Ancora oggi ogni volta la trovo la, appesa accanto al box doccia di fronte alla tazza del water da cui, volente o nolente, mi trovo ad osservarla col risultato di rivivere tutte le emozioni provate la prima volta che Lucie la utilizzò in sostituzione dei suoi soliti abitini.
La scegliemmo assieme in un porno shop in occasione della sua prima serata da accompagnatrice per uomini soli frequentanti il solito club che ci aveva appena ingaggiato come finta coppia.
La catenella le scendeva dal collo andando a disegnare la circonferenza dei suoi seni per poi scendere insinuandosi ai lati delle grandi labbra e quindi risalire tra le chiappe lungo il fondo schiena andandosi ad agganciare all’altezza dei seni e finalmente di nuovo al collo.
Li si coordinava con il collarino in cuoio rosa che riportava la scritta WHORE composta da luccicanti brillantini.
Ricordo che lasciato il soprabito al guardaroba, vestita della sola catenella, la introdussi nel salone tenendola per il guinzaglio e prima di accompagnarla al bar le feci percorrere tutti gli ambienti, come stabilito col gestore, per presentarla ai clienti che non mancarono di apprezzare la performance.
Sorseggiavo il mio drink con lei accanto dandole ogni tanto una nocciolina che le infilavo direttamente in bocca dopo averle dato un lieve richiamo scuotendo il guinzaglio.
La sua sottomissione era evidente a tutti e nel successivo giro in cui la guidai, venne richiesta, sopratutto da altre femmine che credo volessero provocare i loro uomini o saggiarne le reazioni in un evidente moto di gelosia controllata.
Una in particolare, dopo averle chiesto di sedere sulle ginocchia del suo uomo, volle che lui si esprimesse sulla consistenza delle sue tette “evidentemente rifatte” e della sua figa che a suo dire era “troppo slabbrata” proponendo un penoso confronto con se stessa.
Nel tentativo di umiliarla le poneva domande fintamente interessate alla sua professione cercando di metterla in imbarazzo.
Lucie stava al gioco dimostrandosi sempre più gattona e lasciva, al punto tale da irritare così tanto la tipa che riconsegnatomi il guinzaglio mi fece cenno di allontanarla.
Una volta portata nel corridoio che dava nelle discrete salette mi fu subito sottratta, senza troppi riguardi, e trattata da puttana come previsto nel tacito contratto.
A fine serata la catenella era stata spezzata in più punti e da allora è lì, appesa in bagno a ricordo di quella sua prima esperienza lavorativa.
La scegliemmo assieme in un porno shop in occasione della sua prima serata da accompagnatrice per uomini soli frequentanti il solito club che ci aveva appena ingaggiato come finta coppia.
La catenella le scendeva dal collo andando a disegnare la circonferenza dei suoi seni per poi scendere insinuandosi ai lati delle grandi labbra e quindi risalire tra le chiappe lungo il fondo schiena andandosi ad agganciare all’altezza dei seni e finalmente di nuovo al collo.
Li si coordinava con il collarino in cuoio rosa che riportava la scritta WHORE composta da luccicanti brillantini.
Ricordo che lasciato il soprabito al guardaroba, vestita della sola catenella, la introdussi nel salone tenendola per il guinzaglio e prima di accompagnarla al bar le feci percorrere tutti gli ambienti, come stabilito col gestore, per presentarla ai clienti che non mancarono di apprezzare la performance.
Sorseggiavo il mio drink con lei accanto dandole ogni tanto una nocciolina che le infilavo direttamente in bocca dopo averle dato un lieve richiamo scuotendo il guinzaglio.
La sua sottomissione era evidente a tutti e nel successivo giro in cui la guidai, venne richiesta, sopratutto da altre femmine che credo volessero provocare i loro uomini o saggiarne le reazioni in un evidente moto di gelosia controllata.
Una in particolare, dopo averle chiesto di sedere sulle ginocchia del suo uomo, volle che lui si esprimesse sulla consistenza delle sue tette “evidentemente rifatte” e della sua figa che a suo dire era “troppo slabbrata” proponendo un penoso confronto con se stessa.
Nel tentativo di umiliarla le poneva domande fintamente interessate alla sua professione cercando di metterla in imbarazzo.
Lucie stava al gioco dimostrandosi sempre più gattona e lasciva, al punto tale da irritare così tanto la tipa che riconsegnatomi il guinzaglio mi fece cenno di allontanarla.
Una volta portata nel corridoio che dava nelle discrete salette mi fu subito sottratta, senza troppi riguardi, e trattata da puttana come previsto nel tacito contratto.
A fine serata la catenella era stata spezzata in più punti e da allora è lì, appesa in bagno a ricordo di quella sua prima esperienza lavorativa.
