aperta. Sotto quell'innocuo vestito, Angela era completamente nuda!
Gettò il soprabito lontano da se e tornò a sedersi, aprendo lentamente le cosce, come fossero due ante di un bellissimo portone che mi avrebbe condotto sulla soglia del godimento più sfrenato...
Eccitatissimo, la stavo già scopando con gli occhi quando lei iniziò un perverso gioco di autoerotismo, mentre al contempo giocava febbrilmente con un capezzolo che a vista mi sembrò essere già abbastanza turgido.
A meno di un metro di distanza da lei, il mio membro cominciò a dar luogo a rapidi sussulti, tanto che ci manco' poco che esplodessi in una anticipata quanto vergognosa eiaculazione precoce...
Alla porca, benché impegnata nelle sue "faccende", non sfuggì il mio miserevole stato, e mi sorrise con una risatina da bimba impertinente, sufficiente a distogliermi dal "pericolo" se non fosse che lasciò la mia verga tutta dolorante.
Poi, con un sensuale movimento di una mano mi chiamò a se.
Non dissi nulla, ma - come ipnotizzato da quel corpo - mi alzai dal mio posto e quando fui alla giusta distanza tanto che il cazzo quasi sfiorava la sua bocca, tesi entrambe le braccia posando le mie mani tremanti dall'emozione sulle sue spalle...
Scesi lentamente fino ai gomiti, ma poi - attratto da una forza irresistibile, e senza indugiare oltre - dovetti per forza bruciare i tempi e finii sulle sue tette: una terza misura abbondante, non più toste come quelle di una ventenne ma neanche in disarmo come quelle di tante sue coetanee...
Con fare pudico, si coprì con le mani quelle due splendide "gemelle", ma io gliele scostai con decisione e le sussurrai in un orecchio:
- "No Angela, lasciami fare .. Ora tocca a me...".
Presi a giocherellare con i capezzoli... Era la prima volta che li accarezzavo, ma mi confermarono quella sensazione che ebbi poco prima al solo guardarli: erano veramente grossi e carnosi, e ad ogni mia sollecitazione si inturgidivano sempre di più tanto che esplosi in un meravigliato mormorio:
- "Ma sono d'acciaio? No, aspetta, lascia che li assaggi!".
E avvicinando la bocca a quelle meraviglie li strinsi delicatamente tra le mie labbra succhiandoli per un tempo interminabile...
Al tempo medesimo, chiusi le mani a coppa e - alla cieca - cercai di soppesare quelle semisfere, che sentii fremere all'istante.
Angela mi sollevò dal mio "fiero pasto", mi sorrise, ma questa volta percepii in lei una certa insicurezza, un timore. Abbassò lo sguardo e disse:
- "Scusa, sono stata una stupida ad illudermi, il mio corpo non è più quello di una volta, lo vedi anche tu...".
Era così che la volevo! Incerta, era ancora più affascinante, e d'impeto le risposi:
- "Ma che dici? Sei bellissima, e ora dobbiamo pensare solo a noi...".
Così incoraggiata, si rilassò e mi lasciò fare...
Ripresi a scendere lungo il torace, esplorando palmo a palmo il suo corpo, e la afferrai saldamente per i fianchi. Che stupende le sue maniglie dell'amore!, un autentico tripudio dei sensi che mi provocò una scossa lungo la schiena e l'ennesima vibrazione del membro.
Scorrendo sempre più giù, sul davanti finii a sfiorare il monte di venere, glabro a tal punto da mostrare un gonfiore frutto di quell'eccitazione che stava travolgendo anche lei...
Le mie narici erano ormai a pochi centimetri dalla fica e iniziai a sentire fortissimo l'odore di femmina... Non resistetti, e le mie dita sempre più tremanti come quelle di un giovanetto alla prima esperienza osarono raggiungere le sue che le stavano ancora dando piacere. La volevo tutta per me, e così fu... Presi possesso della fessura, che si aprì docilmente al mio passaggio... Era fradicia di umori, e forse per un residuo senso del pudore si coprì nuovamente con una mano...
Deluso come un bimbo a cui si stava togliendo il giocattolo preferito, mi ribellai:
- "Ma cosa fai?".
E guardandola con tenerezza negli occhi, forzai le sue splendide cosce.
Superai la barriera delle grandi labbra, le scostai e altrettanto feci con le piccole labbra... E improvvisamente, senza darle il tempo di un nuovo respiro, infilai due dita in simultanea nel suo ventre.
Forse, era ciò che Angela aspettava da tempo, e infatti reclinò la testa all'indietro, inarcò la schiena, e con un flebile filo di voce ebbe appena la forza di accarezzarmi la nuca e di sibilare al mio orecchio:
- "Ohhhhh... Siiii... Ancoraaa... Vai più giù, ti pregoooo... Sapessi quante volte l'ho desiderato, ma quel cornuto niente...".
Adesso, aveva le gambe completamente divaricate, come se dovesse partorire, fino quasi a slogarsi le articolazioni.
Stimolato da quel suo desiderio che finalmente si stava realizzando per mia mano - è proprio il caso di dirlo -, senza esitare le inserii dentro altre due dita e continuai a scoparla manualmente.
Questa percezione sensoriale, mi fece salire il sangue alla testa, e aggiunsi pure la bocca: con le labbra a ventosa le stimolai dolcemente il clitoride e lei impazzi' letteralmente, contorcendosi e spingendomi il grilletto - che ormai era diventato grosso come un cecio - ancor più profondamente, fino a farmelo strusciare contro gli incisivi...
Con movimenti rotarori del bacino, fece sì che le mie dita raggiungessero ogni anfratto, esplorando dettagliatamente la sua cavità vaginale.
Così, decisi di provare qualcosa che non avevo mai fatto con Laura ma che mi parve che Angela avrebbe sopportato bene, inserendo anche il pollice...
Affondai la mano fino al polso, strinsi le dita a pugno, e ripresi a stantuffare l'arto su e giù, sempre con lei che faceva quel movimento di bacino incredibilmente eccitante...
Per di più, il rumore degli umori smossi - come da un frullatore - dalla mia mano mi provocò una scarica di adrenalina, e spinsi con maggior forza anche verso l'ano...
Provai ad estrarla così com'era, ma mi accorsi che sforzava, e allora continuai a scoparla in quel modo...
Piano piano, sentii che le pareti vaginali stavano cedendo e lo spazio all'interno era un po' più di prima.
In una delle innumerevoli pompate, provai ad aprire il palmo, e finalmente riuscii ad uscire... Non capii esattamente se era venuta, ma mi ritrovai la mano coperta da un liquido trasparente fino al polso, come stessi calzando un guanto...
Sì, ora ne avevo la consapevolezza più assoluta: la porca aveva avuto il suo primo, sconquassante orgasmo!
Mi leccai le dita con gusto, mi chinai, e poi iniziai a leccare per bene anche la patata, mentre lei - tornata insicura - mi chiedeva:
- "Ma non ti fa schifo??".
Non risposi nulla, ma anzi continuai a nutrirmi di quel nettare, e sfruttando il suo immobilismo dovuto all'eccitazione le ficcai un pollice dentro l'ano...
Angela non se lo aspettava, si tirò indietro all'istante e urlò:
- "Sei pazzo?".
Aveva capito bene cosa volessi, e continuò:
- "Tutto ma il culo no!".
E guardando il mio pisello minacciosamente "armato", chiarì:
- "Con quel coso lì mi spacchi tutta!".
La tranquillizzai, palpeggiandole il corpo a ritroso, e quando fui di nuovo sul viso la baciai con fervore, lingua a lingua, trasmettendole il gusto dei suoi succhi, mentre la mia cappella - strofinandosi su e giù tra le labbra della vagina - le diede un assaggio indiscutibile di ciò che sarebbe stato il seguito...
Quindi, le parlai con dolcezza:
- "Tranquilla, vedrai che ti piacerà".
Ma lei, sempre più spaventata, replicò:
- "E cosa dirò a Nicola?".
Scoppiai a ridere... Immaginavo quel cornuto a ispezionare lo sfintere della consorte e a trovarlo devastato dal mio passaggio... Perciò, sicuro affermai:
- "Angela, lui pensa che serve solo a cagare... Stupido com'è, non ti ci vorrà molto a mantenerlo nelle sue convinzioni!".
4. Una chiavata indimenticabile.
Rassicurata con un tocco di umor da me, Angela si lasciò andare, la sentii fare un profondo respiro e rilassarsi.
Aveva una voglia irrefrenabile di sentirmi dentro, e allora capii che eravamo giunti al punto di non ritorno e non persi tempo...
Ma prima di prenderci ciò che entrambi desideravamo oltremodo, volli "prendere possesso" del suo pertugio "canonico", a rivincita del comportamento iniziale della baldracca e per capire quanto fosse già "vissuta".
Dunque, con una perfetta ondulazione del bacino usai il cazzo come fosse un bisturi, sfregando la capella su e giù lungo la fessura.
Era proprio troia, tanto che ci volle niente a farla bagnare a dovere. Reagì d'impulso, allargando le gambe ancora di più, mentre la sua fica si schiuse come un'ostrica donando al mio sguardo impazzito la vista della sua grossa "perla" fuori dal cappuccio...
Si stava preparando ad accogliermi... Ed io, per "assaporarla" meglio, senza fretta posizionai la punta proprio all'imbocco della cavità vaginale, che - grazie a quel fisting spinto fino all'estremo - avrebbe fatto passare anche il membro di un cavallo.
In quella condizione, temetti di non "sentire niente", ma invece - una volta sceso fino a che tutto il glande non scomparve nelle sue carni - quello che sentii fu come una morsa che quasi mi stritolava la cappella... Una bellissima sensazione, non c'è che dire... In realtà, erano i suoi muscoli pelvici che mi avvolgevano come in un guanto caldo e umido, e che mi sembrò mi stessero mungendo...
Intanto, Angela, spingendo una mano sul mio ventre in senso contrario alla mia spinta, tentò di allontanarmi un poco, fermandomi in quella posizione.
Ero teso come una corda di violino, e lei mi disse:
- "Aspetta... Non credevo fossi così largo... Un conto è vederlo fuori, un altro è prenderlo! Se ti avessi fatto una pompa nella mia bocca, chissà cosa mi avresti combinato, mi sarei slogata la mascella...".
Mi misi a ridere, e pronto risposi:
- "Ma smettila, lurida che non sei altro, guarda quanto sei dilatata... Ne avrai presi di ben più grossi, ne sono certo! O c'hai ripensato e non lo vuoi più?".
Al che Angela si sentì quasi offesa, come se le stessi dicendo che non era capace di scopare... Furiosa, ed espirando dalle narici, mise le cose in chiaro:
- "Ehi, non sono mica una verginella! Sappi che, alla faccia di quel cornuto di Nicola, ne ho presi più di quanti tu creda! E di tutte le dimensioni. Perciò vai avanti ma piano, perché voglio godermi ogni sensazione, voglio sentirmi spaccare...".
Poi aggiunse:
- "Ah, aspetta...".
Restai interdetto, perché non capii cosa volesse ancora quella donna...
Avevo timore che quella potesse essere una trappola a vantaggio della mia compagna, ma invece Angela si tiro' indietro di quel tanto che bastò per far uscire il mio membro da dentro di lei. Lo guardò compiaciuta, tutto "sporco" dei suoi umori e ancora avvolto nel preservativo che lei stessa mi aveva fatto indossare, e poi guardò me, con un sorrisino diabolico.
Mi domandò:
- "Vogliamo aggiungere pepe a questo nostro incontro? Tanto non rischiamo nulla, sono in menopausa...".
E, afferrandolo dalla base dell'asta, con un gesto improvviso mi tirò via quella protezione che - ma lei non poteva saperlo - tanto odiavo...
Ricominciammo perciò dall'inizio. Avevo bisogno di eccitarmi a dovere per rendere al massimo delle mie possibilità, e Angela lo capì e si dimostro' bravissima.
E quando le mie contrazioni le diedero la percezione che stavo giungendo sulla soglia di una disonorevole sborrata, si arresto', e tenendola sotto l'attaccatura guido' la testa del mio cazzo dove era giusto che stesse...
Mi fece scendere nelle sue viscere per qualche centimetro e alla fine, con un gran sospiro bisbigliò:
- "Ahhhh... Ora sì, è tutta un'altra cosa... Sai, non ho mai scopato con il preservativo... Su, vai, adesso tocca a te!".
Ormai le dimensioni del mio pene si erano fatte veramente ragguardevoli e la vagina faceva fatica a dargli spazio. Ma continuavo a spingere, con lei che quasi in trance mi "minacciava", presa da una lubidine sfrenata:
- "Non ti azzardare a fermarti per nessuna ragione! La natura ti ha messo questo palo tra le gambe, usalo bene e sfonda!".
Obbedii, per quanto era ciò che volevo anch'io, e tornai ad impegnarmi, e sentii Angela che accoglieva ogni centimetro della mia carne, mentre io sudavo copiosamente per lo sforzo...
Oscenamente aperta, sembrava che pure le budella si spostassero per fare spazio al mio palo, finché - dentro per più di metà dell'asta - tornai indietro un attimo, senza però sfilarmi del tutto.
Guardai Angela, e nel suo sguardo lessi una rabbia incredibile, tanto che subito dopo mi urlò in faccia:
- "Porco impotente, ma che fai? Se non mi fai godere come voglio non me ne vado da casa tua!".
In quel momento, ebbi davvero paura... Paura che Laura tornasse e ci trovasse in quello stato... Ma sapevo che, in realtà, Angela non era quello che voleva. Era solo un modo per eccitarmi ancora di più.
Così, la afferrai saldamente per i fianchi - forse stringendo un po' troppo, visto la smorfia di dolore che si dipinse sul suo viso -, e con un colpo di reni affondai per intero il cazzo nella vagina, fermandomi soltanto quando le mie palle gonfie di sperma andarono a cozzare contro le sue grandi labbra, ed io piombai con tutto il mio peso sopra di lei...
Con gli occhi sbarrati dallo sforzo, la vidi a bocca aperta a raccogliere tutto l'ossigeno per i suoi polmoni. E infine urlò, con quanto fiato aveva in gola, per il "piacevole dolore" che le aveva provocato quella penetrazione. Dolore ma anche piacere - fisico e cerebrale - di essere stata posseduta carnalmente, a tal punto che serro' strette le gambe dietro la mia schiena...
Ero bloccato, percui non potevo pompare come avrei voluto, ma - approfittando del fatto che ero saldamente piantato nel suo grembo - iniziai lo stesso a muovermi grazie soltanto di bacino, ed ebbi la sensazione che l'osso del pene dovesse spezzarsi da un momento all'altro.
Ovviamente, così non fu, ma - man mano che si avvicinava il momento del mio orgasmo - sentii il pisello dilatarsi dentro la sua calda tana, e infine - dopo un'ultima botta di reni - sparai una serie interminabile di fiotti caldi, che le sollecitarono il secondo orgasmo...
Ci eravamo scambiati tutti i nostri fluidi, e adesso ansimavano, sfiniti ma felici.
Ci baciammo di nuovo, con le lingue che impazzite si inseguivano nella bocca di Angela...
Poi, la femmina si sollevò un po'. Soddisfatta. Così le domandai sorridente:
- "Ma tu, quando scopi, urli sempre in questo modo? Per poco non ti sentiva anche Nicola a casa tua!".
E lei, senza il minimo pudore:
- "Renato, siamo degli animali, e come tali è giusto che ci comportiamo... Dobbiamo lasciarci andare... E poi non hai idea da quanto tempo non venivo trattata così da un uomo!".
Avremmo voluto restare ancora così a lungo ad assaporare i frutti dei reciproci tradimenti, quando - nel silenzio - si udì in lontananza la voce di Laura.
I nostri cuori cominciarono a battere all'impazzata; io, uscii immediatamente da lei che - senza nemmeno ripulirsi - si infilò nel soprabito e si dileguò tra i vicoli di quel maledetto paese prima che la mia compagna potesse sorprenderci...
Infatti, Laura giunse proprio mentre io - dopo aver alla buona rimosso i nostri "liquidi del piacere" dal salottino - ero già sotto la doccia a ripulire anche me stesso...
5. Impossibile, eppure...
Fino a quel momento, avevo "giocato in casa", ma le cose stavano per cambiare drasticamente.
Trascorse una ventina di giorni da quella monta favolosa e - con mio profondo rammarico - sembrava che tutto fosse tornato nella norma e che quell'evento era stato un semplice capriccio per quella maiala: volevo "castigarla", e invece mi aveva castigato Angela, lasciandomi con tanta voglia di lei...
Ma una sera, ecco che la nostra chat segreta - l'avevo resa tale per evitare le conseguenze di impreviste "incursioni" di Laura nel mio cellulare - tornò a rianimarsi.
Ovviamente, era lei... Con discrezione, andai a leggere:
- "TI DEVO PARLARE URGENTEMENTE. STA SUCCEDENDO UN CASINO".
Ero a letto a fianco della mia compagna, e la mia mente cominciò a lavorare di fantasia. Temetti che Nicola avesse scoperto la tresca, ma non avrei mai immaginato la realtà dei fatti. E quindi le risposi:
- "COSA È SUCCESSO?".
E lei:
- "TI SEMBRERÒ STUPIDA, MA HO FATTO IL TEST DI GRAVIDANZA. POSITIVO. CERCA DI VENIRE DA ME DOMANI. SPEDIRÒ LONTANO IL CORNUTO, TU FAI LO STESSO CON LAURA. NON POSSIAMO PERMETTERCI CAZZATE".
Fu come un colpo basso... Ma non era in menopausa? E se era tutta una scusa per abbattere ogni mia resistenza e convincermi a farlo senza protezioni?
Qualcosa era sicuramente andato storto, però dovevo mantenere la calma e la lucidità per risolvere il problema...
E l'indomani, per prima cosa, mi recai alla farmacia del paese vicino, dove nessuno mi conosceva, ed acquistai una nuova confezione per ripetere il test.
Poi, tornato a casa, le scrissi in chat:
- "POSSO VENIRE?".
E Angela:
- "CERTO, NON CI HO DORMITO TUTTA LA NOTTE. MA FAI IN MODO CHE NESSUNO SI ACCORGA. NIENTE SCANDALI PER FAVORE".
Pochi minuti, e quando fui sul pianerottolo notai che la porta del suo appartamento era aperta.
Spinsi con cautela, e messo un piede dentro sentii la sua voce che diceva:
- "Presto, chiudi la porta a chiave e vieni qui...".
Non dissi nulla. Il momento era troppo importante. Sudavo freddo dalla tensione nervosa. Un figlio da lei... Sai che casino! Saremmo dovuti scappare nottetempo e non farci trovare mai più.
Insomma, quando - facendomi forza - tornai in me, ecco che la femmina con cui mi ero accoppiato si ergeva davanti ai miei occhi...
Questa volta era lei ad accogliermi completamente nuda, come una novella Eva nel paradiso terrestre. Bellissima.
I nostri sguardi parlavano senza che uscisse una sola parola dalle nostre bocche.
Poi, Angela si mise le mani sulla pancia... Per sua natura era sempre stata "gonfia" sull'addome, e questa cosa mi aveva fatto impazzire fin dal primo momento che l'avevo potuta ammirare "come mamma l'aveva fatta", ma adesso quel grembo era lì a destare le nostre più irrazionali preoccupazioni...
Si voltò, giusto il tempo per afferrare un piccolo oggetto simile a un termometro di quelli moderni, e me lo porse nervosamente, restando in attesa di una mia reazione. E siccome io restavo lì immobile con un'espressione interrogativa, mi spiegò:
- "Vedi quelle due linee? Vuol dire che sono incinta, porca di una vacca che sono!".
Mi abbracciò cercando in me conforto e protezione, e mi scongiurò:
- "Ti prego, non mi abbandonare...".
Il suo corpo nudo sotto le mie mani, la sua schiena con la spina dorsale in evidenza, il suo culo che afferrai affondando le mie dita nelle sue natiche, i suoi fianchi "a fiasco" ma belli da impazzire, tutto ciò fece sì che mi sentissi nuovamente il cazzo duro nelle mutande...
Angela - da "femmina da letto" qual'era - se ne accorse subito, e con uno slancio d'affetto si spinse a promettermi:
- "Se usciamo bene da questo guaio, ti giuro che sarò tua per sempre!".
Non sapevo che pesci pigliare, e tanto per rompere il ghiaccio replicai:
- "Sei certa di essere in menopausa?".
Ricevetti la risposta più ovvia, ma che almeno eliminava un'ipotesi:
- "Sicurissima".
Allora le porsi il pacchettino che avevo in tasca. Angela lo scarto' e rimase un attimo pensierosa. Ci capiamo al volo, ormai, al punto che provò a balbettare:
- "Ma... Perché, tu... pensi...".
Le risposi:
- "Potrebbe essere, niente è perfetto... Su, rifacciamolo insieme... Intanto, riempi bene la vescica...", le suggerii.
Mi prese per mano e si diresse verso il bagno.
Stando dietro di lei, la vedevo incedere ancheggiando in tutta la sua nudità, e mi venne spontaneo di domandarmi:
- "Eh, con un culo così bello... Chissà se qualcuno...".
Giunti a destinazione, abbandonai questi pensieri per una necessità ben più impellente, la feci sedere sul water, e in quella posizione fu naturale che allargasse le gambe.
Non glielo avevo chiesto io, ma restai estasiato... Mi inginocchiai con sacralità, e con le mani sulle sue ginocchia le sussurrai:
- "Sei meravigliosa... Ma lo sai che starei faccia a faccia con la tua fica senza stancarmi mai?".
Mi avvicinai ancora di più ad annusarla con la perizia di un segugio e ne ricevetti un effluvio paradisiaco, respirai a pieni polmoni, e poi di malavoglia mi concentrati sul da farsi.
Voltando lo sguardo tutto intorno per la stanza, vidi là vicino una bottiglia di plastica, vuota. D'impeto, mi alzai per prenderla, la riempii d'acqua al lavandino e gliela porsi invitandola:
- "Su, bevila tutta, così poi sarà più facile...".
Intendevo dire che se si riempiva la vescica poi sarebbe stato facile urinare. E già che c'ero - per un senso di "sadismo buono" - le imposi di finire tutto il contenuto...
Lì per lì, Angela non fu d'accordo, e mugugnò:
- "Ma non c'è bisogno di tutta questa roba, tanto più che da quando mi sono svegliata non sono ancora andata in bagno...".
Alla fine, però, si convinse e soddisfò la mia richiesta...
Nel frattempo, presi a gironzolare distrattamente per la stanza, e dopo una decina di minuti le tastai il basso ventre sentendolo gonfio e duro. E sentenziai:
- "Ora si che ci siamo! Allarga bene le gambe e piscia quando ti darò io il via...".
Le consegnai lo strumento, ma prima misi i miei pollici a contatto con le sue labbra vaginali, divaricandole: volevo ricavarne un surplus di eccitazione alla vista del getto che fuoriusciva da dentro di lei...
Poi, al colmo della lussuria, alzando il tono della voce, dissi:
- "Sei pronta? Vaiii...".
La porca, che aveva intuito il gioco a cui volevo "giocare", iniziò ad orinare... Un bel getto giallino chiaro, quasi trasparente, pochi secondi e via!
E quando mi restituì l'apparecchio, il mio sguardo si incrociò con il suo... Eravamo arrivati al "redde rationem"... Presi dalle sue mani quell'oggetto, ed attesi pazientemente il tempo necessario.
Prima, però, mi venne un'idea... Avevo visto che nel frattempo Angela orinava a più riprese, e le parlai imperiosamente, come da padrone a schiava:
- "Basta, troia, non pisciare più! Se tutto va come spero, ho un'idea interessante che certamente ti piacerà!".
Ora non si poteva più tergiversare. Le dissi, di nuovo:
- "Ci siamo...".
Abbassai gli occhi, e vidi materializzarsi sul test una sola lineetta. Glielo mostrai... No, Angela non era assolutamente gravida!
Mi abbracciò e scoppiò in lacrime, di un pianto isterico che era lo specchio di una notte di terrore... E infine mi confidò:
- "Dio che paura... Per fortuna che...".
Fissai i suoi occhi profondi e confessai a quella donna il sentimento che cominciava a crescere nei suoi confronti:
- "Ma io un figlio da te lo avrei voluto... Il mio seme che fecondava i tuoi ovuli... Pensa che bello!".
6. Pioggia dorata.
Fra tanta tenerezza, e con il "pericolo" scampato, sentii che era questo momento di lasciarsi andare per la seconda volta...
Le sollevai il viso da sotto il mento, e guardandola mentre le tastavo il ventre le domandai:
- "Come te la cavi con il sesso estremo? Devi ancora fare pipì, vero? Bene, adesso penseremo anche a questo...".
Angela restò un attimo perplessa, non disse nulla, mentre io mi preparai restando in perfetto costume adamitico, con addosso solo la pelle.
Avevamo assunto il tacito accordo di non parlare per darci inutili spiegazioni, poiché i gesti che sarebbero seguiti sarebbero stati molto più eloquenti di mille parole...
Perciò, la feci accucciare "a chinino" e mi sistemai comodo sotto di lei, tra le sue cosce, con la bocca che quasi sfiorava la fica e lo sguardo famelico che pote' spingersi fino a uno sfintere che sembrava un'opera d'arte...
Quella puttana della mia vicina aveva capito tutto, ma volle recitare la parte della svampita, e mentre già ci trovavamo in quella posizione mi disse:
- "Ma cosa vuoi fare?".
Però, eseguì tutto alla perfezione: evidentemente, erano giochini che già conosceva, che praticava con chissà chi, e quello era solo un ulteriore modo per accrescere l'attesa, e si dispose ad obbedirmi.
Così, le intimai:
- "Vai, e non fermarti fino a quando non ti sarai svuotata tutta!".
Angela rilasso' i muscoli della vescica, ed iniziò a regalarmi un piacere che non provavo più da tanto tempo... Prima furono delle sporadiche goccioline, che degustai sulla punta della lingua come la bevanda più preziosa, poi le gocce si fecero sempre più rapide e frequenti, una dietro l'altra, tanto da martellarmi il palato, e le labbra vaginali si schiusero al massimo per sparare fuori quel meraviglioso nettare d'oro...
La mia bocca si riempi' in un attimo, ed io altrettanto velocemente ingurgitai tutto cercando di non sprecare nulla.
Era veramente tanta, non immaginavo che il suo ventre potesse contenerne in così grande quantità, e alla fine mi ritrovai con il viso completamente bagnato...
Quel meraviglioso gioco, però, stava per finire, e me ne accorsi perché sentii che il getto stava progressivamente diminuendo e perdendo di intensità.
Così, continuando spasmodicamente a bere come un assetato, cominciai a schiacciarle il ventre per recuperare dalla vescica fino all'ultima goccia.
Sì, ero davvero un porco, ma ero soddisfatto, poiché avevo travasato ciò che era nel suo corpo dentro al mio, e pensare a questa realtà mi mandava fuori di testa...
A malincuore, mi tolsi da quella posizione celestiale, mi asciugai le labbra - prima con la lingua e poi l'avambraccio - e la baciai facendole percepire tutto il suo sapore. E le dissi:
- "Sei davvero tanto troia, ma mi piaci così...".
Adesso era il turno di Angela a non accontentarsi più, e - con un sorriso beffardo - decise di spingersi oltre. Aveva ormai capito con chi aveva a che fare e che non le avrei detto di no, e tutto d'un fiato mi propose:
- "Adesso dovrei ripulirmi un po'... Sembro una scrofa... Guarda che casino che abbiamo fatto! Però, è finita la carta igienica...".
Restammo in silenzio qualche istante, giusto il tempo da parte mia di recepire il messaggio.
E allora, replicai, con un sorriso diabolico:
- "Se vuoi... Potrei pensarci io... Sono bravo, sai?! Fammi l'onore di essere il suo bidè!".
Ci sentivamo in piena sintonia ormai, anime e corpi, e quindi negli occhi di Angela si scatenò una scintilla che riconobbi al volo.
Rispose:
- "E sia... Però mi raccomando, lecca bene, che se sarai bravo ti nominerò mio bidè personale... Ogni volta che piscio sarai tu ad occuparti della mia patata!".
Allettato da questa prospettiva, mi sdraiai ancora una volta supino sulle fredde maioliche e le feci cenno di avvicinarsi:
- "Forza, accomodati, mia padrona!".
Ancora tutta gocciolante, la troia si alzò dal water e venne a sistemarsi sulla mia bocca, provocandomi un'altra scarica di adrenalina, tanto forte che ebbi una potentissima erezione. L'uccello mi si scappello' senza bisogno dell'uso delle mani, strozzando il glande poiché il mio prepuzio era notoriamente stretto.
Iniziai anche a sborrare come un mandrillo, stimolato da quel misto di odori di fica e di piscio...
Ebbene , la leccai avidamente, e più la mia lingua la stimolava con la scusa di ripulirla e più sentivo che si diffondevano un forte odore e sapore di femmina in calore.
Leccavo, leccavo, leccavo ancora senza mai fermarmi, tanto che le goccioline di pipì sospese sulle labbra si tramutarono in umori, e di lì a poco Angela mi dono' una squirtata che la mia compagna non era mai stata capace di produrre...
Lo fece urlando, noncurante che la palazzina dove alloggiavamo era sulla piazza principale e che la poteva sentire tutto il paese. E sollevando le gambe da terra, con i muscoli dello sfintere contratti mi fece capire:
- "Diooo... Vengooooo...".
7. Ecco il cornuto!
Angela aveva ancora il cuore che le batteva a mille, ansimante e con i polmoni in debito d'ossigeno dopo quel grido, quando riabbassò lo sguardo e vide Nicola, proprio dinanzi a sé, appoggiato allo stipite della porta.
Esclamò:
- "Ecco il cornuto!"
Con la faccia impiastricciata dai suoi succhi, la guardai, e credendo a una battuta mi complimentai:
- "Sei proprio un'attrice... Magari un'attrice porno... Sei così vacca che sbaraglieresti il campo delle professioniste...".
La mia mente, infatti, non riusci' ad immaginare l'ipotesi che una situazione del genere fosse reale, perciò - quando lei alzò il braccio per indicare un punto ben preciso alle mie spalle - mi voltai di scatto e lo vidi...
Era una situazione davvero tragicomica: io e Angela, sudatissimi e lordi del nostro piacere, e lui con il suo cazzo stretto in pugno mentre dalla mano gli colava giù un rivoli di denso sperma...
Non avevamo nemmeno la forza di coprirci, anche perché Nicola - che io già conoscevo di vista - non sembrava incazzato. Anzi, nel vederci amoreggiare aveva goduto quasi quanto noi...
Quello che avevo fatto io quella mattina, sarebbe dovuto essere lui a farlo alla sua donna, ma invece constatò che lo avevo sostituito egregiamente...
Poi, iniziò a parlare, con una calma che io al posto suo non sarei stato capace di mantenere. E rivolgendosi alla consorte la rimproverò bonariamente:
- "Angela, ma è possibile che appena ti lascio sola te la spassi con il primo che passa?".
E lei:
- "Per forza, amore... Sappiamo tutti e due la tua condizione... Non sei mai stato capace nemmeno di leccarmela come si deve... Da quando stiamo insieme, sono arrivata all'orgasmo solo da sola... Se aspettavo ancora, mi ci venivano le ragnatele sulla fica... Lui, invece...".
Tacque, ma quella frase lasciata in sospeso diceva tutto.
E lo capì pure Nicola, tanto che si avvicinò a me e scrutò con attenzione il mio corpo, soffermandosi specie sul basso ventre, dove il mio membro era ancora al massimo dell'erezione e le palle tese come dei tamburi...
Anch'io notai la sua più completa nudità. Mi aveva sempre affascinato anche il corpo maschile, e saltuariamente mi piaceva - poiché ero bisex - fare sesso con altri uomini...
Perciò, lo guardai anch'io con interesse: ricordavo che Nicola, vestito, mostrava sempre una baldanza di chi la sa lunga, anche se in realtà era Angela che "portava i pantaloni" tra le mura di casa.
Ma così, nudo integrale, era tutta un'altra cosa... Tozzo e paffuto, moderatamente peloso anche sotto le ascelle, aveva un girovita e dei fianchi che erano di eguale larghezza, e che facevano risultare quel tronco un rettangolo perfetto.
Le cosce, poi, erano spaventosamente grandi, toniche, e ben proporzionate, e accoglievano nel mezzo un membro che - ben visibile, essendo il pube coperto da una peluria appena accennata - anche in erezione valutai non dovesse essere oltre i 12 centimetri, con un cappuccio che lo avvolgeva fin sulla punta...
Insomma, quel misero corpo non invitava certo una femmina a "farci cose", e mi domandai come avesse fatto Angela a sposarlo...
Ad ogni modo, ebbi come un moto di attrazione nei suoi confronti. Ma non feci in tempo a farci nulla che Angela gli intimò:
- "Cornuto, se ci riesci scappella quel vermicello che ti ritrovi... Svelto, così facciamo vedere a Renato tutta la tua pochezza!".
Nicola obbedì, e proprio davanti a me si manifesto' qualcosa di veramente minuscolo, tanto che dovetti valutare per lui farsi una sega...
Mi voltai verso di lei con fare interrogativo, e la donna mi fece una smorfia come per dire:
- "Lo vedi in che condizioni sto?".
Poi, rivolta a suo marito:
- "Se non riesci a scoparmi, almeno renditi utile per quel che puoi... Fai un pompino a Renato, che in tutta questa miseria gli si è ammosciato... e vedrai che bestia che tiene tra le gambe...".
Così, ci sistemammo meglio: io mi misi pancia in sù, Nicola prese tra le sue mani il mio cazzo, ed Angela mi salì sopra offrendomi la fregna da slinguazzare.
Saltuariamente, le accarezzavo anche le mammelle, spingendomi fin sui capezzoli duri e svettanti per l'eccitazione di fare questa "cosa a tre"...
Che dire, Nicola fu per me un'autentica sorpresa. Mi disse, anche se io non potevo vederlo in faccia:
- "È la prima volta per me... cerca di essere comprensivo...".
Poi non parlò più. E ben presto capii anche il perché. Sentii infatti che la bocca gli serviva per altro, che me lo baciava, finché non iniziò a leccarmelo per tutta la lunghezza.
Improvvisamente, lo prese in bocca, lo accarezzava con la lingua e lo succhiava...
Sentii pure che il mio attrezzo stava crescendo, pulsava, affidato alle cure insospettabili di quell'uomo che sembrava quasi una donna tanto era bravo.
Non resistetti oltre, e staccai per un istante le mie labbra dalla passera di Angela per incitarlo:
- "Forza checca, lo sai che tua moglie non mi ha ancora dato la sua bella boccuccia? Vediamo chi è più bravo dei due...".
A un certo punto, la donna si voltò di scatto e vide la mia asta fremere compulsivamente, e rabbiosa intimò a Nicola:
- "Idiota, ma che cazzo fai! Mica vorrai farlo sborrare... Lo voglio tutto dentro!".
Così Angela si alzò da me e retrocesse di un passo, e stava per impalarsi sulla mia cappella quando le venne un'idea.
Sprezzante, chiese aiuto al coniuge:
- "Frocetta, non sei capace di fare un cazzo, ma almeno reggi dritta l'asta!".
E riprese ad accucciarsi, finché la punta del mio glande non andò a sfiorare il suo sfintere...
Ora anch'io potevo vedere tutto lo spettacolo: era incredibile come due esseri umani mi stessero dando tutto quel piacere!
Angela, però, mi voleva tutto per sé, si allargò il sedere con le mani, e facendo la massima attenzione - quel buco, era stato frequentato ancor meno che davanti - si lasciò penetrare di peso.
La carne viva della cappella sfregava dapprima contro le grinze dello sfintere di lei, e poi via via contro le pareti dell'intestino...
Sentii come un brivido... La mia fimosi fece sì che, nella massima erezione, il prepuzio - spinto meccanicamente verso il basso - portasse il frenulo - corto e spesso - quasi al punto di una pericolosa rottura.
Inoltre, il glande strozzato mi provocava anche un certo fastidio, non senza darmi un sottile piacere...
Ad ogni modo, l'avevo impalata, io ed Angela eravamo un tutt'uno quando le mie palle furono schiacciate dalle sue chiappe che più giù di così non poterono andare...
Allora la vidi sollevarsi, senza però uscirlo completamente da dentro di sé, e vidi anche l'asta bagnata e ricoperta di un liquido trasparente.
La troia era venuta ancora, facilitando il movimento di scorrimento.
E infatti, quando si sentì padrona del suo corpo, prese a stantuffare, mentre io - volendomi godere tutto quel piacere così estremo - chiusi gli occhi e mi concentrai sulle sensazioni sensoriali...
Eravamo entrambi prossimi a raggiungere un orgasmo simultaneo quando ebbi come la sensazione di un formicolio ai coglioni.
Forse il mio cervello era intorpidito dalle sollecitazioni che stava ricevendo... Di scatto, sgranai gli occhi e vidi Nicola che si stava prendendo cura dei miei testicoli, descrivendo con la lingua un cerchio tutto attorno a ciascuno di loro...
Cercai di trattenermi, ma quella sollecitazione andava ben oltre le mie possibilità.
Il punto di giunzione tra l'asta e il glande sembrò esplodere, e una quantità di sborra incredibile si riversò nelle budella di Angela, la quale ebbe un sussulto che la scosse tutta.
In breve si rilasso', e come fulminata cadde di schiena.
Poi urlò all'indirizzo del marito:
- "Cretino! Sei solo un cretino oltre ad essere impotente!".
8. Come nasce un Cuckold.
Sembrava delusa per l'accaduto. E invece si alzò sfilandosi la mia verga dal buco posteriore e mostro' a Nicola - soddisfatta - il pertugio. Lo fissò, mi indicò con una mano, e a denti stretti gli sibilò in faccia:
- "Lo vedi? Questo è un toro... Il toro che aspettavo da tanto tempo e che finalmente mi ha rotto il culo. Dovresti imparare da lui, ma d'altronde tu sei una nullità!".
In effetti, quando il mio pisello libero' il suo intestino fu ben evidente il risultato: quella sorta di "fisting anale" che le avevo praticato, le aveva sfregiato lo sfintere, e proprio in quel momento un'intensa fitta - forte come una coltellata - la prese dal buco del culo e risalì veloce come un fulmine su fino alla bocca dello stomaco...
Ma Angela era curiosa di sincerarsi anche visivamente della situazione: andò dinanzi al grande specchio, e si chinò allargando le gambe e posando le mani sulle ginocchia. Poi, si aprì le chiappe, e con la testa tra gli arti inferiori contemplò il suo ano oscenamente aperto e dentro al quale sarebbero entrate comodamente almeno tre dita...
Era evidentemente soddisfatta, e quando tornò da noi mi stampò con passione un bacio sulle labbra, mi diede le spalle, e infine fece vedere anche a me cosa le avevo fatto dicendomi:
- "Grazie... Sei stato grandioso, ringraziamo la natura che ti ha donato quella trivella spettacolare che hai tra le gambe...".
Sembrava che la rabbia le fosse venuta meno e che si fosse dimenticata della cazzata di suo marito, ma invece gli andò incontro sbattendogli il culo in faccia.
Anche dinanzi a lui si aprì le natiche, e - mostrandogli la sborra che continuava a fluire fuori dal canale rettale - senza degnarlo di uno sguardo gli ordinò:
- "Visto che è tutta colpa tua, adesso ripulisci!".
Ero sicuro che Angela lo stesse umiliando, e Nicola non aveva mai fatto una cosa del genere prima di allora. Ma, curiosamente, dinanzi a quella ingiunzione così autoritaria, si sentì attratto da quel fluido biancastro.
Come fosse in trance, aprì la bocca, caccio' fuori la lingua, e la inserì dentro l'ano di sua moglie...
Alla percezione di quel contatto, Angela lo sprono' ancora:
- "Metti bene la lingua dentro... Non arriverai mai dove è arrivato Renato, mezza checca che sei, ma almeno provaci!".
Nicola si impegno' con tutto se stesso, e stavolta la troia fu soddisfatta:
- "Ohhh, siiii... Cosiiii... Spingi ancoraaa...".
E si lavorava di mano la fregna...
Che spettacolo! Un'esibizione che mi fece tornare un'erezione superlativa.
Intanto, quel maschio che di uomo non aveva più nulla, sembrava averci preso gusto... Era così in profondità, che dal mio punto di osservazione si vedeva soltanto il suo naso affondato nel solco delle chiappe e il movimento del gargarozzo che deglutiva il frutto del mio piacere.
Paziente ed obbediente, leccò pure tutto intorno al rosone, e quando la zona fu bagnata soltanto della sua saliva si sollevò finalmente da quell'atipico pasto...
Solo allora Angela tiro' via la mano dalla fica, se la guardò e poi la mostro' anche a me, che con il cazzo più duro che mai risposi apostrofandola:
- "Sei proprio una gran femmina da letto!".
E sborrai irrimediabilmente...
Supino, vidi gli schizzi zampillare dalla sommità della mia cappella... Uno, due, tre, cinque fiotti che andarono a depositarsi sul pelo e sulle palle.
Stavolta, però, la troia non lasciò nulla a Nicola: si avventò lei stessa sul mio basso ventre nutrendosi di tutto quel ben di dio...
Alla fine, stremati, ci accasciammo l'uno sull'altra, ma prima di perdere i sensi Angela - con le residue energie che le restavano - si fece beffe per un'ultima volta del consorte:
- "Frocio, vacci a preparare una bella colazione, che dobbiamo rimetterci in forze!".
Ebbe così inizio un periodo della mia vita in cui diventai il bull fisso di Angela, alla faccia di quel cornuto...
FINE.